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Autore: Pisquin    07/07/2014    6 recensioni
“Mia mamma si incazzerà” risi tra me e me infilando il casco. “E per cosa?” chiese lui. “Sai, la solita ‘non accettare mai caramelle dagli sconosciuti’. Io ho accettato addirittura un passaggio, magari stanotte entrerai in casa e mi ucciderai.” Continuai a ridere salendo in sella alla moto e osservai la carrozzeria nera, lucente. Lo vidi scuotere la testa ed accennare ad una piccola risata. “Sei proprio strana.” “Benvenuto nel mio mondo."
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Riot
 
5.
 
“Se fai un’altra curva del genere giuro su Dio che ti brucio casa” urlai spazientita dopo essere scampata per la milionesima volta a morte certa. Era uno squilibrato. Sentii, appoggiata alla sua schiena, che stava ridendo. Gli rifilai uno schiaffetto sulla spalla. “Ti odio” “Non è vero” urlò lui. Alzai gli occhi al cielo e dopo poco rallentò, parcheggiando vicino alla caffetteria. Scesi spazientita. “Va bene che oggi sei euforico per i volantini e tutto il resto, ma lo capisci che non voglio morire?” gli dissi, puntandogli un dito contro. “Non ti sei ancora abituata, tra poco lo farai” scrollò le spalle e archiviò la questione. Sbuffai per l’ennesima volta – quel giorno sembravo un treno a vapore – e presi i volantini dalla tracolla. Ci mettemmo all’entrata della caffetteria – ovviamente prima di aver chiesto tutte le dovute autorizzazioni – e, armati di volantini, iniziammo a pubblicizzare le audizioni che si sarebbero svolte giovedì. Già due giorni prima ci eravamo messi a distribuirli lungo la via principale di Chicago e ora toccava alla caffetteria che ci aveva assegnato l’imperturbabile Mya. “Ti va di aiutarci a giudicare il bassista?” mi chiese dopo un po’. Lo guardai e lo vidi sorridermi, incoraggiandomi a rispondere. “E come farei, scusa?” replicai confusa. Scosse la testa – come d’abitudine . “Ti siederai con noi e giudicherai le performance” “Ma io non faccio parte della band” commentai, piuttosto ovvia. “E chi se ne frega?” replicò lui, ammiccando nella mia direzione. Gli diedi un pizzico sul braccio – oramai segno dei miei ‘sì’ – e annuii. “Okay, ma voglio essere ricompensata” “Come?” incalzò lui, mentre passava il volantino ad una ragazza piuttosto prosperosa. La guardai sorridergli inebetita e sbuffai contrariata. Odiavo quel genere di tipe. “Al primo concerto dovrete suonare una canzone che voglio io” Alzò le spalle e annuì: “Per me va bene, basta che non te ne esci con qualcosa tipo Taylor Swift, altrimenti non sarò più responsabile delle mie azioni.” “Ti sembro una che ascolta Taylor Swift?” constatai indicandomi. Quel giorno indossavo dei jeans piacevolmente larghi e con strappi copiosi in parecchi punti. Una maglia dei Beatles – comprata in un mio viaggio in Inghilterra di qualche anno fa – e un vecchio giacchetto di pelle. Ero l’anti-Taylor-Swift fatta persona. Rise copiosamente e mi diede una piccola spinta, facendomi quasi cadere dal marciapiede. “Ti odio quando fai così” replicai, dandogli una spinta a mia volta. “Non è vero” rispose, pizzicandomi il fianco destro. Alzai gli occhi al cielo e ingaggiammo una piccola lotta fatta di pizzicotti. Risi quando mi fece il solletico sui fianchi e gli intimai di smetterla altrimenti “lo avrei castrato”. “Non ci giurerei” rispose lui, aumentando la presa su di me. Le sue braccia, che se ne stavano intorno al mio bacino, si muovevano veloci per farmi il solletico. Indossava una maglia nera dei Coldplay che adoravo. L’avevo vista in un negozio del centro e volevo comprarla a tutti i costi. I passanti ci guardavano confusi mentre Aaron mi afferrava le braccia per fermarmi e io ridevo come non mai. Sembravamo due pazzi. Ergo, eravamo due pazzi.
 
