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Autore: Matrona    07/07/2014    12 recensioni
Affrontare battaglie sul campo o nel cuore lascia sempre delle cicatrici. Ad ogni azione una conseguenza e Ranma e Akane lo stanno scoprendo a loro spese. Riusciranno a crescere e ad affontare la più grande delle battaglie senza nascondere il cuore e sfoderare i pugni? Spero che sia di vostro gradimento.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Once in a lonely lifetime
I've found a love that's true
How could I go (in) a new day without you?

You take away my sorrow
Without everything you do
How could I face tomorrow without you?

Without you in my life
Who'd be there to hold me tight?
Without you in my life
Who'd be there to kiss goodnight?

I would cry if you say goodbye
Can't live my life without you
I'd be blue if you say we're through
What would I do without you?

You give my life a meaning
A reason to believe
Now what would I believe in without you?

You are the sun each morning
You are the air I breathe
How could my world can turn in without you?

Without you in my life
I would never be the same
Without you in my life
I would never dream again...       City Hunter "Without you"








In pochi minuti il dottore arrivò a casa dei Tendo. Un’allarmata Nabiki lo accolse alla porta. Non aveva la minima idea di cosa fosse successo.
Una caduta in palestra da parte di un allievo? Ranma con un qualche potente contusione? Non riusciva a capacitarsi dell’urgenza di quella visita.
Trafelato salì le scale trovando il corridoio stranamente affollato. Tutti erano fuori la stanza di Akane.
Soun piangeva disperato, Ukyo, Nodoka e Genma ostruivano il passaggio parlottando tra loro.

- Lasciate passare il dottore! -

Un silenzio improvviso avvolse l’aria. Con passo incerto si affacciò nella stanza della piccola Tendo. Stesa tra le lenzuola, Akane era bianca come un cencio e più piccola che mai.
Piena di graffi e lividi, tremava in uno stato d’incoscienza. Kasumi in ginocchio le tamponava costantemente la pezza sulla fronte pregando che si calmasse.
Ranma e Ryoga ai piedi del letto tesi come due corde di violino non sapevano cosa fare. Nonostante la presenza della maggiore delle sorelle il dottore cercò di non scomporsi.

- Co..cortesemente Kasumi, Ranma e Ryoga potreste lasciare la stanza? - Non sarebbe stato in grado di essere professionale con lei accanto.
Si guardò intorno cercando una persona abbastanza lucida che potesse assisterlo. - Vide in un angolo, schiacciata dalla pelliccia di Genma panda, Nodoka.
- Signora Saotome potrebbe darmi una mano? - Tutti si voltarono a guardarla e Ranma le lanciò uno sguardo di puro dolore, pregandola mutamente di aiutare la sua fidanzata.
- Certamente.
- Bene. Cortesemente accomodatevi fuori.
- Dottore! Salvi la mia bambinaaaa, la pregoooo…
- Singhiozzò un disperato Soun.
- Non è in pericolo di vita, stia tranquillo, farò quanto in mio potere. -

Kasumi spostò dolcemente il padre dalla maniglia della porta e lanciò a Tofu uno occhiata indecifrabile.
Anche lei come tutti poneva infinite speranze nell' operato del giovane medico. Con un sorriso teso li congedò. Riluttanti gli abitanti della casa lo lasciarono al suo lavoro.

- Forse è il caso di calmarci tutti.. - Esordì Nabiki.
- Preparo del tea. Lasciamo lavorare il dottore. -  Disse Kasumi.

Tutti scesero al piano di sotto tranne Ranma e Ryoga. Accasciati alla parete di fronte la stanza di Akane non riuscivano a proferire parola.
L’eterno disperso lo guardava con astio e aveva una gran voglia di provocarlo, mentre il codinato tremava di rabbia nei confronti di quella assurda situazione.
*maledetta shan pu, maledetto mio padre, maledetti tutti…* sospirò triste.
*maledetto me… se fossi stato più sincero… anzi se avessi avuto le palle fin dall’inizio, avrei chiarito subito con le altre, avrei evitato tante volte di metterti in pericolo…
ti avrei dichiarato prima i miei sentimenti… se stai così male è solo per colpa mia. Non avrei dovuto far parte della tua vita…hai ragione, sarebbe stato meglio se non ci fossi mai venuto qui a Nerima.*
 

Con la testa tra le mani, più inerme che mai, Ryoga perse tutti i suoi intenti battaglieri. Era quasi messo peggio di Akane. Gli ricordò terribilmente alcuni momenti sul monte Hoo.
Rabbrividì. Poteva leggere il dolore profondo del suo nemico di sempre. Se lei avesse detto a lui quelle parole probabilmente il suo cuore non avrebbe retto il colpo.
La voce di Nabiki in un attimo riportò entrambi alla realtà.

