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Autore: LightsTurnOff    07/07/2014    1 recensioni
Infilò il cellulare di nuovo in tasca e poi si affidò totalmente alla musica mettendo le cuffiette e premendo il tasto play senza neanche far caso a quale canzone fosse in riproduzione: qualunque essa fosse avrebbe fatto male in ogni caso.
Stava tornando a casa, tornava da Jimmy.
Love, love will tear us apart... again.
Ecco, quel brano faceva parte del mucchio di stronzate che Matt gli aveva infilato nel lettore portatile, lui e quella fottuta musica di merda.
Love, love will tear us apart... again. [...]
Il dolore della consapevolezza di essere fragile, di potersi rompere da un momento all'altro come una bottiglia di birra.
Tornava il dover dimostrare a se stesso che lui non si sarebbe infranto, voleva sentirsi invincibile e lo faceva così, distruggendosi; si distruggeva perché sapeva che qualcuno l'avrebbe salvato, che Jimmy non l'avrebbe lasciato affondare nel mare della disperazione, lui ci riusciva sempre a tirarlo su.
“Bri, forse dovresti fare una pausa, non per fare il guastafeste ma domani c'è l'anniversario di matrimonio dei tuoi, lo sai come ci tengono.”
“Oh fanculo Jimmy, lo sai che tanto andrà tutto bene.”
|Bratt|AU|Teenage!verse|
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Out of control
Capitolo tre




Il fiato corto sul suo collo.
Il sudore che avvolgeva la sua pelle.
Il suono rotto di ansimi taciuti.
Aveva provato a trattenersi ma non c'era riuscito, avrebbe volentieri chiuso tutto dentro di sè, ma gli impulsi non erano ostacolati da una solida barriera, visto che l'alcool aveva fatto il suo effetto sul corpo asciutto del moro. Più che altro Matt gli stava simpatico, gli sarebbe dispiaciuto rovinare tutto; non che il ragazzo dagli occhi verdi la pensasse allo stesso modo.
Erano soli nella stanza di James, non riuscivano a ricordare neanche come si erano ritrovati lì dentro da soli: nessuno dei due si era dimenticato il loro primo ed unico incontro, soprattutto Matt. Proprio quest'ultimo sentiva dentro un tumulto dettato dall'alcool. Ripensava a Summer e a come fosse andato in bianco quella sera, ripensava alla rabbia che aveva covato dentro e a quella che covava. Non ci stava capendo molto, si era solo trovato a fissare gli avambracci di Brian su cui i disegni stavano prendendo forma, seduta dopo seduta, per rimanere impressi nella pelle fino alla fine. Ma quello che riusciva a vedere Matt era il magnetismo di quel ragazzo sfacciato e a tratti fastidioso, una calamita che attraeva anche senza guardare, il fascino incondizionato di chi sapeva cosa avesse da offrire. 
"Ti conviene uscire Matt," gli disse Brian alzandosi e andando alla scrivania per prendere un posacenere. Si fermò lì, con il capo chino e l'espressione di chi ha molto da pensare, la Marlboro fra le labbra e il bacino poggiato al bordo della scrivania per evitare di sbandare, vista l'ingente quantità di alcool ingerita.
"Perchè Brian? Chi saresti per dirmi cosa fare?" ribattè Matt scocciato da quell'atteggiamento, alzandosi in piedi e avvicinandosi, passo dopo passo, sempre più a Brian, che ad ogni passo sbiancava sempre di più, negli occhi un barlume di paura per quello che avrebbe potuto fare a Matt. 
Perchè aveva paura di rovinare tutto?
Matt si fermò a pochi passi da lui, puntò i suoi occhi smeraldini in quelli di cioccoloato fuso di Brian, entrambi avevano gli occhi rossi e opachi, segno della stanchezza dei loro bulbi oculari. Ma a nessuno dei due importò.
