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Autore: I_MissYou    05/07/2014    1 recensioni
Immaginatevi una Hinata estroversa, sfacciata e coraggiosa ma con un cuore d'oro mandata a Villa Uchiha per un viaggio studio di un anno... ma sicuri che sia solo per questo?
Dal capitolo 8 :
Andarono alla fontanella del parco e Hinata si inginocchiò vicino ad essa. Sasuke fece lo stesso e dopo che il piccolo getto d'acqua le colpì le mani piene di sangue sporco e raggrumato, il ragazzo prese le mani della corvina e cominciò a lavare via la sporcizia. Mentre le toccava le mani si accorse di quanto, in confronto alle sue, erano piccole e delicate. Gliele massaggiava delicatamente sotto l'acqua finchè la pelle risultò diafana e pulita come quella di sempre. Lei lo guardò con gli occhi persi, lui sapeva che stava ancora pensando a quello che successe. Glielo leggeva negli occhi.
Si accorse che la guancia destra di Hinata era un pò sporca, così con la mano umida, le passò il pollice sopra togliendo via quello che rimaneva del sangue.
Genere: Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri, Hinata Hyuuga, Itachi, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Sasuke
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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I Miss You




Itachi, seduto in una sedia qualsiasi, si stava torturando le mani e sentiva il peso dello sguardo preoccupato della ragazza su di se. 
Perchè era andato da Sai proprio quel giorno? E perchè proprio quell'ora del giorno?
Si maledisse mentre notò che le sue mani erano calde e sudate.
Sai fece entrare a casa propria Naruto e Hinata dopo che quest'ultima si era accorta della presenza insolita di Itachi da quelle parti.
- E allora? Mi dite che succede? - chiese la corvina impaziente. Era una questione alquanto delicata ma lei non è poteva più di sentire solo il lento respirare dei tre ragazzi.
Fece un lungo respiro - Va bene, scusate se ho insistito. Non è successo niente, io non ho visto niente - 
- Che cosa? io voglio sapere - gridò il biondino.
Lo guardò con la coda dell'occhio - Sta zitto e andiamo -
- No dai, ormai siamo dentro -
Una piccola ruga fece capolino sulla fronte di Hinata - Ho detto andiamo - lo afferrò dall'orecchio sinistro e lo fece alzare.
- Ahia ahia ahia ok ok, andiamoooo. Io non ho visto nienteee - 
- Aspettami alla porta - gliela indicò e Naruto se ne andò.
La ragazza si avvicinò a Sai e lo guardò - Ci vediamo lunedì a scuola - gli scompiglio' i capelli e gli posò un bacio sulla fronte.
- Ci vediamo a casa Ita -
Raggiunse Naruto e insieme uscirono da quel vecchio appartamento.
- Se lunedì te la dai a gambe dopo la lezione di biologia.. vengo qui' e ti ammazzo - disse la ragazza.
-Va bene, a lunedì - degluti'.
Gli sorrise e se ne andò.
- Hinata!! - sentì qualcuno chiamarla e si voltò subito: era Itachi.
- Hey... ehm credevo che ci saremmo visti a casa - la raggiunse e s'incamminarono insieme verso casa.
- Il fatto è che.. ti devo spiegare perchè ero da Sai -
Si fermarono di colpo - Non è una cosa facile da dire a dir la verità... -
La ragazza continuava a guardarlo incuriosita.
- Quattro mesi fà io e Sasuke abbiamo scoperto di avere... un fratello - 
- Sai è vostro fratello? - sgranò gli occhi - Com'è possibile? -
- Papà credeva che fosse un figlio illegittimo e appena nato lo ha dato in affidamento -
- Scusa come sapeva che era illegittimo? Ha fatto il test? -
- Si ed era risultato negativo. Ma tempo fa, mia madre si è rimessa a cercarlo di nuovo e dopo anni e anni di fallimento lo ha trovato. Ha fatto il test ed è risultato positivo -
- Tuo padre come l'ha presa? -
- Non lo sà e non  lo deve sapere. Già per Sasuke è stato traumatico, lui farebbe una pazzia se lo scoprisse. Forse non lo riconoscerebbe come figlio figurati -
Rinnegare un figlio? Arriverebbe a questo punto? Hinata non credeva alle sue orecchie a quello che aveva appena sentito. Fugaku era un miserabile. Ma quella sera avrebbe scoperto che tipo di persona era studiandolo da vicino.




