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Autore: allison742    07/07/2014    1 recensioni
Un omicidio sbagliato. Una Detective con un passato che sembra non finire mai. Un assassino che uccide vittime troppo vicine. Un amore che verrà finalmente esplorato. Un pericolo per tutti. Chi sarà il prossimo?
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Aria Miller, la miglior Detective di tutta Los Angeles, viene svegliata bruscamente dal suono del suo cellulare: un cadavere è stato trovato in obitorio. Nulla di strano, se non fosse per il fatto che la vittima è l'anatomopatologa.
Aiutata dalla sua squadra, da uno strambo consulente e dalla sua migliore amica, cerca di risolvere il caso.
Nessun indizio rilevante, nessuna pista, nessun testimone. Solo un inquietante biglietto scritto a mano, lasciato dall'assassino.
Mentre tutto diventa sempre più strano, si verrà a sapere che sono le ultime parole di un personaggio famoso.
Ma cosa c'entrano con l'omicidio?
Tra dubbi e incertezze arriva un secondo cadavere: stesso modus operandi.
La faccenda si fa pericolosa per la squadra e, mentre Aria riscopre l'amore, il suo passato minaccia di tornare a galla...
Genere: Romantico, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 9
 


Che il gioco abbia inizio!


 
 
«Vedo che avete la stessa taglia.»
«Sì, mi sta alla perfezione. Grazie.» Rispose Aria, scaldandosi le mani con la tazza bollente.
Erano in salotto e stavano bevendo una tisana al cocco, la preferita di Collins. Si osservavano di sottecchi, non sapendo cosa dire.
«E ti sta anche bene… il colore… dico…»
«Già» annuì lei «mi piacciono soprattutto questi orsacchiotti disegnati sui pantaloni. Mi fanno tornare bambina.»
Mentre si chiedevano il motivo di quella stramba conversazione sul pigiama di sua madre, Collins azzardo una proposta.
«Tornare bambina eh… ti piacerebbe?»
«Mmh, non lo so. Sinceramente non ci ho mai pensato. Penso che per certi versi sarebbe bello… insomma, quando la più grande preoccupazione della vita è il dover scegliere di che colore sporcarsi le mani, beh, va tutto alla grande. Non credi?»
Lui sorrise, annuendo.
«Facciamo un gioco!»
«Cosa?»
«Sì, facciamo un gioco! Non hai appena detto che per certi versi sarebbe bello tornare bambina? Allora giochiamo.»
Lei, da brava Detective qual era, valutò le opzioni: declinare l’offerta e parlare di cose più impegnative, rischiando così di tornare sull’argomento di cui stavano parlando al parco, e quindi di dover esporre i propri sentimenti; oppure giocare.
«Giochiamo!»
«Perfetto!» esultò sistemandosi più comodo sulla poltrona. «Allora, le regole sono semplici. A turno ognuno di noi dirà una cosa sull’altro. Ma non cose ovvie, cose che solo chi ha un rapporto come il nostro potrebbe sapere. Tutto chiaro?»
«E chi sbaglia?»
«Chi sbaglia deve bere un sorso di tisana; il primo che finisce la tazza perde.»
«E cosa succederà a chi perde?»
«Oh, a chi perde niente… ma chi vince guiderà la macchina domani mattina!» disse soddisfatto.
In fondo era pur sempre un critico, non gli sfuggiva nessun dettaglio, soprattutto per quanto riguardava Aria. Avrebbe vinto.
«D’accordo.» Acconsentì lei stringendo gli occhi in due fessure. «Che il gioco abbia inizio!»
«Perfetto, parto io. Allora, vediamo un po’… so che non sopporti il rumore del condizionatore.» Iniziò lui, compiaciuto.
«Vero. Tocca a me! Hai la stessa password per tutto.»
«E come fai a saperlo?»
«Mi spiace, non era nel regolamento motivare.» rispose alzando le mani.
«Ok. Giochi pesante? Farò lo stesso: sei innamorata.»
«Vero.» disse senza arrossire «Odi i salvadanai.»
«Vero… non ti piacciono i lieto fine, pensi che siano poco realistici.»
«Giusto! Il tuo colore preferito è l’azzurro.»
«Ma che brava, Detective, le hai azzeccate tutte!»
«Sono un’attenta osservatrice.»
«Mai quanto me! Vediamo… non sopporti quando le persone ti salutano con un bacio sulla guancia, perché non sai mai se devi darne due o tre.»
«Ammirevole… ti piace camminare in riva al mare d’inverno.»
«Hai un debole per le caramelle rosse a forma di cuore.»
«So che hai usato il biberon fino ad otto anni!»
«Giuro che ucciderò mia madre…» sussurrò lui «Mmh, so che odi camminare con i saldali nella sabbia.»
«Vero,  so che hai tradito le tue ex fidanzate… hai persino tradito le donne con cui hai tradito!»
«Devo ammettere che è vero, ma questo è successo un Mason Collins fa… ora è tutta un'altra storia.»
«Lo spero.»
«Tocca a me! So che ti sfreghi sempre i piedi prima di entrare nel letto. Anche se non ne ho mai capito il motivo.»
«Cos’è, mi spii?»
«Niente motivazioni!»
«Touchè! Adori quando ti chiamo per nome.» Riprese lei.
«Già… Sai più lingue di quante tu ne possa parlare.»
«È vero, ma preferirei non lo dicessi in giro… potrei passare da Detective a interprete.» Rispose facendogli l’occhiolino.
«Come vuoi.»
«Ti piace leggere il libri delle elementari, perché sai già tutto!»
«Ti dà un potere assoluto!» esclamò «Adori Shakespeare ma odi Amleto.»
«Non mi è mai piaciuta quell’opera… odi i tappeti con le forme geometriche.»
«Sai cantare, e anche bene.»
«Sì, ecco un’altra cosa che rimarrà tra noi, vero?»
«Ho altra scelta?»
«No! Ti piacerebbe vivere in una città più tranquilla.»
«Giusto, a patto che ci sia anche tu!»
Lei arrossì e abbassò lo sguardo, poi riparti alla carica: «Ti piace il surf.»
«Ehi, era il mio turno!»
«Ti ho solo fatto un favore» rispose Aria «probabilmente avrai finito gli argomenti!»
«Niente affatto… ho solo l’imbarazzo della scelta. Te lo dimostro: al contrario di come la pensano in tanti, tu non vuoi vendetta, ma giustizia.»
«Vero. Dopo aver letto Hunger Games avresti voluto partecipare ai giochi!»
«E brava, Detective! Non ti facevo così attenta… so che odi non avere il controllo di tutto.»
«Non ti sono mai piaciuti i dentisti.»
«Fanno paura!» si giustificò «Hai una foto con un bellissimo modello di Abercrombie.» Fece una pausa ad effetto «Recente, molto recente.»
«È vero, segregata nel cassetto del comodino.»
«Wooo… aspetta, cos’è, la guardi prima di andare a dormire?»
«Sei geloso Collins? So che adori il rumore delle spillatrici.»
«Sì, e tu odi quello dei coltelli che vengono affilati.»
«Bravo… hai il terrore del giorno in cui vedrai la tua prima ruga!»
«E tu dovresti essere altrettanto terrorizzata! Sai, è un evidentissimo segno dell’invecchiamento…»
Continuarono così per quasi tutta la notte - o quel che ne restava - mentre nell’aria aleggiava il presentimento che il giorno dopo la macchina si sarebbe guidata da sola fino al distretto.




 
   
 
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