"Io ti ho avvertito Sanders," fu l'unica risposta di Brian alle domande di Matt, poi lasciò che i gesti sostituissero le parole. Fu fulmineo, Matt quasi non se ne rese conto che Brian aveva annullato quella poca distanza che restava fra loro per prendergli con forza il viso fra le mani e baciarlo con foga, scendendo subito a torturargli il collo, mordendolo ritmicamente in modo che le scosse di dolore percorressero il corpo del ragazzo a intervalli regolari. Tutto fu chiaro quando sentì qualcosa di caldo scendere dalla zona martoriata da Brian fino ai suoi pettorali, ancora coperti dalla camicia grigia e rossa che aveva messo per la serata. 
Brian gli leccò la ferita che lui stesso gli aveva procurato e si staccò dal collo per guardare Matt negli occhi, per vederli lucidi quanto i suoi, per cercarci lo stesso desiderio che lo attanagliava: ci lesse invece una rabbia repressa, la voglia di sfogarsi forse, non lo capiva bene. Ma non gli importava molto, lui sarebbe stato il suo partner per quella notte, per cui avrebbe accettato qualsiasi motivo che portasse Matt nella sua direzione. Non riuscì però a finire queste considerazioni perchè fu distratto da uno strattone che lo sollevò da terra per farlo ricadere violentemente sulla scrivania di Jimmy, che era incasinata come sempre. Così i due dovettero farsi spazio mentre le loro lingue si intrecciavano pericolosamente, con violenza e passione, spingendo i due corpi, sempre più desiderosi, sempre più vicini. Infatti Matt teneva una mano sulla cavità lombare di Brian e spingeva per sentire la fascia addominale del chitarrista premere sulla sua, Brian invece aveva agganciato le spalle larghe del ragazzino tirandoselo verso il basso finchè non decise che avevano aspettato abbastanza, che a loro non serviva titubare, che aveva fatto fin troppo la donna della situazione.
E via i vestiti, via la vergogna, via i sentimenti. 
Si ritrovarono sul letto di Jimmy, avvolti dalle lenzuola di raso nere, complici dello stesso gioco. Non importava come o perchè, non vi sarebbero stati sensi di colpa per quello che stava succedendo: Matt non si sarebbe sentito in colpa se mai avesse cercato l'odore di sesso che Brian emanava e Brian non si sarebbe sentito in colpa se avesse chiesto di Matt a Jimmy ogni volta che questi non era in casa. Non vi era nulla fra loro se non quel legame che vibrava nell'aria mentre Brian sovrastava Matt, bloccandogli i polsi sulla testa mentre era intento ad esplorarne il corpo, a scoprirne la forma, curioso di provare qualsiasi cosa con quel ragazzo e non bastava graffiare i muscoli o mordere i capezzoli fino a sentire Matt ringhiare, voleva sentire l'erezione del compagno premere sul suo corpo, voleva che Matt lo desiderasse davvero dentro, lo voleva pronto ad accettare le conseguenze; si giocava con le sue regole.
Intanto Matt aveva gli occhi chiusi, sentiva il collo pulsare e il petto bruciare, la presa salda di Brian sui suoi polsi rendeva difficoltosa la circolazione ma, tutto questo, non faceva altro che alimentare quelle fiamme che gli bruciavano il corpo dall'interno, ed ogni cosa che Brian gli faceva era per lui una scossa di piacere, scossa che il suo compagno poteva apprezzare sulla sua pelle quando le pulsazioni si scontravano con i tessuti di Brian. Dopo l'ennesima scossa al basso ventre, dovuta ad un morso sul fianco, vide il viso spigoloso e arrossato di Brian sempre più vicino, con il sudore che gli iniziava già ad imperlare il viso, gli occhi lucidi e le gote rosso vino che lo rendevano un adone agli occhi di Matt. 
Ed era sempre piu vicino.
Quando si impadronì nuovamente della bocca del futuro universitario non ci fu bisogno di parlare; le lingue erano calde e morbide, si scontravano e si urtavano come se tutto fosse normale, si mordevano a vicenda quando uno dei due provava a ritirarsi. Brian morse il labbro inferiore di Matt, dove aveva il labret, succhiando il cerchietto metallico e leccandolo come se non fosse un semplice piercing, ma trasmettendo in quel gesto tutte le sue intenzioni più profonde, pronto a metterle in pratica ad un via qualsiasi di Matt, via che non tardò ad arrivare sotto forma di un gemito sommesso, così profondo da sembrare un ringhio, come quelli che faceva quando lo mordeva o lo graffiava, ma con qualcosa di diverso, poichè una diversa sensazione lo aveva generato. Fu solo allora che Brian lasciò la presa sui polsi di Matt, lasciando che le mani bollenti accarezzassero il profilo di entrambe le braccia, quello del petto e degli addominali, mentre le sue labbra scendevano, lasciando una scia di morsi rossi che si soffermava a leccare, fino a che non raggiunse la punta dell'erezione di Matt, che non perse tempo a percorrere con la punta della lingua, soffermandosi sulla sommità, lanciando di tanto in tanto qualche sguardo al povero Matt, vermiglio in volto, che emetteva rantoli di piacere. 
