Anime & Manga > Ranma
Segui la storia  |       
Autore: InuAra    05/07/2014    11 recensioni
ULTIMO CAPITOLO ONLINE!
Con due bellissime fanart di Spirit99 (CAP. 4 e 13)
------
Cosa succede se il mondo di Ranma incontra il mondo di Shakespeare? Rischia di venirne fuori una storia fatta di amori, avventura, amicizia, gelosia, complotti. Tra fraintendimenti e colpi di scena, ne vedremo davvero delle belle!
DAL CAPITOLO 2
Ranma alzò lo sguardo verso il tetto. “Akane. Lo so che sei lì” “Tu sai sempre tutto, eh?” A Ranma si strinse il cuore. Ora che era lì, ora che l’aveva trovata, non sapeva cosa dirle. Soprattutto, non poteva dirle nulla di ciò che avrebbe voluto. “Beh, so come ti senti in questo momento” “No che non lo sai” “Si può sapere perchè non sei mai un po’ carina?” “Ranma?” “Mmm…”  “Sei ancora lì?” “Ma certo che sono qui, testona, dove pensi che vada?” Fece un balzo e le fu accanto, sul tetto. “Sei uno stupido. So benissimo che sei qui perchè te l’ha chiesto mio padre” “E invece la stupida sei tu”, si era voltato a guardarla, risentito e rosso in viso, “E’ vero, me l’ha chiesto, ma sono qui perchè lo voglio io! Volevo… vedere come stai…ecco…”
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Hippolyta, I woo'd thee with my sword,
And won thy love, doing thee injuries;
But I will wed thee in another key,
With pomp, with triumph and with revelling.
 
Ippolita, t'ho corteggiata con la spada,
e con la forza ho vinto l'amor tuo.
Ma ora mi unirò a te in chiave diversa,
con cortei, svaghi e trionfi.
 
A midsummer night’s dream – William Shakespeare
 
 
 
 “Ah ah ah ah!!”
 
La risata acuta di Kodachi Kuno stridette nelle orecchie dei presenti, costringendo chi a fermarsi per pochi istanti, chi a reprimere una smorfia di fastidio.
 
“Akane Tendo, mia cara! Capisco che non hai gradito che io mi sia unita in matrimonio a tuo padre, ma da qui ad addurre queste scuse infantili…”
 
Il via-vai riprese.
 
Da quando era stato celebrato il matrimonio, una settimana prima, erano arrivati a palazzo Tendo una serie di arredi e suppellettili della casata dei Kuno. Soun-sama aveva acconsentito alle richieste della giovane moglie e le aveva affidato un’intera ala della casa.
 
Quella mattina ogni servo, ancella o domestico che non avesse altre mansioni era stato messo a disposizione della sposina per trasportare all’interno della grande camera che dava su quel cortile scatole e bauli contenenti strani oggetti: boccette, polveri, strumenti.
 
“Dico solo che mio padre non può pensare che io vi consideri una madre: voi siete più grande di me di poco più di un anno…”, cercò di giustificarsi Akane, tentando di mantenersi calma ed educata.
 
“Ed è per questo che ti permetto di parlarmi in questo modo, mia cara”, la freddò la matrigna, con la massima grazia.
 
Ma Akane non si fece certo intimidire.
 
“In ogni caso non capisco perchè vogliate dedicarvi a questo genere di cose… C’è già il dottor Tofu che si occupa di arte medica, è un dottore molto esperto-”
 
“Oh oh oh! Ma che sciocchina! Il dottor Tofu non può pensare sempre e solo a noi, suoi signori e sovrani! Pover’uomo, si divide tra i quattro villaggi del circondario e non è mai fermo per più di qualche giorno a palazzo. E poi i kami mi hanno dato questo dono e io devo poterlo coltivare, per il bene di tutti!”
 
Akane storse il naso.
 
Avrebbe voluto decisamente evitare quell’incontro, ma non era stato possibile.
 
Doveva per forza passare di lì per raggiungere il grande portone di ingresso della tenuta.
 