- Dove eravate? -
E' stata la prima cosa che Hinata e Itachi hanno sentito non appena hanno messo piede in casa. Davanti a loro un Fugaku non tanto socievole e una Mikoto imbarazzata.
Hinata non aveva ancora capito perchè la madre dei due fratelli non diceva niente per mostrare al marito ch la maggior parte delle volte era troppo duro. Lei sembrava una brava persona agli occhi della ragazza. 
'Proprio come Itachi' pensò.
A questo punto era palese che il più piccolo avesse preso il caratteraccio del padre. Non andava nemmeno d'accordo con suo fratello e sua madre, figuriamoci.
- Eravamo a casa di Naruto - mentì il più grande mentre guardò Hinata in tal modo da farle capire di reggergli il gioco. La corvina afferrò il messaggio.
- Non si sentiva bene, così ho pensato di accompagnarlo a casa. Itachi si è unito a noi perchè aveva paura che mi perdessi - in effetti la ragazza era ancora in divisa. La camicetta e la gonna striminsita lo provarono, ma Fugaku non si arrese.
- Ho detto esplicitamente a Sasuke di non seguire per nulla al mondo quel buonanulla dell Uzumaki e visto che adesso fai parte della famiglia lo consiglio anche a te. Frequentarlo non ti porterà a nulla - adesso tutto si collegava. Ecco perchè Sasuke aveva tagliato i ponti con il ragazzo.
- Naruto non è un buonanulla. E' un ragazzo normale come tutti noi con i suoi pregi e i suoi difetti - disse Hinata serrando i pugni.
- Non credo proprio. Andate a cambiarvi e scendete per la cena. Chiamate anche Sasuke -
Era rimasta lì con gli occhi puntati sulla figura del padre dei ragazzi mentre se ne andava finchè Itachi non la prese per il braccio e insieme salirono le scale di marmo nero. Mentre camminava ci si specchiava per quanto era lucido e pulito.
Arrivata in camera si cambiò di fretta e furia e come un fulmine scese in sala da pranzo.
La lunga tavola era preparata con piatti di porcellana e mille posate d'argento per ogni individuo. E mentre si sedeva al suo posto, a Hinata quasi le girò la testa per quante forchette, coltelli e cucchiai c'erano. E in quel momento l'unica domanda che le balenava per la testa era 'Ma mangiano così sempre quando sono presenti i loro genitori?'
Lei era abituata a sedersi in cucina e mangiare le schifezze più inimmaginabili di questo mondo. Anzi certe volte mangiava addirittura in salotto per guardarsi la tv. 
Ma figuriamoci, quì in cucina hanno un plasma gigantesco. Per non parlare del soggiorno che sembra una sala cinema privata.
Lei era seduta al fianco destro di Itachi con davanti Sasuke. Mentre Fugaku era a capotavola alla sua destra e Mikoto alla sua sinistra.
- Come và adesso l'università Itachi? - chiese il padre sorseggiando un pò di vino rosso.
- Bene anzi benissimo. Spero di continuare così, senza dubbio - rispose il maggiore.
-  E tu Sasuke? Come và la scuola? -
- Abbiamo fatto dei compiti di inizio anno per adesso - disse il minore con un tono molto interessato. E Hinata non capiva come cambiava il suo carattere d'indifferenza quando c'era suo padre.
- Come sono andati? - 
- Bene. Tranne forse quello di matematica - 
Alzò gli occhi su di lui - E quanto avresti preso? -
- Una B - disse con tono fermo.
Fugaku fece cadere le posate nel piatto - E lo dici così? come se fosse niente? -
- Cosa dovrei dirti di fare? Mentirti e dirti che ho preso una A padre? - lo guardò negli occhi.
- Alzati e vai in camera tua - riprese a mangiare.
Sasuke rimase immobile per qualche secondo e poi realizzò che doveva andarsene.
- Ho detto vai in camera tua - Disse accentuando le ultime quattro parole.