E così Brian si concentrò sul membro gonfio e pulsante di Matt, avvolgendolo fra le sue labbra sottili ma morbide, sentendo immediatamente la bocca salire di temperatura per via del calore emanato dall'erezione che aveva dentro; eccitato nello stringere fra le mani e fra le labbra qualcosa di così imponente e nel frattempo vedere il proprietario completamente succube, dipendente da lui e dalle unghia affondate nella pelle tesa mentre le labbra facevano su e giù con lentezza, assaporando ogni centimetro di Matt: non voleva perdere neanche un pezzo di lui mentre si eccitava nel vedere gli occhi brillanti di Matt chiedere pietà per la sua sofferenza. Fu per questo che si allontanò da lui, solo per piantare le sue mani ai lati della sua testa, strusciandosi su di lui per fargli sentire che non era l'unico a voler arrivare alla fine e, con sommo dispiacere di Brian, un eccessivo rumore di bottiglie gli ricordò che oltre la porta c'era una festa e che quella non era neanche la camera di Matt: il proprietario sarebbe potuto arrivare da un momento all'altro. Si rimise quindi a cavalcioni su Matt, nella stessa identica posizione in cui si erano ritrovati all'inizio del test del materasso, ammirando la bellezza del suo dio greco personale, restando stupefatto alla vista di quel corpo rosso di graffi, lividi, con qualche ferita ogni tanto 
Era perfetto.
"Vieni qui," gli disse facendogli cenno di avvicinarsi con il viso e, quando Matt lo raggiunse, alzò la mano destra verso il suo volto, solo un paio di dita tese, il resto chiuse in pugno. Matt prese quella mano nella sua e si portò le dita alla bocca, succhiandole come un bambino fa con il capezzolo della madre, ingoiandole fino alla base per poi risalire alla punta, leccando ogni fessura, ogni piega della pelle, tutto, tutto quello che riusciva a toccare con la sua lingua.
Sapeva bene cosa quello significasse e la sua temperatura aumentò, se possibile, ulteriormente al solo pensare cosa quel moro chitarrista gli avrebbe fatto di lì a breve. Sentiva il suo corpo e quello del suo compagno bruciare, febbricitanti nell'attesa che li logorava già dai primi giochi che avevano fatto. 
Quando Matt finì di assaporare quelle dita lunghe ed affusolate, il braccio tonico di Brian lo avvolse mentre con l'altra mano gli accarezzava il viso, seguendo con i polpastrelli callosi il profilo di quel volto arrossato, baciandone gli zigomi caldi che si irrigidirono non appena Matt sentì quelle dita entrare e muoversi dentro di sè con ritmo sempre più deciso e guardando con gli occhi lucidi il volto spigoloso del chitarrista, notando con piacere come ogni suo poro trasudava il desiderio di farlo suo.
Andava tutto bene. 
Lui stava bene.
"Fallo," disse Matt con un filo di voce all'orecchio di Brian, mordendogli il lobo a sangue per poi leccare la ferita, finalmente lasciando anche lui il suo segno sul corpo di chi aveva condotto i giochi. 
Non se lo fece ripetere due volte Brian, che estrasse le sue dita solo per chinarsi a cercare qualcosa sotto il letto. Fortunatamente Jimmy era uno abitudinario e le cose le teneva al posto tuo.
"Chiudi gli occhi Matt," disse Brian guardandolo con un sorrisetto malizioso procurò a Matt una scarica lungo la spina dorsale.