- Ranma… mio padre ti vuole parlare. Ryoga se vuoi il tea è pronto. -

Il ragazzo e la cognata si osservarono in silenzio. Quante volte lei lo aveva ricattato, quante volte lui le aveva fatto guadagnare un bel gruzzoletto…
dopo tutto questo tempo si capivano al volo. Mai come ora gli sembrò che Nabiki lo accarezzasse gentilmente con lo sguardo.
Cosa doveva dirgli Soun? Doveva preoccuparsi? A detta di Akane lui avrebbe dovuto essere già sparito da quelle mura.

- Arrivo… - Smozzicò alzandosi lentamente. Ryoga era stranamente teso. Immaginava non fosse facile parlare con il futuro suocero, dopo aver fatto del male alla sua adorata figlia.




Nel frattempo nella stanza di Akane…

- Ecco piccola… con questo la febbre dovrebbe scendere e gli spasmi calmarsi.

Le somministrò un potente antidolorifico e antinfiammatorio. Le ferite non erano gravi…almeno quelle del corpo.
Lo shishihodokan l’aveva svuotata dall’energia negativa, lasciandola priva di forze. Non era facile padroneggiare in un colpo solo una tecnica tanto complessa.
Nodoka eseguiva ogni indicazione del dottore come un infermiera provetta. Si sentiva così in colpa per quello che era successo.
Suo figlio era cresciuto senza di lei e sicuramente suo padre non si era sperticato in lezioni sul come trattare le donne o su come gestire situazioni sentimentali delicate.
Ma come faceva Ranma a sapere del problema di Akane?

 - Non si turbi signora Saotome. La piccola Akane è forte e si riprenderà subito. - Sorrise gentilmente mentre passava dell’unguento di aloe sulle escoriazioni.
- Oh… ne sono sicura anche se stato uno scontro tremendo…
- Le va di raccontarmi cosa è successo? -


Con voce tremante Nodoka raccontò tutta la vicenda al dottore che allibito spalancava gli occhi dietro le spesse lenti.
Immaginava che la giovane amazzone avesse portato scompiglio ma non in maniera così subdola. Si fermò a riflettere sull’animo femminile osservando il volto provato della ragazza.
Ricordava la sua nascita, le prime ginocchia sbucciate, le ferite nelle risse, i sorrisi, le gentilezze e tutti i momenti vissuti con Akane.
Le voleva un gran bene e ne voleva anche a Ranma, l’unico capace di rubare il cuore di quella indomita ragazzina orgogliosa. Sorrise triste. *povero ragazzo è proprio sfortunato…*

- Signora Saotome devo confessarle che è anche colpa mia se siete in questa situazione. La donna si portò una mano alla bocca.
- Cosa vuole dire?
- Ho detto io a Ranma del problema di Akane… era venuto nel mio studio convinto che avessi una storia clandestina con lei e sono stato costretto a rivelargli la verità. Nel mio cuore speravo potesse aiutarli ad avvicinarli.
- Il suo intento è stato nobile ma…
- Avrei dovuto immaginare che Ranma non se la sarebbe sentita di confessarglielo e che ovviamente la nostra piccola testarda avrebbe frainteso…
- Nodoka annuì triste.
- Su coraggio… se la caveranno come sempre. Qui ho finito. Per le prossime ore riposerà come una bambina, possiamo anche andare di sotto.
- Grazie infinite dottore… Akane è come una figlia per me.
- Commossa Nodoka gli fece strada nel corridoio. Arrivati alle scale si poteva sentire distintamente la voce alterata di Genma inveire contro Ranma.





- Figlio degenere! Cosa ti ho insegnato eh?
- Papà taci! Non sai come stanno le cose.
- Il rumore di un pugno sul tavolo, tazze cadute.