In quel momento Hinata ripensò a quando gli rubò il quaderno e quando il giorno dopo durante la pausa pranzo se lo riprese. Ma prima della pausa il professore aveva fatto fare agli alunni un compito di inizio anno e disse che potevano aiutarsi con il quaderno, dato che avevano appena cominciato a studiare cose nuove. E in quel momento  il suo quaderno, era nel suo zaino. 
Sasuke, senza proferire parola, si alzò da tavola. E Hinata senza ripensarci due volte si alzò talvolta anche lei - Non è colpa sua se ha preso B




Fugaku la guardò con uno sguardo gelido. Due occhi neri incavati nel viso severo.
- Gli avevo rubato il quaderno per ripicca - era sicura di se, come sempre d'altronde.
- Vai in camera tua anche tu -
- Anche io? Ho detto questo non per farmi mandare in camera mia ma per far capire che non è colpa di suo figlio. Non lo capisce? -
- Forse funziona così a casa tua, a New York. Non quì -
Sasuke guardava la scena con un senso simile ad un miscuglio tra rabbia e risentimento.
Non capiva perchè la ragazza aveva deciso di dire la verità e prendersi tutta la colpa. Anche se per suo padre non esisteva differenza tra il cacciatore e la preda. Per lui esisteva solo il giusto e il sbagliato. Non il bene e il male. Il cacciatore aveva tutte le ragioni di questo mondo per uccidere la vittima e berne il suo sangue, era il suo fabbisogno. Senza di esso non poteva rimanere in vita. Invece la vittima aveva tutte le sue ragioni per scappare dal cacciatore e cercare di salvarsi la vita.
- Si vede che tua madre non ha saputo educarti nel migliore dei modi - continuò imperterrito.
Hinata perse un battito. E' sempre così quando mettono in discussione o parlano di sua madre. La rabbia cominciò a farsi sentire e in quel momento il suo lato oscuro la spingeva ad avvicinarsi e a puntargli la pistola in una tempia. Solo per il gusto di vederlo tremare dal terrore e dalla paura. 
Itachi aveva notato i suoi occhi perdere vita e aveva capito tutto.
- Con permesso - disse la ragazza prima di dileguarsi in fretta e furia.
- Ma cosa fai? E' un ospite. Dovresti farla sentire a casa e non dirle che sua madre non l'ha educata per bene. E' il suo modo di essere - disse con calma anche se furibondo il fratello maggiore e nel frattempo anche Sasuke se n'era andato.
- E' quello che penso -
- Già. Solamente che dovresti informarti prima di aprire bocca, non credi? -
Il padre sgranò gli occhi - Itachi? Come ti permetti? Tu.. che mi parli così? -
- Invece a me non mi è nuova tu che parli così - si alzò buttando con forza il tovagliolo sul tavolo e se ne andò.
Rimasero in due: marito e moglie.




- Hinata dove vai? - chiese Itachi andando verso di lei.
- A fare un giro - rispose immediatamente non permettendo al ragazzo di completare la frase.
Nella sua voce c'era un misto di rabbia e disperazione. Se avrebbe potuto si sarebbe buttata nelle sue braccia e avrebbe pianto così forte e così tanto da consumarsi gli occhi e le palpebre, facendo scavare due linee che le partivano dagli occhi e arrivavano al mento proprio come i corsi d'acqua creano i canyon. Ma non poteva e non davanti a quasi un estraneo. Itachi era gentile e premuroso con lei ma ancora lo vedeva per metà estraneo. E lei non era il tipo di persona che si fida a tal punto di esprimere le sue emozioni davanti a qualcun'altro che non fosse suo padre. A stento lo faceva con Gaara, che conosceva da tanto tempo.
Si infilò un cardigan blu pronta ad uscire.
- Mi dispiace tanto per quello che è successo. Papà non lo sapeva e ... -
Con la voce impastata con le lacrime che avrebbe voluto versare disse - Lo avrebbe fatto anche sapendo di mia madre. Itachi, non so come tu faccia a vivere in questa gabbia di ritardati mentali ma... - lo guardò teneramente - Salvati. Non pensare a cazzate come l'eredità e cose simili perchè ci sono cose più importanti nella vita - il suo tono si fece aggressivo e a denti stretti disse le ultime parole - smerdare le persone per soldi e potere. Queste due cose non possono darti la felicità che ti danno le persone che ami - si voltò e sparì dietro la porta.
