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Autore: marcella92    08/07/2014    1 recensioni
E se Lori tornasse a Honolulu? E se i Five-0 avessero messo su famiglia e, oltre ai casi, dovessero districarsi anche con i problemi di casa? Cosa succederebbe se Steve si innamorasse davvero?
Genere: Azione, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il giorno dopo Steve arrivò in ufficio verso le sette, dopo la nuotata mattutina che faceva da sempre, e, come promesso, si mise al computer per cercare le liste passeggeri dell'ultima settimana. Inviato il comando, l'uomo si stirò sulla sedia, poi optò per un caffè, così si diresse nel piccolo cucinino e ne preparò una caraffa, sempre riflettendo sul perchè Lori potesse essere tornata alle Hawaii, sopratutto senza dire niente a loro. Ripensò a quella ragazza bionda, che all'inizio sembrava così ligia alle regole e inflessibile, ma che poi si era rivelata una brava agente, sempre pronta e preparata al peggio, che gli aveva fatto avere dei dubbi sulla sua quasi relazione con Catherine. Però, dopo essersi reso conto che anche la ragazza era interessata a lui, Steve si era subito fermato, pensando che un rapporto tra colleghi poteva portare problemi all'interno della squadra, e quindi aveva deciso di mantenere il rapporto ad una semplice amicizia, anche se sospettava che questo modo di fare avesse qualche cosa a che vedere con il ritorno di Lori a Washington. Stava ancora riflettendo, quando arrivarono anche i colleghi: Danny, impegnato in una conversazione al telefono con la figlia, Chin e Kono che ridevano, seguiti da un Max particolarmente trafelato.

“Signori, io non riderei, se sapeste cosa sto per dirvi.”

“Max, parla, non ci far preoccupare.” disse Kono, poggiando la borsa.

Ancora con la tazza di caffè in mano, Steve si diresse al tavolo surface, al centro della sala operativa.

“Capitano McGarrett, buongiorno.” salutò educatamente Max.

“Ciao Max, dicci cosa hai scoperto. Ah, se volete del caffè, è ancora caldo.”

“Signori, ho finito l'autopsia questa mattina, e sono subito corso qui: padre Lokelani non è morto d'infarto, come avevo erroneamente pensato, ma è stato avvelenato.”

“Avvelenato? Quindi è omicidio!” disse Kono.

“Esattamente.”

“Max, con cosa è stato avvelenato il prete?” chiese Danny, bevendo il suo caffè.

“E' questo il problema, non è una tossina che conosco, deve essere molto rara. Ah, ho anche scoperto che padre Lokelani faceva uso di Coumadin.”

“Coumadin? Ma non serve per fluidificare il sangue?” chiese Chin.

“Esatto, detective Kelly. E forse è anche questo che ha causato la morte così in fretta, per emorragia cerebrale.”

“Max, hai appena detto che è stato avvelenato. Di cosa è morto quel pover'uomo?” chiese Danny, spazientito.

“Calma, detective Williams, calma. È morto per emorragia cerebrale, causata da una neurotossina potentissima, che non sono riuscito ad identificare, per il momento.”

“Ora è molto più chiaro, grazie Max.”

“E' stato un piacere come sempre comandante. Ora torno al mio lavoro. Arrivederci.”

“Ciao Max. Danny, tu e Chin tornate a Kailua per vedere se la scientifica ha dimenticato qualche cosa, rivoltate la casa, la chiesa, tutto, voglio sapere se l'assassino ha lasciato qualche traccia. Kono, tu invece vai da Fong, e vedi se ha qualche informazione in più, anche un minimo dettaglio può bastare, e comincia a fare ricerche sulle neurotossine mortali. Io devo fare un controllo, poi devo passare da Joe, devo chiedergli una cosa.”

“D'accordo capo, vado subito.” Kono, nonostante la pancia prominente, scattò subito verso la porta, mentre Danny e Chin si preparavano.

“Ehi, a che ricerca stai lavorando? È quello che penso io?” chiese Danny sorridendo.

“Si, e avrò il risultato tra pochi minuti. Se volete stare qui ad assistere al mio trionfo, fate pure.” disse Steve, sedendosi sulla sedia, incrociando le mani dietro la testa.

