Richiamo
di sangue
Matrimonio in vista! Ansia da cerimonia o incubi premonitori?
È
tutto pronto, è il grande momento. Lucy è davanti a lui, meravigliosa nel suo bianco
abito da sposa.
Lui
è talmente emozionato che sì e no ricorda il suo nome.
Lord
Shinigami continua imperterrito nella sua cerimonia, ma a malapena lo sta
ascoltando.
Tuttavia,
quando la terra inizia a tremare, persino lui è costretto a tornare alla
realtà.
Lucy
solleva l’abito da sposa e corre verso l’ingresso trafelata, dietro di lei
Kevin e tutti gli altri.
Lui
li segue e alza lo sguardo verso il cielo, viola e rosso, di una tinta
assolutamente innaturale.
Lassù
una decina di streghe volano sopra le loro teste ridendo sguaiatamente.
Lucy
si stringe a lui, chiedendogli cosa succede e una frase gli esce spontanea
dalle labbra, una risposta che ha ripetuto mille e mille volte e che sa che
ripeterà ancora e ancora, come una maledizione.
«
Questo è l’inizio di un nuovo mondo… »
Simon si
mise a sedere sul letto di scatto. Di nuovo quell’incubo, sempre lo stesso, da
mesi ormai. Si passò le mani fra i biondi capelli madidi di sudore.
« Solo un sogno, è solo un maledetto incubo, niente di più… »
Sì, quel
pensiero sembrava ridargli pace. Se solo avesse potuto vedere i suoi occhi che
da dorati tornavano del loro azzurro naturale avrebbe capito che stava
inconsapevolmente mentendo a se stesso.
A
posteriori, un vero peccato.
Lucy aprì
gli occhi lentamente, svegliata dal solito rumore di una sveglia che si andava
a infrangere sul selciato davanti a casa. Un applauso le annunciò che Kevin
aveva appena battuto il suo record personale di lancio mattutino della sveglia.
Tutto nella norma, insomma.
La
ragazza si stiracchiò e andò a prepararsi, per poi scendere a cucinare la
colazione. Sapeva che nel frattempo Kevin era già partito per il suo quotidiano
giro di corsa e che Simon stava decidendo se uscire o meno dal letto. Tutto
perfettamente e squisitamente normale, come da tre anni a quella parte, del
resto.
La
ragazza si legò un grembiule in vita e iniziò a preparare il caffè. Con un
gesto abitudinario fece per spostarsi la treccia di capelli neri, ma si fermò.
Doveva ancora abituarsi alla nuova pettinatura a caschetto che era stata
costretta ad adottare dopo l’ultimo scontro con un kishin
che le aveva bruciato i capelli. Kevin l’aveva sgridata per un bel po’ quando
si era messa a piangere. “È solo colpa
tua”, le aveva detto, “se volevi
evitare il colpo non potevi trasformarti in polvere sonnifera
come fai sempre?”.
Oh, Kevin
non era cattivo, era solo molto, molto lunatico nel suo modo di fare. Un attimo
dopo infatti l’aveva consolata. Lucy aveva quella treccia da quando più di tre
anni prima aveva lasciato il suo villaggio per venire alla Shibusen
e ci era affezionata.
Lucy mise
la caffettiera sul fuoco e buttò un occhio al calendario. Quel giorno sarebbe
venuto a trovarla suo nonno James. Era da un po’ che non lo vedeva, ora che
finalmente era riuscito a farsi accettare dal resto della comunità. Certo, il
fatto di essere un ex Kishin non l’aveva aiutato a
farsi amicizie, all’inizio, ma quando con calma si spiegava che non era stata
una sua scelta, ma che il suo vecchio maestro d’armi l’aveva drogato con una
follia artificiale di sua invenzione e che ormai gli effetti si erano conclusi,
di solito James veniva lasciato in pace. Ormai era una persona come tutte le
altre, a parte i segni indelebili della sua brutta esperienza che si sarebbe
trascinato dietro per tutta la vita: il rimorso di aver sterminato tutto il suo
Clan e quell’anima rosso sangue che non era riuscito a sbiadire nemmeno con
l’aiuto di Stain. L’ultimo particolare però lo poteva notare solo Maka con il
suo sguardo speciale. La ragazza non si stancava mai di ripetere che
difficilmente si sarebbe abituata a quell’anima rossa con solo una piccola
parte azzurra, esattamente l’opposto di quella Lucy, ma di certo non era colpa
di nessuno quel piccolo incidente accaduto tre anni prima a causa del quale si
erano scambiati un pezzo di anima. Oh, nessun problema per entrambi, avevano
solo acquisito la strana capacità di sentire l’uno i sentimenti dell’altro e di
individuarne la posizione, cosa che James utilizzava spesso per tenere sotto
controllo la nipotina. Lucy a volte gli diceva scherzosamente che non era il
caso, che ormai era maggiorenne, ma come poteva dirgli davvero qualcosa, quando
sapeva bene di essere ormai l’unico legame di quell’uomo con il loro antico
Clan, i Majikkodasuto, l’unica famiglia di armi in
grado di trasformarsi in polvere? Anche se lei sapeva fare molto di più.