Quel giorno a Ranma era stata affidata una qualche commissione da suo padre, e il ragazzo era uscito dalle mura del palazzo per andare nel villaggio vicino.
 
Tutte le volte che accadeva Akane lo aspettava trepidante, a volte anche per qualche ora, appena al di qua della grande porta in quercia e ferro battuto, in attesa di braccarlo al suo arrivo e di bere le parole con cui il codinato le descriveva la gente, i colori, le strade.
 
E invece era rimasta bloccata lì, in quella scomoda conversazione.
 
Avrebbe dovuto mordersi la lingua ma davvero non capiva cosa potesse esserci di utile nell’assecondare il capriccio della matrigna di avere un suo personale laboratorio dove sperimentare rimedi e erbe medicinali.
 
“Chissà cosa vuole fare quella strega con tutti questi intrugli”
 
“Zitta, vuoi forse farti sentire?”

L’attenzione della principessa fu attirata all’interno della casa, dove un preoccupato Ryoga stava evidentemente cercando di zittire una alquanto seccata Ukyo, che tossiva per la polvere sollevata dagli enormi imballi.
 
Akane sorrise.
 
Neanche quei due erano riusciti a evitare di essere cooptati dalla nuova padrona, che amministrava i servitori con tono perentorio.
 
“Non capisco perchè devo ritrovarmi a spolverare questa roba qui, dico, con tutto il lavoro che ho da fare in casa… E poi hai mai visto il dottore usare qualcosa del genere?”, sussurrò l’ancella tirando fuori da una cassa un assurdo contenitore in vetro dalla forma allungata.
 
“Lo so, questa donna piace poco anche a me, soprattutto per come guarda dall’alto in basso tutti noi, persino…”, i suoi occhi grigioverdi indicarono in direzione di Akane, che era ancora in giardino, sotto il tiro della matrigna, “…persino la nostra principessa. Ma ora è la moglie di Soun-sama e sarà meglio per noi obbedire e stare zitti, intesi?”
 
Le lanciò un’occhiata interrogativa complice e luminosa, alla quale lei non potè proprio dire di no.
 
“Intesi…”
 
“Brava! Ora torniamo al lavoro! Oh oh, guarda un po’ chi arriva…”
 
Con passo spavaldo Ranma si stava avvicinando ai due che aveva visto trafficare da lontano, attraverso la porta scorrevole aperta.
 
Non fece in tempo ad aprire bocca che Ukyo spalancò gli occhi per comunicargli di non fiatare e Ryoga fece cenno con la testa in direzione di qualcuno fuori in giardino.
 
Senza capire, Ranma guardò da quella parte e incrociò immediatamente lo sguardo di Akane che lo vide solo in quel momento, illuminandosi.
 
Nell’andarle incontro, un sorriso stampato in volto, cominciò con lei una conversazione di mimica facciale:
 
  • Beh?! Dov’eri finita? Ti aspettavo lì, come al solito! –
  • Non mi sono potuta liberare, dannazione! –
  • Cos…? –
 
Ma la risposta a quella tacita domanda arrivò immediatamente.
 
Kodachi, a cui non era sfuggita la distrazione della figliastra, entrò nel suo campo visivo.  Ranma immediatamente si inchinò.
 
“Chiedo perdono, mia signora”
 
In tutta risposta la giovane donna, senza togliergli gli occhi di dosso, fece un lento movimento del ventaglio chiuso per ordinare al ragazzo di alzarsi.
 
Una volta in piedi Ranma fece per voltarsi e dileguarsi il prima possibile: quella donna aveva il potere di inquietarlo come nessun altro.
 
“Giovanotto”, lo bloccò Kodachi, “C’è bisogno del tuo aiuto. Porta dentro questo baule”, gli intimò, scostando con un gesto svogliato del ventaglio i due domestici che stavano per sollevarlo.
 
Akane sgranò gli occhi. Quella donna voleva evidentemente metterlo alla prova.
 
