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Autore: Koaluch    04/07/2014    4 recensioni
Tutti potevano ammirare il lato luminoso della Luna, proprio come tutti potevano vedere in Ale la persona brillante che era. Pochissimi esseri umani però erano riusciti a vedere il lato oscuro della Luna, quello nascosto alla Terra.
Così come questo meraviglioso satellite eclissa il suo lato buio, Ale, il nostro protagonista, cela nel suo animo un segreto che lo macchia nel profondo, obbligandolo a nascondere quella parte di sé che l'ha cambiato drasticamente da quando aveva tredici anni.
Il nostro protagonista si ritroverà ad odiarsi, o meglio, odiare ciò che si cela in lui, poiché se stesso è ciò che mette davvero in pericolo la persona che ama.
Ma perché è diventato così? Perché non può avvicinarsi a lei, che subito entra in campo l'istinto di farle del male?
Nessuno sa come e perché quel giorno il fato ha deciso di cambiare la sua vita per sempre.
 
"Perché quella ragazza magnifica non sarebbe mai potuta essere sua. Nemmeno se Ivan non fosse mai esistito. Nemmeno se quell'episodio al mare non fosse accaduto. Nemmeno se lei lo avesse voluto."
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il giorno dopo, ad Ale toccò di nuovo litigare con il fratello. 
Ti ho detto che non ci vai. È una cosa seria!” disse Dario con aria autoritaria.
“Ti ho detto che sto bene!” rispose infuriato il ragazzo.
Gli sembrava di essere tornato indietro nel tempo a qualche settimana prima, quando Dario non voleva mandarlo a scuola. In quell’occasione però la discussione era stata molto più tranquilla e meno accesa di quella che si ritrovava a fare in quel momento. 
In realtà non si sentiva bene per niente, ma aveva il disperato bisogno di rivedere Luna, dopo ciò che era successo il giorno precedente. Inoltre Dario stava cercando di ostacolarlo in ogni modo, tanto che ad Ale non dispiaceva dargli contro solo per prendersi una piccola soddisfazione. La posta in gioco era la sua libertà e in quel momento voleva combattere per ottenerla. Voleva decidere per sé.
“Ti ho detto che non ci vai!”
Decise di cercare aiuto nel fratello: “Marco, di' qualcosa!.”
“Ale, stavolta ha ragione lui. È meglio di no.”
Ale rimase di sasso a fissarlo con la bocca aperta. Avrebbe scommesso tutto l’oro del mondo che Marco fosse stato dalla sua parte e invece sembrava non capirlo neanche lui. Che cosa avevano tutti quanti? Qualcosa non andava.
Trovatosi con le spalle al muro batté un pugno sul tavolo e si diresse furente al piano di sopra. Sarebbe andato a scuola da Luna, con le buone o con le cattive. Tentò di calmarsi un attimo e decise di attuare il piano B.
Si affacciò dala finestra. Scendere dalla sua camera a terra non era per niente difficile, l’aveva fatto un milione di volte, ma il fianco nuovamente dolorante non gli permetteva grandi movimenti. Fece attenzione mentre teneva salda la presa su rientranze dl muro che usava come appigli. Il fianco gli bruciava e il dolore alla spalla gli ostacolava i movimenti del braccio, però quando arrivò all’altezza della finestra del piano di sotto e si assicurò che nessuno lo vedesse, fu una passeggiata arrivare a terra. Iniziò a camminare velocemente e non si fermò finché non si trovò sotto casa di Luna. Era in anticipo, così aveva pensato di passarla a prendere a casa.
“Ti vedo un pochino meglio. Non mi aspettavo che venissi oggi a scuola.” disse Luna una volta fuori casa, dopo che Ale l’aveva chiamata. 
“Invece tu non hai una bella cera.” disse preoccupato, osservandole le occhiaie su quel viso stanco.
Mentre la ragazza rispondeva, improvvisamente si sentì osservato. Si girò di scatto per vedere Nicole che lo fissava da un finestra della casa con aria truce. 
“Mi dispiace. Non le stai tanto simpatico mi sa.” si scusò Luna, in imbarazzo.
Ale rimase a guardarla finché non sparì dietro le tende. Ora che l’aveva rivista era sicuro che era lei la donna del sogno. Ma perché sognare lei?
“Luna, tua madre conosce la mia famiglia per caso?” chiese mentre si incamminavano. Gli sembrava improbabile dato che Dario non gli aveva detto nulla al riguardo, ma provò lo stesso a chiedere. Magari poteva ottenere risposte inaspettate.
