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Autore: ShootinStar    07/07/2014    1 recensioni
“Con quei capelli potresti essere scambiata per una di famiglia. Sono quasi identici a quelli di Lily e di Rose!” ed aveva aggiunto: “Mio fratello deve aver ereditato la propensione per le rosse da mio padre e da mio nonno”. //
Fanfiction ambientata ad Hogwarts 24 anni dopo la Seconda Guerra Dei Maghi (siamo nel 2022), con protagonisti i figli del "golden trio" e alcuni loro coetanei inventati da me, oltre ad altri personaggi che sono sicura sarete felici di incontrare di nuovo. Non scrivo da un po', ma spero di esserne ancora in grado!
Buona lettura :) - Frannie
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Altro personaggio, James Sirius Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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“No, io non ti credo”. Il ragazzino scosse la testa, mentre James sogghignava divertito. “Ti sto dicendo la verità. Quando mio padre era al primo anno, un troll di montagna entrò nel castello la sera di Halloween e quando ebbe raggiunto il bagno delle ragazze...” “Piantala, Potter. Lo stai spaventando a morte”. Rhonda si sedette accanto a lui, mentre l'altro Grifondoro (ancora tremante) si alzò e corse dai compagni del secondo anno, ansioso di raccontare loro quel piccolo aneddoto. James riprese a mangiare le uova strapazzate ancora nel piatto, lanciando un'occhiataccia all'amica. “Perché devi sempre rovinare tutto?”. Rhonda sospirò ed afferrò una fetta di torta al limone. “Perché fare scherzi agli studenti più giovani è un passatempo da idioti e tu sei al settimo anno, ormai” “Ma il mio non era esattamente uno scherzo, la storia del troll è vera e tu lo sai...” “Certo che lo so, chi non conosce le imprese di tuo padre?” mormorò la ragazza, alzando gli occhi al cielo. James si passò una mano tra i capelli e le assestò una gomitata al fianco, ridacchiando. “Dai, smettila di essere così rigida! Stasera c'è la notte più spaventosa di tutto l'anno e vuoi veramente negarmi il piacere di terrorizzare qualche ragazzino?”. L'altra sospirò, poi sorrise suo malgrado.
Ma quel sorriso svanì non appena ebbe lanciato un'occhiata alla porta d'ingresso della Sala Grande. “Scusa, mi è passata la fame” mugugnò, prima di alzarsi ed allontanarsi dal tavolo, proprio mentre Dorian si stava per sedere di fronte a lei. Il ragazzo la guardò andarsene a passo svelto e si lasciò cadere con un sospiro sulla panca di legno. James lo scrutò con attenzione. “Hai una brutta cera, amico” commentò alla fine, allungandogli il vassoio della pancetta affumicata. Dorian ne prese una fetta controvoglia e cominciò a strofinarsi le tempie ad occhi chiusi. “Non sono riuscito a dormire” si limitò a dire. L'amico continuò a guardarlo con compassione, poi sospirò. “Devi smetterla di tormentarti per Natalee. Ormai è successo, il fatto che tu continui a pensarci non la fa stare certo meglio. Devi solo aspettare che le acque si calmino e vale anche per Rhonda” aggiunse, indicando con un cenno della testa la porta. “Vedrai che tornerà a parlarti”. “Ne dubito” replicò l'altro, mordendosi il labbro inferiore. Qualche attimo di silenzio. “Sei passato di nuovo in infermeria?” domandò James. “Ma certo, sono andato a trovarla quasi ogni giorno” “Vuoi dire quasi ogni notte, no?” aggiunse l'altro Grifondoro, sorridendo. Dorian li lanciò un'occhiataccia, poi sospirò. “Preferisco guardarla mentre dorme, perlomeno non può insultarmi come dovrebbe” “Dorian, ti ho già detto...” “Che tutto si sistemerà, lo so. Dico solo che non appena sarà in grado di alzarsi verrà a cercarmi per riempirmi di schiaffi. E non sarò certo io ad impedirglielo” borbottò, continuando a tormentare la pancetta con la forchetta.
