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Autore: Lightheaded    08/07/2014    1 recensioni
Il mio sguardo andò allo specchio, partiva dal terreno e arrivava a superarmi di poco la testa.
Mi specchiai con curiosità, ma anche con paura e quello che vidi mi lasciò strabiliata.

Dilemmi, domande, inganni e risposte. Un universo sconosciuto e una protagonista atipica.. Spero vivamente vi piaccia, mi raccomando non siate parchi di commenti!
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti
nonostante il lavoro, la mia assenza e messaggi un po' sconfortanti sono qui a proporvi un altro capitolo di questa pazza storia.
Grazie a chi continua a sostenerla.





19.



Dodicesimo giorno, quarta luna, anno 780 dalla caduta di Hoghael

Questa mattina siamo giunti ad Assabyn, l'immensa città portuale meta irrinunciabile di tutti coloro che ardono di voglia d'avventura.
Io e Alaish naturalmente non vedevamo l'ora di giungere qui e poterci inebriare del profumo pungente e secco del sale marino, bramando di solcare anche noi, un giorno, le fredde acque scure di quel mare perennemente tempestoso.
Io ho consumato il libro "Leggende del Nord" regalatomi da mia madre per il mio primo centenario, ormai 200 anni fa, e questa è la città portuale da cui ogni viaggio alla ricerca delle leggendarie sirene era partito.
Ero emozionato, stamattina, all'idea di varcare quell'arco dal lato sud che annunciava quasi con triste solennità l'entrata della città.
Assabyn, ho potuto constatare, si estende in lunghezza su una porzione di costa notevole, ma anche nell'entroterra dove fa dell'agricoltura un punto forte della propria economia quasi del tutto indipendente dal Regno di Mezzo.
Il via vai di pescatori e lupi di mare ha reso inevitabile che siano cresciute in ogni dove osterie, bordelli e pub.
Il puzzo di alcool e di sudore rende vivo e vissuto anche l'angolo più fetido delle viuzze tipiche delle località di mare.
I miei occhi hanno osservato ogni singola trave erosa dal sale, ogni facciata color pastello slavato e ogni più piccola cicatrice sul volto degli Affaël di questa regione, vagando insieme ad Alaish e a Vidia per le strette vie della città.
Mia madre non ha smesso di sorridere vedendo me e il mio inseparabile amico guardarci intorno felici come bambini.
Abbiamo camminato tanto, probabilmente visitando una bella fetta di città prima di arrivare al porto.
Le barche dei pescatori non furono certamente la prima cosa che attirò i nostri sguardi, bensì gli immensi galeoni, ormeggiati nel porto, isolati dalle altre imbarcazioni, quasi galleggiassero soltanto grazie al loro fascino.
I nostri sguardi accarezzarono lo sfarzo delle riproduzioni delle sirene che brillavano alla luce calda tiepide del sole a prua e a poppa.
Ci fermammo a contemplare gli alberi così alti e maestosi da incutere timore come giganti senza tempo.
Scivolammo quasi con delicatezza sulle lunghe e flessuose assi di legno pregiato che componevano le enormi fiancate.
Erano immense e agili al contempo, dovevano essere possenti e rinforzate a prua per poter proseguire senza ingenti danni nel ghiaccio dell'Estremo Nord, ma anche relativamente governabili per poter fuggire in caso di necessità.
Nessuna arma era visibile dato che, normalmente, si diceva che in spedizione simili un mago veniva assoldato per proteggere l'equipaggio e l'imbarcazione dalla magia protettiva delle sirene, unici nemici nelle torbide acque del Nord.
I due galeoni erano ai lati del porto, abbiamo continuato a spostare la testa per guardare l'uno e l'altro a una velocità tale da non riuscire nemmeno a vedere tutte le altre numerose e insignificanti imbarcazioni da pesca nel mezzo.
Io e Alaish ci siamo scambiati spesso sguardi d'intesa, spesso avevamo parlato di avventure per mare, avevamo pensato perfino di trovare Shaila tra le sirene.
Il mio migliore amico era da sempre così ossessionato da quella ragazza leggendaria da avermi trasmesso quel suo maledetto senso di urgenza, mi sono sentito fin da subito anche io quasi in dovere di cercarla.
Nel pomeriggio Vidia ci ha riportati al presente, all'incontro con il maestro Biiram, Affael responsabile dell'insegnamento nell'Accademia delle Armi di Assabyn dove venivano formati i migliori combattenti del Regno di Mezzo.
Siamo entrati nell'imponente edificio nella periferia nord-est con rispetto, e all'interno siamo stati accolti come ospiti illustri.
Abbiamo lavorato al fianco dei migliori combattenti, da cui abbiamo imparato e a cui abbiamo insegnato qualcosa.
Alaish ha imparato a utilizzare la corazza degli Affaël, famosa in tutto Ryel, mentre io ho migliorato le mie abilità non eccelse nel combattimento corpo a corpo, in cui questa razza è maestra.
Siamo tornati a casa, nel villaggio, al tramonto, grazie ad Alaish che ci ha trasportati velocemente. Inutile sottolineare che ci ha risparmiato più di un giorno di ininterrotto cammino.
Sono felice che Vidia sia riuscita a permetterci una simile giornata di distrazione dalla routine quotidiana, spero di poterla rifare presto: è stato l'unico giorno in cui Lovyesh-Lyo non mi ha fatto presente che dovrei tenere in considerazione Sayna.
Quella stolta.
Ora vado a riposare, domani ricomincia la solita giornata, speriamo Shaila arrivi presto: se scuoterà gli animi anche solo una parte di quanto si dice ci sarà da divertirsi.





