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Autore: marcella92    02/07/2014    1 recensioni
E se Lori tornasse a Honolulu? E se i Five-0 avessero messo su famiglia e, oltre ai casi, dovessero districarsi anche con i problemi di casa? Cosa succederebbe se Steve si innamorasse davvero?
Genere: Azione, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti, questa è la prima ff su Hawaii Five-0 che scrivo. Volevo dire poche cose: allora, per prima cosa ho riesumato (sia in senso figurato che effettivo) due personaggi, Lori e Malia, che mi sono piaciute tantissimo, mancherà invece Catherine, che non mi sta molto simpatica. Questa ff non ha un momento esatto di svolgimento, nel senso che avviene dopo che Lori se n'è tornata a Washington, ma non è un momento preciso. Detto questo...beh, buona lettura!

Un anno prima...

L'ufficio era completamente deserto quando la giovane donna varcò le porte a vetri. Arrivando al centro, si guardò intorno, e stava per chiamare qualcuno, quando sentì un rumore sulla destra. Voltandosi, vide una bella ragazza mora, con gli occhi allungati e dalle forme addolcite che usciva dal bagno.

“Lori! Che ci fai qui?” chiese la mora, correndo incontro alla nuova arrivata, stringendola in un caloroso abbraccio.

“Kono! Ero di passaggio e ho pensato di venire a salutarvi! Ehi, come va con la pancia?”

“La pancia continua a crescere, così i miei cari colleghi e il mio caro marito mi hanno impedito di mettere in naso fuori di qui. Ormai lavoro solo al computer.”

“Vorrei vedere! Incinta di sei mesi in mezzo ad una sparatoria!”

Kono fece un gesto con la mano, come a voler dire di lasciar perdere, e fece accomodare l'amica che non vedeva da lungo tempo.

“Allora, come state tutti? E soprattutto, dove sono?” chiese Lori, accomodandosi.

“Steve e Danny sono dal governatore, mio cugino invece è a casa con la varicella, i gemelli gliel'hanno attaccata.”

“Povera Malia!” disse ridendo Lori.

“Comunque, a parte questo, stiamo tutti bene. Ma tu? Che ci fai alle Hawaii?”

“Beh, io...sono in viaggio di nozze!”

“Ma scherzi? E quando pensavi di dirmi che ti sei sposata?”

“In verità sono sposata da sette mesi, ma con il lavoro e tutto il resto, non siamo riusciti ad organizzarci prima di adesso, quindi, eccomi qui!”

“Ma e lui chi è?”

“Si chiama Brian, e fa l'avvocato. Ci siamo incontrati ad un ricevimento alla Casa Bianca, e dopo sei mesi ci siamo sposati.”

“Sono molto felice per te. Ma ce lo farai conoscere, vero?”

“Certo! Anzi, cosa fate stasera?”

“Io e Adam niente, però so che i ragazzi hanno un impegno. Ma non chiedermi cosa, non l'ho scoperto.”

“Facciamo così, questa sera usciamo tu, io e Malia, e prima che io parta facciamo una bella cena tutti assieme, che ne dici?”

“Ci sto. Adesso avviso Malia. Dove ci incontriamo?”

“Io sto all' Hilton, potremo incontrarci lì e poi decidere al momento.”

“Perfetto. Senti, facciamo che non diciamo niente ai ragazzi fino a che non ti vedranno loro da soli?”

“Mi piace! Allora per uscire è meglio che mi travesta!” disse ridendo Lori, e indossò un paio di grandi occhiali scuri e un cappello di paglia.

“Perfetta! Allora a stasera, ci vediamo!”

Lori imboccò l'uscita, e, proprio mentre si avvicinava all'ingresso principale, vide in lontananza Steve e Danny, impegnati in una discussione. Gli passò vicino sorridendo, ed entrambi si voltarono a guardarla.

“Danny, non ti sembrava familiare quella ragazza?”

“No, assolutamente no. E non distrarti; hai sentito cosa ha detto il governatore? Un altro colpo di testa simile e scioglie la squadra. Quindi, ti prego, ti prego, la prossima volta evita di lasciare un sospettato appeso ad un balcone tutta la notte, va bene?”

“Si si, d'accordo. Ehi, Kono, è venuto nessuno mentre eravamo via?”

“No capo, sono sempre stata qui sola.” rispose Kono, mentre chiudeva il telefono.

“No, perchè mi sembrava di aver visto Lori.”

“Lori?” chiesero i coro Danny e Kono.

“Steve, ti senti bene? Lori è a Washington, e credo che non sia più tornata da quella volta delle dimissioni e del pasticcio con i russi.”

“Davvero capo, ti senti bene?”

“Si, mi sarò confuso. Comunque, noi dobbiamo andare a vedere quella chiesa a Kailua, dove hanno ritrovato quel tizio morto.”

"Era un prete Steve, un minimo di rispetto!”

Alzando gli occhi al cielo, Steve chiese: “Kono, a che punto siamo con i tabulati telefonici?”

“Ci sono quasi. Te li faccio avere quando tornate da Kailua.”

“Ok, allora a più tardi. Forza Danny, dammi le chiavi.”

“Perchè? Perchè devi sempre guidare la mia macchina?”

“Perchè la tua è più veloce della mia, e la mia è a casa. Soddisfatto?”

“Ok, non parlo più, altrimenti potresti arrestarmi per oltraggio a pubblico ufficiale.”

I due si misero in macchina e partirono sgommando verso Kailua.

 

Quella sera, chi fosse passato davanti all'Hilton, avrebbe sicuramente pensato che ci fosse una sfilata, e che tre modelle fossero uscite a prendere una boccata d'aria. Malia, Kono e Lori, infatti, erano elegantissime nei loro abiti da sera, e, mentre fermavano un taxi, molti si girarono a guardarle.

