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Autore: looking_for_Alaska    05/07/2014    1 recensioni
Anno 3025, stato di Alagar. Rebel ha ormai sedici anni e la società la obbliga a scegliere tra due lavori possibili : essere un ufficiale dell'Esercito, che ha lo scopo di annientare tutti i maschi esistenti, oppure rifornirlo. Un giorno però incontra un ragazzo che le chiederà di entrare a far parte della Resistenza. Seguirà il suo cuore, anche se così facendo farà soffrire tutti quelli che ama?
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Furry, Triangolo
Capitoli:
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Sono a casa, e stiamo aspettando le nostre cugine canadesi. Mamma e Beth hanno comprato badilate di verdura. Non credo che quattro persone possano mangiare così tanto. Sentiamo suonare il campanello e Vera apre la porta. Una ragazza sui quindici anni dai lunghi capelli biondi entra. Si chiama Axtrelle, ha occhi viola e un grande sorriso angelico. È molto bella. Sua sorella gemella Veronique è pressoché identica, a parte i capelli, che sono davvero ricci. Poi varcano la soglia Juliette, che ha tipo trent'anni ed è la loro madre, mentre Josephine, che è talmente grassa che non passa dalla porta, ne ha trentacinque ed è la loro gena. Josephine mi abbraccia così forte che ho paura di vomitare il pranzo sul pavimento pulito, mentre Axtrelle ride mettendosi una manina davanti alla bocca. Le gemelle hanno un anno in meno di me, ma non le sopporto. Sono così... Superficiali. Beth arriva e accoglie subito gli ospiti, facendole sedere a tavola. Axtrelle e Veronique si guardano attorno arricciando il loro nasino all'insù. Con la coda dell'occhio vedo Veronique che passa un dito su un mobile per controllare se c'é polvere. Mi fa salire troppa rabbia. Non le vedevo da un anno circa, ma ora che sono qui ho voglia di buttarle fuori. L'unica cosa su cui io e Vera andiamo d'accordo: la presenza delle gemelle al mondo è inutile. Ci sediamo a tavola, io e mia sorella vicine, di fronte e noi le gemelle e poi mia mamma e Beth e Josephine e Juliette. Axtrelle solleva una forchetta e la mette controluce, per vedere se è sporca. << Che detersivo usate? >> chiede. So per certo che Vera la odia. << Il vomito del cane >> risponde infatti e io devo trattenere una risata. Veronique trattiene un singhiozzo. << Avete animali? >>. E io invece detesto Veronique. << Di solito no, ma oggi ci sei tu >>. Sorride, ma stringe i pugni. Vera si lascia sfuggire una risatina. Guardo mia madre e vedo che mi lancia uno sguardo di disapprovazione. Beth invece mi sorride. Anche a lei stanno antipatiche. Difatti fa un sorriso angelico stile Axtrelle e dice: << Allora, Josephine, quanto pesi ora? >>. Josephine solleva la testa dal piatto (ancora vuoto) e ride. << Curiosona! >> urla. Una sua caratteristica é che non riesce a parlare senza sorpassare i duecento decibel. Mia madre va in cucina e torna per servire il cibo. Ha fatto tre enormi bielle di...insalata. Io, Vera e Beth la guardiamo pensando "stai scherzando vero?". Dall'occhiata che ci lancia, direi di no. Ci mette sul piatto la nostra razione di cibo, che è piuttosto magra, e poi serve Axtrelle, Josephine, Veronique e Juliette. Io e Vera guardiamo disgustate Josephine e lei mi sussurra sottovoce << mangia come un maiale >> e poi fa il verso dell'animale. Io, che stavo bevendo l'acqua, non riesco a trattenermi dal ridere e sputo tutto addosso a Veronique, che balza in piedi agitando le braccia. Poi tutto accade in un attimo: Vera fa accidentalmente cadere la bottiglia dell'acqua (aperta) addosso ad Axtrelle, che nella foga di alzarsi spinge via il piatto, quindi quasi un chilo di insalata vola addosso a Beth, che si offende quando mamma le dice di vergognarsi e allora prende il bicchiere colmo d'acqua e gliela versa in testa; mamma per vendicarsi le lancia una bella manciata di insalata, ma la manca, e finisce nel seno enorme di Josephine, che cercando di non farsi notare la prende con le mani e si ficca tutto in bocca. Vera si alza, ma con la maglia s'impiglia al tavolo e, non accorgendosene, rovescia tutta la roba per terra, compresa la tovaglia. Juliette alza la testa solo in quel momento e mormora << Buon appetito >>. Mia mamma, Axtrelle, Veronique e Josephine sono furibonde. Veronique mi passa di fianco e mi tira i capelli, sibilando << Congratulazioni, troietta, so che hai ottenuto un ottimo posto nell'Esercito >>. Il viso mi si infiamma, e sto per cantargliele, quando Vera, che a quanto pare ha sentito, molla uno schiaffo sulla guancia di mia