- Dammi un solo motivo per cui dovrei lasciarti spiegare il perché mia figlia è ridotta così. -

La voce fredda di Soun ghiacciò la stanza. Quell’uomo di solito mite e gentile era un scultura di rabbia pura. Il codinato deglutì sonoramente.
- Ranma. Da quando sei qui non hai fatto altro che attirare disastri. Nemici vari, fidanzate indesiderate, combattimenti e attacchi a tutte le ore del giorno e della notte. -
Ryoga e Ukyo immersero la faccia nelle loro tazze di tea, Genma si trasformò in panda e il codinato si rabbuiò.

- Hei! Su quello non ne ho colpa! Chiedilo al tuo migliore amico perché mezzo mondo vuole farmi la pelle!

- Non interrompermi ragazzino! Vi ho offerto un tetto sotto il quale riposarvi dal lungo viaggio… un posto da chiamare casa. Ti ho offerto una delle mie tre figlie…le sole cose preziose della mia vita.
Ti ho offerto un futuro, la conduzione del mio dojo... tirato su con anni di sacrificio… ti ho trattato come un figlio!
- Genma osservava l’amico colpevole, non l’aveva mai visto così.

- E sai perché ho vissuto tutto questo con gioia? Perché dopo un inizio titubante ho capito che tu e Akane eravate destinati a stare insieme. Per qualche arcano motivo rendevi felice la mia bambina. Litigare con te l’ha tenuta impegnata ad abbandonare tutte quelle idee sugli uomini e le arti marziali, ha addirittura cominciato a tentare di imparare a cucinare per te.  -

Soun sotto la luce del neon sembrava più vecchio e stanco che mai. Parlava con lo sguardo perso nei ricordi. Infondo non conosceva nulla dei Tendo prima della sua venuta.
Doveva esser stato un vero inferno per lui crescere tre bambine da solo e mandare avanti un’attività. Il ragazzo lo notò sentendosi quasi estraneo a quella che considerava casa sua ormai.
- Lo ammetto. Akane non ha mai avuto un buon carattere. E’ ribelle, orgogliosa e impulsiva… il figlio maschio che avrei dovuto avere… ma per me non ha importanza.
- Il fidanzamento tra voi era deciso comunque…maschi o femmine la famiglia Tendo e quella dei Saotome si uniranno in un unica scuola di arti marziali indiscriminate.
- Nonostante ciò a vostro modo vi siete presi cura l’uno dell’altra ed è proprio per il sentimento che prova per te che ora è in queste condizioni.


- Lo so… - Sussurrò il ragazzo, incapace di reagire a parole dure come rocce.
- Non sai nulla! Almeno tu che eri il suo fidanzato avresti dovuto dirmelo! Non voglio segreti sotto il mio tetto! - Aveva usato il passato. *eri?* Ranma tremò impercettibilmente.
In quel momento Nodoka e il dottore fecero il loro ingresso nella sala. L’uomo si voltò verso loro.

- Come sta? - Tutti erano in trepidante attesa.
- Starà meglio. La febbre è scesa e ora dorme tranquilla. E’ solo molto provata. - L’aria sembrava meno pesante adesso. Kasumi fece posto e servì il tea.

- Permette una parola signor Tendo?  - Esordì Ono. L’uomo annuì.
- Non ho il diritto di dare opinioni in merito alla gestione della sua casa… ma devo dire che è anche colpa mia se vi trovate in questa situazione. - Tutti lo guardarono come fosse impazzito.

- Ma cosa dice dottore…
- Sono stato io a dire a Ranma della situazione di Akane. Speravo che l’aiutasse a venirne fuori e far avvicinare i due ragazzi.
- Lei si era rivolta a me per le cure come ben sa e dopo poco abbiamo scoperto il suo problema.


-Dottore! Come ha osato non dirmi nulla… - Soun era furente. Il dottore stringeva i pugni sulle ginocchia impassibile. Avrebbe avuto la medesima reazione a ruoli invertiti.
- Aveva la mia completa fiducia! La mia bambina! Sarei dovuto essere il primo ad essere avvisato!! - Si alzò in tutta la sua statura pronto a battagliare.

- Basta papà! - Un incredibile voce dura ammutolì l’uomo. Straordinariamente Kasumi aveva gridato. Una mano poggiata sul pugno di Ono e lo sguardo fiero così simile a quello di Akane.
- Ka…kasumi…

- Il dottor Tofu non ha alcuna colpa. Capisco il tuo dissenso ma ha rispettato semplicemente il codice deontologico.
- Akane ha diciannove anni ormai e può decidere di non rivelare il suo stato di salute. Il dottore ha fatto con onore il suo lavoro.
-
Tutti erano allibiti mentre il Tofu era diventato color pulce, incapace di esprimere parole di senso compiuto. Soun si afflosciò seduto e cominciò a piangere.