Assicuratosi che Matt avesse chiuso davvero gli occhi, Brian tirò fuori dalla scatola delle meraviglie, come si ostinava a chiamarla il proprietario, due paia di manette, con cui agganciò Matt alla spalliera del letto.
"Goditi il momento, Matthew."
Quando Matt sentì le mani calde di Brian che lo spingevano a stendersi aveva capito che c'era qualcosa che non andava, fu quando sentì il ferro freddo a contatto con la pelle che capì cosa aveva in mente il moro. Aprì subito gli occhi e lo vide ghignare, un ghigno sexy oltre ogni misura; provò a muovere le braccia ma come aveva previsto le manette lo avevano costretto in quella posizione. Sorrise quando la presa salda di Brian portò il suo bacino sopra il suo, sentiva la calda erezione sfregare sui suoi glutei e non desiderava altro che sentirla dentro, voleva provare quella sensazione di collasso che da troppo tempo stava aspettando e che Brian non si sbrigava a dargli; questo pensava Matt quando Brian lo prese, quando quelle fantasie passeggere divvenero reali, quando finalmente sentì il compagno dentro di sé, entrato con prepotenza e deciso a prendersi tutto ciò che Matt poteva offrirgli.
Era caldo, era ospitale, era eccitante vedere Matt alla sua mercé, quel corpo statuario martoriato dalle ferite, l'orecchio di Brian ancora caldo per il morso del giovane sotto di lui, tutto gli diceva che quella poteva essere una delle sue migliori scopate! I ringhi di Matt, i gemiti soffocati di Brian, quella stanza trasudava sesso, tacita testimone di ciò che si stava consumando in quelle mura, testimone del culmine del piacere di entrambi, che vennero uno dopo l'altro, collassando sulle lenzuola nere, il respiro affannato e le guance rossissime, finalmente soddisfatti di quello che avevano vissuto.

*

Matt era rientrato in casa, Brian aveva sentito i passi ma non l'aveva visto, troppo concentrato com'era a mantenere lo sguardo davanti a sé. Gli occhi erano rossi, pieni di sangue, gli zigomi arrossati ma il viso pallido e sudato.
“Ti va un gelato?”
L'altro aveva scosso la testa così Matt si era seduto di nuovo al suo fianco e aveva scartato il suo cono alla panna con lentezza quasi fastidiosa, strappare via la carta sembrava un'impresa titanica, tant'è che Brian si propose di aiutarlo. Il ragazzo rifiutò e, quando finalmente sentì il gelato sciogliersi sulla lingua, sorrise soddisfatto. La schiena era completamente appoggiata alla sedia, i muscoli lo spingevano giù mentre si rilassavano; la festa di benvenuto era terminata già da un bel pezzo, ma lui iniziò ad assaporare quell'attimo di solitudine solo in quel momento. Per un istante si chiese dove fosse finito Zacky, poi pensò soltanto che probabilmente si era addormentato sul suo letto e aveva semplicemente smesso di preoccuparsene.
“Ti sei sporcato.” disse Brian ad un certo punto, voltandosi verso Matt ed interrompendo quel breve silenzio che si creava tra un morso e l'altro.
“Mmh?”
“Proprio qui...”
La voce del primo si era abbassata diventando quasi languida e, all'improvviso, il suo viso si era fatto più vicino del previsto: nonostante l'alcol e le droghe Brian era stato fulmineo nei momenti, aveva sfiorato la guancia di Matt con il palmo di una mano appoggiando il pollice sull'angolo della bocca per cancellare via quella piccola traccia di cioccolato indesiderato; il polpastrello si spostò per accarezzare quelle labbra carnose, il contatto di un paio di secondi sembrò durare un'eternità per quanto era intenso, soprattutto perché quel paio di occhi scuri sembravano sciogliersi attraverso i suoi provocandogli numerose scosse lungo la colonna vertebrale.
“Adesso sei apposto.” concluse, e Matt giurò di averlo visto mordersi delicatamente il labbro inferiore. I secondi che seguirono furono lunghi, quasi dolorosi, desiderava quasi strappargliele a morsi, quelle labbra; l'intimità di qualche ora prima sembrava non contare più, era stato tutto troppo veloce ed erano entrambi troppo ubriachi per rendersi conto della portata di quei gesti che si erano scambiati sulla scrivania di Jimmy all'inizio, e sul letto poi.