cugina. Veronique si preme una mano sulla guancia, sconvolta. Vera le punta contro un dito. << Chiama ancora mia sorella "troia" e te la vedrai con me >> ringhia. Rimango ferma, sorpresa. Non mi hai mai difesa. << Ora basta >> la voce bassa ma profonda di Josephine interrompe il tutto. Tutte ci voltiamo a fissarla, e noto che ha le guance rosse di rabbia. << Lana >> dice a mia madre, << perdonaci se rifiutiamo la tua richiesta di rimanere anche a dormire. Ce ne andiamo >> e prende per mano le due figlie, seguita da Juliette. Mamma le rincorre fino alla porta borbottando una scusa dopo l'altra. Sentiamo la porta sbattere e sappiamo che se ne sono andate. Vedo mia madre ritornare nella stanza a passo lento. Si avvicina a Beth e sibila qualcosa. La donna se ne va dalla stanza con uno sguardo di scuse. Rimaniamo io e Vera e sinceramente ho paura più per me che per lei. Punta un dito contro di lei. << Tu... >> la sua voce trema di rabbia. << Vergognati! Da te non me lo aspettavo proprio >>. E poi il suo dito si sposta su di me. << Di te invece ne ho abbastanza. Prepara le valigie, parti per l'Esercito domani >>. Sento le ginocchia sciogliersi. Non può farlo. Semplicemente non può. Questa è casa mia. Vera fa un passo avanti. << Mamma, lei... >>. << Stai zitta! >> urla lei. Mi guarda e dice con voce fredda. << Hai sentito cosa ho detto. Vai di sopra e prepara le valigie. Domani ti accompagno all'Esercito >>. Non ho più voce. << Quanto tempo? >> riesco solo a dire. Lei non abbassa lo sguardo. << Per sempre. Ci vedremo ogni tanto, per esempio una volta alla settimana. Non di più >>. Si volta ed esce. Io guardo Vera, ma lei non incrocia i miei occhi. La vedo respirare lentamente, e quando alza la testa per guardarmi, ha gli occhi lucidi. << Mi dispiace >> sussurra a voce così bassa che quasi non la sento. Ma non capisco per cosa dovrebbe dispiacersi. Non è lei che mi ha fatto sbattere fuori di casa. A meno che... "A meno che lei non abbia fatto in modo di mandarmi via". Ma scaccio quel pensiero. Che motivo avrebbe mai avuto? Salgo in camera mia e mi siedo sul letto, prendendomi la testa tra le mani. Conosco abbastanza mia madre da sapere che non cambierà idea. Tiro fuori una valigia da sotto il letto e la apro. Ci butto dentro le prime cose che capitano, mentre la rabbia inizia a prendere il posto della tristezza. Mi vuole mandare via? E che lo faccia, allora. Tanto me ne sarei dovuta andare comunque di lì a poco. Chiudo la valigia e l'appoggio contro il comò. Sollevo la testa verso l'alto e respiro lentamente a bocca aperta. Non piangerò. Non gliela darò vinta. Appoggio la testa sul cuscino e sento il profumo di casa. Non voglio andarmene via, ma devo. Vado sotto le coperte e mi copro la faccia con le mani. Non devo piangere, non devo piangere. Sono forte. Mi addormento poco dopo, spaventata per il giorno dopo. Vengo svegliata dal rumore della navetta. "Strano" penso. Non accendiamo mai la navetta senza che tutti siano svegli. Scendo giù in cucina e mia mamma non sta preparando la colazione. È ferma, con la schiena appoggiata contro il frigorifero che parla con Vera. << Saluta tua sorella quando partirà >> sussurra mia mamma come se temesse che qualcuno la possa sentire. Vera sbuffa. << Devo proprio?>>. Mia madre rizza la schiena. << Vera, è giusto così. Partirà per l'Esercito e la manderanno nella Resistenza. È un comandante >> sibila. Vera stringe i pugni tanto da far diventare le nocche bianche. << Io sono nell'Esercito da quattro anni quasi, e sono solo un soldato. Lei non lo ha mai visto ed è comandante. Non è giusto >> ringhia. Mia mamma le afferra un polso. << Non ho idea del perchè abbiano accettato la sua carica >>. Vera strattona il braccio con rabbia e si sistema meccanicamente i capelli. << Be', cerca di scoprirlo. Non voglio farmi dare ordini da lei >>. Mia mamma annuisce. Entro nella stanza facendo più rumore del necessario. Quella conversazione è durata fin troppo. Mamma esce subito quando mi vede arrivare. Sto in silenzio, prendo una mela dal frigorifero e l'addento con forza, guardando Vera negli occhi. Lei si avvicina e mi sibila all'orecchio << Spero che la navicella crolli e che tu sia l'unica a morire >>. Scrollo le spalle, non mi ha detto nulla di nuovo. Ma c'é una nuova rabbia nella sua voce, qualcosa di diverso. Addento la mela una seconda volta. Lei non se ne va. Mi fissa, aspettando una reazione. Prendo la caraffa del succo di frutta. << Sai cosa? Meriti la morte. Odiosa bastarda, mi hai rubato il posto! >> ringhia. Sorrido tra me e me, mi volto verso di lei... E le