Fanfic su attori > Robert Downey Jr
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Autore: RoxyDowney    05/07/2014    3 recensioni
"Essere a Parigi per la premiere di questo film è un sogno. Un sogno che “sogno” oramai da troppo tempo. Mancano poche ore e lui arriverà, questo cielo coperto di nuvole non potrà influenzare il mio stato d’animo perché lui illuminerà con la sua energia questo posto e dentro di me sarà come se splendesse il sole." ... "E’ il mio compleanno tra qualche mese, vista la precarietà in cui vivo, visto che nessun regalo potrebbe essere più grande di questa giornata (in cui lo vedrò), ho deciso di regalarmi la possibilità di sorridergli, scattare qualche foto e farmi autografare la raccolta delle mie fan fiction da colui che mi ha ispirata."
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mi lascio cadere sul divano appena lei esce dalla stanza e resto così, imbambolato a guardare scorrere i titoli di coda del dvd. A cosa diavolo stavo pensando! Quella ragazza nemmeno mi conosce, cosa può pensare di me ora che ci ho provato con lei? Dio che idiota sono! Non ho avuto nemmeno il buon senso di fermarla e chiederle scusa. Ma scusa per cosa? Per cosa avrei dovuto scusarmi? Perché mi piace? Perché la trovo una donna affascinante o perché desidero baciare le sue labbra? No le scuse sono proprio fuori luogo, come del resto il mio gesto impulsivo. Forse avrei dovuto dirle che mi sono invaghito di lei? Che mi piace il suo modo di parlare, di muoversi, le parole che usa, i suoi occhi e la sua intelligenza? O che in lei vedo qualcuno che mi conosce senza bisogno che io mi faccia conoscere? Sei solo un disastro Downey! Un maledetto disastro! Non sono nemmeno 24 ore che è in casa mia e io già ci provo. Ma che mi è preso!!! Spero solo non decida di andarsene. Dovrò trovare il modo per farmi perdonare. Non la conosco nemmeno ma quel poco che so di lei mi piace e questo non posso cambiarlo.
Spengo tutto e me ne vado in camera mia, mi butto sul letto, quando riprendo conoscenza è solo l’alba. Il ricordo della serata e il pensiero di lei mi impediscono di rimettermi a dormire. Tanto vale che mi alzi. Una tazza di caffè è quello che ci vuole per ritrovare lucidità e riordinare le idee.
-Buongiorno Consuelo, c’è del caffè?
Mi saluta e lo versa nella mia tazza preferita, mi appoggio alla penisola sedendomi su uno degli sgabelli ancora intontito. Sta preparando dei pancakes, uova e pancetta, macedonia di frutta. E’ sempre la migliore! Non posso non notare come mi guarda perplessa
-Che c’è? Sono vestito no?
-Non fa colazione con la signorina?
Chiede indicandomi la terrazza con la caffettiera dove Rose è seduta al tavolo con il notebook, sta scrivendo. Ringrazio il cielo che mi abbia avvisato. Ci manca solo che voltandosi mi veda qui seduto, potrebbe pensare che la sto ignorando visto come è finita la serata. Mi faccio versare una seconda tazza di caffè e la raggiungo a tavola.
-Buongiorno
Abbozzo senza troppe pretese in modo neutrale per vedere come reagirà, lasciando la seconda tazza vicino al suo pc.
-Ciao, ben alzato!
Accenno un sorriso e bevo forse più per paura di dire qualcosa di sbagliato che per necessità. Chiude il portatile e lo appoggia su una sedia. Interpreto questo gesto come disponibilità al dialogo.
Imita il mio gesto e beve un po’ del suo caffè mentre Consuelo serve la colazione. Cerco di essere me stesso e mettere fine a questo silenzio innaturale
-Se ti va oggi potremmo fare un giro della città visto che è la tua prima volta a L.A..
Sorride sincera e non può immaginare quel sorriso cosa significhi per me.
-Mi piacerebbe molto.
-Allora è deciso, oggi facciamo i turisti.
Mi faccio raccontare della città in cui vive, della scuola che ha frequentato, della sua famiglia. Mi racconta che qualche anno fa i suoi genitori sono mancati, così scopro anche che non ha fratelli o sorelle. Infine istintivamente, come mio solito, le chiedo com’è successo che ha iniziato a scrivere dei racconti con Robert Downey Jr come protagonista. Rose sorride e mi stupisce
-Per lo stesso motivo per cui tu ti sei messo a scrivere e cantare canzoni.
Ad essere sincero mi aspettavo qualsiasi risposta ma non questa. Rido
-Questa risposta non vale. Non puoi usare ciò che ti ho detto io per rispondermi. Ti lascio questa giornata per pensarci, quando rientriamo voglio una risposta migliore!
Ci alziamo da tavola e dopo aver recuperato una giacca lei mi raggiunge sulle scale dove la stavo aspettando. Scendiamo insieme
-No, oggi non usciamo da questa porta…
La guido con la mia mano sulla sua schiena e lei si lascia accompagnare, apro la porta del garage che è totalmente buio, premo l’interruttore e quel locale si illumina a giorno facendo bella mostra di otto auto. La sua espressione è piuttosto eloquente e io mi sento decisamente in imbarazzo. Cerco di non farci troppo caso, premo il pulsante che apre il garage di fronte all’auto che ho scelto per la nostra passeggiata e le apro lo sportello attendendo che mi raggiunga. Non parla ma cerca di fare l’espressione più sconvolta che le riesce fare, si sta prendendo gioco di me e questo mi piace.