- Buaaaahhh le mie bambine sono diventate donne e non dicono più le cose al loro papà…buahhhhh - Ranma e Ryoga si guardarono sconsolati il signor Tendo era davvero troppo emotivo.

- Su papà, non piangere… Akane è stata sempre un libro aperto. Sono cose intime, magari aveva paura… - Suggerì Nabiki.

- Esatto! - Il dottore si era ripreso dallo shock appena Kasumi si era alzata per andare a preparare altro tea.

- Akane aveva paura per il futuro della palestra. Non voleva essere un peso per nessuno, soprattutto per lei e per Ranma. -
Nella testa del ragazzo le parole acide di Shan pu e quelle del dottore si sovrapposero e comprese ancora di più il dolore della sua fidanzata.
Soun scoppiò ancora in lacrime, che peso terribile doveva aver portato la sua piccola fino ad ora e lui non si era accorto di nulla.
Ryoga e Ucchan erano senza parole, solo adesso si accorgevano di essere praticamente estranei a tutto quel mondo che si svolgeva tra le pareti di carta di riso della famiglia Tendo.

- E’ colpa mia. Non ho saputo proteggerla come si conviene. Sono un disastro come artista marziale e come uomo. Me ne vado. Akane vuole così. Starete tutti molto meglio senza di me. -
Fece per alzarsi ma Soun lo fermò.
- Ranma… dimmi solo una cosa. Ciò che ha detto Shan pu ha un fondo di verità? Voglio sapere una volta per tutte cosa provi per mia figlia.
- Non organizzerò alcun matrimonio o ti caccerò di casa , sarà lei a decidere se e quando fare una delle due cose.
- Mi interessa come uomo… padre di figlie, che sta affidando i suoi tesori più grandi nelle mani di un ragazzino.


Il moro deglutì sonoramente. Non si aspettava certo di dover parlare dei suoi sentimenti per Akane così di fronte a tutti.
Lo sguardo dell’uomo era serio e non ammetteva repliche. Con un sospiro si sedette. Aveva il cuore in gola, la salivazione a zero e non aveva la minima idea di come cominciare.
Prontamente la mano di Nodoka si posò sulla sua tremante. Il sorriso di incoraggiamento da parte sua era davvero rinfrancante. Si ricordò del discorso fatto poche settimane prima.


- Signor Tendo… Soun… io per Akane, nel corso di questi anni ho provato un pò di tutto. Come ben sa non siamo mai stati entusiasti all’idea del nostro fidanzamento/ matrimonio.
- Io e lei eravamo e siamo due ragazzi interessati alle arti marziali e alle cose normali della nostra età. Era solo un’assurda costrizione per noi. Una seccatura.
- Per me, che dovevo badare ad un’altra persona, quando non riuscivo a prendermi cura nemmeno di me stesso e per lei fidanzata con un mezzo ragazzo, sconosciuto, che ha odiato dal primo momento.
-
L’uomo annuì esortandolo a continuare.

- Devo ammettere che non ho mai avuto una vita facile, come ha detto lei… cresciuto senza fissa dimora, senza una madre…
- nemici, aspiranti fidanzate e vari personaggi si sono susseguiti in questi anni… aggiungiamoci poi la maledizione di Jusenkyo, sa non era certamente la mia priorità sposarmi.
- Sono stato sciocco, infantile e arrogante. Akane altrettanto…
- Strinse forte le mani a pugno abbassando lo sguardo.


- Nonostante questo…Akane è sempre stata al mio fianco. Anche quando non volevo. Non mi ha mai costretto a fare nulla contro la mia volontà.
- Oltre ad avvelenarmi con il cibo… ma suppongo che volesse la mia approvazione perché non si sentiva all’altezza delle altre. Che sciocca... come se fosse rilevante.
- Lei era sempre li, sorridente e con una cieca fiducia in me. Non riuscivo a capacitarmi del perché mi stesse accanto e ciò mi mandava in bestia.
- Non volevo legarla ad un mezzo uomo… non meritava di stare con uno scherzo umano come me. Avrebbe potuto avere il meglio
. -
Ukyo osservò il suo amico d’infanzia con attenzione. Era diventato adulto, ma quando era successo?
Era una persona di cui non conosceva che pochi frammenti… le sembrava semplicemente un uomo innamorato e disperato.

