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Autore: Mconcy    07/07/2014    6 recensioni
Sono passati due mesi.
Due mesi da quando abbiamo sparso le sue ceneri.
Due mesi da quando ho deciso che sarei andato avanti e che l'avrei fatto per lei.

Ambientazione post-Allegiant.
Dal Capitolo 3:
"Christina, ti prego."
"Quattro..." prova a dire, ma la interrompo prima che eviti di nuovo la mia domanda.
"Devo sapere. Ti prego, dimmi la verità... Era lei?" la voce mi si incrina un poco. 
Christina mi guarda in modo indecifrabile. Non so cosa stia pensando, cosa stia provando. Registro solo la sua risposta, due lettere.
"Sì"
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Four/Quattro (Tobias), Tris, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Fragili'
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Fragili

Capitolo 17






"Aspetta, ne lascio un po' anche per Tobias..."

Una voce ovattata mi trascina fuori lentamente dal mondo dei sogni. È quella di Tris, ci metterei la mano sul fuoco.

Solo la sua voce mi tranquillizza in questo modo, mi dà sicurezza e mi fa sentire a casa.

Mi muovo nel letto, sciogliendo i muscoli indolenziti e accorgendomi di essere solo.

Sollevo lentamente le palpebre per permettere ai miei occhi di abituarsi alla luce insistente del mattino.

Sono in camera di Tris, nel letto sfatto.

La voce che avevo sentito proviene dalla cucina, ora la percepisco meglio.

"Hanno fatto un bel lavoro qui in città." dice un'altra voce limpida.

Mi sveglio del tutto non appena riconosco a chi appartiene. Se prima ero rilassato, ora sono teso come una corda di violino.

Mi tiro su velocemente e infilo una maglietta pulita.

Sento delle risate e mi sbrigo ad allacciare anche le scarpe.

Barcollo fino alla porta della camera semi-aperta e la spingo del tutto, facendo la mia comparsa in salone.

Tris ed Ethan sono seduti al bancone della cucina con delle tazze in mano. Quando mi vedono hanno ancora il sorriso sulla faccia.

"Ehi, buongiorno!" mi saluta Tris. Poco dopo anche Ethan sventola la mano in aria rivolgendomi un sorriso.

"Ti ho lasciato il caffè, l'ho appena fatto."

Annuisco a Tris e mi avvicino al tavolo con passo strascicato. Sono ancora intontito per via del risveglio repentino, per cui non rifiuto la tazza di caffè che Ethan mi porge una volta seduto.

Biascico anche un 'grazie' in risposta.

"Ho detto ad Ethan che poteva fare colazione con noi visto che ieri non c'è stato tempo di comprare qualcosa da mangiare."

Annuisco ancora e mi forzo ad essere gentile.

"Hai fatto bene."

Mi riesce anche di sorridere, forse un po' debolmente, ma è comunque un ottimo traguardo considerando che in questo momento vorrei buttarlo fuori dalla finestra.

Non si può stare un attimo tranquilli, diamine. Ogni due minuti spunta fuori qualcuno che vuole parlare con Tris.

Mentre inizio a sgranocchiare un biscotto la mia ragazza si alza e fa il giro del bancone.

"Vado a vestirmi, così possiamo andare da Caleb." mi informa passandomi una mano tra i capelli.

La osservo camminare fino alla camera e chiudersi la porta dietro.

"Sei fortunato ad avere una come Tris al tuo fianco."

Quella voce allegra mi perfora il timpano, ricordandomi di essere rimasto solo con il suo possessore.

Mi giro verso Ethan, fissandolo in quei grandi occhi verdi.

Lui sorride tranquillamente, in una maniera che sembra anche sincera.

"E anche lei è fortunata ad avere te. Si vede che ci tieni."

Sgrano gli occhi di fronte ad un palese complimento. Mi sta dicendo che è contento per noi?

"Comunque non ci siamo presentati a dovere. Io sono Ethan, piacere."

Il biondo mi porge una mano e attende che gliela stringa. Come al solito non mi sento molto a mio agio in situazioni del genere. Ancora non riesco a regolare bene la stretta, e sono sicuro di aver sbagliato anche ora, ma Ethan sembra non farci caso.

