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Autore: _xwatson    08/07/2014    5 recensioni
Raccolta di storie scritte per la HuntbastianWeek
"Fu a quel punto che Hunter si girò, lo guardò negli occhi e gli fece lo stesso identico sorriso di quando si erano incontrati, quel sorriso che, Sebastian lo sapeva, poteva portare solo guai. Guai a cui lui non sarebbe riuscito a resistere nemmeno volendo."
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Hunter Clarington, Sebastian Smythe
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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If I love him

Sebastian si era abituato ad essere considerato pazzo dalla gente, ad essere guardato male quando camminava per strada, ad essere un emarginato e per quanto si sforzasse stava iniziando a credere anche lui stesso che nella sua testa ci doveva essere qualcosa che non andava.
Però c’era sempre quella vocina che lo rincuorava quando gli altri lo aggredivano, quella vocina nella sua mente che gli diceva che lui non era pazzo, era semplicemente più speciale di tutti gli altri, vedeva oltre, vedeva cose che gli altri non sarebbero mai riusciti a vedere.
Fin da quando era piccolo, Sebastian vedeva queste strane creature, che gli apparivano come ombre sfocate, solamente quando era da solo, ombre che non portavano mai a nulla ma che avevano sempre la capacità di farlo entrare nel panico più totale. Avevano delle forme strane, che non sarebbero mai potute appartenere a degli esseri umani; assomigliavano più a sfingi, elfi, grifoni, grossi lupi che secondo tutti erano solo frutto dell’immaginazione di Sebastian e del suo desiderio di attirare sempre l’attenzione.
Poi però era arrivato lui, con quel suo strano sorriso felino che lasciava prevedere solo altri guai, con il suo comportamento decisamente incostante , con i suoi incoraggiamenti ad andare avanti e le sue infinite e pazienti spiegazioni. Lui che gli aveva insegnato a trasformarsi.
Sebastian era convinto che uno dei giorni più belli della sua vita fosse stato quello in cui aveva conosciuto, sul limitare del bosco vicino alla Dalton Academy School, Hunter Clarington.
Quel giorno era seduto su un masso di pietra con alcuni quaderni che aveva portato con sé per fare i compiti, ma in realtà stava riflettendo sulla conversazione che aveva avuto solo qualche ora prima con il preside, che gli aveva fatto notare quanto i suoi voti fossero scarsi e insufficienti per passare l’anno – come se Sebastian non lo sapesse già da solo.
Però la scuola era sicuramente l’ultima cosa nella lista dei suoi pensieri; dopotutto, a chi sarebbe mai interessato del suo futuro? Non importava agli insegnanti, ai suoi genitori, non importava nemmeno a lui stesso: cosa avrebbe mai potuto fare della sua vita un pazzo psicopatico, se non dormire sulle panchine dei parchi e girovagando per i vicoli del paese parlando da solo e chiedendo l’elemosina?
Fu in quel momento, distratto da quei pensieri amari sul suo futuro, che Sebastian non si accorse dell’ombra che stava comparendo davanti a lui.
Alzò lo sguardo solo quando si trovò davanti un enorme lupo dal pelo scuro che gli ringhiava contro, e senza nemmeno accorgersene arrancò all’indietro, cadendo dal sasso e sbattendo con forza un fianco contro il terreno duro sotto di sé. Provò a strisciare per ancora qualche metro, facendo leva su gomiti e ginocchia, ma il fianco gli pulsava dolorosamente e in qualsiasi caso il lupo l’avrebbe superato sia in velocità che in agilità.
Smise di tentare di fuggire e si girò sulla schiena, guardando l’animale muoversi circolarmente attorno a lui, quasi soppesandolo e cercando di capire se attribuirgli o meno una qualche importanza.
Sebastian era certo di non aver mai avuto tanta paura in vita sua, nemmeno quando vedeva le ombre: sapeva che quelle non gli volevano fare del male, anzi, in genere rimanevano sempre a distanza, mentre quel lupo era il primo che aveva provato ad avvicinarsi a lui e non aveva idea di quali fossero le sue intenzioni.