 
 
Scorpius stava ancora accarezzando Alisecco quando Hagrid gli si affiancò, osservandolo, suo malgrado, con ammirazione. “Sembrerebbe che tu gli piaccia almeno quanto me” borbottò, notando i mugolii di piacere che l'ippogrifo stava emettendo. Il ragazzo sorrise e continuò a lisciare il muso dell'animale. “Dopo tutti i furetti morti che gli ho procurato, sarebbe assurdo il contrario” commentò. Hagrid annuì. “In effetti hai ragione. Ma perché venire così presto a trovarlo? Sono solo le 7 di mattina ed oggi è il 31 ottobre, vuoi ragazzi non dovreste preparare qualcosa per stasera?”. Scorpius storse il naso. “Niente di particolare, ci sarà la solita cena di Halloween ed ogni studente dovrà indossare il proprio cappello a punta. Ah, credo che il coro abbia preparato qualche nuovo pezzo. Ma credo che i festeggiamenti si fermino qui” concluse. Il mezzogigante non insistette sul fatto che il giovane Serpeverde avesse evitato di rispondere alla prima domanda, ma rimase dubbioso. Sembra così diverso da suo padre. Draco era costantemente circondato dai suoi tirapiedi, mentre questo ragazzo passa un sacco di tempo da solo. Ed è uno dei pochi a cui Alisecco permetta di farsi accarezzare!
Scorpius smise improvvisamente di coccolare l'ippogrifo, voltandosi verso il sentiero di pietre che conduceva al castello. “Cosa c'è?” domandò subito Hagrid, seguendo il suo sguardo. Ma il ragazzo si era di nuovo girato verso la creatura di fianco a sé. “Oh, nulla. Credevo di aver sentito un rumore ma devo essermi sbagliato. Ci vediamo presto, Hagrid. Anzi, credo che tornerò domani con qualche preda gustosa per questo bel giovanotto” ridacchiò, stuzzicando Alisecco sotto il becco con la punta delle dita. Poi si rimise la borsa di pelle nera sulla spalla e cominciò a salire su per il sentiero. Hagrid scrollò le spalle con un'espressione confusa e tornò alla capanna. Quando sentì la porta sbattere, Scorpius si nascose subito dietro una delle gigantesche lastre di pietra che costeggiavano il sentiero. Si sporse un po' per cercare di vedere. E poco dopo sentì di nuovo quel rumore, come lo scalpiccio di un paio di scarpe sull'erba. No, due paia di scarpe. Poi udì qualcuno sussurrare: “Non così veloce, Lilu! Non riesco a starti dietro!” ed una voce femminile in risposta: “Shhh, stai zitto Hugo! Solo perché siamo sotto al Mantello dell'Invisibilità non significa che qualcuno non possa sentirci! E poi non vedo più Malfoy, sembra sia sparito nel nulla...”.
Scorpius aspettò che le voci si avvicinassero ancora di più al suo nascondiglio e con un movimento svelto cercò di afferrare qualcosa in aria. Li sentì sussultare ed al secondo tentativo riuscì finalmente ad acchiappare l'orlo dell'oggetto magico. Con uno strattone sfilò il mantello da sopra le teste di Lily Potter e Hugo Weasley, incrociando poi le braccia sul petto. “Eccomi qua, mi cercavate?” domandò con un ghigno. “O forse stavate sgattaiolando fuori dal castello per un'altra ragione? Magari qualcosa di proibito, vista l'attrezzatura” e sollevò il mantello con sguardo eloquente. Hugo fece per aprire bocca ma la cugina lo zittì con una gomitata. Allora il giovane Serpeverde si rivolse a lei. “Non ve lo sto chiedendo con l'intenzione di fare la spia, Lily. Voglio soltanto capire per quale motivo avete rubato il Mantello dell'Invisibilità a tuo fratello, magari potrei esservi d'aiuto...” “Non l'abbiamo rubato!” ribatté Hugo, beccandosi l'ennesimo colpo al fianco. La ragazza al suo fianco sospirò. “In realtà l'abbiamo preso in prestito, ecco. Noi volevamo...ehm...” si voltò leggermente verso la Foresta Proibita, tornando poi a guardare Scorpius. Il ragazzo finalmente capì. E sorrise.