***
Aaron
 
Parcheggiai davanti a casa sua nel tardo pomeriggio. Il sole cominciava a tramontare e, non appena la caffetteria aveva chiuso i battenti, eravamo risaliti in moto, stanchi e affamati. “Hey Ari, ti va di restare a vedere un film?” “Ari?” ripetei confuso. “Tu mi hai rifilato Troubby e credevi non ne trovassi anch’io uno ridicolo per te?” ribatté, sistemandosi la bandana in testa. “Allora? Ci stai per il film?” mi domandò, poggiando il suo casco sulla moto. La guardai frugare nella borsa per trovare le chiavi. “Okay” le risposi, seguendola lungo il vialetto. Armeggiò con la serratura e poco dopo la aprì. L’ingresso era dipinto di uno strano colore – tra il viola e il fucsia – e le pareti erano tappezzate di foto di Chloe e quella che sembrava fosse sua sorella Tiffany. Molti soprammobili erano poggiati sulla grossa cassettiera che si trovava di fronte alla porta. Chloe poggiò la sua tracolla su una sedia e la imitai poggiandoci il giacchetto di pelle che avevo tolto.  Entrammo in soggiorno e l’ambiente non cambiò poi così tanto. Le pareti stavolta erano bianche e al centro della stanza troneggiava un grosso divano in pelle color crema. Un grande schermo al plasma si stagliava di fronte alle sedute e un tavolo era posizionato all’angolo. Era però decisamente più normale come stanza. “Vuoi qualcosa da mangiare?” mi chiese mentre entravamo in cucina, tutta sui toni del turchese. “Tua mamma ha una passione per i colori pastello” constatai, sedendomi sullo sgabello davanti alla penisola di granito bianco. “Li odio” rispose lei alzando le spalle: “Ti va un sandwich pieno zeppo di Vegemite?” mi sorrise, agitando il barattolo davanti ai miei occhi. “Non ci credo, pensavo fossi l’unico a mangiarla!” le risposi sorpreso. “Beh, io la mangio con praticamente tutto” ribatté lei, preparando i sandwich. La vidi concentrata nello spalmare la crema color nocciola. Teneva la lingua tra le labbra mentre cercava di non sporcarsi le mani. Poi mise i panini su un vassoio, posizionandovi sopra anche una confezione di Oreo e un barattolo di burro di arachidi. “Ti va bene la Pepsi?” “Io sono fan della Mountain Dew” le confessai. Lei alzò gli occhi al cielo – avrei potuto giurarlo anche se era voltata verso il frigo – e afferrò una lattina di Pepsi e una di Mountain Dew. “Così va bene, re austriaco?” chiese retorica, portando il vassoio sul tavolinetto basso davanti al divano. “Sì, suddita” le risposi, stando al suo gioco e sedendomi vicino alla penisola, dove lei si era allungata – o dovrei dire spaparanzata. Tolse le Converse e la imitai, togliendomi le Vans. “Ragazzaccia, cosa mi nascondi?” la vidi voltarsi verso la mia direzione, confusa. Indicai con la testa i suoi piedi, dove campeggiava uno smalto brillantinato. Sorrise muovendo le dita dei piedi. “Un momento di debolezza” confessò, alzando le spalle. Le rifilai un buffetto sulla spalla e lei alzò gli occhi al cielo per la millesima volta. Afferrò il telecomando e accese la tv. “Vediamo cosa c’è su” Smanettò un po’ con il telecomando, arrivando alla schermata del lettore DVD. Schiacciò ‘play’ e con mio grande orrore apparve una scritta a caratteri cubitali, con tanto di chitarra: ‘Camp Rock’. “Ti prego ammazzami” la implorai. “Tiffany” soffiò indignata, sbuffando. “Non ho voglia di alzarmi e cercare un film decente quindi accontentati dei Jonas Brothers.” Aggiunse premendo di nuovo ‘play’. “Troubby, dai, prendi un film con i fiocchi. Non posso subirmi queste canzonette oscene per un’ora e mezzo” la pregai, guardandola negli occhi. “Almeno ci divertiamo a fare commenti stupidi” rispose alzando le spalle con un sorriso furbo sul viso. “Ti odio” confessai, rifilandole una spallata. “Non è vero” – stavolta lo disse lei.