- La verità è che con il tempo ci siamo scoperti più simili di quanto pensassimo. Ci siamo scontrati ed ogni colpo smussava le nostre corazze fino a levigarle.
- E allora ho capito… lei era li per me perché io non potevo fare a meno di esserci per lei, di proteggerla. Saperla al sicuro era ed è l’unica cosa che mi rende felice.
- Litigare è la nostra forma di comunicazione, a sedici anni era troppo grande per noi ammettere di aver trovato l’amore della vita, quando avremmo dovuto solo andare a scuola e divertirci.
- Non lo ammettevamo nemmeno a noi stessi.
-


Tutti ascoltavano incantati quella storia che nel fondo dei loro cuori conoscevano già. Kasumi e Nabiki avevano gli occhi imperlati di lacrime e Nodoka stringeva convulsamente la mano del figlio.
Ranma non riusciva a smettere di parlare, si stava sfogando e per una volta nella sua vita non gli interessava minimamente chi stesse di fronte a lui.
Era così stufo di quel livore che covava dentro da anni, di quella facciata di menefreghismo che si era insinuata nei suoi bei lineamenti e che lo soffocava sempre più.
Prese un grosso respiro e aprì il cuore a quella famiglia che lo aveva accolto come un figlio e lo aveva accettato in tutto e per tutto.

- Adesso non ho nulla da perdere. Non riesco a trattenere più questo sentimento. Ukyo  e Ryoga potranno confermare. Ho parlato chiaro sia con lei che con Shan pu e Kodachi.
- Credo di parlare anche per Akane, dicendo che volevamo soltanto che le cose accadessero naturalmente tra noi, con i nostri tempi...
- e se lo sta chiedendo non ho problemi a dirle che sposerei Akane mille volte anche se non potesse avere bambini…
- Perché è tutto per me, perché la amo e mi creda se potessi fare qualcosa per toglierle questa maledizione lo farei a costo della mia stessa vita.  



Aveva alzato il capo e con sguardo sicuro osservava l’uomo davanti a lui. Soun lo guardava con occhi diversi.
Una luce nuova brillava in lui e in un attimo il peso che opprimeva il cuore dell' anziano padre si sciolse come neve al sole.
*cara saresti felice anche tu vero? La nostra bambina è davvero amata…* un pensiero alla sua adorata moglie. Nonostante la sua terribile assenza non aveva fatto poi un pessimo lavoro. Si schiarì la voce.
- Grazie Ranma, per avermi parlato da uomo e in maniera sincera. Hai confermato i miei pensieri. - Il ragazzo arrossì.
Pensava di aver sorpreso tutti quanti, ma alla loro reazione consapevole e serena, aveva capito che oramai i loro sentimenti erano troppo evidenti per passare inosservati.
Sorrise sghembo, ora restava la parte più dura. Parlare con Akane. Stavolta sarebbe riuscito a far pace?



La sera scese lentamente e avvolse con la sua trapunta di stelle il cielo sopra il dojo dei Tendo.
La casa era silenziosa eccetto che per il rumore di sottofondo della tv e il tintinnio delle tazze spostate da Kasumi.
Il dottore era passato in camera di Akane per un ultimo controllo mentre Ranma attendeva fuori, accucciato alla parete opposta.
Akane, aprì gli occhi lentamente, cercando di mettere a fuoco il soffitto della stanza. Il sorriso genuino del dottor Tofu l’accolse con calore.

- Ben svegliata piccola Akane. - Arrossì piano. Che ci faceva lui in camera sua? Cosa era successo? Piccoli flash del pomeriggio le balzarono alla mente.
Shan pu che attaccava un suo allievo, Ranma che le intimava di arrendersi, le parole fredde e spietate di quella gatta… Ancora un flash  *fuori dalla mia vita…fuori dal mio dojo…*
Lo aveva fatto, lo aveva cacciato via. Dolore insostenibile al petto, disperazione… più nulla. Aveva un vuoto temporale e un mal di testa lancinante.
Tentò di alzarsi sui gomiti con l’aiuto del dottore. Si sentiva svuotata ed esausta.
- Mi hanno detto che il tuo Shishihodokan è stato leggendario. - La ragazza lo guardò con tanto d’occhi. Come diavolo aveva fatto a ricreare la tecnica combattiva di Ryoga?
Possibile che la sua disperazione fosse ad un tale livello? Ono le sorrise comprensivo.
- Lo immaginavo… non hai idea di come sei riuscita ad eseguire un colpo del genere, giusto? - Annuì imbarazzata.