Non si toglie quel sorriso dalla faccia.

"Quindi tu sei il famoso Tobias Eaton, anche detto Quattro il leggendario."

"Ti ha parlato molto di me?" chiedo, rivolgendogli per la prima volta in assoluto la parola.

"Direi di sì. Posso dire di conoscerti."

Questa cosa mi mette un po' a disagio. Lui sa tutto di me ed io non so niente di lui.

"Visto che mi conosci così bene perché allora non mi parli di te?"

Volevo assumere un tono più accusatorio, ma la sua allegria è disarmante. Sembra una persona sincera. Anche se vorresti prenderlo in antipatia, non riesci a non farti contagiare da quella sua aria rilassata e affabile.

"Hai ragione, sono quasi uno sconosciuto per te..."

"Togli il quasi."

I suoi occhi sembrano divertiti dalla mia provocazione. Annuisce e si sistema meglio sulla sedia.

"Ero un Pacifico, quando ancora esistevano le fazioni. Trasfazione Candido."

"Perché?" mi esce spontaneo. Forse è una domanda un po' invadente, ma sinceramente non mi interessa offenderlo.

Fino a prova contraria è lui lo sconosciuto nella cucina di Tris, non io.

"Questioni di famiglia." risponde più serio. Noto che perde il sorriso per un istante, riacquistandolo subito dopo.

È stata solo un'ombra, ma su una persona così è piuttosto facile farci caso.

"Come ti hanno preso?" continuo a chiedere io.

"Ho avuto dei problemi tra i Pacifici che non sto qui a spiegarti. Sono dovuto scappare per i campi e sono finito in Periferia. È stato lì che mi hanno preso. Qualche giorno dopo il mio arrivo, per strada."

Ancora una volta i lineamenti del suo viso di contraggono, e capisco che questo argomento è piuttosto spinoso.

Finisco il mio caffè e torno a fissarlo. Il biondo sospira e si sporge verso di me assumendo una posa confidenziale.

"Senti, Quattro, so che la domanda che più vorresti farmi è un'altra..."

Il suo è un chiaro tentativo di cambiare argomento, ma lo assecondo, visto che la sua insinuazione mi ha incuriosito.

"E cioè?"

"Vuoi chiedermi che intenzioni ho con Tris. Sbaglio?"

La sua voce non è seccata, al contrario. Sembra quasi una domanda posta ingenuamente, capitata per caso tra una chiacchiera e l'altra.

Io non rispondo.

"Volevo rassicurarti. Non la vedo in quel modo... È più una sorella per me."

Mi sfugge una piccola risata.

"Quello è l'unico modo in cui la puoi vedere, mio caro Ethan."

Scoppia a ridere anche lui e in qualche modo mi sento più leggero.

Vorrei non fidarmi di questo belloccio dagli occhi verdi che è stato al fianco di Tris per ben tre anni.

Eppure non ci riesco. Più provo ad odiarlo e più fallisco.

Ha qualcosa che ispira fiducia. Uno sguardo limpido, una voce chiara. È sincero, e questo mi basta.

Comincio a rilassarmi e la conversazione si sposta su altri argomenti meno ostici.

Parliamo della città, di come sia cambiata, fino a quando Tris non sbuca dalla camera, vestita e pronta per andare.

Mi alzo, e prendo le chiavi della macchina nel cassetto del mobile vicino alla porta.

"Ethan, perché non vieni con noi? Non credo che per Caleb ci saranno problemi se porteremo un amico."

No, non è stata Tris a parlare. Sono stato io. La mia ragazza, infatti, sgrana gli occhi, sorpresa, mentre Ethan non si scompone e mi rivolge un ennesimo sorriso.

"Certo, mi farebbe piacere. Sono ancora un po' malandato, ma riesco a camminare."

Precede entrambi uscendo dall'appartamento ed io lo seguo sistemandomi con una mano i capelli spettinati.

"Tu..." dice Tris passandomi accanto "Tu mi lasci senza parole."

Sorrido e le faccio l'occhiolino.

Oggi mi sento stranamente felice e leggero.

Niente potrà rovinare questa giornata, ne sono certo.

I laboratori si trovano vicino a quella che un tempo era la recinzione della città.