“Il vostro coraggio è ammirevole, così come la voglia di rendervi utili, ma credo che uscire di nascosto dal castello per andare nella foresta da soli alla ricerca di non so cosa dopo gli eventi che tutti noi ben conosciamo sia una stupidaggine piuttosto che un atto eroico” commentò, scrutandoli con sguardo improvvisamente serio. “Fareste meglio a tornarvene a scuola, magari troverete ancora qualcosa della colazione di questa mattina”. I due ragazzini abbassarono lo sguardo e, mentre Hugo si era già incamminato su per il sentiero, Lily allungò una mano verso il ragazzo di fronte a lei. “Potrei riaverlo, per favore?” domandò, indicando con un cenno il mantello ancora stretto nella sua mano. Scorpius sembrò pensarci su, ma alla fine glielo passò. “Vedi di farlo riavere a tuo fratello. Se provassi a riportarglielo io, mi accuserebbe sicuramente di averglielo rubato, quindi è più saggio che lo faccia tu”. La ragazza annuì, stringendo il tessuto magico al petto. “Quindi non farai la spia o si trattava solo di un modo per farci sputare il rospo?” chiese scettica. Scorpius alzò un sopracciglio e sorrise. “Io mantengo sempre la parola data, piccola Potter. Ma condivido la tua preoccupazione per la faccenda dell'unicorno. Se avessi voglia di parlarne un po', potresti farmi compagnia la prossima volta che verrò a far visita ad Alisecco. Che ne dici?” le domandò, facendole l'occhiolino. Lily si sentiva ancora dubbiosa, ma per qualche strana ragione decise di fidarsi. “Affare fatto, Malfoy. Ma non dirlo a mio fratello” “E perché dovrei? Per farmi uccidere seduta stante?” rise lui. “Neppure a mio cugino” aggiunse la ragazza, mordicchiandosi il labbro inferiore. “Perché? A lui non piace imboccare gli ippogrifi con dei piccioni stecchiti?” domandò Scorpius, facendola ridacchiare suo malgrado. “Non si tratta solo di questo. È che lui non è molto...coraggioso. L'ho coinvolto io in questo piano, quindi vorrei lasciarlo fuori d'ora in avanti, soprattutto ora che...” “Hai un nuovo collaboratore, giusto?” la completò lui. E visto che ti senti in dovere di proteggerlo da ogni minaccia esistente. Tipico dei Potter.
Il ragazzo le scompigliò i capelli con la mano, facendola sbuffare sonoramente. “Piantala, Malfoy. E non farti strane idee, io non sono come mia cugina” “In che senso?” chiese lui, sorpreso. Lily incrociò le braccia, sogghignando. “Io non ho una cotta per te. Quindi parleremo solo ed esclusivamente della faccenda dell'unicorno, nessun flirt o cose simili, sono stata chiara?”. Ah, questa poi! La piccoletta ha del carattere. “Chiarissima. Ora, se vuoi scusarmi, vado a cercare qualche pezzo di torta avanzato. Ci vediamo in giro, Lily” concluse, agitando la mano mentre si allontanava di corsa verso il castello. Una cotta per me, eh? Chissà se è ancora valida adesso che è convinta che io le abbia dato buca.