Proprio in quel momento il computer trillò, così Chin e Danny si posizionarono dietro il collega, che passava in rassegna tutti i nomi presenti sulla lista. Ad un certo punto, scoppiò in una risata fragorosa, mentre Danny e Chin si guardavano sconsolati: avevano perso! Era proprio lì, nero su bianco: Lori Weston, arrivata ad Honolulu il 13 luglio alle 11.45.

“Signori, è un piacere scommettere con voi. Ricordate, venerdì sera alle 19.30 all' Hilton. Danny, porta anche Grace se vuoi, si divertirà. Forza ora, dovete andare a Kailua.”

I due si avviarono mesti, pensando già a quanto si sarebbero alleggeriti i loro conti in banca per quella mega cena che si sarebbe svolta di li a qualche giorno, quando quasi si scontrarono con Kono, che aveva dimenticato la borsa.

“Ragazzi, che facce tristi. Che è successo?”

“Abbiamo perso una scommessa con il capo.”

“Mai scommettere con lui, se non è sicuro di vincere non scommette mai!”

“Me ne sono accorto. Anzi, venerdì sera tu e Adam siete invitati all' Hilton, paghiamo noi.”

“Venerdì? Caspita, forse non ci sono, devo sentire Adam, ok?”

Nel frattempo, Steve aveva contattato il suo mentore, Joe, chiedendogli di incontrarsi al baracchino dei gamberi di Kamekona.

Quando arrivò lì, Joe lo stava già aspettando.

“Ciao Joe.”

“Ciao ragazzo. Come mai mi hai convocato così in fretta?”

“Stavi facendo qualcosa di importante?” chiese Steve, canzonandolo.

“Tutto quello che faccio io è importante. Comunque, che ti serve?”

“Sto indagando su un prete morto a Kailua.”

“Sì, ho sentito il notiziario.”

“Adesso siamo sicuri che è omicidio, avvelenamento che ha causato un'emorragia cerebrale, ma non riusciamo a trovare il veleno. Ti ho chiamato perchè questo caso mi ricorda qualcosa di quando ero nei SEAL, ma non capisco cosa. Ti viene in mente qualcosa?”

In quel momento il sole venne oscurato dall'apparizione di Kamekona: “Fratello, ti faccio assaggiare questa prelibatezza in anteprima: sformato di gamberi con lime.”

“Grazie Kamekona, troppo gentile, magari lo assaggio più tardi, eh? Senti, stiamo parlando di un caso, molto privato...” disse Steve, guardando con poca sicurezza il piatto che l'amico gli aveva messo davanti.

“Bastava dirlo che non volevate essere disturbati, me ne vado. Ciao Joe.”

“Ciao. Comunque, tornando al caso, mi sembra di ricordare qualcosa. Credo che fossimo in Brasile, nel 2003, quando quel trafficante era morto praticamente all'improvviso davanti a noi, e non ho mai capito perchè.”

“Ma avevano fatto un'autopsia?”

“Mi sembra di sì, e credo che fosse morto proprio per emorragia cerebrale. Facciamo così, io provo a contattare dei vecchi amici, e nel pomeriggio ti vengo a trovare in ufficio, ok?”

“Grazie Joe, ora ti lascio, devo andare da Kono per sapere se ha scoperto qualcosa.”

Steve tornò in ufficio a piedi, dato che la spiaggia distava circa mezz'ora dalla Five-0, quando all'improvviso un uomo uscì da un negozio e lo buttò a terra, senza fermarsi o guardare. Steve si rialzò, aiutato da una passante, e, notando solo dei graffi sui palmi e sul braccio, decise di continuare a piedi.

 

“Capo, che succede?”

“Niente di grave. Senti, hai scoperto qualcosa?” chiese Steve, mentre si disinfettava i graffi.

“Si e no. Sono stata da Fong, sta lavorando alla tossina, ma è molto rara, e deve andare a tentativi, ci vorrà un po', però siamo riusciti a capire che proviene da un animale.”

In quel momento rientrarono anche Chin e Danny, e, quando quest'ultimo vide le condizioni dell'amico, con la maglia macchiata di sangue e il braccio abraso, chiese:

“Che ti è successo stavolta? Qualcuno ha parcheggiato al tuo posto? Hai incrociato una mandria di bufali imbizzarriti? Qualcuno ti ha svegliato di soprassalto?”

“Veramente un tizio mi è caduto addosso fuori da un negozio, ma non sono riuscito a fermarlo.”

“Perfetto, meraviglioso! Per fortuna è riuscito a scappare, altrimenti sarebbe già appeso all'asta della bandiera!”

