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Autore: MetalheadLikeYou    08/07/2014    2 recensioni
Chi mai avrebbe voluto una bambina di nome "Inferno"?
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Con il passare del tempo io, Ville e Alexi diventammo dei buonissimi amici, tanto che ci soprannominarono il Trio.
Allu era più chiacchierone, ti scaldava il cuore e ti trascinava con se in tutto e per tutto, mentre Ville era quello più riflessivo e solitario.
.
Per quanto mi sforzassi di mostrare ed ostentare una forza e un menefreghismo che non possedevo, dentro di me soffrivo.
Stranamente, era come se Ville mi avesse portato via una parte del mio cuore.
***
In questa storia ci saranno anche altri personaggi di altre band finlandesi.
Genere: Erotico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 9




L'estate e le mie ferie erano finite, di conseguenza il non potermi assentare ogni giorno dal mio lavoro, mi avrebbe costretto a riprendere l'aereo e tornarmene ad Helsinki da sola, dopo le date del mio ragazzo.
Nonostante stessi mettendo mille chilometri di distanza tra me e lui, non mi dispiaceva tornare indietro ed in più, oltre al locale, avevo trovato una galleria che innamorata delle mie foto aveva deciso di fare una mostra, rendendomi a tutti gli effetti una fotografa professionista.
Aprii la porta di casa, trascinando il mio troley e lasciandolo affianco ad essa e togliendomi la sciarpina che avevo al collo.

Alexi e i ragazzi erano in ancora in tour, avevano in programma ancora 20 date e sarebbero tornati a casa, io avrei potuto raggiungerli solamente per le ultime due e l'idea di aspettare così tanto mi uccideva, mi stressava soprattutto l'idea di discutere con lui per telefono.
Ero arrivata il sabato mattina in aeroporto, sorprendendomi di trovare Janne ad attendermi in una macchina parcheggiata proprio fuori l'uscita.
Salii, controllando che nessuno ci stesse osservando e una volta dentro salutai il mio caro amico che, dopo un lungo sospiro, mi confessò che Alexi era parecchio nervoso.
Il motivo principale era il suo nervosismo pre-live, che quel giorno aveva superato il limite della sopportazione.
Il secondo: eravamo a Los Angeles.
Avevamo discusso pesantemente prima della mia partenza.

*

"Non capisco perchè ti innervosisci tanto" - commentai mentre lui continuava imperterrito a camminare avanti e indietro nel grande camerino.
Janne lo fissava e scuoteva la testa con evidenza - "Vi lascio soli".

Lo fisai andar via, stupendomi di quella reazione perchè di solito, quanto Allu impazziva così, il tastierista, essendo il suo migliore amico, era l'unico capace di calmarlo.
Sbuffai e presi una sigaretta dal pacchetto di Lucky Strike che avevo lasciato sul tavolo, avvicinandomi alla finetra e aprendola per non creare la solita cappa.

"Mi spieghi qual'è il problema?" - domandai esasperata e in qualche modo anche preoccupata.
"Non mi va di esser qui" - rispose ringhiando.
"Questo l'avevo capito ma mi vuoi dire il perch....".
"Oh Hell cazzo, è la città di Kristen..." - urlò spazientito forse dalle mie domande ed io, al solo sentir pronunciare quel nome, mi irrigidii.

Da quella conversazione a casa, non avevamo più affrontato quel tema se non un volta, quando durante in un'intervista lei non confessò di voler ancora molto bene al ragazzo.
Questa rivelazione ovviamente non ebbe un risolvo molto positivo anzi.
Io mi innervosii oltre ogni limite, tirando fuori una gelosia che non mi apparteneva.
Allu invece ebbe una mezza crisi, dovuta allo shock.
Mi aveva ripetuto constantemente che amava me e non lei ma, scettica o forse solo incazzata, iniziai a farmi mille su mille problemi, ripetendomi che prima o poi lui se ne sarebbe andato via da me, che in fin dei conti non avrei mai dovuto illudermi di essere così tanto importante per lui, sarei rimasta da sola.

"Perchè sei così nervoso?".
"Cazzo..." - borbottò appena, passandosi una mano nei capelli - "Ieri ho incontrato Kerry...".
"Mmh".
"Mi ha detto che sarebbero venuti qui oggi" - continuò, mentre io iniziavo a sentire le gambe molli - "Verrà anche lei, ha detto Kerry che lei mi ama ancora". 
"E tu? Tu l'ami ancora?" - chiesi.
"No" - rispose, avvicinandosi e inginocchiandosi davanti a me - "io amo te".
"Allora perchè?".
"Non so, non voglio che vi incontriate, non voglio vederla, non voglio che lei si avvicini a noi".
"Mmh non va nemmeno a me" - confessai alzando gli occhi e incrociando i suoi, limpidi e sinceri, senza nemmeno l'ombra di una menzogna.

Lo abbracciai di slancio, stringendolo a me e sentendo le sue mani vagarmi per la schiena, coccolandomi con dolcezza.
Passata questa piccola discussione, uscimmo dal camerino, ritrovandoci davanti tutti i ragazzi che gli dicevano di iniziare a riscaldarsi un po perchè mancava poco alla loro entrata in scena.
Io mi sistemai nel solito angolino sul retro del palco, in un punto in cui potevo benissmo vedere la loro esibizione, un pochino meno eccellente del solito, senza essere di troppo ne vista dai fans.
Qualche secondo prima della fine del concerto me ne andai in bagno, per rinfrescarmi un po il viso e subito dopo andai a prendere due bottigliette d'acqua, una per me e una per il cantante che ogni volta si lamentava che aveva sete.