Chiusi il diario con un mezzo sorriso, quando mi accorsi che Alaish era di ritorno con Narilion.
Lo aveva accompagnato nella caccia, in modo che nessuno lo scoprisse, i vampiri fuori dal loro villaggio non erano molto tollerati.
Il succhiasangue mi aveva consegnato il diario, piegando la pagina di quel preciso giorno, prima di andare a caccia senza farsi vedere dal suo migliore amico.
Avevo apprezzato quel suo gesto per cercare di farmi comprendere il suo passato: doveva essere una cosa che non faceva mai.
Alaish si avvicinò guardando sornione il mio mezzo sorriso.
Il suo sguardo vagò per un secondo sul libricino consunto, dovette riconoscerlo in fretta dallo sguardo stupito che mi rivolse poco dopo.
Eravamo giunti ad Assabyn solo da qualche ora, avevamo girato il meno possibile per le vie della città.
Avevamo impiegato solo il tempo necessario a raggiungere, furtivamente e senza attirare sguardi indiscreti, la nostra meta.
La bettola aveva un'insegna cosí consunta da non riuscire nemmeno a leggerne i caratteri del nome.
Era una nota locanda di periferia, con alcune camere piccole sporche, nella quale il padrone non faceva domande ed evitava di insospettire le guardie Affaël che passavano spesso per le vie maleodoranti.
Per questo era un posto frequentato da ogni tipo di personaggi bizzarri, a detta di Narilion.
Durante la caccia del vampiro mi ero fatta un bagno freddo, sentendo una fitta di nostalgia per le comodità e gli agi della permanenza a Galilia.
Guardai per un attimo Narilion, visibilmente soddisfatto dopo il suo pasto e Alaish che continuava a dardeggiare curioso me e il diario del vampiro che stringevo ancora nella mano destra.
"Credi riusciremo a salpare verso le sirene?" Domandai ad Alaish prima di posare il diario sopra allo zaino semi vuoto di Narilion.
Lui annuí un po' sorpreso dalla domanda.
"Me lo auguro, senza dubbio faremo il possibile" rispose Alaish con gli occhi scintillanti.
La sua mente doveva essere già partita insieme al galeone visto tanti anni prima.
"Per adesso preoccupiamoci di ritrovare Biiram, sperando che sia ancora nostro alleato, deve insegnare a Shaila come usare la sua corazza." fece notare Narilion, con il suo onnipresente tono pratico.
"Non può insegnarmelo Alaish?" Domandai con ovvietà.
Proprio il Prescelto scosse la testa in segno di diniego.
"La corazza degli Affaël è difficile da tirar fuori, all'inizio devono.. 'forzare la mano' " rispose Alaish in tono un po' triste.
"Fallo tu Narilion" mi rivolsi al vampiro puntando al suo lato più concreto, ma anche lui scosse la testa.
"Non saprei guidarti, è una cosa che ognuno fa uscire fuori in modi e momenti diversi" disse il succhiasangue vago.
Lui poteva solo immaginare cosa significasse, la corazza era un'esclusiva degli Affaël, oltre che dei Prescelti.
Il vampiro tirò fuori dal mantello nero una mappa consunta, gettò da una parte il suo inseparabile compagno di avventure e posò la mappa sul giaciglio.
Era dettagliata, anche se usurata, mostrava ogni piccolo angolo della città con una tale minuzia da domandarmi quanto ci fosse voluto per stilarla.