-Downey ma… ma… ma… quella è… e quella… quella due là le ho viste… nel film dello scorso anno e questa? …Questa è quella da rimorchio?
-Divertente… davvero divertente!
Ride mentre sale in auto, quando mi siedo al posto di guida, abbasso la capote e dal vano nello sportello estraggo un paio di cappellini e non posso non notare che mi guarda ed aspetta che rivolga lo sguardo verso di lei.
-Devo ammettere che sono davvero delle belle auto, ma, da te mi aspettavo che osassi qualcosa di più…
Sorrido, indosso cappellino, occhiali e metto in moto uscendo, devo ricordarmi di mostrarle i due piani interrati in cui custodisco la collezione speciale e non le utilitarie... Anche stavolta la ragazza ha fatto centro.
Girovaghiamo per la città, la porto in tutti i luoghi che lei ha descritto nei suoi racconti e mentre le faccio da cicerone sembra molto serena, mentre io, ogni volta che incrocio il suo sguardo ripenso a ieri sera. A quell’istante. Sento chiudersi lo stomaco e quel brivido ripercorrermi. Le sue domande mi aiutano a distogliere il pensiero da quelle immagini anche se solo per qualche momento.
La giornata è molto calda e ci fermiamo per prendere un gelato prima di rientrare, percorriamo a piedi un tratto di strada pedonale per raggiungere la gelateria la sento aggrapparsi al mio braccio ed è piuttosto pallida in viso mentre la sua espressione si è fatta seria.
-Rose… ti senti bene? Sei così pallida.
-E’ solo un attimo, ora passa…
Dice con un filo di voce mentre sto pensando cosa fare. C’è una panchina qui a pochi passi ed è anche all’ombra. La sorreggo in un semi abbraccio mentre mi avvio
-Vieni, sediamoci un po’ su quella panchina.
Inizia dicendomi che non ne ha bisogno ma poi cede in fretta.
-Come va?
-Mi spiace Robert. Scusami.
-Ma che stai dicendo! Piuttosto dimmi come ti senti?
-Mi gira solo un po’ la testa...
-Prova a sdraiarti sulla panchina, appoggia la testa sulle mie gambe e riposati un attimo. Me lo dovevi dire che eri stanca.
Si sdraia e chiude gli occhi. Il pallore inizia a diminuire le accarezzo la fronte, sono piuttosto preoccupato e mi sento in colpa per averla fatta camminare sotto il sole tutto il giorno. Mi guardo attorno e ad una decina di passi vedo un chiosco ambulante che vende frutta e bibite fresche.
-Va meglio?
-Sì. Sta passando. Grazie.
-Ok. Aspetta…
Mi alzo e metto la mia felpa che tenevo attorno alla vita sotto la sua testa e le dico che vado a quel chiosco a prenderle qualcosa da bere. Annuisce e chiude di nuovo gli occhi.
Faccio più in fretta che posso e oltre a della frutta a cubetti le prendo un bicchiere grande di succo di frutta fresco appena centrifugato. Mi vede arrivare e sorridendo si mette seduta
-La merenda è servita.
-Grazie. Sei davvero gentile.
Mangiamo insieme la frutta seduti su quella panchina e non so perché ma lascio che tutto fluisca al di fuori della mia mente. Forse correndo il rischio di sbagliare ma non mi è mai piaciuto lasciare le cose a metà.
-Rose, per ieri… sera… Io non volevo… cioè volevo… insomma… io…
-Robert…
-No, aspetta, lasciami ricominciare.
Riprendo fiato e lei rimane in silenzio in attesa di ciò che voglio dirle.
-Tu mi conosci meglio di tanti altri, quindi, dovresti sapere che non ci stavo provando per… per portarti a letto. So quello che stavo facendo e so che volevo farlo. Però capisco bene che forse non avrei dovuto nemmeno pensarlo, ma… sono una persona impulsiva e tu mi piaci… desideravo sentirti… baciare le tue labbra, scoprire il tuo sapore e se questo deve essere visto come una pazzia forse un po’ lo sono, ma ci tengo che tu capisca che non sono solito comportarmi in quel modo ed in ogni caso non si ripeterà. Non volevo metterti a disagio…
Posa la mano sulla mia che tenevo stretta in un pugno appoggiato sulla mia gamba e si sporge verso di me fino ad avvicinarsi alla mia guancia, mi dà un piccolo bacio
-Lo so...
Si alza tenendomi per mano iniziando a bere il succo dalla cannuccia
-Andiamo? Mi sento meglio.
-Sì. Torniamo alla macchina.
Le metto un braccio attorno al collo e lei passa il suo braccio dietro la mia schiena e mi avvolge aggrappandosi al mio fianco. Sento il calore della sua mano attraverso la mia maglietta sottile.
-Rose?
-Dimmi…
Con l’altra mano le prendo il bicchiere di mano, ne bevo un lungo sorso prima di renderglielo mentre le lascio un piccolo bacio sulla fronte
-Così non mi aiuti!




Note: Il nostro Robert non riesce proprio a non dire ciò che pensa ma questo è da ritenersi un pregio non un difetto e sembra che Rose lo apprezzi. In questo cap scopriamo il punto di vista di Robert e quanto lui si senta vulnerabile. Per lui situazione totalmente nuova. Mi auguro anche anche questo capitolo vi piaccia! Fatemi sapere che ne pensate! 
Questo capitolo è dedicato a Lara91 nuova seguace ;) alla prossima! 
Kiss&Hugs
   
 
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