Trovammo Chirone intento a fare un esperimento. Gli spiegammo la situazione gli facemmo leggere la profezia. Quando finì, Saina disse:- Cosa ne pensi, Chirone?- -Penso che tu, Evans- rabbrividii sentendo il mio nome-abbia appena avuto un’impresa. Questa sera, al falò, sceglierai due compagni e partirai domattina, quando avrai una bella sorpresa, tu e i ragazzi che sceglierai.- -Io, Chirone? Ma perché? Io non sono nessuno, sono appena arrivato e non ho nulla di speciale. Perché io? Ci sono sicuramente altri più preparati di me, che desiderano un’impresa e che sono molto più conosciuti al campo.- dissi. -Perché,- disse Chirone con un sospiro- tu sei molto più importante di quanto creda. E poi sei stato il primo a sentire la profezia.- ************************* Non so come arrivò la sera. Mangiammo alla Casa Grande poi andammo al falò, mentre a me vaniva un blocco allo stomaco. -Oggi-esordì Chirone- la Casa Sette ha ascoltato la Grande Profezia. Evans, il nuovo arrivato ha avuto l’occasione di un’impresa; ora sceglierà i due ragazzi che lo accompagneranno.- e così dicendo mi fece un cenno e io andai al centro accanto a lui. In cuor mio già sapevo i due che avrebbero dovuto accompagnarmi. -Chi vuoi come compagni di viaggio, Evans?- mi chiese il centauro. -Saina, della Casa di Atena e Luis, della Casa di Apollo.- chiamai sicuro. Mentre chiamavo Saina e Luis, la Casa di Atena la Casa di Apollo scoppiavano in urla di gioia e applausi per i due fortunati. ******************** La mattina dopo mi alzai prestissimo e, con Luis, cominciai a preparare lo zaino e le bisacce. Pensai che Saina stesse facendo la stessa cosa. Quando fummo pronti ci dirigemmo alla Casa Grande. Trovammo Saina che usciva dalla Casa Quattro e andammo insieme alla Casa Grande, dove ci aspettava Chirone, che ci legò delle bende sugli occhi, poi prese me e Luis per mano, mentre portava Saina in groppa. Ad un certo punto Chirone ci tolse le bende e ci ritrovammo di fronte all’incubatrice. -Cosa vuoi fare Chirone? Per qual motivo ci hai portati qui?-chiese Saina. -Non è chiaro? Voglio donare un drago ad ognuno di voi.- rispose Chirone. E con questo prese tre uova dall’incubatrice, una verde, una rossa e una blu. Quella rossa la diede a Luis, la blu a Saina e la verde, a me. Le uova erano venate del colore del guscio, come se ci fossero delle crepe. Sulle uova cominciarono a formarsi delle crepe, che si allargarono e all’improvviso tre draghi uscirono dalle uova. Luis chiamò il suo drago Miremel, Saina lo chiamò Umaroth e io Bid’Daum. Miremel, Umaroth e Bid’Daum spiccarono il volo e scomparvero tra le nuvole, per poi tornare poco dopo, molto più grandi. Chirone ci diede anche dei regali aggiuntivi che ci avrebbero aiutati nel viaggio: tre bracciali (uno ciascuno) con cui potevamo renderci invisibili, contattare a distanza con i nostri pensieri, e teletrasportarci in un secondo, premendo un tasto; un’armatura indistruttibile per ognuno (compresi scudi, spade e lance) e infine una borsetta che pesava come un foglio di carta, dove si poteva infilare di tutto e restava sempre dello stesso peso di un foglio. Noi lo ringraziammo riconoscenti, ben sapendo che l’aveva fatto per farci ritornare sani e salvi e con la missione compiuta.