Primo
giorno di scuola – parte 1
Pov
Katara
Io, mio padre e
mio fratello percorrevamo silenziosi le
strade per raggiungere la nostra nuova casa.
Mio padre era
sempre stato costretto a viaggiare per il suo
lavoro, e lo
avevamo fatto sempre tutti
insieme, come una vera famiglia, ma dal giorno dell’incidente
tutto era
cambiato.
Non
c’erano più stati viaggi, un po’ per la
mia condizione,
un po’ per l’assenza di mia madre. Purtroppo era
arrivato un momento in cui per
mio padre non era più stato possibile rimandare,
così aveva deciso di affidarci
a Kanna, la nostra cara nonnina.
-Siamo arrivati-
Sospirò accostando.
Mio padre e mio
fratello scesero dall’auto e mentre la nonna
ci veniva incontro per darci il benvenuto, loro mi aiutarono a scendere.
Sokka mi prese
in braccio, mentre mio padre usciva dal
portabagagli della macchina il mio peggiore incubo: la sedia a rotelle.
Spinsi
lentamente le ruote per avvicinarmi alla nonna che mi
abbracciò con affetto.
Ci
invitò tutti ad entrare, ma mio padre rifiutò.
-Mi dispiace
Kanna, ma vado di fretta, magari la prossima
volta- Disse prima di abbracciarci e di risalire in auto, per poi
sparire in
lontananza.
Rimasi a
guardare ancora un po’ il punto in cui la macchina
era diventata invisibile, confondendosi nel traffico colorato e
rumoroso. Già
mi mancava, chissà quando l’avrei rivisto.
-Forza ragazzi
entriamo, Sokka ti dispiace portare i vostri
bagagli dentro?- Chiese la nonna a mio fratello mentre afferrava i
manici della
sedia a rotelle e cominciava a spingermi.
Entrammo in
casa, mi girai intorno per osservarla meglio,
tutto era rimasto come l’ultima volta, come quando
c’era mia madre.
Cercai di non
pensarci –Nonna potresti dirmi qual è la mia
camera? Sono molto stanca e vorrei andare a dormire-
-Non vuoi
nemmeno cenare?-
–No,
non ho fame, grazie lo stesso-
-Va bene tesoro-
Disse spingendomi in direzione di una delle
camere da letto.
–Ti ho
sistemato nella stanza degli ospiti, è al piano terra
e ha un bagno tutto suo, ti sarà più comodo,
così non avrai bisogno di nessuno
per muoverti- Spiegò cercando di mascherare la sua
espressione triste con un
sorriso.
-Grazie- Risposi
io educatamente cercando di non pensare a
quello sguardo –Ora vado a preparare la cena a tuo fratello,
ricordati che
domani incominciate la scuola, quindi metti la sveglia presto.
Buonanotte
tesoro-
Notai che la
nonna aveva arredato quella stanza con
degli attrezzi per
disabili, in modo che
io potessi fare tutto senza l’aiuto di nessuno.
La mia
attenzione venne attirata da una piccola foto sul
comodino, spinsi le ruote della sedia fino a li e l’afferrai: era la mia mamma da
giovane.
Una lacrima mi
rigò il viso, così mi affrettai a
riposizionare la foto sul comodino, era meglio non pensarci.
Dopo essermi
cambiata, con un po’ di fatica mi misi a letto.
Mi addormentai quasi subito, ma il mio sonno era tormentato dagli
incubi, non
facevo altro che rivedere quel maledetto giorno, il giorno della morte
di mia
madre.
Mi svegliai di
soprassalto, sentendo delle mani arpionate
alle mie braccia scuotermi, per farmi svegliare: Sokka.
-Katara ti prego
calmati- Continuava a dirmi lui, solo allora
mi accorsi che avevo incominciato ad urlare.
Cercai di
calmarmi, ma le lacrime traditrici incominciarono a
rigarmi il viso, lui mi strinse a se –Tesoro è
tutto finito, ci sono io qui con
te-
-Ti prego Sokka,
dormi con me stanotte- Lo implorai. Lui
annuì e senza aggiungere altro si stese accanto a me.
Non stavamo
stretti, visto che era un letto matrimoniale, ma
io continuai a rimanere aggrappata a lui come se fosse la mia ancora di
salvezza.
Mi addormentai
di nuovo, e questa volta, grazie a mio
fratello che continuava ad abbracciarmi, non sognai nulla.
Pov
Sokka
Katara si era
addormentata tra le mie braccia come una
bambina indifesa, forse lo era davvero.
Era
così piccola quando morì nostra madre, in
più in
quell’episodio aveva anche perso l’uso delle gambe.
Era toccato a me
prendermi cura di lei da quel giorno, mio
padre era sempre indaffarato e la nonna era lontana, ma fortunatamente
lei era
qui ora, e mi avrebbe dato una mano a ristabilire la sfera emotiva
della mia
sorellina.
Poco dopo mi
addormentai anch’io.