 
 
Abigail fu quasi sul punto di cadere quando Al corse in suo soccorso. Aveva passato l'intero pomeriggio ad aiutare gli insegnanti con gli addobbi di Halloween e cominciava a sentire dolore in qualunque parte del corpo. Le ultime ore trascorse su quella maledetta scala di legno pericolante l'avevano spossata e nel tentativo di raddrizzare l'ennesima ghirlanda di zucche, aveva quasi perso l'equilibrio ed Al era apparso dal nulla per sorreggerla. La fece scendere delicatamente dai pioli e quando ebbe toccato terra, la guardò con aria interrogativa. “Si può sapere perché sei sempre impegnata in qualche lavoro stressante e noioso che nessun altro vuol fare?” le domandò. Lei si portò una mano alla schiena e si stiracchiò come un gatto appena sveglio. “Perché nessun altro vuole farli, appunto. E visto che sono uno dei capiscuola più anziani, vengo sempre reclutata per prima e non posso tirarmi indietro, come qualcuno di mia conoscenza!” aggiunse, indicando con un cenno del capo una ragazza che se ne stava seduta su uno dei lunghi tavoli della Sala Grande, impegnatissima a leggere alcuni fogli che a prima vista sembravano spartiti musicali.
“Che c'è, tua sorella non è una maniaca dell'ordine faccio-tutto-io come te?” chiese il ragazzo, ridendo. Abigail si voltò dall'altra parte con una smorfia. “Non sono una maniaca dell'ordine, ma lei è una menefreghista che pensa solo a quelle stupide canzoncine del coro...” “Ma no dai, lo sai che non è così” cercò di calmarla, dirigendosi poi verso Rebecca. “Hey Becca!” la salutò, sforzandosi di suonare disinvolto. In realtà loro due non si parlavano molto, essendo simili nella loro timidezza e difficoltà nell'aprirsi con gli altri. La ragazza alzò la testa di scatto, facendo svolazzare i lunghi capelli castani. “Ah, ciao Albus” lo salutò. “Puoi chiamarmi Al” rispose lui automaticamente. Nessuno lo chiamava col suo numero di battesimo. Lei annuì, arrossendo leggermente. Lui fece finta di non notarlo. “Spartiti nuovi?” chiese, sedendosi vicino a lei. La ragazza glieli passò facendo segno di sì con la testa. “Devo impararli alla perfezione per stasera, per lo spettacolo di Halloween sai...” “Si si, mi ricordo! Lo fate ogni anno, no?”. Un altro cenno del capo. “Ma sono certo che tu li conosca già tutti a memoria!” aggiunse, passandoglieli di nuovo. Lei sorrise un po' scettica e scosse la testa. “Meglio non rischiare” si limitò a dire, riprendendo a leggere. Al si passò una mano tra i capelli, indeciso sul da farsi. “Credo che tua sorella gradirebbe una mano con gli addobbi” azzardò, indicando una traballante Abigail intenta ad appendere una catenella di pipistrelli di carta su una delle grandi colonne di granito. Rebecca la squadrò per qualche istante e poi si rivolse nuovamente al ragazzo. “Ti ha mandato lei, per caso?” domandò alzando un sopracciglio. Al alzò le mani in segno di innocenza. “Giuro che vengo in pace! Ma l'ho vista in difficoltà e visto che eri qui ho pensato che avresti potuto darle una mano insieme a me. Sai com'è fatta, no? Le piace fare le cose lei stessa, ma non ammetterebbe mai di aver bisogno d'aiuto...” “Già, l'orgoglio non glielo permette” commentò lei, appoggiando i fogli sul tavolo. “Va bene, dai. Andiamo a dare una mano alla nostra caposcuola” concluse, aprendosi in un sorriso.
Quando vide la sorella afferrare uno degli striscioni, Abigail rischiò di cadere nuovamente dalla scala. “Cosa stai tentando di fare, sabotarmi?” domandò, stringendo le ghirlande arancioni al petto con aria drammatica. Rebecca ed Al si guardarono e scoppiarono a ridere, mentre la Serpeverde li scrutava con la fronte aggrottata. Poi si rivolse al ragazzo e gli parlò sottovoce: “Qualunque incantesimo tu abbia usato su di lei, ti prego, insegnamelo!” e ricominciarono a ridere più di prima, finendo per innervosire il signor Gazza che stava camminando dietro di loro in quel momento.