Le mani cominciarono a pruderle: davvero sarebbe stato meglio non passare di lì quel giorno.
 
 
 
“Ma guardala la ‘gran dama’!”
 
“Ukyo, per favore, smettila…”
 
“Povera la mia padroncina, costretta ad assistere a questo basso spettacolino… Faceva meglio a starsene nelle sue stanze come i giorni scorsi… Meno si fa vedere in giro meglio è!”
 
“Non mi piace, non mi piace per niente…”, commentò Ryoga notando da lontano come la moglie di Soun-sama accarezzava col suo sguardo i bicipiti sotto sforzo di Ranma.
 
 
 
“Sei molto forte, giovanotto”
 
“Sì, mia signora”
 
Ranma evitava volutamente lo sguardo della donna, mentre portava in casa senza troppa fatica il mastodontico baule.
 
Con la coda dell’occhio, invece, cercava continuamente Akane.
 
La principessa fremeva in maniera evidente e pareva non vedere l’ora di schiodarsi da lì.
 
Sicuramente avrebbe voluto ascoltare qualcuno dei suoi racconti… e allora perchè gli sembrava di vedere un leggero alone blu di aura combattiva intorno a lei?
 
“Bene, bravo. Ora puoi spostare quella”
 
Ranma non potè esimersi dal caricarsi sulle spalle un’enorme pelliccia di panda.
 
Chi poteva essere così orribile da cacciare una bestia tanto pacifica?
 
Quand’era bambino Happosai gli aveva raccontato tutto quello che c’era da sapere su quegli animali, e a lui sarebbe tanto piaciuto incontrarne uno, prima o poi. L’avrebbe rimpinzato di bambù e l’avrebbe trattato solo a suon di carezze e paroline dolci, ne era sicuro!
 
Non si sarebbe mai immaginato che il suo primo incontro con un panda gigante sarebbe stato di quel tipo.
 
Akane cominciava a spazientirsi.
 
Era ovvio che quella donna non avrebbe mollato Ranma tanto presto, anzi, seguiva accuratamente ogni suo movimento impartendogli continui nuovi ordini.
 
Sbuffando stava per andarsene quando si ritrovò a un palmo di naso Tatewaki Kuno.
 
“Sublime visione del mattino!”
 
Gli oggetti che stava trasportando Ranma in quel momento traballarono per un attimo tra sue le mani.
 
Akane accennò senza accorgersene un leggero passo indietro, come in assetto di difesa.
 
“Gioisco nel contemplare con quale grazia voi, mia dolce, abbiate combinato questo nostro incontro”
 
“Vaneggiate, Kuno-san”, lui non colse la sottile ironia con cui lei gli faceva il verso, “Non è mai stata mia intenzione”
 
“La vostra ritrosìa è pari solo alla vostra bellezza. Non potrei desiderare una moglie migliore”
 
Le sfiorò la guancia.
 
Un tocco leggero, col dorso della mano.
 
Un gesto che forse poteva apparire l’innocente omaggio di un cuore innamorato, ma che aveva dannatamente il sapore del possesso.
 
Ci fu un tonfo improvviso.
 
Tatewaki ritrasse la mano, distratto dal rumore.
 
Ranma aveva lasciato cadere di colpo il baule che stava trasportando.
 
Tutti gli occhi erano puntati su di lui.
 
E i suoi in quelli di Kuno.
 
 
 
“Oh kami! Qui si mette male”
 
Ryoga poteva giurare di vedere una potente aura combattiva rossastra accendersi sempre più intorno a Ranma.
 
 
 
“Perdonatemi, ma ora devo proprio andare”
 
Con un sorriso e un inchino Akane era riuscita sia a defilarsi sia a spostare l’attenzione lontano da quel gesto – provocatorio? – di Ranma. Chissà perchè, poi, l’aveva presa così.
 
Lei era perfettamente in grado di tenergli testa!
 
***
 
“Tranquillo, Happi, lei è perfettamente in grado di tenergli testa!”
 