Le ci era
voluto molto tempo e molto esercizio per imparare a utilizzare al meglio tutte
le sue trasformazioni: la falce, il boomerang, il fioretto, l’arco e quella
elegante polvere d’argento che addormentava le persone. In quel periodo era
stato Simon, il suo maestro d’armi, a starle vicina e a incoraggiarla. Poi
avevano incontrato Kevin, un altro sopravvissuto di quel Clan, che però, oltre
che in un disco dai bordi affilati, si trasformava in una nuvola di polvere
color cremisi in grado di uccidere; proprio per questa sua capacità da piccolo
era stato adottato da un kishin che lo aveva
costretto ad avvelenare interi villaggi cosicché potesse nutrirsi delle loro
anime. Quando Lucy e Simon l’avevano incontrato, dopo un iniziale e inevitabile
scontro, l’avevano invitato ad unirsi alla loro squadra e da allora erano stati
un trio indivisibile… ma quanto aveva dovuto faticare
Simon per cercare di far aprire un po’ quel ragazzo allo stesso tempo così
razionale e così passionale!
In quel
momento un rumore annunciò alla ragazza che Simon si era deciso ad uscire dalla
camera e ad andare in bagno. Sorrise mentre metteva a tostare il pane.
Simon era
rimasto sempre lo stesso in tutti quegli anni. Era sempre più interessato alla
musica e al suo amato violino più che allo studio, e solo grazie a Lucy, a
Kevin e a Soul era riuscito ad evitare la quarta bocciatura. Non che non fosse
intelligente, al contrario, il problema era proprio solo trovare la voglia di
mettersi sui libri. Perché Simon, in realtà, alla Shibusen
non avrebbe proprio voluto venire. Il suo sogno era entrare al conservatorio,
ma la famiglia lo obbligò a intraprendere la carriera del maestro d’armi. Già,
la famiglia di Simon era “leggermente ingombrante”, come la definiva Lucy
quando il ragazzo minacciava di tagliare i ponti con tutti i famigliari. Non
era facile portare il cognome Onpu e Simon odiava più
di ogni altra cosa l’idea di essere un duca e avere per questo un trattamento
diverso dagli altri. C’era voluto diverso tempo perché confessasse anche ai
compagni di essere nobile di nascita e superasse l’imbarazzo di quella
situazione. Simon aveva sempre voluto essere semplicemente come tutti gli
altri. Ma a impedirglielo, oltre al padre (un uomo dai rigidi principi che si
chiedeva continuamente perché il suo primogenito non avesse la sua stessa forza
di carattere e la passione necessaria per portare avanti gli affari di famiglia,
caratteristiche ereditate tutte, insieme al “dolce caratterino paterno” da sua
sorella Rachel), ci si era messo anche il destino, perché aveva ereditato da
sua zia il potere di Veggenza, quella capacità di vedere il futuro che si
manifestava quando i suoi occhi diventavano color oro, solitamente suonando il
violino, ma a volte anche senza fare assolutamente nulla.
Il rumore
della porta che sbatteva annunciò alla ragazza che Kevin era rientrato.
«Tanto è
inutile, la risposta è sempre no!»
Una voce
femminile attutita dalla porta gli ripose: «E dai, Kevin…»
«Ho detto
di no, Liz!»
Lucy
sospirò. Liz e Kevin stavano insieme da tre anni, ma a differenza di lei e
Simon, il loro rapporto era sempre stato altalenante, con frequenti litigi e
discussioni. Non che non si volessero bene, al contrario, il problema era
l’ingombrante presenza di due figure a cui Liz non voleva né poteva rinunciare:
Death the Kid e sua sorella Patty.
«Non ho
intenzione di fare una figuraccia!»