Alcuni edifici sono stati ristrutturati appositamente per i nuovi centri di ricerca e ora il complesso assomiglia tanto all'ex quartier generale dei Pacifici.

Tante costruzioni basse in legno, piene di finestre e lucernari, disposte intorno ad una piazza ben curata.

Caleb si occupa delle nuove tecniche in ambito agricolo, perciò, una volta arrivati, seguiamo le indicazioni fino al padiglione C, quello adibito alle ricerche sulla produzione agraria.

All'ingresso chiediamo di Caleb ad una ragazza che sta trasportando delle cartelle, ma non abbiamo bisogno di una risposta.

"Tris!"

La voce di Caleb rimbomba nell'atrio dell'edificio facendoci voltare all'unisono verso di lui.

Indossa un camice bianco dal colletto storto e malamente ripiegato. Con i capelli scuri sparati in aria e gli occhi arrossati, Caleb si avvicina a noi correndo giù dalle vicine scale.

Squadra Ethan con sospetto e congeda la ragazza a cui avevamo chiesto informazioni.

"Ciao, tu devi essere Caleb. Io sono Ethan." si presenta il biondo rivolgendogli un sorriso.

Caleb ricambia con un cenno del capo, poi si gira verso Tris.

"Possiamo fidarci di lui?"

Tris lo guarda come se fosse pazzo.

"Sì, certo, era in cella con me. Ma che sta succedendo, Caleb? Mi cominci a preoccupare..."

Il ragazzo si guarda intorno con circospezione, poi torna con lo sguardo su di noi.

"Non qui. Seguitemi."

Si volta facendo svolazzare il camice e salendo due a due i gradini delle scale.

Noi tre ci scambiamo un'occhiata perplessa, ma alla fine lo seguiamo.

Caleb ci conduce per una serie di corridoi luminosi pressoché vuoti, fino ad una porta contrassegnata da una targhetta: 27C.

Estrae una chiave dal taschino interno e la apre velocemente.

"Venite, questo è il mio laboratorio."

Le luci si accendono con uno scatto e per la prima volta possiamo ammirare il luogo di lavoro di Caleb.

La stanza è enorme, piena di scaffali e lunghi tavoli. Sembra speculare se la si taglia per lungo.

Da un lato i grandi tavoli e le mensole colme di boccette sono ordinati alla perfezione, precisi fin nel dettaglio.

Dall'altro lato vige il caos. Fogli svolazzanti, strumenti fuori posto, libri aperti e non riposti. Qualsiasi cosa.

"Qui ci lavoro con Cara. Quella è la sua parte, questa è la mia..." dice il moro indicando prima i bei tavoli ordinati, poi quelli sommersi dagli oggetti.

Ora capisco.

Caleb si ferma davanti ad un tavolo sommerso da quaderni e ci guarda con nervosismo.

Si tortura i capelli ogni due secondi e lascia vagare lo sguardo da me a Tris, poi ad Ethan, infine di nuovo a Tris.

"Caleb cosa devi dirci? Ora sono piuttosto preoccupata." sbotta Tris dopo qualche minuto di silenzio.

In effetti il suo comportamento innervosisce anche me. Tutto questo mistero è assurdo.

Il moro prende un respiro.

"Okay, okay, hai ragione." inizia gesticolando come un matto. "Vi ho chiamati qui perché devo mostrarvi una cosa. Una cosa che ho scoperto."

Nessuno di noi fiata mentre Caleb si affretta a chiudere la porta a chiave.

"Io... Beh... Io in questi giorni mi ero fatto un'idea sul rapimento di Tris. Quando mi hanno raccontato dei Ribelli e degli esperimenti, diciamo che ero arrivato ad una conclusione..."

"Quale?" lo sollecita Tris.

"Che i tuoi rapitori dovevano essere ex Eruditi."

Caleb lo dice come se fosse un segreto impronunciabile, ma l'effetto che ha su di noi è immediato.

Tutti rimaniamo in silenzio.

Vuole parlarci di quella questione. Una ferita ancora aperta, terreno instabile.

"Almeno i vertici, intendo. Non aveva senso che dei semplici ribelli di Periferia senza alcuna base scolastica rapissero delle persone solo per sottoporle a dei test."