- Suppongo che negli anni in cui hai visto costantemente i combattimenti di Ranma, Ryoga e vari avversari, una parte di te inconsapevolmente ha acquisito e memorizzato la tecnica,
che come questo caso si è rivelata utile al momento opportuno. Non è un caso raro. Sei un’ ottima artista marziale e una ragazza intelligente…
- Arrossì ancora una volta.

- Credo che allora non sia un caso che mi senta così a pezzi. - Gracchiò incapace di alzare il tono. Il solo pensiero che nonostante la tecnica di Ryoga lei fosse stata sconfitta per l’ennesima volta,
le faceva ribollire il sangue nelle vene. Le venne in mente il viso del suo fidanzato che le ordinava di lasciar perdere. Strinse forte le lenzuola con i pugni. * Baka..*

- Ti senti così perché il colpo si è propagato anche su di te… data la potenza. Se Obaba non avesse salvato Shan pu appena in tempo, probabilmente sarei all’ospedale a cercare di riattaccarle i pezzi.
L’umorismo dei medici era davvero macabro constatò Akane. Una strana consapevolezza le aprì la mente. *ho sconfitto Shanpu…*
- Quindi io…
- Sì Akane. Hai vinto. Hai sconfitto Shan pu.
- Sentimenti contrastanti la investivano ad ondate. Gioia selvaggia, sostituita in un attimo da una disperazione infinita.
Calde lacrime bagnarono il suo viso non riusciva a trattenersi.

Odiava Ranma, non poteva credere che lui sapesse del suo problema e che le avesse mentito. Erano bugie tutti quei baci, quei momenti insieme?
Si prendeva cura del dojo solo per dovere? Suo padre e le sue sorelle sapevano tutto. Con che coraggio li avrebbe guardati in faccia senza suscitare la loro pena?
E se davvero non fosse stata capace di dare eredi, che fine avrebbe fatto? Non poteva ereditare la palestra… non poteva sperare che un uomo l’amasse…   

Il dottore la cullò tra le braccia incapace di proferire parola. Poteva solo immaginare quale inferno il suo cuore stesse provando. Akane si stringeva a lui disperata con tutta la poca forza rimasta.
Aveva solo una gran voglia di  scappare lontano da tutto e tutti. Odiava questo destino ed odiava ancora di più il fatto di non poter fare nulla. Dopo infiniti minuti, il dottore si staccò da lei.

- Piccola Akane, smettila di piangere… ti ho promesso che troverò una soluzione e così farò. Ho fatto delle ricerche ed ecco un posto dove potresti trovare una soluzione al problema. - Estrasse dalla tasca un bigliettino spiegazzato. Un indirizzo e una mappa e lo porse alla ragazza. Con gli occhi annebbiati dalle lacrime lesse distrattamente il biglietto.
Si stupì, conosceva quel posto. Non c’aveva pensato, l’aveva completamente rimosso.
Grazie… dottore.
- Di nulla… ti chiedo solo di non andarci da sola. Potresti…
- Non finì di formulare la frase che Akane con una voce inaspettata lo freddò.
- No. Ranma non fa parte più della mia vita! Lo odio.
- Ma Akane…
- Non ha più nessun dovere nei miei confronti… e non gli permetterò mai più di farmi del male! Lo giuro sul mio onore! -


Fuori dalla porta, accasciato contro il freddo legno c’era Ranma. Non aveva voluto origliare per rispetto ma il suo pianto disperato e quell’ultima frase urlata l’aveva sentiti chiari e tondi.
Una lacrima solcò il suo viso, mentre una piccola scatolina di velluto blu ruzzolava sul pavimento, rivelando alla luce lunare il suo prezioso contenuto.
Poche settimane prima, la luna aveva accolto i loro primi baci e adesso accarezzava il cuore spezzato dei due giovani testardi di Nerima. Era un incubo. L’aveva persa per sempre. Lo odiava.