Presi a manate il distributore automatico perchè non faceva cadere la prima, sentendo le urla dei fans e i ragazi ringraziare come sempre.
Sentii prima delle risate e poi un silenzio tombale, così incuriosita, appena riuscii a mettere le mani su quelle dannate bottiglie, tornai dai ragazzi, trovandomi davanti una scena che non avrei mai voluto vedere.
Una ragazza che aveva incollato le sue labbra a quelle del mio ragazzo che l'allontanò spingendola.
Lasciai la presa, facendo cadere le bottiglie e attirando su di me l'attenzione di tutti i presenti.

"No, no, no..non può esser vero" - urlò la mia mente.

Henkka e Janne mi osservarono preoccupati, mentre Kristen mi fissò sorpresa, squadrandomi dalla testa ai piedi.

"Tu..." - mi avvicinai a lei in poche e lunghe falcate, sentendo la rabbia rendermi incapace di ragionare - "STAI LONTANA DAL MIO RAGAZZO!".

Sentii le mani di Allu tirarmi indietro in modo da mettere un po di distanza tra me e quella ragazza.
Recuperai la mia bottiglia e me ne andai, decisamente incazzata e ferita.
Alexi che teneva un braccio attorno alle mie spalle, mi fissava in silenzio, con uno sguardo nervoso e decisamente dispiaciuto.
Aprii la porta del camerino, entrando e richiudendola con troppa forza, facendo vibrare le pareti e senza dire una parola mi accesi una sigaretta.

"Hell..." - la voce del mio ragazzo era flebile, quasi un sussurro, rotta e decisamente greve - "Mi dispiace io...".
"La uccido" - commentai.
"Tu non farai proprio niente" - rispose lui, cambiando radicalmente tono di voce.
"CHE COSA?" - urlai alzandomi di scatto e avvicinandomi a lui - "Quella viene qui, ti bacia come se niente fosse e tu mi dici di non far nulla...".
"Ti vuoi calmare?" - mi domandò strillando a sua volta.
"NON DIRMI DI STARE CALMA! Facciamo una cosa, me ne vado e torno a casa, ci vediamo quando torni".

*

Ripartii la domenica mattina, tornandomene al freddo.
Chiusi la porta e fissai casa.
Da quando Allu vi era entrato, essa era diventata decisamente più allegra e ancor più disordinata per via degli innumerevoli fogli che lui usava per scrivere, i suoi berretti e cappelli dissemiati sopra ogni ripiano o mensola.
Scossi la testa, cercando di non pensare a quanto mi avesse fatto innervosire la sera prima.

Ero tornata in hotel prima di lui, decisa a preparare subito i bagagli e mettermi a dormire ma, come se non bastasse, Janne iniziò a bussare in modo piuttosto insistente alla porta e nonostante i miei "vattene non voglio parlare" lui continuò a rimanere li fuori finchè non gli aprii la porta.

"Dai non prendertela così, anche lui è dispiaciuto" - ripeteva a raffica, cercando di calmarmi ma riuscendo solamente a farmi incazzare ancor di più.

Avevamo parlato per circa un'ora o meglio, aveva parlato.
Io non lo ascoltavo nemmeno.
Non mi scomposi mai ne lasciai che le lacrime, minacciose, uscissero fuoi. 
Si sentiva il suo odore e in qualche modo, nonostante la sua assenza, riuscivo a sentirlo vicino.

Mi levai anche la giacca, lasciandola cadere sul divano e stanca morta per il lungo viaggio, andai a farmi un bel bagno caldo, riuscendo finalmente a sfogarmi.
Mi ritrovai a piangere, ripensando ad Allu che era tornato tardissimo e per giunta in un pessimo stato.
Avevo fatto finta di dormire e la mattina mi alzai con due occhiaie così nere da far invidia ad un panda.
Me ne andai solamento avergli lasciato un biglietto con scritto che stavo tornando a casa e che avevo provato a svegliarlo senza risultato.

Sbuffai e uscii dalla vasca, avvolgendomi in un telo e fissandomi allo specchio che rivelava un'immagine piuttosto brutta di me, pallida e con gli occhi gonfi e rossi per il pianto.
Mi asciugai i capelli e mi vestii, riprendendo le mie solite abitudini.
Adocchiai la chitarra classica che Alexi aveva lasciato a casa mia, decidendo di provare a suonare un motivetto malinconico mi risuonava nella testa da quando ero partita.
Mi sedetti nel mio solito angolino, a gambe incrociate, un foglio ed una penna, imbracciando la chitarra e mettendomi a suonare.
Continuai così per delle ore, senza nemmeno accorgermene e sempre senza farci caso mi bloccai, fissando un punto indefinito davanti a me.
Mi accesi una sigaretta come un automa e mi presi la testa fra le mani.

Alzai la testa verso il soffito e durante questo movimento, notai la secca e scura figura di Ville alla finestra della sua torre, che fissava giù con un'espressione triste sul volto.
Mi alzai seccata anche da quel suo sguardo e me ne andai a dormire.








********
Eccomi qui, mentre ascolto-vedo la partita del Brasile contro la Germania.
Come state? 
Io mi sono ritrovata un livido su una caviglia e non so come me lo sono fatta...vabbè voi mi volete bene lo stesso.
Ho scritto questo capitolo mentre ascoltavo le dolci quanto tristi parole di "Hole in my Soul" degli Aerosmith.
Ringrazio come sempre chi legge e segue questa mia storia e chi, con molta pazienza e allo stesso tempo pazienza mi lascia dei bellissimi commenti.
Grazie davvero.
Buona serata a tutti e alla prossima.
  
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