Non troppo lontano, ma abbastanza da non essere visti, seduti sotto un gazebo di legno rosso, i due anziani avevano osservato tutta la scena.
 
“Non dico questo, la nostra ragazza saprebbe tenere testa a chiunque, è che prima o poi suo padre le imporrà questo matrimonio e lei non potrà che cedere”
 
“Questo è tutto da vedere”           
 
Una luce sfavillò negli occhi di Obaba, che aveva nelle vene sangue e orgoglio amazzone.
 
“Avanti, vecchia mia, sai bene che qui siamo in Giappone e non nel tuo villaggio di provenienza, e qui le donne devono sottostare al volere degli uomini, le figlie a quello dei padri, le mogli a quello dei mariti, le principesse alle scelte dinastiche”
 
Obaba socchiuse gli occhi, accendendosi la pipa.
 
“Tu non noti proprio niente?”, lo stuzzicò.
 
“Oh, certo che ho notato mia cara…”, sorrise malizioso, “Ma Soun-sama non acconsentirà mai… E non credo che noi potremmo mai fargli cambiare idea”
 
Obaba annuì, mesta.
 
“Soprattutto ora che non ci chiede neanche più consiglio… Neanche ci ha convocati all’arrivo dei Kuno…”
 
“Lo sai, vuole solo Ranma al suo fianco”
 
“E questo è un bene, caro Happosai, ma negli ultimi giorni mi sembra che voglia vedere anche lui più di rado, per non parlare della figlia… Quasi non le rivolge più lo sguardo”
 
“E Akane, testarda com’è, non lo cerca nemmeno. Lui rimane appartato con… quella nuova moglie, sembra fidarsi solo di lei e del fratello”
 
“Ora capisco cosa faceva tutte quelle volte che si assentava da palazzo. Andava a corteggiare quella… quella donna”
 
“Credo che la sua scelta sia stata ponderata, Obaba. Questa Kodachi sembra sapere esattamente qual è il suo posto nel mondo. Devi ricordare che, pur così giovane, è già stata sposata e si è dimostrata moglie saggia e buona amministratrice delle sue terre. Ma è rimasta vedova così presto… Deve esserne stato molto colpito il nostro signore e deve aver visto nella loro unione un buon accordo che giovasse a entrambi”
 
La vecchia donna alzò pensierosa lo sguardo a un cielo appena screziato di nuvole.
 
“Ma questi accordi gioveranno ad Akane?”
 
***
 
 
“Akane! Akane!”
 
La ragazza aprì gli occhi, doveva essersi appisolata.
 
Era ormai pomeriggio inoltrato e si era rifugiata nelle sue stanze, per non dover incontrare la matrigna nè il promesso sposo. E sì, anche incontrare suo padre sarebbe stato troppo doloroso.
 
Un tamburellare insistente contro la finestra della sua stanza la distolse da quei pensieri e le fece alzare il capo ancora un po’ intontito.
 
“Akane, insomma, vuoi venire ad aprirmi?”
 
“Ce ne hai messo di tempo”
 
“Mica potevo liberarmi tanto facilmente!”, si difese Ranma, intrufolandosi furtivamente dalla finestra all’interno della stanza, “Chiedilo a Ryoga! La tua matrigna ci ha impartito ordini finora. Ed è solo grazie alla vecchia che sono riuscito a defilarmi!”
 
“Ranma! Abbi un po’ di rispetto!”
 
“Ma sì sì, tutto il rispetto e la gratitudine! Mi ha fatto pure l’occhiolino, quella vecchia volpe, quando è venuta a mostrarle non so quale stoffa preziosa fatta spuntare da chissà dove con cui confezionare un nuovo kimono”
 
“Poverino! Non mi sembravi tanto dispiaciuto di fare i lavoretti per la tua bella signora! ‘Sì certo, padrona! Perdonatemi! Sono a vostra disposizione Kodachi-sama!’”,  lo scimmiottava lei con il volto imbronciato.
 