“Guarda caso lui, attaccato dalle ragazzine killer, si rifugia dietro una cazzo di siepe e sente questa che nella sala della mensa – dove non si sa perché c’è un pianoforte – inizia a cantare una canzone becera su sé stessa. Mi pare pure giusto che lui si innamori perdutamente della sua voce. Ma la sfiga si mette in mezzo – tanto per cambiare – e quella cogliona esce dalla stanza prima che il figaccione di turno – con i capelli orrendamente piastrati – entri per dirle che è diventata improvvisamente l’amore della sua vita” commentò Chloe, vedendo la scena dove Demi Lovato cantava in mensa. “Odio quella canzone” aggiunsi io, smangiucchiando il mio sandwich. Chloe aprì il barattolo di burro di arachidi e vi inzuppò dentro un Oreo, addentandolo subito dopo. Feci una faccia schifata, che lei notò. “Fe f’è?” mi chiese con la bocca piena. Scossi la testa tornando a guardare quello scempio di film – se così si poteva definire. “E’ buono” si giustificò, inginocchiandosi affianco a me e infilandomi in bocca un biscotto ricoperto di burro d’arachidi. Lo masticai contrariato, constatando subito dopo che aveva ragione. “Hai rafone” replicai, continuando a masticare il biscotto. Mi lanciò un’occhiata soddisfatta e tornò a sedersi affianco a me. Dannazione, aveva sempre ragione lei.

 
***
 
Arrivò così il temuto giorno delle audizioni. Avevamo scritto sul volantino che aspettavamo i candidati al 210 di Flat Street – casa di Gwen. I suoi genitori erano entrambi a lavoro e, non avendo fratelli più piccoli nei paraggi, era il luogo ideale per tenere i provini. Io e Nat stavamo sistemando un tavolo di legno sotto il patio, lasciando uno spazio libero davanti, abbastanza largo per poter far esibire i candidati.  Eravamo arrivati prima delle ragazze e Gwen ci aveva accolto sulla porta con un ampio sorriso e uno dei suoi immancabili vestiti ‘vomitevoli’ – come li definiva sempre Chloe. Gwen, d’altro canto, aveva detto che era felice di contribuire, offrendoci almeno casa sua come ‘quartier generale’. Ci aveva scortato per la casa fino al suo grande giardino, dove ci saremmo sistemati. A metà dell’opera – ovvero posizionare il tavolo per bene – sentii bussare alla porta, che prontamente Gwen andò ad aprire. Sapevo fossero Chloe e Mya ma non sapevo mi avrebbero fatto quell’effetto, soprattutto Chloe – avendo archiviato Mya non appena, dopo di lei, aveva fatto la sua comparsa Troubby. Era abbigliata come al solito, tranne per un paio di shorts striminziti. Avevo capito che, anche se era aprile, faceva caldo, però, cavolo, così faceva venire caldo anche a me! La vidi spostarsi i capelli dietro le spalle mentre mi guardava con occhi indagatori. Probabilmente stava per uscirmi la bava dalla bocca. “Ari, smettila di guardarmi come un cane guarda la sua ultima bistecca prima di un lungo digiuno” Mi riscossi alle sue parole e vidi Mya e Gwen ridere in un angolo del patio. “Ci voleva tanto a mandarmi un messaggio con scritto ‘belle gambe in mostra’? Almeno sarei partito avvantaggiato” Alzò gli occhi al cielo e poi corse ad abbracciarmi. La strinsi forte a me mentre mi faceva una pernacchia sulla guancia. Quel gesto mi aveva lasciato di stucco. Sentii Mya borbottare “Mi astengo dal commentare” e sorrisi. Non mi ero mai preoccupato dell’impressione che poteva fare il nostro rapporto visto dall’esterno. Probabilmente Mya si stava chiedendo perché ancora non ci avessi provato con Chloe – e in realtà me lo chiedevo anch’io, ma mi rispondevo sempre che avrei dovuto aspettare un po’, quanto non lo sapevo. “Okay, lo spettacolo è finito” borbottò Troubby lasciandomi andare, poi aggiunse: “Uomini, avete sistemato tutto per i provini?” Nat annuì e tornammo dentro, aspettando le sei, quando sarebbero iniziate le audizioni. “La maglia mi piace sempre” “Ci avrei giurato” replicò, guardando la sua maglia dei Nirvana. Non avevo mai trovato una ragazza ossessionata dalla musica quanto me – ed era un tutto dire. “Questi shorts sono tuoi?” le chiesi, poggiandole una mano sul ginocchio sinistro. La sentii rabbrividire. “No, me li ha prestati Mya e comunque togli questa mano, è fredda” mi intimò, prendendola e spostandola sul mio ginocchio. Sbuffai contrariato e mi appoggiai allo schienale del divano, osservando la tv sintonizzata su MTV, dove stavano trasmettendo l’ultimo video di Christina Aguilera. “Guai in paradiso?” accennò Nat, guardando me e Chloe. “Ah, sta zitto” lo ammonì lei, appoggiando i piedi sul tavolinetto di legno di fronte al divano. “Beh, manca un quarto d’ora, direi che possiamo andare alla porta” rifletté Mya, alzandosi e portando con sé Gwen. Avevamo pianificato che loro due avrebbero ‘accolto’ i candidati – che molto probabilmente avrebbero spaventato a morte – e in seguito li avrebbero portati dove noi li avremmo ‘giudicati’. Era una cosa messa a punto con i fiocchi da Mya – che si era rivelata essere un’ottima organizzatrice. Non vedevo davvero l’ora di iniziare.
 