L'autunno aveva fatto il suo ingresso e Hinata lo sentiva dal fresco venticello che soffiava alle nove di sera. Non sapeva dove andare a quell'ora, anzi forse si. E sicuramente quel posto e dà suo padre. Le mancava così terribilmente ed aveva una grande premura di poterlo portare lì, a Tokyo ( nonchè la sua città natale ). Camminava in quella grande via dove a destra e a sinistra c'erano solo ville enormi. Sfarzo, lusso. Erano questi aggettivi che potevano descrivere quella strada. Girò alla prima traversa che si trovò alla sua destra e continuò a camminare, pur non sapendo dove andava. C'era una fila infinita di lampioni quasi accecanti: o quella luce non era normale oppure i suoi occhi si erano già abituati al buio. Ce ne era uno però che si spegneva e si accendeva a quasi undici metri di distanza da lei. Le ricordo subito la scena di Harry Potter e il prigioniero di azkaban dove il protagonista fuggiva da casa dopo aver gonfiato la zia involontariamente e andando a rifugiarsi in un parco si sedette sotto un lampione guasto e lì vide per la prima volta il suo patrigno in forma di cane. Pensava che forse se sarebbe andata vicino a quel lampione avrebbe visto sua madre oppure qualche parente sconosciuto che l'aveva cercata per anni senza risultati. Scosse la testa cacciando quelle idee assurde dalla testa mentre si avvicinava sempre di più. Per i suoi gusti aveva visto e letto un pò troppi fantasy. 
Due individui coperti delle felpe color grigio con il cappuccio in testa le si avvicinarono e la mano di Hinata corse al coltellino infilato in uno dei passanti dei suoi jeans. 
- Hinata, siamo noi - disse una voce maschile. Si tolsero i cappucci e la ragazza fece scivolare la mano che era attaccata al coltellino.
Erano Minato e Kushina. Lei capelli rossi lunghi, color del mare in inverno. Un miscuglio tra verde e blu. Sveglia, vivace. Lui invece biondo e occhi di un azzurro limpido. Anche lui sveglio ma più benevolo.
Hinata sospirò di sollievo - Credevo foste... -
- Ci dispiace averti spaventata - disse lui sorridendo.
- Ti và qualcosa da bere? - chiese Kushina.
- Certamente -
La condussero in un cafè non lontano dal famoso lampione di Harry Potter. Presero un posto a sedere vicino ad una grande finestra ad un tavolo di forma circolare ma non troppo piccolo.
- Vetri oscurati, non ti preoccupare - la rassicurò la donna.
Si sedettero e Minato chiamò il cameriere per farsi servire. Un ragazzo alto, con la pelle non troppo scura - Desiderate? -
Kushina ordinò due birre per lei e suo marito e Hinata una semplice limonata.
- Allora? vi manda il maestro Jiraiya? - chiese incuriosita.
- A dire il vero, no - disse l'uomo - volevamo aggiornarti sulle indagini. Avevi ragione, Uchiha è stato lì... a Detroit. Abbiamo studiato le coordinate e abbiamo scoperto che c'erano altri numeri, non visibili. Ci hanno indirizzato ad un vecchio cantiere abbandonato. Andando sul posto non c'era niente di anomalo ma nove metri sotto terra c'era un deposito -
Nel frattempo vennero le ordinazioni.
- Un deposito di armi, vero? - chiese di nuovo la ragazza.
- Stiamo cercando di far infiltrare una nostra spia per saperne di più - concluse.
- E voi due siete venuti fin quì per dirmi solo questo? - sorrise bevendo un pò della sua limonata.
- Beh si.. - balbettò la donna.
- Non me la bevo. Sparate, cosa volete che faccia? Avanti, vi conosco troppo bene ormai -
 I due si guardarono reciprocamente e Kushina cominciò col dire - Stai stringendo amicizia con Naruto, non è così? -
- Si, qual'è il problema? -
- Volevamo affidarti un  compito, ma non c'entra niente con tutto questo e nemmeno con la missione in generale -
La guardò e con lo sguardo le disse di si.
- Prenditi cura di lui. Sii sua amica, incoraggialo, fallo andare avanti e soprattutto non permettergli di arrendersi - disse Minato.