Cercò di calmarsi rapidamente, regolarizzare il respiro e fermare i continui tremiti del suo corpo che sembrava non voler rispondere ai suoi ordini.
Il lupo, nel frattempo, gli si avvicinò e Sebastian girò il viso dalla parte opposta, chiudendo gli occhi e stringendo forte la mascella, il viso contratto in una smorfia di terrore e una lacrima solitaria che gli bagnava la guancia. “Fai che sia veloce, ti prego fai che sia veloce” si ritrovò a pensare e a pregare con tutto sé stesso mentre sentiva il fiato caldo dell’animale sulla gola, lo sentiva annusargli il viso e respirare rumorosamente sopra di lui.
Il suo corpo, prima tremante, ora era letteralmente paralizzato, come ad aspettare un qualsiasi movimento del lupo.
Quando Sebastian ormai si era rassegnato a venir sbranato lentamente e dolorosamente, l’animale si allontanò da lui che, incredulo, aprì piano un occhio e non poté fare a meno di guardare con stupore la bestia mentre si allontanava agilmente dal suo corpo.
Quello che ancor meno si aspettava, però, fu vedere le membra del lupo contrarsi e allungarsi, il pelo scomparire insieme alle zanne e trovarsi davanti, al posto di un animale sconosciuto, un ragazzo completamente nudo che lo fissava con un ghigno sul volto.
Sebastian era letteralmente paralizzato, e non sapeva se la situazione fosse peggiore in quel momento o qualche secondo prima. Diavolo, lì una volta c’era un cane, e ora uno sconosciuto che lo guardava ridendo!
“C-Che cazzo sei tu? Da dove vieni fuori? Se è uno scherzo sappi che non è divertente, per niente”
Il ragazzo scoppiò a ridere “Invece è stato divertente vederti tremare come una foglia, in realtà. La scena del lupo grosso e cattivo mi riesce sempre particolarmente  bene, ma in qualsiasi caso non volevo farti del male quindi puoi tranquillamente calmarti ora, sai?”
Sebastian respirò lentamente, cercando di raccogliere tutti i suoi pensieri in un discorso coerente “Tu eri un lupo”
Il ragazzo annuì “Già, ero un lupo”
“E adesso sei umano” continuò Sebastian.
“Si, in questo momento sono umano. Non vorrei offenderti, ma la tua intelligenza lascia alquanto a desiderare, per il momento. Insomma, sono un normalissimo licantropo, non vedo particolari problemi.”
Sebastian cercò di controllare l’impeto di rabbia che lo invase a quelle parole, ricordando che in ogni caso quell’essere avrebbe potuto trasformarsi in lupo e mangiarlo per cena.
“Ovvio, un normalissimo lupo che una normalissima persona incontrerebbe ogni normalissimo giorno” commentò con sarcasmo.
“Ma considerando che tu non sei una normalissima persona, non vedo problemi.” rispose il ragazzo con un’alzata di spalle, iniziando a frugare nei cespugli lì intorno, come se fosse alla ricerca di qualcosa.
Sebastian si chiese se non fosse anche lui uno psicopatico; dopotutto, la trasformazione da lupo inumano poteva essere una semplice proiezione della sua mente deviata: non esistevano ombre, creature sovrannaturali, licantropi, era solamente lui ad avere qualcosa che non andava.
Fu in quel momento che il ragazzo tirò fuori da un cespuglio un paio di pantaloncini e una t-shirt che indossò velocemente; ora lo si sarebbe potuto scambiare tranquillamente per un tipico adolescente che stava facendo un’innocua passeggiata nei boschi.
Fu a quel punto che Sebastian prese la decisione di squagliarsela nel modo più gentilmente possibile.