“Non sei per niente carina! Cosa dovrei fare, dirle apertamente che la trovo dispotica e arrogante e rifiutarmi di fare il mio lavoro?!”
 
Anche se lui le stava praticamente urlando in faccia lei sentì sciogliersi qualcosa dentro e sorrise.
 
Di fronte a quel sorriso inaspettato Ranma si bloccò subito e arrossì violentemente.
 
“Che ti prende adesso? Sei tutto rosso!”
 
“Io… io non… E poi sei tu, sei tu ‘tutta cortesie’ per quel bell’imbusto!”
 
“Ma cosa stai dicendo, baka?!”
 
Era bastato poco per farla scaldare di nuovo.
 
“Non hai visto che l’ho elegantemente rifiutato?”
 
“E guarda che lui non l’ha capito per niente! Certe persone non vanno rifiutate ‘elegantemente’, cara la mia principessa!”
 
“Oh, insomma Ranma, so quello che faccio! E poi non l’ho proprio capita la tua reazione di prima! Cosa volevi? Sfidarlo? Lo sai che non sarebbe certo una furbata e anch’io non posso mettermi troppo apertamente contro di lui…”
 
“Ma ti senti?! Quello è solo un pallone gonfiato, un idiota che ti ha messo le mani addosso, un… un…! Aaargh! E io sono solo preoccupato per te, dannazione!!”
 
Gliel’aveva gridato a pieni polmoni, accecato dall’ira.
 
Akane, gli occhi sgranati, non riuscì a dire nulla per un tempo che sembrò lunghissimo.
 
Poi sospirò e gli sorrise di nuovo, oh se gli sorrise...
 
“Grazie, baka!”
 
Appena un sussurro, ed era pace fatta.
 
“E poi lo vedi che quando sorridi sei molto più carina”, borbottò lui.
 
“Come dici scusa?”
 
“Niente, maschiaccio! Piuttosto non volevi sapere com’è andata al villaggio?!”
 
“Sì, ti prego, raccontami!”
 
La tensione era svanita del tutto e Akane gli si fece accanto, in attesa. Lo sguardo acceso e curioso, pendeva dalle sue labbra.
 
*Sì, Akane è… veramente…carina…*
 
“Ehm… dunque… allora intanto la strada per arrivare al villaggio: la pioggia di stanotte, hai presente?”
 
“Sì, sì! Quindi?”
 
“Quindi, ha bagnato ogni cosa, e quando sono uscito, all’alba, dagli alberi ai margini del sentiero gocciolava ancora molta acqua e i primi raggi del sole la attraversavano… Insomma, un’esplosione di arcobaleni!”
 
“Chissà che meraviglia…”
 
“Sì Akane, avresti dovuto vederli! Come ti giravi… un arcobaleno! E poi al villaggio… Oggi era giorno di mercato e tra la bancarella del pesce, che puzza!, e quella delle spezie ecco che ti vedo spuntare… due giocolieri! Avresti dovuto esserci mentre…”
 
Ranma si faceva prendere come un bambino nel rivivere il racconto di quelle piccole cose che sapeva rendere per lei così preziose e speciali.
 
Akane lo guardava rapita mentre parlava, ma a poco a poco le parole si fecero più lontane, ovattate. In primo piano c’erano i suoi occhi blu… che brillavano, e indugiavano un attimo su di lei, e che poi di nuovo si accendevano distogliendosi in cerca di un ricordo.
 
Obaba le aveva descritto più e più volte il mare che separava il Giappone dalla Cina. Il mare calmo e appena increspato, il mare in tempesta, il mare metallico dei giorni d’inverno, il mare e il suo movimento perpetuo, il mare e il suo orizzonte infinito.
 
Lei non l’aveva mai visto, ma avrebbe giurato che gli occhi di Ranma erano della stessa qualità del mare.
 
“Mmm… E poi?”, lo incalzò.
 
“Poi, avresti dovuto vedere quando…”
 
Ma in realtà già di nuovo non lo ascoltava più e ricominciò a osservarlo, a guardare le sue labbra muoversi veloci, articolando suoni così dolci e caldi.
 