 
 
“Si può sapere che ti succede stasera? Sei più pallido del solito!”. Megan osservava il fidanzato con occhio clinico da quando erano entrati nella Sala Grande per la famosa cena di Halloween e Rose, seduta di fronte a loro, sospirò. “Smettila, Meg. Se continui a stressarlo così il povero Eliot finirà per mandarti a quel paese!”. Il ragazzo le sorrise in segno di gratitudine, ma la Corvonero vicina a lui sbuffò irritata. “Mi preoccupo per lui, tutto qui. Ma posso farne anche a meno, se non gli interessa...” “E dai Meg, sai che non è questo quello che intendevo...” Rose smise nuovamente di seguire la loro conversazione. Quei battibecchi di coppia la disturbavano e non poco. Sempre meglio i battibecchi del silenzio assoluto però si ritrovò a pensare, vagando con lo sguardo verso il tavolo dei Serpeverde accanto al loro. Il ragazzo biondo che stava inconsapevolmente cercando aveva la testa piegata verso il basso, impegnato a gustarsi il porridge. Dopo quella breve discussione vicino al campo di Quidditch e la conseguente riappacificazione (sempre se così si poteva intendere), non si erano più parlati e questo la rendeva triste, nonostante i suoi sforzi di fregarsene e pensare ad altro. Si accorse troppo tardi che Scorpius la stava guardando dritto negli occhi e distolse lo sguardo con imbarazzo. Stupida.
Stava per riprendere a mangiare le frittelle nel suo piatto, quando le porte della Sala Grande si spalancarono e Gazza entrò tutto trafelato, seguito a ruota dalla gatta che non lo abbandonava mai. “Preside! Preside McGranitt!” urlò con la voce roca. La donna si alzò dal suo seggio, aggrottando la fronte. “Signor Gazza, si può sapere cosa...” “Deve venire a vedere! Ho trovato una cosa all'ingresso, presto!” ed uscì di nuovo dalla sala zoppicando, con Mrs Purr alle calcagna. Quella scena ricordò a Rose una storia che suo zio Harry le raccontava quando era piccola, un aneddoto che riguardava la sera di Halloween del suo primo anno, quando un troll di montagna si era introdotto ad Hogwarts per mano del professor Raptor ed indirettamente, di Voldemort.
La preside scambiò un'occhiata preoccupata con il resto degli insegnanti, mentre gli studenti cominciarono ad alzarsi e parlottare tra loro. La McGranitt agitò la bacchetta ed una folata di vento li fece risedere tutti di botto sulle panche. “Che nessuno si muova da qui, saremo io e gli altri insegnanti ad andare a controllare. Mi raccomando, rimanete nella Sala Grande o le conseguenze saranno alquanto spiacevoli”. Detto ciò, si allontanò dal tavolo di castagno in uno sventolio della veste verde, seguita dagli altri. Rose notò il cugino più grande alzarsi di nuovo e muoversi verso il gruppetto di maghi e streghe, ma la preside gli indicò di sedersi nuovamente. “Vale anche per te, Potter. Resta con i tuoi compagni” lo ammonì ed uscì in tutta fretta. James fece solo finta di sedersi, ma non appena gli insegnanti furono scomparsi al di là delle porte, saltò su, seguito da Dorian, Rhonda e qualche altro Grifondoro. Anche al tavolo dei Corvonero e dei Serpeverde i ragazzi ripresero ad agitarsi, mentre gli unici che sembravano impegnati a continuare il pasto erano i docili Tassorosso. Rose si alzò a sua volta e scavalcò la panca con entrambe le gambe. “Rose, dove stai andando? Hai sentito la McGranitt?” la rimproverò subito Megan. Ma la ragazza scosse la testa. “Sto solo andando in bagno, non preoccuparti. Non mi farò neppure vedere” e si strinse nelle spalle con sguardo angelico.