“Ragazzi, mi state a sentire, per favore?” li richiamò Kono.

“Scusaci. Continua pure.”

“Dicevo, il veleno appartiene ad un animale, e sicuramente non è un serpente.”

“Bene, perfetto. Quanti altri animali killer esistono oltre ai serpenti? Ragni, insetti, rane, pesci, meduse...si, direi che siamo proprio a buon punto!” disse sarcastico Danny, guadagnandosi un'occhiataccia da Kono.

“Beh, forse può esserci utile una cosa che abbiamo scoperto noi.” intervenne Chin.

“Cosa avete trovato a casa del prete?”

“Abbiamo trovato il suo passaporto, e indovina un po'? Era appena tornato da una missione dell'Amazzonia, quindi forse dovremo concentrarci sugli animali velenosi di quel posto.”

“Giusta osservazione Chin, fatelo tu e Kono. Altro?”

“Sì, c'erano delle impronte fresche dietro la chiesa, che entravano in casa, ma non abbiamo trovato niente fuori posto, nessun cassetto rovistato, niente di niente.”

“Strano. Comunque ho parlato con Joe, ci era successo un caso simile anni fa in Brasile, quindi l'idea dell'Amazzonia regge perfettamente, e ha detto che mi farà sapere nel pomeriggio. Ah, ragazzi, ho invitato anche lui venerdì sera, in fin dei conti fa un po' parte della squadra,no?”

“Giusto per sapere, quanti pensi che saremo?”

“Beh, Chin, Malia, i gemelli, tu, Grace, io, Joe, Kono e Adam. Dieci.”

“Ehm, forse dodici.” intervenne Kono.

“Perchè dodici?” chiese Danny, ormai pronto a saltare al collo a McGarrett.

“Perchè forse si aggiungono altri due amici, possono?”

“Tanto ormai...”

“Ragazzi, ma e se anticipassimo a stasera? Malia ha il turno di notte domani.”

“Per me va bene, avverto anche gli altri allora. Steve, Joe lo avvisi tu?” disse Kono, prendendo il telefono.

“Certo.”

Composto il numero, attese.

“Ragazzo, oggi non riesco a passare, vengo domattina, va bene lo stesso?”

“Si, va bene. Senti, stasera ti va di venire all'Hilton a cena con la squadra?”

“Cosa? Perchè?”

“Danny e Chin pagano la cena, hanno perso una scommessa.”

“Molto volentieri. Contro chi scommettevano?”

“Contro di me.”

Steve non sentì altro che la risata rauca di Joe, prima di chiudere la telefonata.

 

Quella sera si ritrovarono tutti fuori dall' Hilton, puntuali ed eleganti come non mai. Gli uomini erano tutti in giacca, ma senza cravatta (sì, anche Danny), mentre Kono indossava un bellissimo abito di seta turchese, che le cadeva a pennello.

“Allora, ci siamo tutti?”

“Siamo solo in dieci, Kono, dove sono i tuoi amici?” chiese Danny, guardandosi intorno.

“Sono già dentro, alloggiano qui in hotel.”

“Ma chi sono?”

“Lo vedrete presto!”

Il gruppetto entrò nella favolosa hall, e Danny si diresse verso il bancone, spiegando che avevano una prenotazione per dodici al ristorante Bali. L'uomo controllò, poi fece cenno ad un inserviente che li accompagnò al ristorante, dove un cameriere fece cenno per indicare il tavolo. Gli uomini si sedettero, senza accorgersi che Kono era rimasta indietro.

“Ehi, Adam, dove è finita Kono?”

“Non lo so, ha detto che doveva andare in bagno e che ci avrebbe raggiunti subito. Ora vado a controllare.”

Ma non ci fu bisogno, perchè Kono riapparve, seguita da un uomo non molto più alto di lei, in giacca e cravatta, e da una minuta donna bionda, fasciata in un tubino nero molto sensuale.

Steve balzò subito in piedi, seguito anche dagli altri, per salutare Lori, che si dirigeva sorridente verso di loro.

“Lori, che piacere!” disse Chin, abbracciandola, seguito da Danny, Grace, Joe e, infine da un caloroso Steve.

“Comandante, che hai combinato?” chiese Lori, staccandosi, guardando le mani all'uomo.

“Niente di che, scontro non programmato con asfalto fuori da un negozio, causato da un uomo poco attento. Ma che ci fai qui?”