Avrebbe volto toccargliele quelle labbra, per sentire se erano vere, tangibili e non frutto di un’allucinazione.
 
Stava così bene con lui in quel momento…
 
Erano solo loro due: Ranma e Akane.
 
Il resto del mondo: fuori.
 
Avrebbe voluto avvicinarsi ancora un po’ ed eliminare anche quella breve distanza che ancora li separava.
 
E dalle labbra immaginò di scendere col dito lungo il mento, e poi giù per i tendini del collo, e ritrovarsi ad accarezzare i pettorali, e poi…
 
“Akane, ma mi stai ascoltando?”
 
“S-sì!”
 
*Oh Kami! Ma a cosa stavo pensando?*
 
“A cosa stavi pensando, si può sapere?!”
 
“A niente!”
 
Cercava di nascondere il suo imbarazzo, ma più si schermiva più lui la stuzzicava.
 
“E dai, a me puoi dirlo!”
 
“N-No…!”
 
“Sì, invece!”
 
“No, ti dico!”
 
“E allora ti costringo!”
 
Le acchiappò il polso simulando la presa di un combattimento.
 
Ma si bloccò subito, vedendo che lei non cercava di opporre alcuna resistenza, ma lo guardava e basta, lo guardava senza difese.
 
“Pensavo… sì, che mi sei mancato oggi, baka”, lo sfidò a fil di voce.
 
Il grande artista marziale perse un battito.
 
“Anche tu mi sei mancata, maschiaccio”
 
Stesso fil di voce, ma con un tono un po’ più roco e basso.
 
Così vicino al viso di Akane, il resto del corpo immobile e sospeso, il suo sguardo non riusciva a mettere a fuoco una cosa sola e rimbalzava dagli occhi ardenti di lei alle labbra appena dischiuse.
 
E umide.
 
E invitanti come un frutto da mordere.
 
 
 
“Akane Tendo, mia promessa!”
 
La voce di Kuno proveniente dal giardino li scosse come un tuono improvviso.
 
Il cuore a mille, si staccarono di colpo.
 
“Presto Ranma nasconditi!”
 
Akane corse alla finestra mentre Ranma si acquattò dietro un mobiletto basso di ebano, tutti i sensi all’erta, mentre cercava di trattenere il respiro ancora corto e affannato.
 
“Sì? Chi mi chiama?”
 
“O mia dea, alfine vi siete affacciata! Il vostro sposo vi reclama. Volevo vedervi e ribadirvi il mio amore, come si conviene a un gentiluomo. Ora salgo da voi…”
 
“No! No… Aspettate solo un momento, scendo io, ho bisogno di un po’ d’aria…”
 
Ironia della sorte, ne aveva bisogno davvero.
 
Lanciò uno sguardo a Ranma, sperando che trovasse il momento opportuno per sgattaiolare fuori dalla sua stanza, dalla porta questa volta, e poi scese in giardino.
 
Ma Ranma non si mosse, e rimase lì, ad ascoltare il loro dialogo, la finestra ancora aperta.
 
“Eccomi!”
 
“Ho mandato uno di quei bifolchi di cui a quanto pare amate circondarvi a prendere i fiori più belli che potessero trovarsi nel raggio di miglia. Ecco, sono poca cosa di fronte alla vostra leggiadria”
 
Akane sembrava un po’ agitata, chissà se Ranma era già uscito dalla sua stanza?
 
Fece il gesto meccanico di prendere quei fiori, ma si bloccò in tempo.
 
“Sono molto belli, ma non posso accettarli”
 
“Lo so, non sono degni di voi nè del nostro amore-”
 
“Non posso accettarli perchè non posso accettare la vostra corte. Non ‘voglio’ accettarla”, dentro si sentiva spaventata a sfidare quell’uomo e suo padre stesso, ma la sua voce era calma e ferma.
 
Si sentiva inspiegabilmente insicura e al contempo tanto forte.
 
