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Autore: Kristal Siderglace    08/07/2014    3 recensioni
2012-09-12 OlympiaStadion, Munich, Germany.
E' raro vedere Chris triste durante un live ma quel giorno appariva così nonostante fosse il giorno dopo il compleanno del suo migliore amico e chitarrista Jonny Buckland.
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 9

«One…two…three»

Le note di Hurts Like Heaven risuonavano nello stadio ma ancora una volta, per l’ennesima volta da quando avevano iniziato il soundcheck, Jonny era completamente fuori tempo. Non che fosse importante andare a tempo durante certe prove tecniche ma la cosa stava iniziando a far innervosire, più di quanto già non lo fosse, Phil.

«Stop, stop.»

Ci fu uno scambio di sguardi tra lui e Will, il labiale di Phil era un palese What the hell?, il batterista gli fece segno di lasciar fare a lui.

«Direi che è abbastanza, i roadie possono fare il resto delle prove tecniche senza di noi, forse è il caso che andiamo tutti a riposare un po’» disse Will.

Jonny non disse una parola, sfilò la chitarra con lo sguardo basso e si avviò verso il backstage.

Guy e Will si scambiarono uno sguardo e quest’ultimo allungò il passo per raggiungere il chitarrista.

«Jonny, hey…» gli poggiò una mano spalla per fermarlo. Jonny lo fissò in attesa di sapere cosa volesse l’amico ma qualcosa nel suo sguardo che fece bloccare Will.

Jonathan Buckland, J, Jonny Boy, come lo chiamava Chris, aveva sempre avuto questa capacità di infondere calma e buon umore con un solo sguardo, non era nemmeno merito di quei suoi timidi quanto luminosi sorrisi, era qualcosa nei suoi occhi a fare la magia. Chiunque osservando il gruppo da fuori avrebbe detto che la fonte di energia dei Coldplay risiedesse in Chris ma non era così, a dare la carica a Chris era sempre stato Jonny, bastava uno scambio di sguardi e lo sentivi che era come se qualcosa tra di loro si allineasse portando armonia tutto intorno ma, in quel momento, non c’era niente di tutto questo negli occhi verdi del chitarrista, erano vuoti, stanchi e distanti.

«Will?» lo richiamò all’ordine Guy.

«Che cosa sta succedendo?» fu l’unica frase che riuscì a formulare Will.

«Nulla, sono solamente stanco e in hangover»

«Potreste smetterla di trattarmi come se fossi stupido? Li conosco i postumi di una sbornia, Guy è in hangover,»

«Hey!»

«non tu o Chris, dimmi cosa sta succedendo o perlomeno fammi il piacere di non credere di potermi prendere per il culo mentre mi guardi negli occhi.»

«Will ha ragione» Guy aveva un tono di voce stranamente serio e privo di note sarcastiche «Jonny, se è successo qualcosa con Chris è nostro diritto saperlo, siamo un gruppo…ma prima di quello, siamo una famiglia.»

«Guys, ve lo giuro, non è nulla che possa influenzare il gruppo» bugia «Chris ed io abbiamo solo bisogno di chiarire un paio di cose»

Guy non lasciò nemmeno che finisse la frase «Sta succedendo di nuovo non è vero?»

Il cuore di Jonny fece un salto, si riferiva a quello? Guy sapeva di allora?

«…cosa sta succedendo di nuovo?» Will aveva perso il filo del discorso, Guy lo ignorò.

«Non guardarmi così Jon, non è mai stato poi tanto un segreto, quello che non ho mai capito è perché allora avete deciso di vivere le vostre vite così, io lo so che …»

«TU NON SAI NIENTE»

Guy ammutolì, era raro vedere Jonny perdere la calma.

«Tu non sai nulla di me e di Chris, della nostra amicizia, delle decisioni che abbiamo preso, non solo per noi stessi, ma anche per voi. Tu non hai idea del sacrificio che abbiamo fatto per il bene di questo gruppo.»

«Dannazione ma ci prendi davvero per degli stupidi?» l’argomento di discussione era oramai chiaro anche a Will «Credi davvero che non ci fossimo accorti di nulla?»