- Cosa? Siete venuti quì per dirmi di prendermi cura di lui? - Erano preoccupati. Non è quel genere di preoccupazione che dopo un pò svanisce ma che resta con il tempo e che se non hai la certezza che vada tutto bene prima o poi ti devasterà. I loro occhi parlavano chiaro e la stavano supplicando e anche la loro voce non mentiva. E lei, sveglia com'era lo aveva capito subito ma fece finta di niente per vedere come rispondevano alla sua domanda.
-Perchè questo interessamento verso Naruto? -
- Sapevamo che era tuo compagno di classe e che.. - Minato non fece in tempo a finire che lo interruppe bruscamente.
- Davvero credete che sia così scema? Vi rispondo io allora: Naruto e vostro figlio e come ogni madre e ogni padre siete preoccupati per lui. Le vostre parole mi possono mentire ma i vostri occhi e la vostra voce no -
Non seppero che dire. Si vergognarono e basta. Come potevano dei genitori abbandonare il loro bambino? Il sangue del loro sangue.
- Grazie per avermi aggiornata sulla missione - si alzò e fece cadere qualche spiccio sul tavolino rotondo. Fece per girarsi per andarsene ma si fermo un istante a guardarli - Mi prenderò cura di lui, lo prometto - se ne andò e sparì dietro la porta.
Minato abbracciò Kushina con il cuore in pace dopo aver messo a fuoco la promessa della ragazza.




Hinata si ricordò tutto il tragitto che avevano fatto per andare in quel cafè e ritornando a casa si ricordò il perchè di quella uscita. Fugaku l'aveva offesa e lei invece di rispondergli per le rime come faceva di solite, prese e se ne uscì di casa. Adesso sapeva solo che sarebbe stato un anno duro da superare. Ma adesso pensava anche al fatto che si era fatta degli amici e quindi un punto positivo c'era in tutto quello che stava passando.




Hinata si svegliò. Il rumore assordante che creava quella sveglia la rintontì per qualche secondo. erano le 5.30 del mattino. Si alzò e andò a sciacquarsi il viso e dopo essersi preparata scese in cucina a bere un pò di acqua. 
Da quando era arrivata a Tokyo non si era svegliata nemmeno un giorno per andare a correre, a New York invece era la regola. Era domenica e in cucina sentiva ancora l'odore di cibo e inevitabilmente le ricordò quello che era successo il giorno precedente. Solo a pensarci le veniva di prendere a pugni il frigorifero che in quel momento era l'unica cosa che si trovava davanti ma notò una cosa strana: non c'erano magneti. Come poteva un povero frigorifero non avere neanche un magnete? Era la cosa più triste. A casa sua, a New York, era pienissimo.
- Che ci fai sveglia a quest'ora? - una voce alquanto fastidiosa la risveglio dal pensiero sui magneti.
- Che ci fai tu sveglio a quest'ora? - 
- L'ho chiesto prima io -
- Rispondi prima tu - lo guardò con tono di sfida e notò che forse anche lui era pronto per andare a correre. Indossava i pantaloni di una tuta grigi e sopra una maglietta a maniche corte scura.
Anche lui la osservò e vide che indossava dei leggins che arrivavano fin sotto il ginocchio e un top da palestra nero che le copriva solo l'intero petto e lasciava scoperta la pancia piatta e gli addominali.
Cambiò argomento - Non ho mai visto una ragazza con gli addominali così -
- Perchè non avete i magneti nel frigorifero? - Fece una domanda fuori luogo come per imitarlo quando ha cambiato argomento.
- Mi prendi in giro? - chiese con un tono senza nessuna sfumatura di emozione.
Lo oltrepassò dirigendosi verso la porta d'ingresso - Non dire niente sui miei addominali -
Appena aprì la porta un venticello freddo la investì. Uscì fuori senza aspettarsi una risposta da parte del ragazzo credendo di averlo lasciato in cucina ma con grande sorpresa uscì subito dopo di lei tirandosi dietro la porta.
Erano quasi le sei del mattino e il cielo sembrava un miscuglio di colori grazie al sole non completamente sorto.
Cominciarono a correre lungo il marciapiede decorato dall'erba mattutina piena di rugiada.
La coda cavallo di Hinata si muoveva da destra verso sinistra a ogni passo che faceva.
- Complimenti per lo show di ieri davanti a mio padre comunque - disse guardando sempre avanti.