Dopo qualche minuto Ono uscì dalla camera e guardò il ragazzo, con la testa sulle ginocchia. Perché erano così dannatamente orgogliosi? Si chinò su di lui.
- Dai Ranma… è solo arrabbiata. Devo sbollire un po’… - Non era molto convinto e lo sguardo vacuo e disperato che il codinato gli rivolse,
gli fece deglutire sonoramente tutte quelle inutili parole di consolazione che stava per dirgli. Andò via, sentendosi completamente inutile e limitato.
Riusciva a ricucire un braccio, sistemare ossa ma non riusciva a lenire le ferite dell’anima. Aveva ancora tanto da imparare nella vita.    




Un’aurora fresca e limpida si rifletteva attraverso la finestra di Akane. Il mattino era arrivato come il più splendido dei doni.
Ranma aprì gli occhi, disturbato da un caldo raggio di sole. Aveva dormito sul pavimento, stringendo convulsamente la scatolina blu.
Kasumi si era premurata di coprirlo con un piccolo lenzuolo. Il cuore gli balzò in gola. Akane non avrebbe voluto parlare con lui.
Con tutto il coraggio che aveva in corpo si alzò e provò a bussare, dopo un paio di minuti di incertezza. Nessuna risposta, cattivo segno. Provò a bussare più forte.

- Ak..akane sono io… ho bisogno di parlarti… per favore… - Sussurrò convinto che lei stesse li dietro ad ascoltarlo. Ancora nulla.
Il panico l’avvolse. Non c’era nulla da fare. Bussò ancora e come colto da uno strano presentimento aprì la porta.

- Scusami… se entro senza per… - Le parole gli morirono in gola. La camera di Akane era vuota.

Il letto sfatto, gli scaffali e l’armadio svuotati. Lo zaino non c’era più e lui come uno stupido si inginocchiò inerme.
Se ne era andata. Lui non aveva sentito nulla. Lei non c’era più… per colpa sua. La scatolina che stringeva in mano ruzzolò sul pavimento ancora una volta.
La lieve brezza del mattino, accarezzava dolcemente la frangia di Ranma che senza parole osservava quella stanza in cui era stato milioni di volte.

La stanza della sua Akane. Si erano scambiati il loro primo bacio tra quelle mura, l’aveva abbracciata, fatta arrabbiare, spiata, presa in giro e ora era solo un cumulo di mobili vuoti.
Fece per recuperare la scatola e trovò vicino al letto una pallina di carta. La raccolse e l’aprì in maniera casuale, non era da
Akane lasciare la stanza in subbuglio e quel particolare l’aveva colpito ancora di più. Una mappa e un indirizzo.
Le belle iridi del ragazzo si spalancarono dalla sorpresa. *non è possibile… non li… non da lui* Uscì trafelato dalla camera.
Non c’era un minuto da perdere.  Il bigliettino abbandonato sulla scrivania prese il volo fuori dalla finestra danzando allegro sulle ali del vento.
Poche parole scritte in una grafia ordinata e lineare. "Sorgenti della vita. Riugenzawa, Tokyo".





 


Angolo dell'autrice: Ma salveeee!! Dopo le ferie,oggi si torna a lavoro e per non deprimermi eccoci qua. Che ne pensate del capitolo 6 ? E della colonna sonora? 
*e volarono ortaggi sull'autrice... *  Beh che dire  forse può risultare un pò ooc ma è stato tutto voluto.
Dottor tofu protagonista, sapete che lo adoro, mi piaceva dargli peso nella famiglia Tendo.
In questo capitolo Volevo che si capisse la disperazione di tutti (soun in primis) e di Ranma che cede al suo orgoglio e parla chiaro con piccoli spot sui personaggi secondari.
So che Ranma non dichiarerebbe mai i suoi sentimenti di fronte a tutti ne con quelle parole (sarebbe morto di infarto prima) però erano necessarie per la sua maturità
e per renderlo ancora più introspettivo, spero che qulcuno gradirà. Voglio feedbackkk!!!!
Per il finale del cap. Che ne dite? Vi è piaciuto o troppo scontato? Che farà il nostro baka per riportare Akane a casa? Ma soprattutto sarà così facile guarire dal problema sterilità?
Grazie infinite a tutti voi che leggete, seguite, commentate e tifate per i nostri baka. Siete preziosi e mi fa sempre tanto piacere leggere i vostri suggerimenti.

Have a Great day.
karmy

  
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