Il ragionamento fila e vedo che anche Tris ed Ethan iniziano a prendere Caleb sul serio.

"Okay e con questo?" chiede Ethan aggrottando la fronte.

"Con questo niente, era solo una mia supposizione" risponde tagliente Caleb. Lo guarda con astio per qualche secondo, poi fissa Tris.

"Supposizione che si è rivelata corretta."

Ora siamo confusi.

Che Caleb abbia scoperto qualcosa? Sa chi è a capo dei Ribelli che hanno rapito Tris?

Mi sembra improbabile.

"Venite." dice, attraversando a grandi falcate la stanza. Raggiunge un armadietto di metallo attaccato al muro di fondo.

"Questo è l'armadietto di Cara. Anche io ne ho uno, ci teniamo gli oggetti personali che vogliamo lasciare qui."

Si fruga nelle tasche lanciando continue occhiate alla porta.

"Ecco, io non volevo farlo. Cioè, è capitato... Lei lo aveva lasciato aperto ed era andata in bagno ed io non dovevo venire in laboratorio ma avevo dimenticato degli appunti..."

Non ci sto capendo molto. Non riesco a collegare l'armadietto di Cara con il resto. Che cosa c'entra ora?

"Caleb, vai al sodo." lo invita Tris. Ora ha un'espressione seria in volto, quasi irriconoscibile.

Il fratello prende un respiro.

"Okay, in pratica io ho... io ho visto dei fascicoli."

"Dei fascicoli?" gli faccio eco.

Tutto qua?

"Sì, della roba strana, sicuramente non del laboratorio. Voglio dire, noi non usiamo quelle cartelline gialle, noi le usiamo azzurre o blu..."

Caleb si sta agitando e non capisco ancora il perchè.

Scambio un'occhiata con Tris, che sembra invece più consapevole di me della situazione.

"Cosa c'era in quei fascicoli, Caleb?" chiede, infatti, senza giri di parole.

Caleb la guarda e fa una pausa.

"Meglio se vedete con i vostri occhi..."

Con la chiavetta che aveva tirato fuori dalla tasca forza la serratura dell'armadietto e dopo un colpo secco riesce ad aprirlo.

Come mi aspettavo anche l'interno è ordinato alla perfezione. Nella parte inferiore c'è una pila di vestiti ripiegati con cura, mentre in quella superiore troviamo oggetti personali, un pettine, delle forcine, qualche pacchetto di fazzoletti, roba del genere.

Dei fascicoli neanche l'ombra.

"Caleb, qui non c'è nessuna cartella." faccio presente al moretto spettinato accanto a me.

Lui mi scansa e si mette ad armeggiare con la parete di fondo dell'armadietto.

"C'è un doppio fondo." spiega ansioso lui.

Si sente uno scatto metallico, poi Caleb stacca quello che dev'essere un finto pannello di acciaio e allunga una mano all'interno della fessura lasciata scoperta.

Ne tira fuori tre o quattro cartelle giallognole.

"Non avevo intenzione di impicciarmi. Solo che avevo notato un'incongruenza nelle misure. Da fuori l'armadietto appariva più capiente. Volevo solo... Cioè..." tenta di spiegare con imbarazzo.

Lancia un'ennesima occhiata alla porta, poi passa i fascicoli a Tris.

Lei ne apre uno.

Sulla prima pagina c'è solo un numero. Cinque cifre, nero su bianco.

Nessuno di noi sembra capirci niente, così Tris va avanti a sfogliare.

La sua espressione passa da confusa a scioccata in pochi secondi. Si paralizza su una pagina in particolare, mentre le mani cominciano a tremare.

"Tris" la chiamo, sentendo l'ansia salire.

Che cosa le prende?

Lei mi ignora.

"Ethan..." dice invece con voce spezzata. "Questa è la tua cartella."

Il biondo la guarda, serio in volto. Forse è la prima volta che lo vedo così.

Si porta dietro di lei e butta un occhio sul fascicolo.

"C'è tutto." continua Tris perdendo lo sguardo nel vuoto. "Dal primo all'ultimo test. Le date delle somministrazioni, le tue reazioni, tutto."

"Come fai a sapere che è la sua cartella?" chiedo confuso.

Tris torna indietro di qualche pagina e gira la cartella verso di me.

