Un giorno i due ragazzi, D. e la protagonista L., si trovavano nel parco, il posto in cui i due passavano tutti i pomeriggi da un mese a quella parte. Era uno di quei pomeriggi estivi, caldi di scirocco al sole e freschi come tramontana all'ombra. I due nell’arco di un mese avevano scoperto di avere molto in comune. Dai gusti musicali, a ciò che erano soliti a fare da piccoli. Si trovavano lì, su quella panchina che era il simbolo dell’”amicizia” che stava nascendo. Si trovavano li, come al solito. Parlavano, come al solito. Scherzavano, come al solito. Si scambiavano sguardi, ma non come al solito. Erano seduti su quella panchina, attorno tutto taceva, per lo meno per loro. Quella panchina nella quale avevano trascorso ogni pomeriggio di quel mese.
Lei sapeva di stare commettendo uno sbaglio.
Il suo ragazzo era veramente una persona fantastica, lei lo amava e lui amava lei. Avevano trascorso e continuavano a trascorrere momennti indimenticabili. Lui era quasi sempre presente, ma quel quasi mancava a D., lui c’era sempre, dalle cose più stupide della vita quotidiana, ai problemi più gravi. E lei, presa in quel momento da D., forse per l’adrenalina rilasciata dal correre il rischio, dal fare la cosa sbagliata, dal commettere l’atto proibito, lo baciò. Quel bacio durò pochissimo, ma per i due era come se fosse durato un’eternità.
Lei si stacco e lo guardo, lui aveva un sorriso a 32 denti. Lei inizialmente gli sorrise, poi pensò di aver sbagliato e scoppiò in lacrime.
Lui l’abbracciò, capendo cosa lei stesse provando, ma nonostante ciò aveva la felicità nel cuore.