Non appena ebbe varcato la soglia della Sala Grande, si trovò circondata da un gruppetto di altri studenti. Riconobbe suo cugino James ed i due capiscuola del settimo anno Abigail e Bradley, poi si aggiunsero Rhonda, Dorian ed inaspettatamente Scorpius. I nuovi arrivati le lanciarono uno sguardo d'intesa e cominciarono tutti insieme a correre verso l'enorme portone d'ingresso del castello. Erano in 7, così Abigail mormorò un incantesimo Muffliato sui loro piedi per non farsi udire dagli insegnanti distanti solo pochi metri. Si fermarono vicino alla scalinata centrale, nascondendosi dietro alle colonne. Rose si ritrovò qualcuno dietro di sé che premeva con il proprio corpo contro il suo per riuscire a sbirciare qualcosa. Dal leggero odore di felce sapeva che si trattava proprio di Scorpius, solo lui utilizzava quel profumo. Una mano pallida si posò sul suo braccio a confermare la sua ipotesi e lo sentì sussurrarle: “So che non siamo in una posizione propria comoda e forse non è il momento, ma volevo dirti che...” “Shhh!” lo zittì Rhonda dalla colonna più avanti, voltandosi di nuovo a guardare. Rose si voltò giusto in tempo per vedere Bradley Samuels, il caposcuola più grande della sua casa, che la osservava con sguardo cupo. In quel momento sperò con tutta se stessa che le dicerie sulla cotta che il ragazzo aveva per lei fossero false. Gli insegnanti, la preside ed il signor Gazza erano ammassati di fronte al portone d'ingresso, i nasi all'insù nel tentativo di leggere l'enorme scritta che campeggiava sul legno di quercia. James pronunciò in silenzio le parole scritte in rosso a caratteri cubitali. Voi sarete i prossimi dopo gli unicorni. Preparatevi a soccombere.”
Rose rabbrividì e la stretta di Scorpius sul suo braccio la rassicurò. “Non credo sia sangue vero comunque” mormorò dietro di lei. “Avrà scelto quel colore per rendere la cosa più melodrammatica” “E c'è riuscito, direi” gli rispose lei, sporgendosi ulteriormente in avanti. La professoressa Prince stava scuotendo i ricci biondi con energia. “Non riesco a capire come possano essere entrati all'interno del castello per scriverlo” stavo dicendo rivolto alla McGranitt, che pareva non curarsi di lei e che si avvicinò ancora di più al portone, allungando una mano fino a sfiorare una delle lettere più in basso. “Chi può aver fatto una cosa del genere, preside?” le domandò il professor Paciock, grattandosi il mento. La donna ribatté: “Non ne ho idea, Neville. Sicuramente qualcuno che vuole intimorirci, ma non dobbiamo permettere che accada” e così dicendo si voltò per fronteggiare il resto dei docenti. “Fate in modo che quella scritta sparisca, non voglio che i nostri studenti sappiano di tutto questo prima che sia io a decidere di renderlo pubblico. Mi avete sentito?”. Annuirono all'unisono e mentre si incamminavano nuovamente verso la Sala Grande, Rose vide James girarsi nella sua direzione, gli occhi solitamente spensierati erano gravi, come offuscati da un velo scuro ed opprimente. Il suo sguardo parlava chiaro: dovevano fare qualcosa.
 
 
Dorian le si avvicinò cercando di essere il più silenzioso possibile, per non svegliarla. Eccola lì, ancora addormentata sotto le lenzuola candide, bianche come la benda che le circondava ancora la testa. Erano passati 4 giorni da quando si era presa quello stupido bolide in testa, ma Madama Chips aveva insistito per farla rimanere ancora un po' in infermeria, “per prevedere eventuali traumi successivi” aveva detto. A Dorian non dispiaceva poi così tanto, visto che non appena uscita da quella stanza, avrebbe cominciato ad evitarlo, come era giusto che facesse. Ma finché si trovava lì, ancora debole e perennemente in uno stato di dormiveglia, poteva parlarle senza che lei gli rinfacciasse quello che era successo. Poteva fingere che fossero ancora amici, che non fosse cambiato niente.