Il giorno dopo
mi svegliai ancora in quella posizione, avevo
un leggero dolore alla schiena, ma non spostai Katara dalla mia spalla
per non
svegliarla prima del previsto.
Quel giorno avremmo
incominciato la scuola e lei sicuramente non era ancora pronta per
questo.
Ero ancora
assorto nei miei pensieri, quando si svegliò.
-Buon giorno
dormigliona, dormito bene?-
-Si, tu hai
dormito?-
–Mai
dormito meglio- Mentii, non volevo che si preoccupasse
anche per me.
-Sei un
bugiardo, lo sai?- Sbuffò mentre la sollevavo e la
mettevo sulla sedia –Lo so, ma mi ha fatto piacere dormire
con te.
Adesso
preparati, dobbiamo andare a scuola- Le diedi un bacio
sulla fronte e uscii dalla stanza.
Pov
Zuko
Quella mattina
mi ero alzato di pessimo umore: mia sorella,
Mai e Ty Lee avevano passato la notte insieme e avevano riso, gridato e
starnazzato come oche per tutta la notte.
Una volta finito
di prepararmi scesi a fare colazione, lo zio
Iroh aveva già preparato il suo famoso thè e una
bella torta al cioccolato.
Le tre pazze
stavano già mangiando, mi salutarono, ma se ne
pentirono subito, non appena notarono il mio umore nero.
-Buon giorno
Zuko, forza siediti con noi a fare colazione-
Disse mio zio porgendomi una tazza di the e una fetta di torta,
afferrai tutto
senza rispondere e incominciai a mangiare.
-Giornata storta
Zuko?- Domandò Ty Lee mentre sul suo viso spuntava
un ampio sorriso, la fulminai con lo sguardo –Andrebbe meglio
se riuscissi a
stare zitta almeno durante la colazione, visto che durante la notte
nessuna di
voi ne è stata capace- Risposi acido.
-Oh andiamo
Zuko, la tua odiosa ragazza ti ha fatto diventare
così monotono e scontroso?- Chiese Azula sbattendo un pugno
sul tavolo.
-Smettila
Azula!-Urlai sbattendo a mia volta i pugni sul
tavolo –Ragazzi avanti calmatevi- Disse mio zio cercando di
non farci scannare,
ma io mi ero già alzato da tavola e una volta preso lo zaino
uscii di casa
senza salutare nessuno.
Arrivato a
scuola incominciai a cercare la mia ragazza, non
la vedevo da tutta l’estate ed ero impaziente di
riabbracciarla.
La intravidi
poco dopo, stava parlando con il mio migliore
amico vicino all’entrata della scuola.
Mi avvicinai a
loro mentre entrambi si giravano nella mia
direzione –Zuko Amore!- Disse lei mentre si avvicinava per
abbracciarmi.
-Ciao Suki-
Dissi prima di avvicinare le mie labbra alle sue.
Un leggero colpo
di tosse ci fece improvvisamente ricordare
che non eravamo soli –Vedo che l’estate non ti ha
cambiato per niente- Rise il
mio amico–Mi sei mancato anche tu Jet- Dissi ricambiando il
sorriso.
Poco dopo ci
raggiunsero Azula e le sue amiche, vidi Jet
arrossire leggermente, aveva da sempre una cotta per Mai, ma non glie
l’aveva
mai detto.
Ty Lee si
avvicinò a noi con un grande sorriso -Ciao ragazzi,
sapete oggi arriveranno a scuola due ragazzi nuovi e…-
-E
perché dovrebbe interessarci?- Le chiese Suki con un tono
forse un po’ troppo acido.
-Oh,
Beh…- Balbettò Ty Lee, ma Suki la interruppe di
nuovo
–Non ci importa! Ora vattene stupida papera!- A quelle
parole, vidi gli occhi
di Ty Lee diventare lucidi e dopo essere scoppiata a piangere corse via
inseguita da Mai e Azula.
Prima di
allontanarsi per inseguire la sua amica Azula mi
lanciò uno sguardo di Fuoco alla mia ragazza, non aveva mai
sopportato Suki e
ancora meno il nostro fidanzamento.
-Andiamo tesoro
o faremo tardi, a dopo Jet- Disse lei mentre
mi prendeva per mano e mi tirava verso l’ingresso della
scuola.
La guardavo
camminare a testa alta, con quel suo sguardo
fiero, che faceva intendere che non le importasse di niente di nessuno,
Suki
era fatta così, se le stavi simpatico ti regalava
l’universo, ma se ti prendeva
di mira, ti avrebbe reso la vita impossibile
finché non avessi implorato pietà.
Mia sorella e le
sue amiche non le sopportava proprio, ma
evitava di trattarle troppo male solo a causa mia, aveva provato una
volta a
fare uno scherzo ad Azula, ma mi ero talmente infuriato con lei che da
allora
si era limitata a delle frecciatine molto velenose.
Ma io
l’amavo e non riuscivo a stare senza di lei, noi
eravamo fatti per stare insieme e con questa convinzione incominciai il
mio
primo giorno di scuola del terzo anno.
