Fanfic su attori > Josh Hutcherson
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Autore: LizzieCarter    06/07/2014    5 recensioni
"Si china a terra e raccoglie un libro che ha urtato col piede avvicinandosi al bagagliaio aperto.
 -Un ponte per Terabithia?- chiede, con una sfumatura indecifrabile nel tono divertito [...]; sorride, sembra stia per dire qualcosa, ma poi si limita ad avvicinarsi e a riporre con delicatezza il libro nello scatolone che tengo in mano..."

Un'appassionata di libri in fuga dal passato,
un ragazzo che non è solo un attore famoso,
un giardino sempre misteriosamente fradicio,
una coinquilina stalker,
dei chiassosi polletti,
la storia di un'intrepida panettiera,
una nuova Terabithia...
"- E' meglio...- si schiarisce la voce, lasciandomi le mani per infilarsi un paio di guanti di pelle chiara; - E' meglio se ti tieni bene-.
Annuisco contro la sua spalla, sobbalzo lievemente quando lui toglie il cavalletto e fa partire la moto con un rombo, e poi... poi c'è solo il vento sul mio viso.
Cosa estremamente poetica, non fosse che mi sono mangiata metà dei miei capelli!"

[con illustrazioni all'interno :)]
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Un nuovo ponte per Terabithia'
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Dimka
Kellie non fa che dimenarsi, seduta di fianco a me nella coupé. Non capisco se non riesca a contenere la gioia al pensiero di rivedere Dimitri così presto, o se sia stata aggredita da qualche pulce sul sedile.
Io, da parte mia, mi gratto felicemente il naso, che ho finalmente potuto liberare dalla diabolica mascherina.
E' già mezz'ora che siamo per strada, e la macchina non va molto veloce, quindi ci aspetta ancora una lunga traversata. Però ho insistito lo stesso per andare all'aeroporto con la mia macchina, dopo averle fatto il pieno, perché non guido da talmente tanto tempo che ormai temevo di essermi dimenticata come si fa.
D'altra parte, Kellie è stata ben contenta di cedere a me il compito di guidare per potersi dedicare ad altro. Non so bene in cosa consista l'altro, ma vi basti sapere che la biondina è rimasta con lo sguardo fisso sul cellulare da quando siamo montate in macchina, le dita costantemente impegnate a sfrecciare sulla sua tastierina.
Costretta a frenare davanti ad un semaforo rosso, allungo il collo oltre la sua spalla per sbirciare cosa la stia impegnando tanto. Mi ci vuole qualche istante prima di riconoscere la schermata bianca e blu, colma di strani simboli come "@" e "#", ma poi capisco che si deve trattare di twitter. Kellie sembra tutta impegnata a rispondere ad una valanga di messaggi, tutti indirizzati a una certa "@starstalker_k" e, quando mi rendo conto che quello dev'essere il nickname che si è scelta, mi scappa una risatina. Almeno riconosce di essere una stalker!
Lei alza lo sguardo all'istante, sorpresa di trovarmi a sbirciare, ma prima che una di noi possa dire qualcosa un colpo di clacson ci fa sobbalzare entrambe sui sedili, avvertendoci non troppo gentilmente che al semaforo è scattato il verde ed è ora di muoversi.

Una volta arrivate all'aeroporto, io e Kellie scopriamo che non è rimasto neanche un posto libero nel parcheggio. Letteralmente, non c'è un parcheggio libero:  neanche quello per i disabili!
Di conseguenza, mentre io rimango in macchina a girare per l'intrico di sensi unici del parcheggio, Kellie corre, in impeccabile equilibrio sulle sue scarpe altissime, fino all'entrata dell'edificio per andare a prendere Dimitri, il cui volo dovrebbe essere atterrato pochi minuti fa.