***
Chloe
 
“Sono tutti delle merde” sbottai incassando la testa tra le mani. Avevo ascoltato fin troppe imitazioni – becere – di canzoni a me troppo care ed ero sconcertata dalle ignobili prestazioni dei bassisti adolescenti di Chicago. Aaron sbuffò per l’ennesima volta quando sentì che mancavano solo due persone. Non ce l’avrebbero mai fatta se avessero continuato così. Non sapevo gli standard dei ‘Paper Nites’ ma non mi sembravano così basse da accettare individui che suonino con il basso canzoni di Celine Dion – nulla da criticare alle sue canzoni, ovviamente. Nat continuava a scribacchiare cose oscene vicino ai nomi dei candidati: ‘Vai a suonare con la band dei Teletubbies’, ‘Uccidi la persona che ti ha insegnato a suonare il basso’, ‘Fatti delle domande sul perché indossi una parrucca bionda’, ‘Non vogliamo i bassisti del Titanic’ – quest’ultimo ovviamente riferito al poveraccio seguace della Dion. “Ne troveremo mai uno decente?” sbottò Aaron non appena fece la sua comparsa di fronte a noi un ragazzo alto e biondo. Mi sembrava di averlo già visto da qualche parte, ma non ricordavo dove. Il suo basso era di un blu scuro e vi erano diversi adesivi di band attaccati sopra. Dopotutto prometteva bene. “Presentati” esordì Nat sorridendo. Forse anche lui pensava ciò che stavo pensando io. “Ehm, ciao. Io sono Scott Fitzgerald e ho 18 anni. Frequento la Climson.” “Oh, ecco dove ti avevo visto!” sbottai illuminata nel sentire il nome della mia scuola “anche io la frequento, quarto anno” gli dissi sorridendo. Aaron mi lanciò uno sguardo infastidito e io alzai le spalle. “Beh, inizia pure. Cosa ci suoni?” chiese Aaron mentre gli stava facendo una radiografia con gli occhi. Che diavolo aveva di così strano? “American Idiot dei Green Day” rispose Scott. Dopo pochi secondi iniziò a suonare e credetti veramente di star sognando. Era perfetto in confronto ai tizi che avevamo ascoltato prima. Non ero poi una così grande esperta di musica ma, cavolo, mi stava ricordando vagamente Mike Dirnt – e avevo detto tutto. Finita l’impeccabile performance di Scott vidi Nat scribacchiare affianco al suo nome un ‘TI VOGLIO SPOSARE’ – in un bel maiuscolo sottolineato più volte. Sorrisi soddisfatta di aver finalmente trovato qualcuno per completare la band, anche se non ne facevo parte. Aaron sbuffò – non seppi mai veramente perché – e annuì. ‘Spera che il tizio dopo di te non sia il pronipote di Roger Waters e il posto sarà tuo” ammiccò proprio Aaron urlando subito dopo: “Il prossimo” Lo vidi irrigidirsi non appena Scott ci sorrise e se ne andò dentro. Mentre Nat interrogava il nuovo povero malcapitato, diedi un buffetto sul braccio di Aaron. “Che cazzo hai? E’ fantastico!” gli confessai, alzando gli occhi al cielo. Sbuffò e si voltò nella mia direzione. Gli lessi nello sguardo una sola cosa: fastidio. “Hey Ari, cosa ti infastidisce?” gli domandai appoggiando la testa sulla sua spalla. Sospirò con sguardo duro. “Niente” “Vaffanculo!” gli risposi indignata, tornando a guardare l’ultimo candidato. Stava a dir poco storpiando una bellissima canzone dei Clash e le mie orecchie ne stavano risentendo pericolosamente. ‘Basta’ sospirò Nat, dando subito dopo lo stop al ragazzo. “Non sei di certo il pronipote di Waters quindi è un no’ gli disse secco Aaron, rigirandosi tra le dita il braccialetto di cuoio che portava al polso destro. Non sapevo cosa diavolo gli stava succedendo e nemmeno volevo farlo. “Scott, vieni qui” chiamò Nat. Il ragazzo biondo uscì con un largo sorriso e si posizionò di fronte al nostro tavolo. “Per me è un sì ma non faccio parte della band, quindi sono i due uomini che devono decidere” gli confessai con un sorriso. Lui ricambiò e vidi Aaron stritolare quel povero braccialetto. Che odio. Nat e ‘l’uomo bandana’ parlottavano intensamente e vidi Aaron scuotere un po’ di volte la testa. Dopo un po’ i due parevano essersi accordati e fecero sapere a Scott quello che ormai sembrava scontato. “Sei ufficialmente il nuovo bassista dei ‘Paper Nites’” annunciò Nat. Poi i due si alzarono e andarono a congratularsi con Scott, il nuovo bassista. Mi alzai anch’io e andai verso Mya e Gwen che stavano ridacchiando sedute sotto al gazebo. Quando mi videro arrivare si ammutolirono anche se i loro sorrisetti campeggiavano ancora soddisfatti. “Che volete?” esordii scocciata, afferrando una sedia e sedendomi malamente. Osservai i tre parlottare e Aaron che ogni due per tre prendeva a fissarmi: irritante. “Che hai combinato stavolta?” sbuffò Mya affiancandosi a me. “Cosa ho combinato io? L’ho solo mandato a quel paese perché mi irritava con la sua aria superiore da spocchioso” sputai irritata guardandolo fissarmi. Arricciai il naso alzando il dito medio nella sua direzione. Mi osservò sbuffando contrariato. “Ahia, qui si mette male” constatò Gwen dopo quel gesto. “Cosa ti ha detto di tanto strano?” continuò Mya ignorando i miei gesti. “Non lo so. Da quando ha visto che sorridevo a Scott ha cominciato a sbuffare e ad osservarlo con sguardo truce” dissi incrociando le braccia al petto. Mya e Gwen scoppiarono – di nuovo – a ridere e io mi chiesi perché dovessi per forza circondarmi di amiche del genere. “Ancora non l’hai capito?” disse Mya tra le risate. “Cosa non ho capito?” risposi aggrottando le sopracciglia. “E’ geloso, Chloe. Sveglia!” esclamò Gwen continuando a ridere. Geloso. Sì, come no.