Pov
Katara
Arrivammo a
scuola molto in ritardo, tanto che l’intero
cortile era completamente vuoto, mio fratello si era svegliato per
primo, ma
aveva passato ore in bagno a fare non so cosa e questo era il
risultato, un
notevole ritardo proprio il primo giorno.
-Forza Sokka va
più veloce, siamo già in ritardo!- Gli dissi
mentre mi spingeva, potevo benissimo muovermi da sola, ma volevo
fargliela
pesare un po’ così magari il giorno dopo si
sarebbe sbrigato.
-Ecco siamo
arrivati!- Esclamò lui fermandosi davanti ad una
porta con su scritto segreteria.
Entrammo e ad
accoglierci trovammo una signora anziana –
Salve ragazzi io sono Yagoda, voi dovete essere i nipoti di Kanna, io
sono una
sua vecchia amica, è un piacere darvi il benvenuto- Disse
lei sfoderando un
piccolo sorriso, che sparì poco dopo quando i suoi occhi
caddero sulla mia
sedia a rotelle.
-Per favore
potresti darci i nostri orari?- Le chiese mio
fratello per sfuggire a quella situazione imbarazzante.
-Certo, eccoli
qui, buona giornata ragazzi- Disse porgendo i
fogli a Sokka.
-Allora Katara,
io ho Matematica nell’ala ovest
dell’edificio, tu invece cos’hai?-
-Io scienze, ma
è nell’ala est, dovremmo dividerci-
-Non ci penso
nemmeno, io ti accompagno!- Disse lui iniziando
a camminare verso la mia classe –Sokka ti prego vai, siamo
entrambi in netto
ritardo e io ce la faccio da sola-
Lui
sospirò – Va bene, ma se hai bisogno chiamami, ho
il
telefono acceso con la vibrazione- Disse lasciandomi un bacio sulla
guancia e
allontanandosi nella direzione opposta alla mia.
Trovai
facilmente la mia classe, mi fermai davanti alla
porta, presi un bel respiro ed entrai.
Il professore
era seduto alla cattedra, mi avvicinai a lui
per presentarmi –Salve io sono Katara, la nuova arrivata- Gli
dissi abbassando
lo sguardo.
-Buongiorno
signorina, prego si accomodi pure, vicino al
terzo banco, Ty Lee per favore sposta la sedia accanto a te,
così la signorina
Katara può sistemarsi- Disse il professore rivolgendosi ad
una ragazza con i
capelli castani legati in una lunga treccia.
Mi avvicinai a
lei e con un po’ di difficoltà, cercai di
sistemarmi vicino al banco, ovviamente senza riuscirci.
-Posso
aiutarti?- Mi chiese la ragazza con la treccia –Si
grazie- Le dissi abbassando lo sguardo.
-Non fare quella
faccia, ti ho aiutato a sistemarti non a
fare una rapina-
–Comunque
io sono Ty Lee- Disse mentre mi porgeva la mano.
Avevo ancora lo
sguardo basso, avevo paura di alzarlo e di
vedere altre espressioni di pietà mista a disgusto che avevo
visto negli ultimi
tre anni, ma non potevo ignorare il
suo
tentativo di conoscermi, sarei sembrata una maleducata.
Afferrai la sua
mano –Io sono Katara- Le dissi mentre alzavo
lentamente lo sguardo, quando incrociai i suoi occhi, non vidi nessuna
traccia
di pietà, anzi, aveva uno splendido sorriso che le
illuminava gli occhi grigi.
Ricambiai il
sorriso, il resto della lezione la passammo un
po’ chiacchierando e un po’ ascoltando il
professore, fino a quando suonò la
campanella.
-Katara che
lezione hai adesso?- Mi chiese lei prima di
uscire dalla classe – Storia tu?-
–Anch’io,
vieni allora starai con me e le mie amiche- Disse
mentre cominciava a spingermi.
Raggiungemmo un
aula un po’ più a sud dell’edificio,
dove ad
aspettare Ty Lee si trovavano due ragazze.
–Ragazze
lei è Katara la nuova ragazza- Disse lei per
presentarmi –Katara loro Sono Mai- Indicò una
ragazza con i capelli neri legati
in due codini e gli occhi chiari –E lei è Azula-
L’altra ragazza con i capelli
sempre neri raccolti e gli occhi dorati.
-Ciao Katara
è davvero un piacere conoscerti- Disse Azula
sorridendomi insieme a Mai.
-Ragazze non mi
presentate la vostra nuova amica?- Disse una
voce alle mie spalle. Una ragazza poco dopo apparve ai miei occhi, era
molto
bella, aveva degli occhi blu come il mare e i capelli castani a
caschetto, mi
guardava in un modo che non riuscivo nemmeno a decifrare.
-Io sono Suki e
volevo darti il mio benvenuto- Disse mentre
con un gesto repentino mi spingeva giù dalla sedia.
-Suki lasciala
stare- Disse Azula avvicinandosi a lei.
–Sta
zitta perdente-
–Benvenuta
piccola storpia- Mi sussurrò all’orecchio prima di
allontanarsi.