“Senti, sono felice di averti conosciuto ma io sono totalmente umano, anche se presumo di stare impazzendo, e non ho niente da fare qui, quindi preferirei andarmene, senza offesa” detto questo si alzò in piedi appoggiandosi ad un albero dietro di lui “Addio”
“Ehi, frena” in una frazione di secondo Sebastian si ritrovò lo sconosciuto a pochi centimetri da sé, che gli teneva saldamente un braccio “Ricominciamo questa conversazione da capo, forse ho affrettato le cose ma pensavo che tu sapessi già di non essere umano”
Sebastian lo guardò come se fosse pazzo, e strattonò il braccio cercando di sciogliere la presa ferrea dell’altro con scarsi risultati.
“Mi chiamo Hunter Clarington, sono un licantropo e mi piacerebbe fare un paio di chiacchere con te. Da amici, ovviamente” aggiunse con uno strano sorriso “E tu come ti chiami?”
Lui esitò prima di rispondere “Sebastian Smythe. Cosa pensi che sia, se non sono umano? E…Perché è tutta la vita che vedo cose sovrannaturali, che non dovrebbero esistere, come te, ma non ho nessun segno particolare che mi identifichi? Co-“ Continuò a dire frasi a raffica fino a quando Hunter non lo interruppe.
“Calma, Sebastian, calma. Che ne dici di venire a prendere un caffè con me e discutere con calma di tutti i tuoi problemi? Offro io”
“Ai licantropi piace il caffè?” chiese Sebastian, stupendosi da solo dell’idiozia presente nella sua domanda.
“Non sai quanto” rispose Hunter facendogli l’occhiolino.
 
Sebastian scoprì così di essere un ibrido, il frutto di una relazione tra un licantropo e un’umana, che dopo averlo partorito lo aveva abbandonato probabilmente in un orfanotrofio o vicino alla casa dei suoi genitori, che avevano deciso di adottarlo e allevarlo come se fosse figlio loro. Non si stupì nemmeno più di tanto di quella scoperta, dopotutto non aveva mai avuto nessun tratto in comune, né fisico né caratteriale, con loro, anche se questo non significava che facesse meno male.
Era incredibilmente felice di sapere finalmente qual era la verità; aveva passato gran parte della sua vita a nascondere al resto del mondo quello che vedeva e pensava, e a credere di immaginarsi tutto: sapere che non era così gli aveva tolto un grandissimo peso dallo stomaco che non sapeva nemmeno di avere.
Hunter era diventato suo amico, nonostante fosse una persona veramente strana e con un umore decisamente instabile; Sebastian si trovava bene con lui, anche quando faceva l’offeso – cosa che accadeva assai frequentemente – o non aveva voglia di parlargli.
Hunter sapeva, sapeva più cose lui di Sebastian che persone che lo conoscevano da anni.
Sebastian provava quella strana  stretta allo stomaco ogni volta che lo vedeva, ogni volta che lo vedeva inquieto desiderava andare lì, abbracciarlo, dirgli che lui ci sarebbe sempre stato.
Non sopportava nemmeno più di stare troppi giorni lontano da lui e, le poche volte in cui purtroppo succedeva, quando tornava gli sembrava che dopo tanto tempo il solo fosse tornato finalmente a splendere.
Aveva provato, una volta, a dirglielo, ma la relazione di Hunter non era stata molto positiva.
“Cosa – Che cosa significa che per te sono più di un amico?” gli chiese guardandolo negli occhi come a supplicarlo di aver capito male.
Sebastian in quel momento desiderò sprofondare nel terreno e non venirne più fuori.
Hunter fece un lungo sospiro, ma sembrava decisamente sconvolto “Senti, potrei averci anche provato qualche volta con te non intenzionalmente, ma non sono il tipo da fidanzato, coccole, dolcezza e smielate varie.”
“Non ho mai chiesto che tu fossi quello che non sei, Hunter, semplicemente voglio che tu ammetta che, in fondo, sei attratto da me. Noto come mi guardi quando pensi che io non ti veda, cosa credi?”