rovescio tutto il succo in testa. Ho scelto quello più appiccicoso apposta. Urla. Io appoggio la caraffa sul tavolo e corro alla navicella. Entro dentro e Beth e la mamma mi salutano. Non hanno notato niente. "Per fortuna". Beth mi accompagna a sedermi all'ultimo posto in fondo, dentro al cubo che dovrebbe essere la mia stanza. C'è solo una poltrona vecchia e una tv, ma va bene così. Esce chiudendo la porta. Cerco il telecomando della tv dietro alla poltrona. << Buongiorno >>. Quella voce. Mi volto di scatto e il ragazzo alto e muscoloso di ieri è lì davanti a me, con un sorrisetto ironico che sembra tipico di lui, e la bandana mimetica in testa. È bello quasi più di ieri, ma quello che mi spaventa di più è... Come ha fatto ad entrare? Raddrizzo la schiena, stringo i pugni e cerco di darmi un tono. << Che diavolo ci fai tu qui? >> sussurro concitata. Okay, non riesco a stare calma. Lui mi si avvicina e mi afferra una mano, posandole un leggero bacio sopra. Arrossisco trattenendo il respiro. Cosa sta facendo? << Sei ancora più carina di come ricordavo >> dice. Lo fisso, cercando il segno di una menzogna nei suoi occhi, ma non ne trovo traccia. Che pensi davvero che io sia carina? No, impossibile. Lui sembra tanto il tipo di ragazzo che pensa solo a divertirsi. Non quello per me. Tolgo la mano dalla sua e mi giro, in modo da dargli la schiena. Non voglio che mi veda arrossire. Mi accorgo che non ha risposto alla mia domanda. << Cosa ci fai qui? >> ripeto, con più calma. Dal tono della sua risposta, so che sta sorridendo. << Sono venuto a vedere come sta la principessa che ha salvato mio fratello >>. Mi volto di scatto e lo guardo. << Quel ragazzino era tuo fratello? >>. Ride della mia espressione, e pian piano mi rilasso e rido con lui. Quando torna serio, i suoi occhi cercano i miei con insistenza. Reggo il suo sguardo, anche se mi intimidisce, con quei suoi occhi d'onice. È davvero bello. Ha labbra piene e sopracciglia che gli danno un espressione ironica. Tutto in lui, è ironico. E per la prima volta, non disdegno l'ironia. Stringo i pugni. Non devo pensarci. Sono una femmina, e se mi scoprono a parlare con un ragazzo, che si è pure infiltrato di nascosto nella stanza della navetta, probabilmente mi condannano a morte. Ed è il pensiero di morire a parlare al posto mio. << Vattene >> sibilo, ad un tratto fredda. Guardo la porta, come se temessi che da un momento all'altro si apra. Il ragazzo sorride. << Forse è meglio così >> dice, ma la sua bocca ha una piega sarcastica. Io inspiro profondamente per mantenere il controllo. << Se mi scoprono a parlare con te, probabilmente mi ammazzano >> dico. Il ragazzo sbuffa. << Che governo stupido e debole >> risponde, e mentre scompare io gli chiedo << Aspetta! Come ti chiami? >>. Vedo il suo sorriso svanire lentamente e le sue parole riecheggiano nella stanza : << A tempo debito lo saprai; i nomi contengono una grande potenza >>. Espiro, non mi sono accorta di aver trattenuto il fiato fino ad adesso. Mi siedo sulla poltrona. Accendo la tv appena trovo il telecomando, ma non la guardo. Sto ripensando a lui, a chi può essere. Se ci scoprissero... Il problema di questa società è che non importa cosa hai in testa mentre fai qualcosa, ma che l'hai fatta. Mi ucciderebbero se lo sapessero. E torturerebbero lui fino a farlo morire di stenti. Dopo circa un'ora bussano alla mia porta. Scatto in piedi, pensando che sia lui, ma ovviamente non è così. Beth entra e si siede. Mi sfiora i capelli con le mani. << Spaventata? >>. Ci penso un secondo prima di rispondere. Dovrò uccidere, mutilare, ferire persone che non m'hanno fatto nulla. Spaventata? No. Disgustata? Ecco, forse sì. Ma annuisco. Beth sorride dolcemente e mi abbraccia. << Ti verremo a trovare, te lo prometto >>. Le bacio una guancia e rispondo che mi mancheranno. Poco dopo atterriamo. Corro alla finestra, ma quello che vedo è solo una grande piana desolata. Mamma mi chiama. La porta della navetta é ancora chiusa. Viene verso di me e mi posa le mani sulle spalle. Non mi dice che non è più così sicura di volermi mandare nell'Esercito subito, ma glielo leggo negli occhi. E la abbraccio forte. << Non ti succederà nulla >> mi promette, ma non ho paura per me. Le abbraccio tutte, e poi le chiedo << Mi accompagnate...? Non so dove sia esattamente >>. Beth ride << Non possiamo. Solo qualcuno che vuole entrare nell'Esercito può trovarlo >>. Annuisco. Scendo dalla navetta e appena poso un piede nella piana, la navetta vola via. Sono sola. Sola nel nulla.
   
 
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