Brian aveva voglia di scopare e non se l'era fatto ripetere due volte, Matt invece non sapeva bene cosa volesse in quel momento, si era trovato a baciare quello sguardo enigmatico e quei capelli improponibili, gli zigomi squadrati e le piccole lentiggini sul naso, così aveva continuato.
Se ne stettero per un po' in silenzio, Matt stava finendo di mangiare e l'altro ragazzo aveva preso una sbronza troppo grossa per fare troppi movimenti tutti insieme. Gli veniva da ridere, quello sì, e anche di slacciarsi i pantaloni e fare di nuovo qualcosa di molto stupido.
“Stai bene?”
Il nuovo arrivato glielo chiese perché aveva notato le sue pupille ancora più rosse e lo sguardo sempre più spento; chiunque avesse pensato che stesse per tirare le cuoia da un momento all'altro. Ed invece quello stato, per Brian, era anche meglio delle montagne russe. Quasi non aspettava nessun momento della giornata come attendeva la sua abituale sbronza, veloce e bella forte, così intensa da non farlo pensare e ridere come uno stupido. La passava seduto sul letto in camera sua, o seduto sulla vecchia sedia a dondolo che i suoi avevano messo nel retro del giardino e se ne stava lì a fissare qualunque cosa ci fosse di fronte a sé sentendosi un po' più libero.
“Alla grande, tu?”
Gli rivolse un largo sorriso e gli occhi si fecero ancora più lucidi.
“Brian forse dovresti andare a letto.”
“E forse tu dovresti succhiarmi un po' il cazzo, visto che io la mia parte l'ho fatta.”
Matt scoppiò inaspettatamente a ridere, proprio non riuscì a trattenere lo stimolo che fu talmente forte da costringerlo a mantenersi la pancia. L'espressione di quel ragazzo, il tono della sua voce, da ubriaco ogni suo lato diventava buffo, quasi grottesco.
Erano passate diverse ore dall'ultima goccia di alcol che aveva ingerito e in più aveva mangiato il gelato, quindi aveva la lucidità necessaria per rendersi conto della situazione che stava vivendo, che Brian aveva bisogno di dormire e che l'indomani avrebbero entrambi desiderato vomitare lo stomaco o direttamente morire.
“Dai, andiamo a cercare un letto.”
“Io le mie chiappe da qui, non le scollo.”

“BUONGIORNO CAZZONI, SVEGLIA!”
La voce di Jimmy e l'incredibile frastuono causato dal mestolo sbattuto ripetutamente contro una pentola, versarono Matt e Brian in uno stato di disperazione totale; avrebbero voluto entrambi alzarsi e gridare ma, al tempo stesso, erano troppo a pezzi per poter anche solo dischiudere leggermente una palpebra.
“Mi sto vendicando per quello che avete fatto ieri sera in camera mia.” aggiunse poi prima di rientrare, come se questo bastasse a giustificare quell'immondo caos che alla fine aveva finito per svegliare anche il resto della casa.
Brian fu il primo ad aprire del tutto gli occhi e per un attimo, insieme ad una terribile sensazione di panico e vomito all'altezza dello stomaco, si chiese chi diavolo fosse quel ragazzo che gli dormiva accanto; poi però qualche leggero ricordo della serata precedente si decise a rendersi meno indefinito e la situazione gli fu pian piano più chiaro. I suoi occhi si soffermarono sulla forma del mento, sul profilo del naso e sui segni rossastri che gli aveva lasciato sul collo: era bello, da quando l'aveva visto per la prima volta non era più riuscito a smettere di pensare altro.
Con fatica, a causa di muscoli addormentati e ossa doloranti, si era tirato su trascinandosi con sé parte del plaid che l'altro ragazzo era andato a prendere prima di sedersi al suo fianco e allora aveva cercato di sistemare la situazione come meglio riusciva. Si erano addormentati a terra, alla fine, con la testa appoggiata contro il muro ed un' orribile puzza di etanolo che aleggiava attorno ai loro corpi.