- Complimenti un corno, ha detto cose che non doveva dire. E anzi che mi sono stata zitta e non gli ho risposto come faccio di solito -
- Immagino -
Avevano fatto la stessa strada che aveva fatto Hinata fino al lampione guasto. Il sudore cominciava a colare e il vento leggero sembrava portarlo via dando sollievo ai due ragazzi.
La ragazza si fermò di scatto - Qual'è il tuo problema? -
- Cosa? -
- Non fare il finto ebete con me, non funziona. Che vuoi? - aveva le guance rosse per la fatica e contrastavano con la sua pelle bianca.
- Perchè hai detto la verità? Perchè ti sei messa in mezzo? -
- E' ingiusto che un padre tratti un figlio così solo perchè ha preso una B - non staccò neanche per un attimo gli occhi dal viso del ragazzo, neppure un battito di ciglia e lui fece lo stesso.
- Beh ma è la mia vita! Non ho bisogno di guardie del corpo! - sbottò ad un certo punto Sasuke.
- Oh scusami signor 'sono troppo uomo da essere aiutato da una ragazza' ma non volevo sentire in colpa dopo quello stupido scherzo! Dovevo farlo! - 
- Nessuno ha chiesto il tuo aiuto e adesso sei nella merda come me e ci hai fatto andare di mezzo anche Itachi! -
- Non sono stata io a dirgli di difendermi per l'Amor Del Cielo! -
- Forse mio padre ha ragione, dovresti farti educare meglio - disse esplicitamente senza accorgersi che a Hinata in quel momento un altro pezzo del suo cuore andò in frantumi. Notò solo come la ragazza si zittì di colpo senza controbattere. Gli occhi le si svuotarono di nuovo, senza lasciare traccia di vita. La bocca serrata a formare una linea retta. Lo guardò come in preda al panico più totale, un pò tremante - Sei solamente uno stronzo - quasi lo sussurrò.
Poi fece qualche passo indietro e cominciò a correre verso casa come una pazza in preda ad una crisi di nervi. E arrivata urtò per sbaglio Itachi, che vedendola di nuovo dopo quello che era successo il giorno prima la raggiunse in camera chiudendosi la porta alle spalle. 
La trovò che correva di quà e di là per la camera a cercare vestiti e robe varie per andare a farsi la doccia. Itachi capì subito che qualcosa non andava e non ci mise neanche un secondo a chiederglielo - Hinata, cosa è successo? -
Lei non si fermò, voleva tenersi occupata e non pensare più a quella faccenda. Il ragazzo le si avvicinò e delicatamente le immobilizzò il polso e chiuse il cassettone dove la ragazza stava cercando qualcosa che non esisteva pur cercando di avere qualcosa da fare. Perchè sapeva che durante la doccia calda non avrebbe potuto fare a meno di pensarci. 
- Dimmi che succede - il suo tono era dolce e rassicurante.
'Proprio come quello di papà' pensò subito.
Lo guardò - Perchè devono parlare sempre di lei? Perchè non si stanno semplicemente zitti? - chiese ingenuamente. Cercò a tastoni nel petto il ciondolo che aveva al collo e lo trovò. Lo strinse così forte che poi ebbe persino paura che si rompesse.
Itachi sapeva tutto, gliel'aveva raccontato un giorno mentre l'aiutava con matematica.
- Non credo di aver fatto del male a nessuno. Perchè non la smettono? - sembrava una bambina che imprecava la madre a comprarle il suo dolce preferito senza ottenere niente.
Il ragazzo senza dire una parola, ma pur capendo quello che sentiva, glielo fece capire solo con il silenzio. Ed era questo di cui veva bisogno: silenzio. Non voleva sentire nemmeno le ali delle zanzare, nemmeno il battito dei loro cuori. Uno che batteva regolarmente e l'altro che batteva come se avesse visto un fantasma.
L'unica cosa che poteva fare in quel momento era abbracciarla e lo fece. Un abbraccio sincero, forte. Così forte come se volesse dire 'non sei sola a questo mondo, ci sono io con te'. Un abbraccio da fratello a sorella.