Quando il gigante biondo - detto anche Dimitri - esce dalla porta a vetri con un braccio impegnato a reggere il piccolo bagaglio a mano e l'altro  ben stretto attorno alle spalle di Kellie, lo saluto sporgendo un braccio dal finestrino. Sto passando proprio in quell'istante davanti all'entrata per la quinta volta di seguito, visto che non si è ancora liberato nessun posto, e faccio segno ai due di sbrigarsi a salire mentre rallento, presto rimproverata da un coro furioso di clacson.
- Allora, Dimts, fatto a botte con nessuno ultimamente? - chiedo, gioviale, dopo che la macchina ha smesso di traballare per i tentativi del giovane russo di trovare una posa comoda in una macchina col tettuccio decisamente troppo basso per uno della sua stazza.
Attendo per qualche secondo la risposta, pensando che Dimitri sia tutto impegnato a fare il conto delle persone che ha dovuto pestare, ma quando mi decido a girarmi capisco che la mia curiosità è destinata a rimanere insoddisfatta, visto che la bocca del ragazzo al momento è tutta impegnata in un'accesa "discussione" con quella di Kellie.
Faccio un'orribile smorfia in loro direzione, ma sembrano non accorgersi nemmeno di essere osservati. Per un'istante mi permetto di immaginare di fare una foto a loro due adesso e di diffonderla poi ai media, ma realizzo subito due cose: primo, a loro probabilmente non dispiacerebbe (anzi, sicuramente Kellie ne sarebbe contenta); secondo, sono davvero disposta a rischiare un incidente stradale per fargli una foto mentre siamo per strada? Nah.
Visto che con i due che si rotolano sul sedile posteriore della macchina non ci sono prospettive di conversazione, decido di chiamare Josh per avvertirlo che Dimitri è arrivato sano e salvo (e, a quanto pare, piuttosto arrapato) a Union.
Approfitto di uno stop per comporre il suo numero, poi incastro il cellulare sul cruscotto e lo lascio suonare in attesa che un certo attore da strapazzo risponda dall'altro capo.
- Ehilà! - esclama, all'improvviso, la voce di Josh dall'altro capo del telefono. - Cos'è questo baccano? -.
Kellie e Dimitri, sul retro, non danno alcun segno di essersi accorti che in macchina adesso sta parlando una voce maschile anche se con loro non ci sono che io.
- E' la mia macchina - spiego, seccata. I due sul sedile posteriore sono incredibilmente silenziosi, quindi è poco probabile si stia riferendo a loro.
- E quello che senti è un canto, non baccano! - lo rimbecco, ma lui fa presto a replicare, rivelando un aspetto nerd particolarmente insolito e affascinante, - Sì, il canto delle sirene di Harry Potter quando sono fuori dall'acqua! -. Cioè un insopportabile stridio. Ah-ah, simpatico.
- Il tuo cervello è fuori dall'acqua! - ribatto, indispettita, non trovando niente di meglio per zittirlo. Accompagnata dalla risata gongolante di Josh, mi lancio in una curva ruotando con forza il volante e, prima che possa fare in tempo a riacchiapparlo, vedo il cellulare scivolare sul cruscotto fino ad infilarsi nella fessura tra la bocchetta di condizionamento e il finestrino dell'auto.
- Accidenti! -.
- Cos'è successo? - domanda la sua voce, stranamente soffocata, provenendo dal punto in cui si è incastrato il cellulare.
- Sei finito in un buco - spiego, sbrigativa, cercando di allungarmi per disincastrare il cellulare senza perdere il controllo della strada.
Josh, dall'altra parte del telefono, sospira. - Ci credi che Jen è passata proprio in questo momento e, sentendo la tua frase, si è convinta che stiamo facendo sesso telefonico? -. Sospira più forte. - Ha detto che non ha più intenzione di scollarsi da qui... Si è interrotta nel bel mezzo di una scena per venire a prendere una bottiglietta d'acqua e adesso tutti gli operatori mi stanno guardando male pensando che sia colpa mia! -.
Non posso fare a meno di ridere, immaginando Josh che si fa piccolo piccolo sotto le occhiatacce della sua crew e Jen che fa la sua faccia da pervertita. Il  suo rapporto con Nicholas non deve soddisfarla molto, se va sempre in giro ad ascoltare le conversazioni altrui cercando di cogliervi frasi piccanti!