Liz
sospirò: «Ma perché? Patty è brava a cucire, ti farebbe un bel vestito e ci
tiene tanto…»
Kevin
divenne ancora più rosso dei suoi capelli dal nervoso: «PERCHÉ TUA SORELLA HA
IL VIZIO DI FARE TUTTO GIALLO E IO NON HO INTENZIONE DI FARE DA TESTIMONE AL MATRIMONIO DEI MIEI MIGLIORI AMICI
VESTITO COME IL PULCINO PIO!!! PER DI PIÙ SIMMETRICO,
VISTO CHE SICURAMENTE CI SI METTERÀ DI MEZZO ANCHE KID!»
«NON
PERMETTERTI DI ALZARE LA VOCE CON ME, KEVIN AKAI! E
LASCIA FUORI PERSONE CHE NON C’ENTRANO NIENTE, LA VERITÀ È CHE TU VUOI
LASCIARMI FUORI DALLA TUA VITA!»
«NON TU,
QUEI DUE PAZZI FISSATI L’UNA CON IL GIALLO E LE GIRAFFE, L’ALTRO CON LA
SIMMETRIA CON CUI FAI SQUADRA!»
«NON
PARLARE MALE DI MIA SORELLA!»
Lucy
ridacchiò e Simon si unì a lei scendendo dalle scale.
«Sono
ancora lì a discutere del vestito per il nostro matrimonio?»
«A quanto
pare…»
E sì, la
loro normalità in realtà era abbastanza stravolta dalla preparazione della
cerimonia. E nonostante ora ridessero delle discussioni di Kevin e Liz, anche
loro avevano dovuto discutere e non poco con la famiglia di Simon per far
accettare l’idea di un matrimonio con una persona che di nobile non aveva
nulla, se non il carattere. Il padre di Simon si era opposto in ogni modo, ma
alla fine, quando si era ritrovato tutto il resto della famiglia contro, si era
limitato a commentare che era troppo presto, che la sposa era appena
diciottenne e se anche Simon aveva tre anni più di lei, erano troppo giovani
per prendere una decisione così importante. Ma loro erano convinti e tutti gli
amici si erano impegnati al massimo per rendere il matrimonio indimenticabile.
Kevin si
sedette al tavolo sbuffando: «Oh, uffa! Ma vi sembra normale che quella là
venga a inseguirti mentre stai tranquillamente facendo jogging con Black Star…»
Simon lo
guardò perplesso: «”Tranquillamente”
e “Black Star”
in un’unica frase già stonano…»
Il
ragazzo rise: «D’accordo, svegliando mezzo vicinato con le sue urla esagitate,
siamo sinceri.»
Simon
annuì: «Ecco, così va meglio.»
Lucy
arrivò con il caffè: «Su, su, calmati e vedi di fare colazione! Per quanto mi
riguarda, puoi venire anche con la tuta che indossi.»
Il
violinista fece una smorfia: «Magari proprio con questa no, visto che ci hai
corso fino ad ora e sarà tutta sudata…»
Kevin gli
fece una linguaccia e ridendo iniziò a fare colazione.
Lucy si
accomodò: «Però devo dirti che questi allenamenti mattutini ti stanno facendo
bene, sei decisamente meno gracilino che un po’ di tempo fa…»
«Semplicemente
mi sto impegnando per cercare di dimostrare tutti i miei diciotto anni e non solo
tredici o quattordici, come mi dicono tutti …»
Simon
sorrise guardando con la coda dell’occhio una loro vecchia foto. In effetti
rispetto ad allora Kevin era decisamente più muscoloso e i capelli rossi erano
molto più lunghi, gli arrivavano ormai fino quasi alle spalle, anche se i suoi
occhi color smeraldo erano sempre gli stessi; Lucy si presentava un po’ diversa
grazie alla nuova pettinatura, ma anche lei dimostrava sempre meno anni di
quelli che aveva (a dire di James, una caratteristica comune a tutti i Majikkodasuto). E lui? Simon era esattamente identico a
quella fotografia: stessa altezza, stessa pettinatura…
lui non era cambiato neanche un po’.
«Ah,
Simon, dopo potresti uscire?»
«Perché?»
«Perché
vengono il nonno, Maka e Tsubaki per le prove dell’abito da sposa e tu non puoi
vederlo!»
Simon
sbuffò: «Le solite superstizioni… vorrà dire che mi
porterò dietro il violino e andrò da Soul ad accordarmi per la musica della
cerimonia, così non mi sento del tutto inutile…»
Lucy
sospirò: «Simon, quante volte ti devo dire di smetterla di dire che sei
inutile? Non è affatto vero!»