Aveva sempre desiderato un fratello più grande, uno che le asciugasse le lacrime quando si metteva a piangere, uno che le baciasse il ginocchio sbucciato dopo aver fatto una brutta caduta, uno che si prendesse cura di lei quando aveva la febbre. E tutto questo lo aveva trovato in Itachi. Una persona così leale, pura e benevola. E' stata la prima persona a darle un benvenuto decente nella sua nuova casa e in quella città così disordinata e caotica, non troppo diversa dalla sua New York a dirla tutta.
Con le sue braccia possenti e forti si sentiva al sicuro, come se avesse trovato una vera e propria casa e sarebbe rimasta così per sempre se avesse voluto anche lui. 
Erano così sprofondati in quell' abbraccio che non sentirono che qualcuno entrò in camera.
- Oh ma che carini. Mi dispiace interrompervi ma tra qualche minuto papà ci vuole tutti in soggiorno per parlarci - la sua voce indifferente fece sciogliere l'abbraccio dei due.
Con un gesto delle mani disse - Continuate pure - sparì dietro l'uscio della porta.
La ragazza soltanto vedendo la sua faccia era diventata più rossa di prima dalla rabbia.
- Dai, fatti una doccia veloce che ci vediamo di sotto - disse Itachi andandosene.
Hinata si fece una doccia veloce e scese di fretta e furia in soggiorno. Trovò tutti là che l'aspettavano: mancava solo lei. Si sedette sul divano accanto ad Itachi e Fugaku cominciò a parlare - Come ben saprete, tra due settimane ci sarà la serata che diamo ogni anno a Villa Uchiha. Vi voglio dire solo che non sarò presente e voi dovrete rappresentare la famiglia meglio che potete, soprattutto tu Itachi -
- Tsk, e chi sennò - sbuffò Sasuke.
- Chi inviterai stavolta, fratellino? - chiese ridendo.
- Non inviterà nessuno. Nè per il ballo d'apertura, nè per quello di chiusura. Tu, Itachi, accoglierai Mikoto quando scenderà giù dalle scale e tu, Sasuke, accoglierai Hinata - disse fermamente.
- Cos'è sto coso? - disse la ragazza rozzamente non capendo di cosa parlavano. Il fratello maggiore si mise a spiegarle in cosa consisteva la serata a bassa voce.
- Che cosa? - disse il minore - Hai sempre lasciato che scegliessi io la ragazza con cui amdare al ballo -
- Ragazze molto intelligenti direi, complimenti per le tue scelte passate. La maggior parte non sapevano neanche a cosa partecipavano. E poi vorrei evitare che Hinata invitasse Naruto o Sai, rovinerebbero soltanto la serata. Niente obbiezioni -
La ragazza capendo poi di cosa si trattasse esclamò alzandosi in piedi un - Io non ballo con lui!! -
- Come se io fremessi dalla voglia di ballare con te - disse l'Uchiha.




La sera scese giù presto quel giorno, forse perchè era stata una giornata nuvolosa e il sole non salutò gran parte della città di Tokyo. Hinata non mangiò nè durante il pranzo nè durante la cena a casa Uchiha perchè era andata a cercare un locale per organizzare la festa a sorpresa per i diciotto di Naruto. Il locale lo trovò grazie alla lista che le diede tempo fà Asuma. 
Hinata appena entrata nel locale notò il grande bancone che brillava alle mille luci blu e verdi del posto. C'era anche un palco per le band e i cantanti che si esibivano ogni tanto in quel luogo.  Mentre si dirigeva al bancone osservò delle scale che portarono ad un piano superiore che dava su quello inferiore pieno di poltrone, sedie e tavolini così che le persone che si trovavano su potevano rilassarsi e allo stesso tempo potevano vedere cosa c'era giù. 
Si accomodò in una sedia, alta e di color argento, mentre un ragazzo piuttosto alto e con un fisico allenato si diresse da lei e le diede un "buonasera" seguito da un "Che cosa desidera?".
Hinata non disse niente, semplicemente lo fissò, prese la sua tessera personale e gliela porse. Il ragazzo la fissò senza prenderla - Oh sei tu quindi. Asuma mi ha detto tutto - disse dopo che Hinata rimise al suo posto la tessera.
- E' successo qualcosa? Hai bisogno del mio aiuto? - chiese abbassando la voce sull'ultima domanda.