“Non mi ha detto niente al riguardo. Perché? La conosci?”
Ad un tratto Luna si fece sospettosa. Sua madre aveva avuto comportamenti strani il giorno precedente, specialmente quando si parlava di Ale, e ora quest’ultimo le veniva a fare una domanda del genere. 
Ale rispose semplicemente scuotendo la testa, non soddisfacendo la sua curiosità.

La giornata passò normalmente, e nessuno dei due ebbe il coraggio di parlare di ciò che era avvenuto il giorno precedente. Ale ci aveva pensato molto. Non sapeva cosa fare, non poteva permettersi di affezionarsi a Luna, ma sembrava non avere scelta. 
Per quanto riguardava Ivan invece, non si fece vivo. Nessuno sembrava aver visto o sentito nulla e Miriam aveva avuto l’accortezza di non parlarne in giro.
Era sembrata una giornata così normale che quando giunse l'ora di tornare a casa, il solo pensiero che doveva incontrare Dario lgli faceva venire il mal di testa, così decise di chiedere a Luna di andarsene un po’ fuori città. Conosceva un posto davvero carino a circa un’ora di macchina. Lei acconsentì, anche se non era del tutto felice di prendere di nascosto l’auto di Marco che quel giorno era a casa.
Alla fine quel pomeriggio si ritrovarono in mezzo alla natura. Fuori Perth non c’era nulla se non boschi e distese infinite su cui se ne andavano in giro spensierate intere famiglie di canguri e vombati. Si ritrovarono a fare merenda vicino un boschetto osservando quei dolci animali e parlando spensieratamente. Il cielo era limpido e il sole caldo, così presto si sdraiarono inondati da quella calda luce dorata che li investiva. Si sentivano come se essere lì insieme fosse la cosa più naturale del mondo.
Ale si fece coraggio e le prese la mano. “Ti faccio vedere una cosa.” le disse facendola alzare e portandola con sé.  
Passarono in una stradina di ghiaia a malapena visibile che costeggiava la macchia. Canti di uccelli si alternavano al frusciare del vento, donando un'armonia all'ambiente che solo la natura può riuscire a creare. Camminarono per una decina di minuti mano nella mano, un contatto che lo faceva emozionare e faceva risvegliare il Mostro. Ma Ale aveva tutta intenzione di non farsi disturbare da lui quel giorno. Non gli avrebbe rovinato la giornata. 
Giunsero all’entrata di una grotta scavata nel fianco di una collinetta. 
Vedendo Luna un po’ titubante ad entrare disse: “Dentro è bellissima, mi ci hanno portato i miei fratelli quando ero piccolo e da allora ci vengo tutti gli anni. È una cosa che devi vedere!”
Luna sembrava diffidente, ma alla fine decise di entrare. All’entrata della grotta c’era un piccolo corridoio che curvava verso destra. Lo seguirono e appena svoltato l’angolo le si mozzò il fiato per l’emozione. Erano spuntati in uno spazio circolare, abbastanza grande. L’interno della grotta era illuminato da piccoli fori nelle pareti che non erano visibili dall’estrerno. L’illuminazione creava strani giochi di luce con il pavimento fatto di una strana pietra violacea di cui Luna non conosceva l’origine e che non aveva mai visto. Ogni cosa sembrava ricoperta da quella strana luce viola che inondava l’interno della grotta come fosse una cascata. La luce sembrava scaturire direttamente da quelle pietre, ma in realtà la riflettevano solamente. 
“Non ho mai visto una cosa del genere!” esclamò rapita dopo essersi ripresa dalla sorpresa iniziale. La sua voce creò un’eco che rimbombò nella grotta.
“Quando ero piccolo mio fratello diceva che questo posto risaliva a tantissimi anni fa e che la pietra era magica.” si interruppe per sorridere al ricordo. “diceva sempre che questo posto poteva esaudire i tuoi desideri.
“E l’ha fatto?”
Ale ci pensò su un momento. Il suo desiderio, espresso tanti anni fa era stato essere felice, e in quel momento lo era. “Per me sì.” disse infine.
Ale raccolse un frammento di quella pietra da terra e lo porse alla ragazza. “Esprimi un desiderio anche tu.”