Kevin
rispose distrattamente imburrando il pane: «Per me fino a quando non vi
ricovereranno entrambi in una casa di riposo…»
I futuri
sposini risposero in coro: «EHI!»
Kevin
sorrise: «Piuttosto, tu devi davvero spiegarmi come hai convinto Soul a
suonare! D’accordo che probabilmente ti esibirai anche tu e conoscendo Lucy non
mi stupirei se si mettesse a cantare come al solito…»
Simon lo
guardò di sottecchi divertito: «Come se non ti avessi sentito in camera tua
fare le prove con il flauto…»
Lucy fu
fulminata da un dubbio: «Ti prego, dimmi che non l’hai nascosto come al solito
nella manica della felpa anche mentre sei andato a fare jogging…»
«Non sono
così stupido! Se corro non ho mica il fiato per suonare!»
«Meno
male, altrimenti me lo ritrovavo nella lavatrice come l’ultima volta…»
Kevin si
alzò da tavola: «Oh, bè, se avete finito di
criticarmi, lascio la coppietta quasi sposata e vado a farmi una doccia e a
continuare quel libro…»
«Shakespeare?»
«Molière.»
«Sbagliato
di poco.»
«Oh, di
pochissimo, Simon, quasi come se avessi scambiato Beethoven con Verdi…»
Il
ragazzo sorrise e salì di sopra, mentre Simon prendeva la custodia del suo
amato violino. Lucy aveva perso le speranze di convincerlo a non portarsi sempre
dietro quel violino che sua zia aveva fatto incantare per renderlo
indistruttibile.
«Allora
io vado.»
«Ci
vediamo più tardi.»
«Ti amo.»
«Anch’io.»
E non
appena Simon chiuse la porta, Lucy corse in camera sua a prendere l’abito da
sposa.
«Che
stress tutti questi preparativi!»
Soul: Allora, come va?
Simon: Credo che siamo tutti e tre sull’orlo
di un esaurimento di nervi.
Soul: Bene... sinceramente, dopo aver visto
voi, credo che non mi sposerò mai.
Simon: Se Maka è d’accordo...
Soul Eater,
Richiamo di sangue, 2° capitolo: Il grande giorno!
Sopravvivrò all’ansia abbastanza a lungo da dire sì?
Soul: Ma cosa dici? Io e Maka? Ma per favore,
non mi sposerei mai una come lei, non sarebbe per nulla fico!
Simon: ... disse il ragazzo che ci convive da
anni...
Soul: È solo per pagare meno l’affitto! Che
ne dici invece di dire stupidate se cominciamo a suonare?
Simon: Forse è meglio...
Buongiorno a tutti! Ebbene sì,
sono tornata! Ci ho messo un bel po’ per decidermi a pubblicarla, ma ora ci
sono. Che ci crediate o no, la trama è pronta da un pezzo, ma ho impiegato
tutto questo tempo... a scrivere questo capitolo! Mica facile riassumere 230
pagine e 30 capitoli in uno spazio accettabile e senza risultare noiosi...
spero solo di esserci riuscita! Vorrei che questa storia fosse comprensibile
anche da chi non ha letto precedentemente “Polvere Incantata”.
La maggior parte di voi,
immagino, sarà arrivata qui in fondo e si sarà chiesta dove sono i bivi. Ho deciso
di usarli in modo funzionale alla storia, quindi non ci saranno sempre. In alcuni
punti serviranno a mostrarvi la scena da punti di vista differenti; in altri vi
mostreranno avvenimenti che avvengono contemporaneamente; infine, da un certo
punto in poi, si dovranno fare delle scelte definitive, che cambieranno
sensibilmente la storia. L’idea vi può piacere? Spero di sì. Ho riletto due
volte il regolamento e non ho visto regole che vadano contro le storie a bivi,
ma se ci fossero problemi vi basterà segnalarmelo.
Un’ultima, piccola nota. Dovendo
scrivere a volte 2/3 capitoli alla volta, per potervi dare le scelte, i tempi
di aggiornamento potrebbero dilatarsi. Mi scuso già, ma è una conseguenza
inevitabile. E non arrabbiatevi se cliccherete sull’aggiornamento e non lo
troverete. Un quarto d’ora e ci sarà, mi servirà per avere il link del bivio.
Ok, dovrei aver finito con gli
avvisi. Spero che vogliate giocare con me e con questo esperimento. Mi raccomando,
commentate!
CIAO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Hinata 92