- Si - disse sicura - Ho bisogno del tuo aiuto - notò la pelle non troppo scura del ragazzo e lo riconobbe subito - Ma tu non lavori anche al cafè? -
- Si. Ti ho visto ieri sera con Minato e Kushina se non sbaglio - 
- Non ti sbagli - sorrise - Ascolta.. voglio affittare il locale per giorno dieci per una festa di diciott'anni -
- Il dieci non possiamo, l'unica data disponibile è il nove - disse.
- Va bene lo stesso, ritornerò per dirti come organizzare le cose e per metterti al corrente su quando arriverà la torta. Ok? - Hinata si alzò per andare via.
- Va bene, è stato un piacere - le porse la mano e lei da brava ragazza la strinse  - Anche per me - e si dileguò.
Subito fuori dal locale chiamò Karin per raccontarle cosa aveva in mente e la ragazza si offrì per aiutarla con i preparativi. Ci avrebbero messo meno tempo a organizzare il tutto in due.
Ed eccola lì, seduta sul vano della finestra aperta leggermente e da dove entrava una fredda brezza che segnava l'arrivo dell'autunno. I suoi capelli si erano cullati dal dolce vento di quella sera e cominciava a sentire freddo in quella canottiera bianca e quei pantaloni da pigiama leggeri. Appoggiò delicatamente la testa sul freddo vetro osservando il cielo. Era scuro, nero. Tra le nuvole non c'era nemmeno uno spiraglio da dove si potesse vedere una stella. Il cielo era triste come lei. Quel giorno tutti non fecero altro che ricordarle che non aveva una madre, che era sola. 
Strinse il suo ciondolo e cominciò a parlare come se qualcuno potesse sentirla, si illudeva si ma era l'unico modo per scaricare la tensione e non mettersi a piangere.
- Sai mamma, oggi ho fatto molte cose. Ho ripreso ad andare a correre e ho deciso di organizzare una festa a sorpresa per Naruto. E' un ragazzo un pò goffo e impacciato ma lo fà solo per farsi notare dagli altri. E' molto solo e a quanto pare solo Sasuke era in grado di capirlo quando erano amici. Si, erano. Adesso non lo sono più e lui ci soffre moltissimo. E' straziante vederlo così. Adesso desidero soltanto che venga ammesso nella squadra della scuola, potrebbe essere un buon inizio per la sua futura carriera da giocatore di basket. E' bravissimo e sono certa che arriverà lontano...
In quanto a me..  Finalmente sono ritornata in Giappone dopo tanti anni, dopo tutto questa è mia nazione no? Ma manca terribilmente New York. Mi manca il caos anche alle tre di notte, mi manca quella puzza di gas di scarico e mi manca tanto papà.
E mi manchi anche tu mamma, mi manchi da morire - Strinse ancora più forte il suo ciondolo, quel ciondolo che era appartenuto prima a sua madre e poi a suo padre.
Chiuse gli occhi e inspirò profondamente. Li riaprì.
Da dietro la porta leggermente socchiusa il secondo genito assistette a quasi tutto il discorso e per la prima volta si rese conto di quanto fosse fortunato ad avere una famiglia che faceva i salti mortali per farsi accettare da lui. Rimase un bel pò ad osservare quella ragazza, che lui stesso riteneva pazza e senza controllo, crollare senza alcuna pietà di se stessa. La vide crollare riducendosi in frantumi, in mille pezzi. E dopo un pò la vide rinascere sotto i suoi occhi: la vide alzarsi in piedi, respirare profondamente, sorridere al suo riflesso nel vetro e buttarsi sotto le coperte. E Sasuke non pensava esistessero persone così. Pensava fosse l'unico che di sera, che quando si stendeva sul letto a guardare il soffitto di camera sua, rimpiangeva tutto quello di cui è stato vittima sin dalla tenera età e l'indomani mattina alzarsi come se fosse niente e ricominciare una giornata. 
Ma adesso ha trovato una persona che faceva lo stesso. 
Una persona come lui.










Salve ragazzi, scusate il ritardo ma mi hanno tolto internet e me l'hanno rimesso soltanto ieri. La cosa positiva è che ho scritto molto e ho già molti capitoli pronti quindi continuerò a postare, come sepre, una volta alla settimana.
Baci
,
I_MissYou
  
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