Nello stesso momento, nella stessa isola, solo a poche miglia di distanza, Steve e Danny stavano suonando al citofono di una elegante villetta. Aperto il cancello, attraversarono un prato ben curato, disseminato di giocattoli, e vennero accolti da un pallido Chin O Kelly.

“Ragazzi, benvenuti. Mettetevi comodi, la birra è in frigo, torno subito.”

I due, salutato l'amico, si diressero in cucina e recuperarono tre birre dal frigo, per poi accomodarsi sul divano.

Chin era tornato, aveva afferrato una birra e aveva seguito i colleghi.

“Finalmente questa tortura sta per finire: domani torno al lavoro.”

“Ma non è che vieni in ufficio e ti trasformi in un untore di varicella, vero?” chiese Danny.

“Ho il via libera del dottore!” rispose Chin, strizzando l'occhio.

“Ammettilo, lo hai corrotto!” disse ridendo Steve.

“No, ci vivo solo assieme, mi sembra abbastanza, no?”

“Ehi, ma dov'è Malia?” chiese Steve, guardandosi intorno.

“E' uscita con Kono, non ve lo ha detto?”

“No...sento puzza di mistero qui.”

“Steve, per favore, guarda la partita e smettila di vedere complotti ovunque.”

“Comunque quella ragazza sembrava Lori, ci scommetto...”

“Cosa?” chiese Chin divertito “Hai avuto una visione di Lori?”

“No, vi dico che era lei. Scommettiamo? Domani torno in ufficio e controllo i passeggeri di tutti i voli da una settimana fa in poi, così vederemo.”

“Io ci sto, facciamo cinquanta dollari, che ne dici Chin?”

“Io punterei più in alto, visto che ha torto. Direi una cena all'Hilton venerdì sera, per tutta la squadra, comprese le famiglie.”

“Ci sto.” “Anche io...preparate le carte di credito.” I tre suggellarono la scommessa brindando con le birre.

Seguirono con poco interesse la partita, aggiornando Chin sul caso che stavano seguendo, e mentre stavano spiegando le loro impressioni, sentirono un botto provenire dal piano di sopra, seguito da strilli infantili. Chin si alzò per andare a controllare, ma non raggiunse le scale che un turbine di lunghi capelli neri gli si era già buttato in braccio piangendo.

“Keilani, che cosa succede? Dov'è Wili?”

“Di sopra. Non voglio tornare, lui è cattivo.”

“Wiliama Chin O Kelly, scendi immediatamente!” disse Chin, mentre la bambina si gettava tra le braccia di Zio Steve.

Una testa di capelli neri, identici a quelli della sorella, fece capolino dalle scale.

“Io non ho fatto niente, è lei che è stupida.”

“Wili, niente parolacce! Spiegami cosa è successo.”

“Kei stava leggendo un libro, e le ho chiesto se me lo prestava, ma lei non voleva. Poi lo ha appoggiato, così ho pensato che non lo volesse più, e l'ho preso io, ma lei si è arrabbiata ed è scappata.”

“E il botto che ho sentito?”

“E' stata lei!” “E' stato lui!” dissero insieme i gemelli, facendo ridere i tre adulti.

“Lei mi ha tirato il libro in testa, così io l'ho spinta e la lampada è caduta, ma non l'ho fatto apposta!” si difese Wili.

“Va bene, va bene. Comunque, voi dovreste essere a dormire da un bel po', come mai siete ancora svegli?”

“Non avevamo sonno, volevamo salutare la mamma.”

“Non è ancora tornata.”

“Allora rimaniamo qui con voi finchè non torna.” disse decisa la piccola Keilani, accomodandosi tra Steve e Danny. Il fratellino la imitò, e, preso il telecomando, cercò un canale che trasmetteva cartoni animati.

Dopo un'ora e mezza Malia entrava il più silenziosamente possibile, credendo di trovare tutti addormentati.

“Chin, ragazzi, che ci fate qui?” chiese, sorpresa.

“Noi eravamo venuti a vedere la partita, ma i tuoi figli si sono appropriati del telecomando...non ce la faccio più, ormai so a memoria tutte le sigle possibili e immaginabili!” disse Danny sbadigliando.

“Ma dovevano essere a dormire da ore! Si sono svegliati ancora?” chiese la donna, rivolta al marito.

“Si, ma tranquilla, si sono addormentati quasi subito, guarda.”

Malia guardò oltre il divano, e vide Steve, profondamente addormentato, con i gemelli accoccolati contro di lui. Allora, silenziosamente, estrasse il cellulare e fece qualche foto, poi scosse con delicatezza il comandante.

“Cosa...chi è? Malia?”

“Steve, che ne dici, ti preparo un biberon?”

Lui si guardò intorno, poi si accorse dei bambini e sorrise, alzandosi delicatamente.

“Chin forza, ti aiuto a portarli di sopra, che ne dici?”

“Grazie mille.”

Sistemati i gemelli, i due amici scesero, e Malia propose di bere ancora qualcosa, prima di andare via, ma Danny e Steve rifiutarono, salutando la donna. Chin li accompagnò alla porta, ricordando la scommessa per l'indomani, e li salutò.

“Ehi, vuoi un passaggio?”

“No, grazie. Dopo una doppia dittatura di ragazzini di cinque anni, una corsetta mi farà bene.”

“Ma...è mezzanotte! Ah, non dire niente, dimentico che sei un Navy SEAL, buio, freddo, missioni impossibili...ci vediamo domani.”

“Notte Danno!”

  
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