Quello che leggo mi lascia stupito.

Sono i dati di Ethan. Nome, cognome, data di nascita, fazione d'appartenenza, caratteristiche fisiche. Qualsiasi cosa.

C'è anche una foto scolorita incollata in un angolo del foglio. Ethan sembra più giovane, probabilmente la foto risale al periodo scolastico.

Tutto questo mi manda in confusione. Queste sono vere e proprie cartelle cliniche, diari di esperimenti condotti su degli uomini.

Le altre due cartelle sono identiche, tranne per le persone a cui appartengono. Due ragazze di cui non riconosco la faccia. Sono più brevi rispetto a quella di Ethan, e ora che so della sua immunità ai sieri mi spiego anche il perché.

Però mi sfugge ancora qualcosa. Mi sembra di aver tralasciato un particolare.

Alzo lo sguardo su Caleb e la verità mi colpisce in pieno petto.

Cara.

Le cartelle erano nascoste nell'armadietto di Cara.

Cara sapeva degli esperimenti.

Cara, probabilmente, collaborava agli esperimenti.

Non è possibile.

Di colpo il mio sguardo si sposta sul corpo tremante di Tris.

È sconvolta.

Continuo a negare l'evidenza.

Non è possibile, ci dev'essere un errore.

Non Cara, non lei.

Cara.

Ci ha nascosto la verità per tre anni.

Ha sparso le presunte ceneri di Tris insieme a noi.

Ha pianto con noi la sua morte.

E invece lei sapeva tutto.

I tuoi rapitori dovevano essere ex Eruditi. Almeno i vertici, intendo. Non aveva senso che dei semplici ribelli di Periferia senza alcuna base scolastica rapissero delle persone solo per sottoporle a dei test.

Risento la voce di Caleb nella mia testa, ma stavolta il discorso di poco fa non mi sembra così insensato.

Cara era un'Erudita, sapeva cosa stava facendo.

"Il blocco di emergenza..." sussurra fra sé Tris. I suoi occhi sono ancora persi nel vuoto. "Lei doveva addormentare il personale di controllo e spegnere le luci, invece è partita la procedura del blocco di emergenza..."

Non capisco a cosa si riferisce. Sono talmente stupito da non riuscire a fare altro che guardare uno ad uno i miei compagni, analizzando le loro reazioni.

Nella mia testa una sola frase:

Non Cara

Improvvisamente lo scatto di una serratura alle nostre spalle ci fa girare in contemporanea verso la porta d'entrata.

Caleb impallidisce all'istante.

Una ragazza dalla chioma bionda fa il suo ingresso con disinvoltura nel laboratorio.

Quando la riconosco impallidisco anch'io.

È Cara.

Si ferma sulla porta, le chiavi ancora infilate nella serratura. Ci squadra da lontano dapprima confusa. Poi nota i fascicoli in mano a Tris e la sua espressione si fa gelida.

"Cosa state facendo qui? Se non sbaglio è il mio armadietto quello che avete scassinato."

Queste sono le prime parole che riesce a pronunciare. Quasi non riconosco la sua voce: è fredda, calcolata. Ad un'occhiata più attenta, però, riesco a percepire la tensione nei suoi muscoli.

"Cosa stavi facendo tu?" sputa Tris schiaffando i fascicoli sul petto di Caleb. La fissa con astio e sorpresa.

"C'eri tu dietro tutto questo."

Cara finge indifferenza, ma non si muove dalla porta.

"Non so di cosa stai parlando..."

Caleb prende coraggio e la affronta.

"Queste cartelle erano nascoste nel tuo armadietto, Cara."

Lei non batte ciglio e sulla stanza cala il silenzio. Rimaniamo a fissarci per qualche minuto.

"Io ti ho visto."

La voce di Ethan riecheggia finalmente nel laboratorio, ponendo fine a quella lotta di sguardi. Mi volto verso di lui e noto che è pallido e instabile sulle gambe, ma negli occhi ha l'acciaio.

"Nella cella, eri tu. Ti ho tolto il passamontagna e ti ho visto in faccia."

Con la coda dell'occhio vedo Tris che distende e richiude ripetutamente i pugni. È immobile e tesa, messa davanti al fantasma che l'ha tormentata per tre anni.