Così avvicinò una sedia e si mise a sedere, osservandola per qualche istante. Madama Chips doveva averle lavato i capelli quel pomeriggio, perché sembravano insolitamente morbidi e brillanti al chiaro di luna. Forse aveva intuito che Natalee non sopportava farsi vedere con i capelli sporchi, neppure in situazioni come quella? Chissà. Dorian si sporse ancora un po' verso di lei e cominciò a parlare: “Hey Nat, eccomi qui anche stasera. In realtà ero indeciso se venire di nuovo oppure no, non che mi dispiaccia la tua compagnia, ovviamente! Sei sempre stata una delle mie migliori amiche e lo sei pure adesso con la testa sfasciata e la pelle cadaverica” le sorrise pur sapendo che non poteva vederlo. “In realtà è successo un casino assurdo stasera e James mi aveva detto che sarebbe stato rischioso uscire nei corridoi dopo il coprifuoco, ma ormai mi conosci, le regole non fanno per me”. Le accarezzò il viso con delicatezza, scostandole una ciocca di capelli di lato. “La preside e gli altri professori hanno trovato una scritta inquietante sul portone d'ingresso, sai? Qualcosa riguardante gli unicorni ed il fatto che i prossimi a fare la stessa fine saremo noi. Ma non preoccuparti, sono sicuro che la McGranitt e gli altri riusciranno a capire chi è l'idiota che ci ha fatto uno scherzo così malato e lo faranno rinchiudere da qualche parte”. Attese qualche istante, come se la ragazza potesse rispondergli. Poi continuò: “Non vedo l'ora che tu torni nella squadra, una delle riserve del terzo anno ti sta sostituendo ma non è certo la stessa cosa. Anche se sicuramente ce l'avrai a morte con me quando sarai fuori da qui e non vorrai più parlarmi né vedermi. Spero che quella fase duri un mese o due al massimo, ti conosco e so che non porti rancore troppo a lungo, dico bene?”. Ancora silenzio. “Beh, spero che sia così anche stavolta. Tornerò domani notte a vedere come stai, tu però cerca di stare sveglia una volta ogni tanto” ridacchiò, alzandosi lentamente dalla sedia.
Natalee sembrò riscuotersi leggermente, gli occhi si mossero sotto le palpebre, ma poi tornò a rilassarsi, il respiro regolare come fino ad un attimo prima. Dorian le rivolse un ultimo sguardo pensieroso, sollevò una mano per sfiorarle nuovamente il viso, le guance, il contorno delle labbra, ma poi si fermò come se una scarica elettrica avesse colpito le sue dita e sorrise malinconico. “A domani Nat” mormorò, andandosene in punta di piedi.



Buonasera :)
Chiedo umilmente scusa per non aver postato per più di 2 settimane, ma ora che ho finito con quei maledetti esami di maturità posso scrivere quando e quanto voglio :D

Quindi, rieccomi qua. Perlomeno il capitolo è piuttosto lungo, così magari riuscirete a perdonarmi per la lunga attesa (ovviamente mi riferisco a quelle poche persone che stanno seguendo questa storia, mi state deludendo molto ragazzi/e ahaha)
Come al solito, spero che i personaggi vi piacciano e che la storia sia interessante, come avete visto già in questo capitolo le cose si fanno sempre più misteriose e io stessa sono curiosa di vedere che cosa mi verrà in mente (?) ahahaha
A questo punto vi do' la buonanotte e scusate per gli eventuali errori/imprecisioni ma è tardi, capitemi lol recensite che vi regalo dei cioccolatini al latte come premio ;)

Frannie

 
 
  
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