«Io non so cosa credete di sapere ma questi non sono affari vostri». La rabbia ma anche il dolore di Jonny erano palesi.

«Va bene, hai ragione, quello che c’è tra te e Chris non ci riguarda, ti giuro che né io né Guy ci permetteremo mai più di mettere in mezzo questo discorso» lanciò uno sguardo a Guy che annuì e si vedeva chiaramente che era mortificato «dimmi solo una cosa, possiamo fare qualcosa per te?»

Lo sguardo di Jonny si addolcì, era fortunato ad avere degli amici così.

«Ho bisogno di stare da solo per un po’»

Will fece cenno di capire con la testa e gli diede una pacca affettuosa sulla spalla. Si scambiarono uno sguardo, quello del batterista a cercare di trasmettere forza all’amico e Jonny ricordò per l’ennesima volta perché Chris continuava a dire che Will era la loro roccia, quello di Jonny, invece, semplicemente a voler dire grazie.

Fece per dirigersi verso qualche posto tranquillo nel backstage.

«E’ speciale...»

Jonny si fermò di scatto ma non si girò a guardare Guy, rimase immobile, in attesa che completasse la frase.

«…quello che avete intendo. Non so cosa sia e non credo che nessuno eccetto voi due possa capirlo, ma è speciale.»

La voce di Guy aveva tremato leggermente sul finale, Jonny sentiva il groppo farsi strada anche nella sua gola e i condotti lacrimali bruciare, non aveva alcuna intenzione di farsi vedere così, riprese a camminare e scomparve dietro una delle porte del corridoio.

 

Chris aprì gli occhi di scatto, come se fosse sbandato nel sonno, cercò con la mano l’iPhone riposto sul comodino accanto a lui per vedere che ore fossero. Le 19.00, era quasi ora di darsi una mossa. Poi ad un tratto, come era successo anche quella mattina, tutto gli tornò alla mente e desiderò di potersi addormentare di nuovo e dimenticare.

Sentì una fitta al petto e il suo respiro accelerare, le lacrime iniziarono a scendere incontrollate ed ogni suo tentativo di calmarsi sembrava essere inutile. Doveva parlare con Jonny, dirgli qualcosa, fare qualcosa, non gli importava del futuro del gruppo, l’unica cosa di cui era assolutamente certo era che non poteva perdere Jonny. Dentro di se Chris sapeva bene cosa provava ma non era quello il punto, non era stare con Jonny, il suo era un bisogno di avere Jonny nella sua vita, semplicemente.

 

In una stanzetta spoglia e anonima Jonathan Buckland stava pensando esattamente le stesse cose. Lui e Chris non erano destinati a stare insieme, lo desiderava più di ogni altra cosa ma sapeva che non era così che le cose sarebbero mai andate, solo perché si amavano non voleva dire che era quello il loro destino.

Eppure questa consapevolezza non faceva più male, perché Guy aveva ragione, quello che avevano loro non era semplice amore, ora lo vedeva chiaramente, loro non avevano bisogno di essere una coppia o di vivere una grande storia d’amore, anzi, probabilmente quello avrebbe rovinato tutto, quello che avevano loro andava oltre, Chris una volta l’aveva chiamato agápē.

 

Nel frattempo Christopher Martin era tornato ai pensieri di due notti prima, ai calzini spaiati e ai numeri primi, al 2 e all’11. Per tutta la sua vita aveva pensato di essere quell’1 che resta fuori quando si divide un numero primo per due, come se fosse in più, come se non fosse quello il suo posto nell’ universo ed invece, ora finalmente aveva capito: lui era sì un 1 ma era stato fortunato abbastanza da trovare, tra tanti numeri, tra tante persone, un altro 1 come lui, il suo 1 per formare un 2, indissolubile, che se anche lo si fosse provato a dividere sarebbe risultato in un 1. Che era un po’ quello che erano loro, una cosa sola che niente al mondo poteva separare.

Chris, ovviamente, non ne aveva idea, ma se Jonny avesse potuto ascoltare questo suo discorso gli avrebbe spiegato, sorridendo, che l’1 fa parte di una categoria particolare di numeri, chiamati numeri felici.

   
 
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