Le guance di Hunter si tinsero di rosso, e Sebastian non poté non sentirsi soddisfatto “Non importa come ti guardi io, provi quello che pensi di provare per me perché sono stato il primo essere sovrannaturale che hai conosciuto, perché ti ho detto chi sei in realtà, non per altri motivi”
Sebastian fece una risata amara e scosse la testa “Lascia decidere a me perché provo certe emozioni, per favore, non puoi buttare lì dei motivi e far finta che la conversazione si chiuda nel modo in cui vuoi tu”
“Ma lo ha già fatto, Sebastian. Tu mi hai detto che io ti piaccio, e ho risposto che non ci potrà mai essere nulla fra noi. Contento, ora?” Hunter osservò Sebastian deglutire come se avesse ricevuto un pugno nello stomaco, e se andò senza dirgli un’altra parola.
Da quel giorno Sebastian non accennò più nulla su quell’argomento, e tutto andò avanti come se quella conversazione non fosse mai esistita, e anche se questo faceva male sapeva che non avrebbe potuto tollerare di perdere per sempre l’amicizia di Hunter.
 
E poi venne quel giorno. Quel giorno che nessuno dei due avrebbe mai dimenticato, quel giorno che cambiò tutto, una volta per tutte.
Hunter aveva sentito in giro delle voci che sostenevano che alcuni lupi mannari sarebbero tornati a breve in città.
Quando aveva questo a Sebastian, lui aveva chiuso gli occhi e aveva collegato tutto “Quindi suppongo che ora te ne andrai, non è così?” gli chiese con filo di voce “O finiresti nei guai”
Hunter lo aveva guardato perplesso “Che noi ce ne andremo, vorrai dire”
Sebastian rise debolmente, incredulo, ma quando capì che non era uno scherzo la risata gli si spense in gola.
“Io… Questo è il posto in cui vivo, il mio paese; ci sono i miei genitori, la gente che ho sempre conosciuto…”
“Sebastian” venne interrotto con fermezza “E’ troppo pericoloso rimanere qui, lo sai anche tu. Non so cosa stia cercando questa gente, ma io ho ignorato alcune regole dei licantropi  un paio di volte. Non voglio che ci siano degli scontri.”
“E allora vieni qui, senza avvertire, e mi chiedi di mollare tutto per seguirti?” Sebastian sentì la rabbia montargli in corpo insieme all’indignazione.
“Oh avanti, non ti è mai importato nulla di questo paese e questa gente, come a loro non sei mai interessato tu. Non appartieni a questo mondo, Sebastian. Qui a lungo andare causeresti dei problemi, e questo non è ciò che vuoi, quindi tanto vale fare le valigie e andarsene subito”
“Non sarò come loro, ma non sono nemmeno come te. Dio, perché devi essere sempre così stronzo, Hunter? Ti senti soddisfatto a ferire la gente?” urlò Sebastian.
L’altro lo guardò come se non credesse a quello che aveva appena sentito “Dico solamente la verità. Se è troppo per te, prego, rimani pure tutta la vita in questo minuscolo paesino a far finta di essere ciò che non sei!”
“Anche io ti ho detto la verità, sai? Ti ho detto che ti amo, cazzo, e tu hai continuato a far finta di niente! La verità è troppo anche per te, anche se tenti di negarlo”
Hunter scosse la testa, rinunciando a vincere quel battibecco “Parto fra un’ora. Decidi tu se venire o meno”
Sebastian vide Hunter di schiena, vicino alla sua jeep, intento a guardare l’intero paese dall’alto.

“Sei venuto, alla fine” disse senza voltarsi.
Sebastian sospirò guardandosi le punte delle scarpe “Non ero sicuro che l’avrei fatto”
“Nemmeno io lo ero” rispose semplicemente Hunter “Andresti in capo al mondo per una persona, Sebastian?”
Lui decise di rispondere con sincerità; ormai non aveva più nulla da perdere, dopotutto –Si, se la amo-
Fu a quel punto che Hunter si girò, lo guardò negli occhi e gli fece lo stesso identico sorriso di quando si erano incontrati, quel sorriso che, Sebastian lo sapeva, poteva portare solo guai. Guai a cui lui non sarebbe riuscito a resistere nemmeno volendo.
Salì in macchina, con il borsone in spalla, la felicità in volto e la mano stretta in quella di Hunter, con il desiderio di non voltarsi più indietro.
   
 
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