La strada corre veloce sotto le ruote della macchina mentre Josh mi racconta qualche aneddoto dal set e io gli spiego come vogliamo ridipingere la casa; in men che non si dica, siamo tornati ad Union.
Quando finalmente parcheggio di fronte a casa, Kellie e Dimitri non si sono ancora staccati (devono essere entrambi campioni di apnea in incognito!), così chiedo a Josh un favore.
Piano piano, mi sporgo oltre gli schienali dei sedili anteriori e, dopo aver alzato al massimo il volume, tendo il braccio con cui tengo il cellulare verso la coppia, fino a portarlo quasi al livello delle loro orecchie. Dopo aver contato fino a dieci, come avevamo concordato, Josh urla a squarciagola dalla cornetta "RAZZA DI SVERGOGNATI!".
I due si alzano con un gran balzo (Dimitri sbatte rumorosamente la testa contro il tettuccio) e si guardano attorno con aria spaesata. Con una risata, chiudo la chiamata con Josh.
- Josh vi saluta - dico, cercando di nascondere un sogghigno.

Dopo un pranzo sostanzioso, Dimitri crolla addormentato sul divano, con P.T. acciambellato accanto a lui, a russare sonoramente. Intanto, io e Kellie prepariamo barattoli di vernice e pennelli. Abbiamo deciso che la stanza che tinteggeremo per prima deve essere il salotto/sala da pranzo, visto che entrambe passiamo la maggior parte del tempo lì e che è anche il posto in cui si accolgono gli ospiti. Inoltre, è anche la stanza più grande e, visto che Dimitri si è fatto convincere ad aiutarci, abbiamo decisamente intenzione di approfittarne.
Non ci vuole molto tempo ad accatastare le vernici le une sulle altre, visto che è occorso solo spostarle dall'angolo dietro la porta (dove le avevamo sistemate ieri sera) al centro della stanza, così, mentre Dimitri mormora nel sonno qualcosa a proposito di biglietti per entrare in discoteca e di rompere le dita a chi cerca di intrufolarsi senza averli, mi accuccio di fronte al mucchio di barattoli di latta e ne prendo in mano uno per leggere le istruzioni per l'uso.
Per fortuna il proprietario del negozio ieri ci aveva già spiegato cosa sarebbe stato necessario, quindi non vado in panico quando leggo che per preparare la vernice per la stesura bisogna mescolarla ad un solvente. In ogni caso, spero di non sbagliare con le quantità, o sarà come dipingere i muri con gli acquerelli.
Dopo qualche minuto, sento le decolleté da casa di Kellie ticchettare sul pavimento e alzo lo sguardo, sospettosa: ci manca solo che voglia farmi una foto in tenuta-da-vernice per diffonderla sul web, adesso.
Fortunatamente, non ha in mano il suo cellulare, ma uno strofinaccio per asciugare i piatti. Cosa molto strana, visto che i piatti li ho già lavati io.
- Kellie?- domando, - Non hai intenzione di strangolarmi con quello e poi approfittare di Dimitri perché ti aiuti a seppellirmi, vero? -.
Per tutta risposta, lei lo tende verso di me. Sto per chiederle se questo vuol dire che devo strangolarla io, quando lei domanda - Me lo leghi? -.
Prendo lo strofinaccio in mano, stranita, poi la guardo aspettando ulteriori istruzioni.
Lei guarda me, in attesa.
Io guardo lei.
Lei mi guarda e alza le sopracciglia.
Io la guardo e scrollo le spalle.
- Non ho capito dove te lo devo legare -, ammetto.
A Kellie scappa una risatina. - In testa! Devo coprire i capelli, non voglio che si sporchino di vernice -.