Lo sguardo di Kuno cominciò ad accigliarsi.
 
“Akane Tendo, io non capisco”
 
“Questo fidanzamento l’ha deciso mio padre, ma io non vi ho mai acconsentito”
 
“Come se contasse qualcosa”, il suo tono la dileggiava.
 
Ranma, nel suo nascondiglio, si morse il labbro inferiore, che tremava visibilmente.
 
“Se volete al fianco una donna che vi ami e non solo una moglie che vi obbedisca, dovrebbe contare per voi”
 
“Ma io ho tutto ciò che serve per essere amato, e ve lo dò tutto, senza esitazione”
 
“Ma voi non siete la persona che amo-”
 
“Perchè?! Esiste forse sulla terra uno stolto che osa mettersi contro Tatewaki Kuno per amor vostro?!”
 
Il volume della sua voce si era pericolosamente alzato.
 
E Ranma aveva spalancato gli occhi.
 
*Voi. Non Siete. La persona. Che amo*
 
Akane amava dunque qualcun’altro?!... E forse quel qualcuno era…?!
 
“Dico solo”, tentò lei di riportare la conversazione su un piano razionale, “che non mi interessano nè la ricchezza nè la nobiltà e che non voglio il vostro amore, perdonatemi”
 
Ci fu un lungo silenzio.
 
Il pugno chiuso di Kuno cominciò a vibrare in maniera evidente.
 
Uno scatto improvviso, e lo stesso pugno serrava con violenza il braccio della principessa.
 
“Nessuno, dico nessuno in vita mia ha mai osato anche solo immaginare di rivolgersi al sottoscritto con questo tono. Ho fatto decapitare persone per molto meno”
 
La sua voce era bassa e minacciosa.
 
“Lasciatemi immediatamente!”
 
Ranma sentì il cuore in gola. Cosa doveva fare?! Uscire dal suo nascondiglio? Correre in suo soccorso?
 
“Non costringetemi a usare la forza!”
 
Ranma si stupì fortemente nel sentire queste parole pronunciate da Akane e non da Kuno.
 
Lo stesso Kuno aveva sgranato gli occhi, ma lo stupore si trasformò presto in un sorrisetto che non prometteva nulla di buono.
 
“Mmm… Ma davvero? Mi dicono che amiate le arti marziali”
 
“Siete stato ben informato, allora”
 
Non sapeva dove voleva andare a parare, ma non aveva nessuna intenzione di farsi intimidire da quell’uomo, anche se era l’uomo che suo padre le aveva promesso!
 
“Bene. Allora vi concedo una possibilità. Il giorno che verrò sconfitto in combattimento, lascerò casa vostra e rinuncerò a sposarvi. Ma-”, un lampo di sfida saettò nel suo sguardo, “Non riponete in questo troppa speranza. Sono un maestro di kendo, nelle mie terre sono già considerato una leggenda”
 
“Battetevi con me, allora”
 
Ranma sussultò. No, non avrebbe permesso a nessuno di farle del male.
 
“Ah ah ah! Battermi con un essere debole e inferiore come una donna? Sarebbe indegno per Kuno Tatewaki”
 
“Mettetemi alla prova”
 
“Lo sto già facendo mia cara, ma non vi aspettate che mi sporchi le mani in un combattimento impari. No! Dovrete accontentarvi di veri tornei tra uomini. E solo i nobili potranno partecipare”
 
Ranma serrò la mandibola, un sapore amaro in bocca.
 
Akane, gli occhi alti, fissi in quelli di lui, fece finalmente per scostarsi, ma lui rinserrò la presa, avvicinando il viso a quello di lei, in un ringhio.
 
“Voi sarete presto mia moglie, che lo vogliate o no”
 
Non avrebbe sopportato oltre… Al diavolo il suo ruolo nel mondo! Al diavolo l’etichetta!
 
Ranma stava balzando fuori dal proprio nascondiglio, pronto a menare le mani, quando…
 
“Akane-san! P-presto, vostro padre ha richiesto immediatamente la vostra presenza! Signorina, presto, da questa parte!”
 