Un fantasma che considerava sua amica.

Cara ha un cedimento. Le trema il sopracciglio e la presa sulle chiavi nella serratura si fa più forte.

Io e Tris siamo mossi dallo stesso istinto e facciamo un passo verso di lei. Purtroppo come noi abbiamo agito d'impulso, lo fa anche Cara.

La bionda si scuote immediatamente e richiude la porta uscendo nel corridoio. Si sente di nuovo lo scatto della serratura e poi un colpo. Corriamo tutti e quattro alla maniglia, ma ovviamente quella si abbassa a vuoto sotto la nostra pressione.

"Caleb, le chiavi, sbrigati!" grido allungando una mano verso di lui.

Caleb si fruga in tasca e mi passa il mazzo.

"È quella blu."

Velocemente infilo la chiave nella serratura e provo a girare, ma niente. Sembra incastrata dentro.

Ci prova anche Tris e infine Ethan. È quest'ultimo che capisce il problema.

"Ha spezzato la chiave dall'esterno. Bisogna sfondare la porta."

"Ci penso io" dico spostando gli altri di lato.

Colpisco una prima volta la porta sulla serratura. Si sente uno scricchiolio, ma la porta regge.

Un secondo calcio, poi un terzo.

Al quarto calcio il legno cede e la porta si spalanca con un tonfo.

Ci riversiamo velocemente nel corridoio vuoto.

A qualche metro da noi, sul pavimento, è stato abbandonato un camice bianco, sicuramente quello di Cara.

Di lei, però, nemmeno l'ombra.

Questa è la prova che non ci sono stati malintesi. Cara è scappata, confermando la sua colpevolezza.

Non so cosa pensare. È talmente assurdo.

"Quattro!" mi chiama Caleb alle mie spalle.

Lo raggiungo, affiancandolo vicino alla finestra alla fine del corridoio. Guardo giù.

Una macchina grigia sta uscendo velocemente dal parcheggio sotto di noi. Le ruote sgommano sul brecciolino.

"È la macchina di Cara..." mi spiega Caleb.

Cara, la ragazza che mi ha sempre consigliato nei momenti di crisi.

Cara, la sorella di Will.

"Non possiamo lasciarla andare così!" esclama Tris indicando la macchina che si allontana piuttosto in fretta.

"E cosa vorresti fare? Inseguirla?" chiede Ethan con stupore. Si appoggia al muro, cercando di riprendersi dalla sforzo della corsa. È ancora debole. "Lo sai che non riusciresti mai a riprenderla..."

"Perché, hai un'idea migliore?" lo fronteggia lei.

In quel momento mi viene in mente una persona. Qualcuno che potrebbe davvero aiutarci.

Mi allontano dalla finestra e attraverso velocemente il corridoio.

I tre mi guardano confusi.

"Io sì..."





NOTE FINALI:

Bene, poiché le cose da dire sono un po', farò una lista per non dimenticarne nessuna! XD
1. Innanzitutto la storia volge al termine. Ho programmato altri due capitoli più l'epilogo.
2. Grazie mille a tutti quelli che seguono la storia, che la inseriscono tra le preferite e che la recensiscono. Mi è preso un colpo quando ho visto "Fragili" al sesto posto tra le preferite! ** Lettori, è tutto merito vostro, quindi GRAZIE! ** inoltre il primo capitolo è a quota 700 visualizzazioni... E lo so che i numeri contano poco... Ma cavoli! Doppiamente grazie! :D
3. Non so se l'ha notato qualcuno, ma ad un certo punto ho scritto "scioccata". Bene, dovete sapere che sono andata in crisi perché non sapevo quale fosse la forma più corretta XD alla fine ho scoperto che è questa, "scioccata". Okay, forse non ve ne frega niente, ma io sono rimasta scioccata (XD) perché credevo si scrivesse tipo "shockata".
Vabbe... Ignoratemi...
4. Non so cosa ho combinato con l'html stavolta... Probabilmente il carattere di scrittura è diverso. Ho provato a correggerlo, ma niente -.-" chiedo perdono...

Bene, scusate per il delirio...
Vi saluto che è meglio... Alla prossima!

Mconcy
  
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