Mi alzo in piedi a fatica e le lego lo strofinaccio in testa; cosa più difficile di quanto sembrasse all'inizio, visto che Kellie rifiuta di raccogliere i capelli in una coda di cavallo perché "non vuole che le si spezzino", e quindi un sacco di ciocche dei suoi capelli sottili continuano a scivolare fuori da tutte le parti.
Dopo qualche minuto, riesco finalmente a impacchettare tutta la chioma di Kellie. Il risultato della mia laboriosa operazione assomiglia molto ad un turbante, ma lei sembra soddisfatta visto che, invece che chiedermi di rifarglielo, insiste per metterne uno anche a me. Inutile dire che a lei ci vuole molto meno per legarmelo attorno alla testa, dato che i miei capelli sono già raccolti (come sempre), e le basta annodarmelo attorno alla nuca come una variopinta bandana da pirata. Ottimo, adesso sembriamo due bambine che giocano a "indiani contro pirati".
Dopo una breve occhiata all'abbigliamento di Kellie - che ha addosso una camicetta in jeans con inserti in pizzo e degli shorts a vita alta che sembrano nuovi di zecca - in cui noto come lei riesca ad avere un'aria stilosa persino col turbante e non oso pensare a come devo apparire io in questo momento, mi impegno a convincerla che è necessario si cambi, se non vuole rovinarsi i vestiti. 
Quando lei mi dice che quelli sono gli abiti peggiori che ha, non posso evitare di alzare gli occhi al cielo. La porto in camera mia per prestarle qualche vestito rovinabile (nel mio passato di lavoratrice ho accumulato una grande quantità di t-shirt inesorabilmente macchiate e logore, nel caso ve lo stiate chiedendo) e, quando la vedo storcere il naso di fronte alle magliette e ai pantaloncini che le metto di fronte, finisco per spazientirmi.
- E' ovvio che non siano belle, se devono finire per sporcarsi - le dico, mani sui fianchi. Lei annuisce, poi, in quello che dev'essere il suo tono ragionevole (dovevo ancora sentirlo, questo!) dice - Le prossime volte metterò queste, davvero... E' che oggi c'è Dimitri...! -.
Spalanco gli occhi. - Ti ha già visto tutta in tiro un miliardo di volte, Kells, non si scandalizzerà se per una volta ti vede con una t-shirt addosso! -.
Kellie si morde un labbro e distoglie lo sguardo, dondolando nervosamente sui talloni. E' chiaro che vuole dire qualcosa, ma non ne ha il coraggio. Per Diana, in questo momento mi sembra di essere sua madre!
- Kellie? -
- Mmmh? - risponde lei, malvolentieri, nascondendo le mani dietro la schiena.
Faccio un gran respiro, cercando di farmi venire in mente le parole per quello che voglio dirle, ma lei mi precede. - E se a Dimitri piacessi solo quando sono bella? -.
Costernata, mi copro il volto con le mani.
- Kellie, ma cosa dici? -.
Lei mugola, scontenta. - Dico davvero. Quali altre qualità ho? -.
A questo punto non posso più trattenermi. Mi avvicino a lei con aria truce, agitandole un dito di fronte al naso a sostegno delle mie parole. - Non dirlo neanche per scherzo, Kellie! Tu hai un sacco di qualità: sei sempre allegra e spumeggiante, sei una brava persona, ridi anche quando non capisci le battute (cosa molto gentile da parte tua), hai un ottimo senso della moda - Kellie sorride, come a riconoscere che questo è vero - fai dei gridolini estremamente intonati e hai una cultura enciclopedica per quanto riguarda i film! -.
Il suo sorriso si allarga un altro po', nonostante il mio discorso sia stato abbastanza penoso, ma si vede che non è ancora convinta, perciò mi sento in dovere di aggiungere: - Per non dire che, se avessi anche solo pensato che Dimitri ti girasse attorno solamente perché sei bella non l'avrei fatto nemmeno avvicinare -.
Kellie mi getta le braccia al collo all'improvviso, quindi penso che il mio sermone l'abbia finalmente convinta. Sorrido, rincuorata, nonostante la stretta delle sue secchissime braccia muscolose stia rischiando di strangolarmi a morte.