Finalmente la morsa si allentò intorno al braccio della principessa, che corse verso Ukyo, la quale era sbucata da un cespuglio del giardino e le faceva segno di seguirla velocemente.
 
“Akane Tendo, mia cara”, la fermò con voce tonante, “Verrà indetto un bando e a una settimana da oggi, ogni sette giorni mi scontrerò con i combattenti che oseranno affrontarmi. Nel frattempo mi ritengo libero di continuare a corteggiarvi a mio piacimento, in quella che ritengo la più dolce delle sfide. E’ una promessa”, concluse con un galante inchino.
 
Akane non rispose.
 
Affannata e agitata, Ukyo la trascinò via per un braccio attraverso i corridoi, senza una meta precisa ma il più lontano possibile da lì.
 
“Signorina, mi sono spaventata tantissimo! Ero venuta a cercarvi e vi ho visto in quella situazione. Non sapevo cosa fare e poi ho urlato il vostro nome e ho detto la prima cosa che mi è venuta in mente!”
 
“…”
 
Akane stava tentando di reprimere la rabbia che ora le stava salendo senza freni.
 
“Signorina, state bene?!”
 
Si fermarono per qualche istante.
 
“Sì, grazie, Ucchan”
 
Akane le prese il volto tra le mani. La guardò. La sua ancella era davvero molto scossa.
 
“Grazie”, sorrise, tentando a sua volta di calmare il proprio respiro.
 
“Quell’uomo è davvero pericoloso”
 
“No. E’ solo un ragazzo viziato”

 
***
 
 
Ancora nella camera della principessa Ranma si accasciò contro il muro, riprendendo fiato a poco a poco.
 
I suoi occhi si posarono sul grande letto, che aveva il privilegio di accogliere la principessa nelle ore notturne, sull’armadio a muro, su cui era incollato un piccolo disegno a china che gli aveva portato da uno dei suoi giri al villaggio e sulle sete gialle – il giallo era il colore del sole, il preferito di Akane -appese alle pareti.
 
Era stato in quella stanza milioni di volte – se solo Soun-sama avesse saputo…-, in quella stanza che aveva il profumo di lei, e che lui conosceva come le sue tasche, come…
 
“Aka…ne”
 
Tirò fuori dalla casacca un fiore rosso scuro, ormai secco e sbiadito e lo osservò a lungo.
 
Per quanto ancora avrebbe sopportato tutto questo?
 
Sentì montargli la rabbia e decise che era arrivato il momento di sfogarla.
 
Si alzò risoluto.
 
“Devo trovare Ryoga immediatamente!”

 
-----------------
 
 
Ed eccoci qui!
Forse potrebbe essere considerato un capitolo di passaggio, ma serve ad alzare un po’ la temperatura emotiva e a dare una “scrollatina” al delicato equilibrio di rapporti tra i vari personaggi…
La citazione iniziale è tratta da “Sogno di una notte di mezza estate”. Come avete visto vorrei cercare di iniziare sempre con qualche riga tratta da uno dei capolavori shakespeareani, che in qualche modo rimanda al capitolo in corso.
Ho sempre pensato che l’inizio di questa commedia fosse agghiacciante, anche se raramente viene letto in questo modo: Teseo ha fatto la guerra al popolo delle amazzoni (!!), e ha sconfitto personalmente la loro regina, Ippolita. L’ha presa con la forza e ora lei diventerà sua moglie. Al di là del fatto che la cosa ci ricorda tremendamente Shan-Pu e le assurde regole del suo villaggio ;-) mi piaceva condividere con voi questi versi spesso erroneamente associati più all’amore che alla guerra e alla violenza.
 
Un abbraccio a tutti coloro che mi leggono, siete più di quanto potessi immaginare!
Se avete tempo scrivetemi qualche riga e fatemi sapere che ne pensate!
 
InuAra
 
 
 
  
Leggi le 11 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Ranma / Vai alla pagina dell'autore: InuAra