“Caffè, adesso.” disse Brian appena entrò in cucina, non riusciva a muovere la testa e qualunque movimento, anche leggero, rischiava di farlo vomitare nel giro di un paio di secondi. Jimmy lo sapeva bene e quindi, accanto alla tazzina, aveva già posizionato un'aspirina.
“Devi dirmi qualcosa, Brian?”
Mandarti a fanculo, avrebbe voluto rispondere, però ci mise poco a rendersi conto che non avrebbe potuto vincere nessuna discussione in quel momento e perciò decise di attuare la tecnica del mutismo. Bevve il caffè a testa basta e cercò di farlo il più velocemente possibile, così da potersi poi subito rifugiare nella doccia. Bramava ardentemente quelle gocce fredde, la sensazione di pulito che depurava i pori, la testa meno pesante ed i pensieri più limpidi.
Quando fu il turno di Matt, ovvero quando toccò a lui confrontarsi con la dura realtà e con il dolore lancinante di quella sbronza, Brian aveva già smesso di girare per casa per un bel po', forse si era addormentato sul letto di Jimmy o forse era semplicemente andato via – d'altronde quella non era casa sua – ma il ragazzo non ci pensò neanche per un attimo, non gli importava. La prima cosa che fece però, dopo essersi maledetto per un po', fu andare nella sua stanza per controllare la situazione: Zacky dormiva, esattamente come aveva immaginato, con le braccia strette attorno al cuscino e le labbra semi dischiuse. Matt si stese al suo fianco facendo attenzione a non svegliarlo, osservò per un po' i suoi lineamenti e poi chiuse gli occhi anche lui, tranquillo.

Ho voglia di baciarti.” soffiò Matt nell'orecchio di Zacky, facendogli quasi il solletico. Erano seduti vicini, il primo era troppo ubriaco anche solo per pensare una frase più articolata mentre il secondo lo stava seguendo a ruota.
Sta zitto, Matt.”
Zacky era arrossito, quando aveva parlato, ma d'altronde Zacky arrossiva sempre, anche quando non vi era motivo. Però avere il viso del suo migliore amico così vicino gli stava facendo sentire dannatamente caldo e non poté resistere dal mordersi il labbro inferiore fino ad incontrare uno dei suoi due piercing con la punta del canino.
Ma voglio farlo.” continuò l'altro mentre un sorriso sornione accompagnava le due fossette ai lati delle guance. “There is a light and it never goes out...” canticchiò subito dopo e d'altronde c'erano i The Smiths in sottofondo, c'era Morrisey che cantava di una luce che rimaneva sempre accesa, di musica e di ragazzi giovani e vivi.
Ed era così che Matt si sentiva in quel momento: giovane, ma soprattutto vivo.
I don't care, I don't care...” sussurrò ad un soffio dalle labbra di Zacky, che si preoccupò subito di coprire con le sue. Chiusero entrambi gli occhi e il festeggiato racchiuse il viso dell'altro tra i palmi, come a volergli suggerire di non allontanarsi, non ancora.
Well, the pleasure – the privilege is mine.
Intorno a loro, però, la festa andava avanti, i ragazzi bevevano e fumavano e ridevano, si appoggiavano al muro con una Tennent's in mano, rollavano drum con la stessa velocità con cui si prende un respiro profondo. Ed era concentrato proprio in quello, Brian, a chiudere la sua piccola opera quando si accorse della scena che stava avvenendo accanto a lui che continuò ad osservare con la coda dell'occhio.
Qualcuno se la stava spassando, ed era davvero una strana sensazione quella che si provava quando non era lui stesso, quel qualcuno; lasciò il drum incustodito sul tavolo anche se sapeva che Johnny glielo avrebbe fregato non appena avesse voltato lo sguardo e allungò un braccio per cercare la mano di Matt. Lo strattonò con forza e, quando il ragazzo si decise a prestargli sufficiente attenzione, lo tirò verso di lui costringendolo ad alzarsi e lo portò fuori da quella stanza.

I sogni di Matt furono agitati, durante quel breve sonno, le immagini erano caotiche ma un senso d'angoscia gli annebbiò i pensieri costringendolo, alla fine, ad aprire gli occhi di soprassalto scoprendosi con la fronte sudaticcia e fredda. Zacky, sentendo tutti quei movimenti al suo fianco, si svegliò anche lui e lo osservò per qualche istante con un 'espressione confusa dipinta sul viso assonnato.