Quando scendiamo le scale, Kellie ha indosso una mia maglietta, ma non ha voluto saperne di cambiarsi gli shorts super-attillati. In compenso, ha capito anche lei quanto sarebbe stato scomodo dipingere i muri con addosso delle scarpe coi tacchi e ha accettato di toglierle, ma si è infilata all'istante dei calzini "per nascondere le sue orrende dita dei piedi".
Sconcertata, studio la sua tenuta da tinteggiatura e mi dico che devo assolutamente convincerla a farsi una foto: non mi ricapiterà mai più di vederla vestita così.
Dimitri sta ancora dormendo pacifico come un bambino, stavolta borbottando il testo di una canzone da discoteca, quando iniziamo a stendere fogli di giornale che ci hanno dato Elvis e Guendalina sul pavimento per proteggerlo da eventuali macchie. Kellie si mette a ondeggiare distrattamente a ritmo della canzone che Dimitri sta cantando e io mi aggrego presto ballandole attorno, in preda a una ridarella irrefrenabile che non fa che aumentare quando Kellie mi passa il suo cellulare perché la riprenda mentre twerka attorno al gigante biondo.

Dopo esserci date una calmata, Kellie e io passiamo a coprire porte e finestre con scotch di carta e giornali. Io ho appena finito di rivestire la porta, quando suona il campanello.
- Oh, cavolo! - esclamo, allontanandomi di un passo dalla porta sigillata e guardandola male. Mi volto verso Kellie, che alza le spalle con aria estremamente divertita.
Scocciata, accosto il viso al legno della porta e urlo - CHI E'? -.
Per tutta risposta, dall'altra parte suonano di nuovo. Dimitri si agita nel sonno; Kellie, invece, si appoggia al muro e incrocia le braccia al petto con un sorrisino, aspettando di vedere la mia prossima mossa.
Non ho idea di chi possa essere. Connor è tornato al college e Guendalina ed Elvis non vengono mai a trovarci, visto che passo tutti i giorni al loro pub e che, quando vuole, si ferma lì anche Kellie a fare quattro chiacchiere; non conosciamo nessun altro in paese.
Per un momento mi invade l'illogica speranza che sia Josh, volato fin qui dall'altra parte del mondo per farmi una sorpresa anche lui, ma la voce di Kellie mi riscuote dai miei pensieri. Proprio quando inizio a scollare lo scotch dallo stipite della porta, incalzata da un terzo trillo di campanello, Kellie domanda - Hai mai visto "Non aprite quella porta?" -.
Le lancio un'occhiataccia, pensando che non è molto gentile da parte sua nominare quel film a una ragazza impressionabile che sta per aprire la porta ad uno sconosciuto (nota mentale per me: far mettere lo spioncino alla porta!), poi finalmente libero la porta da tutta la carta che ci avevo appeso e la socchiudo, sospettosa.
Quando vedo di fronte a me una giovane donna dai riccissimi capelli neri raccolti in una coda dall'aria stretta e scomoda che mi fissa con due occhi altrettanto penetranti da sopra un naso sottile e vagamente aquilino, apro un po' di più la porta, sorpresa.
- Uhm, desidera? -.
Il suo sguardo sembra illuminarsi per un momento, nonostante la tinta scurissima dei suoi occhi. -Oh, chi l'avrebbe immaginato? Una donna delle pulizie! -.
Si interrompe un momento per scribacchiare qualcosa su un taccuino, muovendo le labbra a tempo con la penna come a sillabare quello che sta scrivendo, e intanto io mi giro, confusa, per vedere se alle mie spalle sia comparsa una donna delle pulizie fantasma. Il riferimento a "Non aprite quella porta" mi ha vagamente turbato, temo.
Mi giro appena in tempo per vedere la donna frugarsi nelle ampie tasche del giubbotto, prima che un flash mi accechi. - Ma che diavolo? - borbotto, innervosendomi. Non sono mai stata fotogenica, quindi davvero non capisco quest'improvvisa necessità di immortalarmi che sembrano avere tutti!