Luna osservò la pietra che aveva tra le mani pensierosa. Il suo desiderio in quel momento era conoscere realmente quel ragazzo che aveva davanti. Ormai non si trattava più di curiosità, ma era la voglia di sapere più su di lui, di essere talmente importante da sapere, che la spingeva a quel desiderio. Essere importante per lui, ecco cosa desiderava. Si rese conto che per lei Ale non era affatto un ripiego come aveva pensato il giorno precedente. Lei lo voleva davvero, e non poteva fare a meno di lui.
Ale le si avvicinò un poco e le accarezzò il dorso della mano. Luna ripensò al giorno precedente e si sentì arrossire, sperando che in quella strana luce non si notasse tanto.
“Spero che il tuo desiderio si realizzi come il mio.” il suono della sua voce era come un incantesimo suadente che l’attirava a lui, senza poter scegliere. Non che avrebbe voluto scegliere il contrario, ovvio.

Ale si avvicinò ancora di più fissando le labbra di Luna. Stavano pronunciando qualcosa che in quel momento non riusciva a capire. Lo stavano chiamando. Luna stava pronunciando il suo nome con desiderio, donandogli i brividi che percorrevano tutto il corpo, lasciandolo senza fiato.
In quel momento la baciò di nuovo. Era bellissimo, ma subito notò che non era come il giorno precedente. La tenerezza, il calore e i brividi c’erano ancora, dubitava che non avrebbe potuto provarli, ma questa volta c’era troppo desiderio. Il Mostro la voleva. Ale iniziò a tremare, non sapeva nemmeno perché. Voleva baciarla, avrebbe dato di tutto per quel bacio, e non voleva farsi rovinare tutto dal Mostro. Quando sentì che non ce la faceva più però si allontanò e mormorò: “dobbiamo tornare, o si farà tardi. Tua madre già mi odia abbastanza!” tentò di usare un tono scherzoso, ma la voce che gli tremava non lo fece apparire sicuro di ciò che diceva. 
Luna, che ovviamente non aveva capito la gravità della situazione, fraintese quella insicurezza e disse sorridendo: “ mia madre sa che torno stasera, quindi abbiamo un sacco di tempo.” 
Poi poggiò di nuovo le labbra sulle sue. Ale non riusciva ad opporsi, se non con deboli tentativi di allontanarsi, che lei faceva fallire miseramente riavvicinandosi. 
“Per favore...” si sentì balbettare, ma Luna non lo sentiva.
Il Mostro stava prendendo il controllo con soddisfazione, come se stesse vincendo una sfida. Nell’ultimo tentativo di non farlo uscire spinse via Luna che lo guardò stupita, ma ormai era troppo tardi. 

Luna aveva notato che Ale aveva provato a opporre resistenza, ma non avrebbe pensato che non la volesse davvero. E invece l’aveva spinta via. 
Mentre lo fissava però, notò che c’era qualcosa che non andava. I suoi occhi, ora violacei come le pietre di quella grotta, esprimevano paura e allarme, ma anche qualcos’altro che non riuscì a capire. Quegli occhi le fecero venire in mente quel giorno al mare. Erano gli stessi occhi carichi di odio che quel giorno l’avevano spaventata tanto. In quel momento capì che Ale non era più il solito che conosceva. 
Si diresse a grandi passi verso di lei continuandola a fissare serio. Luna fece qualche passo indietro e Ale scoppiò in una risata che non aveva nulla di gioioso. Era una risata carica di odio. Fece per prenderla per un polso, ma lei lo spostò veloce. Aveva paura. Continuò a indietreggiare fino a metà della grotta, poi si mise a correre nella direzione che aveva alle spalle, imboccando un cunicolo buio che nemmeno sapeva dove portava. 
Corse spaventata a perdifiato più che poté. I suoi passi rimbombavano sulle fredde pareti di roccia, rendendo il suono lugubre. Il suo respiro accelerato creava un gioco di suoni che faceva pensare alla presenza di altre persone, ma lei era sola. Sola contro il suo spaventoso inseguitore. Dietro di lei altri passi si muovevano veloci ma più silenziosi, quindi le risultava difficile capire a che distanza fossero. Sapeva però che non dovevano essere molto lontani. Se l'avessero raggiunta sarebbe stata la fine. 