“Mmh, stai bene?” mormorò con la bocca impastata ed un orrendo sapore sulla lingua. Non ci stava capendo niente, vedeva solo il suo migliore amico muoversi agitato ma questo non bastò a svegliarlo del tutto; cercava di osservarlo tenendo gli occhi il meno aperti possibile.
“Sì, tutto bene.” risposte l'altro, distratto, mentre cercava di mettere in ordine i sogni ma niente, non aveva la più pallida idea di cosa lo avesse svegliato. Per un attimo pensò a Brian e poi al bacio che aveva dato a Zacky, dopo però scosse la testa e tornò ad appoggiare la testa sul cuscino; l'amico al suo fianco aveva di nuovo chiuso gli occhi.
“Ho voglia di pizza,” aggiunse subito dopo. Lo stomaco era un casino, faceva più male che altro, ma al tempo stesso avvertiva un certo languorino. E poi gli mancava fare qualcosa di stupido con Zacky, qualcosa che riguardasse solo e soltanto loro due; quando era un bambino il suo intero universo era composto solo da quel ragazzo e a volte la consapevolezza che le cose erano cambiate, che erano semplicemente cresciuti, gli metteva un po' di tristezza.
“Zee...” Gli diede un paio di colpetti su una spalla. “Pizza, ti va?”
“Tu sei matto.” rispose senza aprire gli occhi, ma accennando un sorriso.
“La ordiniamo e ce la mangiamo sul letto, poi se ne abbiamo voglia torniamo a dormire o ascoltiamo un po' di musica, o facciamo quello che vuoi.”
L'altro ragazzo si avvicinò un po' fino a che Matt non sentì il suo respiro accarezzargli la punta del naso.
“Dipende.” disse con un filo di voce, qualche secondo dopo stropicciandosi gli occhi. “Stai cercando di farti perdonare per aver tentato di stuprarmi?”
Il padrone di casa arrossì, anche se tentò di non dar a vedere l'imbarazzo che stava provando.
“I-io...”
“Ti voglio bene, Matthew.” Si sporse per dargli un leggero bacio sulle labbra e poi, prima di dividersi, sorrise. “E sarò qui a mangiare pizza sul letto tutte le volte che vorrai.”

“Jo sto andando in lavanderia, devi lavare qualcosa?”
La voce di Jimmy violò prepotentemente il silenzio di quella stanza, Johnny aveva appena fatto in tempo ad addormentarsi che il suo coinquilino lo aveva svegliato di nuovo.
“Sullivan vattene.”
“Poi però non lamentarti che hai la cesta dei panni sporchi piena!” rispose il secondo ragazzo con un largo sorriso, anche se l'altro non poté vederlo. Uscì di casa senza bussare alla porta di Matt, non sentiva voci e suppose che stesse ancora dormendo; la serata appena trascorsa lo aveva confuso e non poco, la sua unica certezza in quel momento era che dovesse lavare le sue lenzuola nere il prima possibile, ci si era addormentato solo perché era troppo ubriaco anche solo per tenere gli occhi aperti. Quando al risveglio, però, si era reso conto di aver appoggiato la propria pelle sullo stesso tessuto su cui Matt e Brian avevano riversato i loro liquidi corporei, si sentì costretto a farsi almeno due docce di fila.


 

Corner:

Eccoci qui con il nuovo capitolo, sperando vivamente che vi sia piaciuto! Matt e Brian sono aksjfnashbdabshdasjfnj *fangirl time*
Be' che dire, stiamo iniziando ad esplorare quell'universo complesso che sono questi personaggi, e a sfogare gli ormoni; cosa succederà ora? Nessuno lo sa bwahahahah 
Passateci se c'è scappato qualche errore, Shizue se li perde sempre per strada anche se rilegge cinquecento volte il testo! LOL
As always un grazie enorme a CathleeneGinger6661 che recensisce ogni nostro capitolo e un grazie anche a 
faithisunavailable per aver inserito la storia fra le preferite!
Ovviamente fateci sapere cosa ne pensate! ;)
Alla prossima, xo

   
 
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