- Mi chiameresti la tua padrona, buona donna? - domanda lei, come se niente fosse.
- Buona donna lo dica a sua nonna! - esclamo, strofinandomi gli occhi infastidita. Il flash accecante della sua macchina fotografica ha appena cancellato ogni possibile residuo della mia disponibilità verso quella sconosciuta dall'aria severa.
- Modera il tono! - si inalbera lei. - Possibile che la tua padrona ti lasci esprimere a questo modo? -.
Spalanco la bocca, offesa, e sto giusto per sbatterle la porta in faccia, quando Kellie sbuca alle mie spalle, allarmata dai nostri toni accesi.
- Buongiorno, possiamo aiutarla? - domanda, educatamente, lanciandomi nel contempo uno sguardo di rimprovero. Io le faccio una smorfia, come ad avvertirla di prepararsi, ma lei mi ignora.
La donna, che, intanto, dopo aver esclamato - Oh, siete in due! -, è tornata a scribacchiare sul suo taccuino, dice a fatica (evidentemente non riuscendo a scrivere e parlare contemporaneamente) - Sì, sii gentile, cara, mi chiameresti la tua padrona? -.
Quando alza la testa, ha già estratto dal cappotto la sua macchina fotografica, ma stavolta io sono preparata e mi copro il viso con le mani. Kellie, invece, rimane abbagliata dal lampo improvviso ed emette un gridolino acuto di protesta.
La donna ci fissa per qualche altro istante come se fossimo stupide, poi agita le mani verso di noi per farci fretta. - Sù, sù, cosa aspettate? La mancia? -.
In effetti, darci una mancia sarebbe il minimo che questa tizia potrebbe fare per farsi perdonare, dopo averci chiamate buone donne. Guardo Kellie per un consulto telepatico: dovremmo chiederle la mancia oppure no ?
Lei però si picchietta la tempia con un dito, mi sillaba silenziosamente "questa è matta!" e mi fa segno di richiudere la porta, strabuzzando gli occhi.
- Questa poi! - esclama allora la tipa, avendo chiaramente intercettato la nostra conversazione silenziosa. All'improvviso si getta contro di noi, tentando di entrare a forza, e urla - Signorina O'Donnelly! Signorina O'Donnelly è in casa? -.
Prese di sorpresa, Kellie ed io quasi cadiamo per terra.
Dimitri, che dev'essersi svegliato per colpa del trambusto, compare all'improvviso alle nostre spalle, spettinato e con gli occhi ancora pieni sonno. Ci prende al volo, ciascuna per un braccio, qualche istante prima che finiamo entrambe faccia a terra, e ci raddrizza  gentilmente, prima di rivolgere quello che dev'essere uno dei suoi sguardi truci da buttafuori alla donna.
- C'è qualche problema? - domanda con voce cavernosa.
Per tutta risposta, miss Assomiglio-a-un-corvo-del-malaugurio  si allontana di qualche passo, sbarra gli occhi con aria stordita, come se avesse ricevuto una martellata in testa, e poi ulula - Tradimentoooo! La signorina O'Donnelly sta tradendo Hutcherson! -, cercando allo stesso tempo di scrivere su quel suo bloc-notes, borbottando in tono facilmente udibile - Accidenti a me, avrei fatto meglio a portare il registratore! -.
Appena riposto il block-notes, la pazza ci acceca tutti con un altro flash, poi fa qualche passo indietro, come a prendere la rincorsa per ritentare lo sfondamento della barriera-Dimitri, ma sembra decidere all'ultimo che è meglio per lei correre fino a una cinquecento color bianco sporco parcheggiata a metà del nostro vialetto che deve appartenerle.
Dopo averci lanciato un'ultima occhiataccia, quella che realizzo essere una reporter ci indirizza un'ultima occhiata di fuoco, sbatte forte la portiera della macchina e sgomma via.