“Luna di miele.” disse, mostrando la fede al dito. “Ah, scusate, lui è Brian, mio marito. Brian, loro sono la mia ex squadra, i Five-0, con qualche aggiunta.” l'uomo salutò freddamente, con l'aria evidente di chi non voleva proprio trovarsi lì.

“Piacere. Lori mi ha raccontato molto di voi, e devo farvi i complimenti per le vostre missioni, a Washington siete quasi una leggenda. Ah, comandante, oggi era forse all'altezza dell'angolo di Queen e South street, quando è caduto?”

“Si, ero lì intorno alle undici, perché?”

“Perchè in tal caso devo scusarmi con lei, sono io l'investitore, ma ero in ritardo, quindi non mi sono fermato. Mi fa piacere che si sia fatto solo qualche graffio.”

“Ah. Beh, magari la prossima volta io mi fermerei a controllare comunque, che ne dice?” disse Steve, porgendogli la mano.

Lori intervenne, vedendo le espressioni negli occhi dei due uomini.

“Beh, adesso che abbiamo scoperto chi ha abbattuto l'invincibile McGarrett, che ne dite se ci sediamo?”

Terminato il chiarimento, e dopo baci e abbracci, tutti si sedettero e ordinarono, chiacchierando del più e del meno. La cena passò in allegria, la squadra rievocò vecchi casi e vecchie avventure trascorse insieme, poi Joe, circa verso le dieci, salutò tutti.

“Ragazzi, questo vecchio se ne va a dormire, lascia spazio ai giovani. Domani mattina ho una battuta di pesca con il colonnello McAdams, quindi...buonanotte.”

Lori si alzò e lo abbracciò affettuosamente, promettendogli di tornare a trovarlo appena possibile, e invitandolo a Washington, ben sapendo l'avversione dell'uomo per quella città.

Il gruppo si trasferì ad un bar sulla spiaggia, dove la serata continuò in allegria, e dove Steve spiegò perchè Danny e Chin avessero pagato quella cena così sontuosa.

“Avevate scommesso su di me? Begli amici!” disse Lori.

“In realtà sì, anche se credevo che Steve avesse modificato gli elenchi passeggeri per non pagare, come sempre.”

“Non hai perso il vizio Steve!” rise la donna.

“Non ho nessun vizio, è che mi dimentico il portafogli a casa! Comunque, grazie Lori, cena magnifica!” fece il comandante, alzando il bicchiere verso la donna, che arrossì un po'.

“Ragazzi, ormai è tardi, io e Adam ce ne andiamo, domani lui deve partire per Tokio e io sono stanchissima. Lori, domani vengo a salutarvi all'aeroporto, ok?”

“Certo, ci vediamo!”

“Credo che andrò anch'io, Grace è definitivamente crollata, e poi devo accompagnare Rambo, qui, a casa.” disse, accennando a Steve. Si salutarono tutti affettuosamente, promettendo di rivedersi il prima possibile, possibilmente alle Hawaii. Quando Lori salutò Steve, accennò un saluto militare, poi lo abbracciò, mormorando “Arrivederci, comandante.” Stupito, lui si staccò subito, sorridendo quasi imbarazzato. Si diressero tutti alle macchine, mentre Lori fermava un taxi con un gesto della mano.

“Era tanto che non ti vedevo così felice sai?” le disse Brian abbracciandola.

“Infatti lo sono, molto. I Five-0 erano più di una squadra per me, erano una famiglia. All'inizio ero dubbiosa, soprattutto per Steve, non segue quasi mai il protocollo, ma poi mi sono dovuta ricredere, su di lui e su tutti quanti.”

“Sono contento per te, mi sono sembrati simpatici tutti, forse quel comandante un po' troppo arrogante, ma è passabile.”

“Credimi, è un'impressione, Steve è molto sicuro di sé, nient'altro.”

“Sarà! Comunque dobbiamo proprio tornarci qui, se ti fa così bene.”

“Gia...questo posto è magnifico, quasi magico in certi casi.”

“Sì, è vero, quasi un paradiso, ti cattura con la sua bellezza.”

“E' vero...le Hawaii ti restano dentro.”

 

Ecco un capitolo nuovo! Subito ringrazio Benny868, il mio primo (e per il momento unico) "seguace", e ringrazio anche i 46 che hanno letto la storia. Magari la prossima volta lasciate una recensione :-). Detto questo, spero vi piaccia!

 

  
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