Si ritrovò all'imboccatura di un'altra piccola grotta, cercando disperatamente con gli occhi un nuovo corridoio. A metà strada, rallentando, si accorse con orrore che ciò a cui stava andando incontro, era un vicolo cieco. è la fine! In quel preciso istante qualcosa la urtò alle spalle, talmente forte che si vide proiettata qualche metro più avanti. Si ritrovò per terra, senza nemmeno rendersene conto. Un braccio le faceva male laddove aveva assorbito il colpo, bruciandole appena provava a muoverlo e il terriccio ghiaioso che ricopriva il pavimento della grotta le graffiava le ginocchia e le sporcava le mani, provocandole un leggero bruciore. Le fissò a lungo stupita, poi all'improviso alzò lo sguardo, incredula. Tutto ciò che vide fu una figura alta e possente che incombeva su di lei come una gigantesca ombra. Poteva distinguerne perfettamente i lineamenti che appartenevano alla persona che amava così tanto, la stessa persona che quella mattina le aveva regalato un meraviglioso sorriso spensierato, lo stesso ragazzo che quel pomeriggio le aveva fatto vivere una giornata indimenticabile. Comunque ora non era più lui, ne era certa: il suo sguardo angelico era distorto da un ghigno di pura malvagità e divertimento sadico. Gli occhi, non più del solito azzurro limpido, ora la scrutavano nel buio, come due luminose ametiste e quasi sembravano brillare nella semioscurità, tanto erano viola intensi. I suoi denti, che ora erano ben visibili a causa del suo ghigno di pura soddisfazione, uscivano fuori dalle labbra e prendevano una forma inumana, più simile a quella dei canini degli animali. Ogni singolo muscolo del suo corpo era in tensione, i tendini ben visibili. Era pronto a prenderla in caso avesse provato a scappare. 
"Finalmente ti ho presa."
Rimase stupita da ciò che disse. Non tanto per cosa disse, ma per come lo disse. La voce era sempre quella di Ale, ma Luna non l'aveva mai sentito parlare in quel tono, anzi non aveva mai sentito nessuno usare un tono del genere. Aveva parlato in modo tranuillo, razionale, ma aveva un che di spaventoso e terrorizzante.
Non riusciva a fare altro che fissarlo con gli occhi spalancati dall'incredulità e forse anche dalla paura. Non aveva paura di Ale, ma quello non era il ragazzo che conosceva. Strinse i pugni sporchi di terra e si costrinse a non piangere. Per quel mostro sarebbe solo stato un divertimento in più, tanto sembrava piacergli la sua sofferenza. A quel punto però non sapeva cosa fare, era successo tutto così velocemente che nemmeno se ne era resa conto e ora stava fuggendo da ciò che fino a mezz'ora prima l'aveva protetta da tutto. Non riusciva a muoversi, cercava dentro di lei un barlume di speranza che quell'incubo finisse, perché non poteva essere la verità, ma il suo cuore era diventato una pietra ghiacciata come la grotta in cui si trovava e le sue mani tremavano come mai prima d'ora.
Forza Luna! Si convinse ad alzarsi lentamente. Il ragazzo davanti a lei seguiva ogni suo piccolo movimento con quegli occhi innaturalmente viola che lo facevano sembrare inumano.
Si ritrovò faccia a faccia con Ale cercando di non guardarlo negli occhi. Decise invece di studiare il posto in cui si trovava. Era una piccola grotta dalle pareti di roccia e terra e tutto ciò che poteva usare come arma era qualche grande masso sparso qua e là. Sempre che fosse riuscita ad alzarlo. L'unica via di uscita era il cunicolo da cui era venuta, che ora si trovava proprio alle spalle di Ale. Non aveva scampo, ma si impose comunque di provare, tanto non aveva nulla da perdere.
Nemmeno il tempo di formulare un piano coerente, che scattò in avanti, spinta dalla disperazione e dall'istinto di sopravvivenza. Il suo obbiettivo era un sasso di medie dimenzioni dall'aria pesante, che avrebbe perlomeno stordito Ale, dandole l'opportunità di scappare.
Fece il primo passo e un'ombra si mosse velocissima verso di lei, come a segnare la sua morte.
In un momento si ritrovò di nuovo per terra, con un nuovo dolore proveniente dal polso. Forse le si era lussato. Avrebbe voluto controllarlo, ma Ale, che si era buttato sopra di lei, glielo impedì, tenendole ferme le braccia stritolandole i polsi. Il dolore al polso lussato le fece scappare un urlo. Ale non si scompose, anzi sembrava provare piacere nel farle del male.
Ormai si stava arrendendo all’inevitabile, quando sentì rumori di passi provenienti dal corridoio. Non riusciva a vedere perché il ragazzo le copriva la visuale, ma sentì un rumore secco di uno sparo, vedendo Ale pochi secondi dopo accasciarsi su di lei, privo di sensi.
   
 
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