Rimaniamo a osservare per qualche secondo la sagoma della macchina che si allontana, inquieti. Dopo qualche istante, Kellie e Dimitri, ispirati da quest'inaspettata avventura, sono tornati a sbaciucchiarsi all'interno; io, invece, non mi decido a chiudermi la porta alle spalle finchè il polverone sollevato dalla fuga della macchina bianca non si dissolve di fronte ai miei occhi.

Quando rientro in casa, turbata, non mi rendo conto che sto strizzando e attorcigliando tra loro in modo convulso i due capi del fazzoletto che ho annodato attorno alla testa fino a quando la voce di Kellie non mi riscuote dai miei pensieri. - Grace, stai bene? - chiede, stringendo a sé il braccio con cui Dimitri le ha circondato le spalle. - Sei molto pallida -.
A disagio, mi mordicchio la punta di un dito. Non so cosa pensare, non so cosa fare. Devo dirglielo?
- Quella donna... Lei mi ha chiamato "signorina O'Donnelly" - mormoro, confusa dal suono del mio cuore che batte all'impazzata contro le costole.
Kellie mi guarda, interdetta. - Si sarà confusa, non ti preoccupare. Quella pensava fossimo due domestiche! -.
Giro lo sguardo per la stanza ricoperta di giornali nel tentativo di nascondere gli occhi lucidi e combattere il groppo che mi si è formato in gola. Poi scuoto la testa, esitante.
- O'Donnelly è il nome dei miei genitori biologici. Non ho idea di come faccia a saperlo -.




Ciao a tutti!
Ok, sono un  po' depressa perchè per questo capitolo volevo un finale da musichetta "DA-DA-DAAAAAAN", tipo colpo di scena, e invece mi pare sia venuto un po' un flop! Ma ditemi voi cosa ne pensate, se vi ha fatto trattenere il respiro almeno per un secondo!
Per il resto, cosa ne pensate della donna-corvo? Che nome le dareste? Io al momento ho un po' di idee, ma non me ne piace neanche una >.< Non sono nomi abbastanza da cattiva!
Oh, a proposito, ringrazio tutte le persone che mi hanno mandato i loro consigli per il nickname di Kellie su Twitter! Tutte le opzioni erano bellissime (e infinitamente meglio delle mie xD), ma  @starstalker_k di  _andr_ mi ha conquistato subito e per questo la ringrazio tantissimo per il consiglio!
Quale pensate potrebbe essere il nome di twitter di Grace, invece? Non me l'immagino proprio a farsi twitter, ma mi incuriosirebbe sentire le vostre idee *w*
Tra l'altro, mi sono resa conto un paio di capitoli fa di un errore stupidissimo che ho fatto: non ho dato un cognome né a Kellie, né a Grace (se non contiamo quello dei suoi genitori). Purtroppo, essendo questa una storia che pubblico man mano che scrivo, non ho modo di tornare indietro nel tempo per sistemarla, ma volevo introdurre i loro cognomi nella storia al più presto. C'è qualche cognome che vi piacerebbe particolarmente per Kellie? Datemi le vostre proposte più pazze :D!
Ci tengo inoltre a ringraziare chiunque continui a seguire pazientemente questa storia nonostante il tempo che ci metto a scriverla e, in particolare, chi continua a recensirla e chi ha fatto un salto a leggere l'inizio dello spin-off "In her shoes".
Un ringraziamento davvero enormeormeorme va a Killapikkoletta che mi regala per ogni capitolo una meravigliosa recensione in cui, masochisticamente, commenta volta per volta le parti che legge... E ci tengo a farle sapere che mi viene da applaudire e fare un gridolino alla Kellie ogni volta che vedo che ha recensito, perché non osi più pensare che le sue recensioni mi annoino o pazzie del genere u_u <3

P.S. Ho fatto un disegno ispirato alla parte in cui Grace e Kellie aprono la porta, ve lo metto qui sperando di fare cosa gradita v_v

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Detto questo, un bacione a chiunque legga la storia e buone vacanze!
Liz

   
 
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