Con un dito affilato e pallido mostrò dove si trovava la nostra sistemazione, mentre con l'altro ci mostrò un edificio che sembrava imponente persino dalla mappa: l'Accademia delle Armi di Assabyn.
"È il capo degli insegnanti, è un pezzo grosso: lo dovremo avvicinare con cautela, senza destare i sospetti degli altri ufficiali." Disse Alaish piuttosto preoccupato.
"Forse dei nuovi allievi potrebbero essere un pretesto buono per avvicinarsi" proposi prontamente.
Narilion guardò Alaish come temendo di scatenare un uragano.
"Non ammettono le ragazze" spiegó Alaish in tono asciutto e fintamente neutro.
Lo guardai in un modo che forse lo fece pentire di aver detto una simile cosa con tale leggerezza.
"Saranno costretti ad ammettermi" insistetti.
"A costo di travestirmi da uomo" aggiunsi con convinzione.
Alaish fece fatica a trattenere le risa.
"Corporatura minuta, flessuosa e camminata leggiadra, per non parlare dei connotati del viso: non passeresti per un uomo nemmeno davanti a una creatura cieca." Asserì Narilion sospirando.
Schietto e concreto.
"E quindi sentiamo, quali altre proposte avete?" Chiesi con finto garbo.
"Dovrei stare qui ad aspettarvi?" Domandai ancora senza tanti giri di parole.
"Biiram ha un debole per le belle ragazze" rispose il succhiasangue con un tono schifato.
"Narilion no" intervenne con forza il Prescelto.
"Ce la posso fare, Alaish!" Cercai di dire per metterlo a tacere, comprendendo vagamente dove volesse arrivare il vampiro.
"Shaila non dire stupidate, questo è un posto pericoloso e lui ha il vizio di allungare le mani: qui non hanno rispetto per le donne, nessun tipo di rispetto." Sottolineò guardandomi con fermezza.
"Mi so difendere, grazie." Feci notare piccata.
"Non abbiamo altra scelta, ma tu non devi usare i poteri Shaila, per nessun motivo" intervenne decisivo Narilion.
Alaish continuava a scuotere la testa, ma suo malgrado iniziammo ad elaborare un piano per attirare l'uomo e per potergli parlare senza destare sospetti.
La sera successiva lo spiammo, il posto in cui era solito andare a divertirsi era poco lontano dall'Accademia, pieno di reclute ma anche di ufficiali che perdevano indistintamente ogni freno alla vista di giovani e belle ragazze in abiti succinti.
Le si vedeva veleggiare tra i tavoli alla ricerca di potenziali clienti.
Era un bordello per soldati, un vero postaccio.
Alaish continuava a scuotere la testa, incredulo che Narilion ed io potessimo pensare di infiltrarci e uscirne incolumi.
Era davvero molto affollato e da fuori si intravedeva a malapena l'interezza del locale.
Biiram era attorniato da ragazze Affaël carine e disponibili che lo coccolavano e lo vezzeggiavano con mille moine, eppure lui a malapena le guardava.
Osservai con lucido distacco gli abiti che portavano la totalità delle presenti e pensai che con quegli abiti, probabilmente, non mi sarei nemmeno riuscita a guardare allo specchio.
Eppure dovevo farlo.
"Dobbiamo trovare abiti come quelli" feci notare a Narilion quando ci incamminammo nuovamente verso la bettola in cui alloggiavamo.