Vi prego non uccidetemi, so di essere sadica ma, AMO FARLI LITIGARE!
Ahahah dopo questa strana intro parliamo del capitolo.
Prima di tutto non voglio offendere nè Taylor Swift (dato che sono una sua accanita fan), nè i Jonas Brothers, nè Demi Lovato. Come ben sapete però i nostri protagonisti non li possono vedere, ew.
Come avete visto finalmente abbiamo trovato il bassista, yoho!
Ecco qui Scott, me lo immagino troppo come Alex Pettyfer: alex 
Ed ecco qui gli outfit.
1. Chloe nella prima parte del capitolo: chloe3 
2. Chloe durante le audizioni: chloe4
3. Gwen durante le audizioni: gwen2
4. Mya durante le audizioni: mya2 
Dopo questo vi dico che, come penso sappiate, 'Mike Dirnt' - che ho nominato nel capitolo - è il bassista dei Green Day e il mitico 'Roger Waters' è sempre il bassista dei Pink Floyd.
Dopo questo lunghissimissimo sproloquio spero mi sorprenderete come la scorsa volta e mi lascere un sacco di recensioni.
Stavolta continuerò a 7 recensioni.
Un abbraccio a tutti e grazie per il sostegno,

Sara xx

P.S. Oggi è il compleanno di Ashton, colui che mi ha inspirato il complicatissimo Aaron!
Tanti auguri bandana-man!
  
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