Il mattino successivo ci alzammo presto, convinti di voler trovare il necessario per poter agire quella stessa sera.
Alaish nonostante la riluttanza decise di collaborare, mentre io mi occupavo del vestito.
Narilion era riuscito a rubarne uno bianco, aderente, molto semplice ma trasparente.
Entrambi uscirono quasi subito per cercare unguenti che coprissero almeno in parte la brillantezza della mia gemma.
Io rimasi nella stanza: decisi di tagliarlo in alcuni punti per renderlo più simile a quelli visti addosso alle ragazze della sera precedente.
Allargai vistosamente lo scollo sulla schiena, e feci due aperture ampie, grezze ma efficaci, sui fianchi all'altezza dell'addome.
"Non so come faró ad attirare la sua attenzione" borbottai davanti allo specchio dopo averlo indossato.
Cercando di non pensare che di li a poco sarei stata con quel vestito in mezzo a una folla di soldati.
Narilion e Alaish entrarono poco dopo, trovandomi ancora dubbiosa di fronte allo specchio.
Le loro facce furono assolutamente impagabili e mi convinsero che forse qualche chance potevo averla.
Decisi di sciogliere i capelli su una spalla, per essere un po' più elegante.
"Disarmata?" Chiese Alaish cercando di non soffermarsi troppo sulla mia figura, imbarazzato.
"Devo, non saprei dove nascondere un'arma" feci notare indicando il vestito che lasciava poco all'immaginazione.
Scossi la testa, incredula di essere davvero vestita in quel modo.
Mi incamminai verso la bettola tenendo ben stretto il mantello spesso, avvolgente ma soprattutto nero e molto lungo, che copriva le gambe nude anche dalla fredda aria marina di quella sera.
Lasciai il mantello a Narilion che si dileguò in un attimo, mentre varcavo la soglia del locale.
La prima cosa che mi investì con prepotenza fu l'odore di alcool.
Odiai tutto di quel luogo fin dall'inizio.
Attraversai il locale cercando di mantenere la mia usuale compostezza, dirigendomi senza guardarmi intorno verso il bancone.
L'unica cosa che la mia vista periferica si curò di guardare fu il terzo tavolo rotondo a sinistra dove era seduto, come la sera precedente, Biiram.
Il suo tavolo era il più affollato, il più rumoroso: certamente quello degli ufficiali di più alto rango.
Mi sentii particolarmente osservata, soprattutto quando andai a sedermi su un grezzo rialzo per gustare un succo di bacche annacquato. "Glielo offre il tavolo laggiù" Disse ammiccando il barista grassoccio indicando il tavolo di Biiram.
Non avevo mai gestito una simile situazione, ma riflettendo sull'indifferenza con cui trattava tutte quelle povere ragazze pensai di ripagarlo con la stessa moneta: guardai con sufficienza il tavolo, ammiccando appena in segno di ringraziamento.
Questo fu forse quello che attirò maggiormente la loro attenzione, abituati a ragazze perennemente disponibili.
Fu proprio Biiram a scostare di malagrazia due giovani Affaël per avvicinarsi a me.
Tutti i cadetti che sentivo fremere per avvicinarsi al posto suo cambiarono velocemente idea.
"Posto curioso per una creatura tanto dolce" fece notare il generale con voce roca guardandomi con i suoi occhi di un verde chiarissimo, colmi di interesse.
Stranamente da quel che pensavo non puzzava di alcool e sembrava perfettamente sobrio.
Si passò una delle sue grandi mani tra i capelli rossi tendente all'arancio, lasciandoli appena scompigliati.
"Avevo sete" risposi con ovvietà.
Lui rise con naturalezza, sedendosi vicino a me senza smettere di guardarmi.
"Non sei una Affaël" disse.
"Non vedo come questo possa impedirmi di entrare in un locale a bere" feci notare guardandolo con un vago sorriso di scherno.
"Sei la creatura più bella che abbia la fortuna di incontrare da moltissimi anni" disse cercando di allungare una mano su un fianco.
Mi alzai velocemente.
"Ho finito di bere" gli feci notare ammiccando appena e dirigendomi verso l'uscita.
L'uomo mi seguì con lo sguardo e si alzò con un'agilità inaspettata.
"Anche io" disse affiancandomi in fretta.
Uscimmo dal locale molto vicini e non appena varcata la soglia e chiusa alle nostre spalle la porta, Alaish lo stordì.
Narilion, invece, mi restituì finalmente ciò che avevo agognato da quando ero entrata in quel fetido postaccio: il mio mantello nero.


Eccoci alla fine,
Al prossimo capitolo!
Lightheaded
  
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