7° Capitolo
La punizione delle sorelle
Tenten
talmente stordita dall’accaduto e dalle parole del dio pastore , non gli
rispose e riverente ala nume soccorritore lo ringraziò e si mese in cammino.
Camminò molto e molto ancora per luoghi a
lei sconosciuti , per territori dove non aveva mai messo piede, pensando e
ripensando a tutta la sventura che fin’ora l’aveva accompagnata.
Ma con le prime luci della sera arrivò in
una cittadina, dove venne a conoscenza che il re di questa , era proprio il
marito di una delle sue sorelle , così non attendendo un minuto di più andò a
palazzo dove si fece annuziare e dopo un lungo
scambio di baci e abbracci , la sorella le chiese le ragioni della sua venuta,
così ella cominciò a dire “’Ricordi i consigli che mi deste quando mi
persuadeste ad uccidere con un affilato rasoio il mostro che mi dormiva accanto
sotto il mentito nome di marito prima che fosse lui a divorar me, poveretta? Ebbene,
quando la complice luce della lampada, come s’era d’accordo, mi rivelò il suo
volto, oh, che spettacolo meraviglioso, addirittura divino, videro i miei occhi
il figlio stesso di Venere, Cupido in
persona ti dico, era lì che riposava tranquillo. Rimasi come colpita a tale
straordinaria visione e mentre tutta sconvolta da un desiderio prepotente che
mi faceva soffrire perché non riuscivo ad appagare del tutto, malauguratamente,
dalla lucerna cadde una goccia d’olio bollente sulla sua spalla. Per il dolore
egli si svegliò di soprassalto e vedendomi armata di ferro e di fuoco:
"Tu? Un’assassina?" esclamò. "Infame, via dal mio letto, subito,
fa fagotto. Tua sorella" e pronunziò il tuo nome, "io sposerò con
legittime nozze" e là per là comandò a Zefiro che mi buttasse fuori dalla
sua casa.
Tenten
non aveva neanche finito di raccontare, che quella presa tutta da una pazza libidi e un ‘ accenno d’ invidia , andò dal marito e
inventò una panzana che facesse al caso, disse che uno dei suoi genitori era
morto e che doveva quindi subito andare a case.
Ma invece si imbarcò e ritornò direttamente, li sulla rupe oramai nota , ma
il vento che c’era era vento diverso questa volta, tuttavia protesa in una
folle speranza si mise ad invocare … “Cupido prendimi, sono io la sposa degna
di te, e tu, Zefiro, accogli la tua padrona” e si buttò giù.
Ma neanche da morta potè
andare la dove desiderava, perché il suo corpo si sfracellò sulle rocce e le sue carni straziate
divennero per gli uccelli e le fiere di passaggio un’ abbondante pasto.
Il seguito della vendetta non si fece
attendere , infatti Tenten con il suo peregrinare
arrivò ad un’altra cittadina, dove invece abitava la seconda sorella e usò du di lei la stessa trappola.
Quella bramosa di prendere il posto della
sorella, con nozze sciagurate, si precipitò alla rupe , facendo la stessa fine
della prima.
Venere viene a conoscenza dell’accaduto
Intanto
mentre Tenten andava di paese in paese per cercare
Amore, questi , ancora dolorante per l’accaduto e in parte per la scottatura,
si andò a rifugiare nel letto della madre , disfatto e distrutto dallo stesso
amore che egli provava per quella giovine,
così bella e pura , ma mortale al tempo stesso, così Cupido soffriva per il suo
amore perduto.
Intanto
l’uccello che con le sue ali sfiora le onde del mare,il gabbiano , con la sua grazia tagliava la brezza che gli
andava incontro e con un guizzo si tuffò nell’oceano per poi avvicinarsi alla
sua padrona.
Venere
che in quel momento stava facendo il bagno , nelle limpide acque , rilassandosi
e godendosi la sua beltà.
Le
riferì che il figlio era ormai tornato e che si era rifugiato nelle sue stanze
private, sfuggendo ad occhi indagatori che lo attorniavano, ma le riferì anche
che aveva riportato una scottatura sulla spalla e che per questo l’aveva visto
un po’ sofferente.
Infine
gli disse che la famiglia di Venere ormai era sulla bocca di tutti e sul suo
conto correvano dicerie e malignità a non finire, per esempio che il figlio
s’era appartato tra i monti per godersi i favori di una sgualdrina e che lei,
la madre, se ne stava sempre in mare a nuotare e che perciò gli uomini non
sapevano più cos’era il piacere, la gentilezza, la grazia e tutto era diventato
rozzo, selvaggio, volgare e non si celebravano più matrimoni, non c’erano più
relazioni amichevoli fra gli uomini e anche l’amore per i figli si stava
allentando e c’era solo un gran disordine e come un fastidio per ogni sorta di
legami del resto sempre meno sentiti. Questo cicalava quell’uccello petulante e
pettegolo all’orecchio di Venere, calunniandole il figlio.
Venere: “Ah, così quel mio bravo figliolo
ha già l’amica? - sbottò a un tratto la dea su tutte le furie. - E tu che sei
l’unico a servirmi con affetto, fuori il nome, voglio sapere chi è questa che
ha sedotto un ragazzino ingenuo e indifeso, se è una Ninfa o una delle Ore o
una Musa o anche una delle Grazie al mio servizio”.
E l’uccello chiacchierone non tacque
Uccello: “ Non so mia signora, credo però
che egli sia innamorato di una fanciulla mortale, se ben ricordo si chiama Tenten”
Venere saltò su infuriata e cominciò a
gridare
Venere: “Ah è Tenten
che ama! La mia rivale in bellezza, quella che voleva usurpare il mio nome. Sta
a vedere che il ragazzo mi avrà presa per una ruffiana e s’è pensato che io gli
abbia mostrato la fanciulla perché ci andasse assieme”.
Venere rimprovera Cupido
E uscì dal mare , precipitandosi al suo
talamo d’oro che, come gli avevano detto ci trovò il giovanotto infortunato.
Venere:
“ Belle cose mi fai sentire – disse tuonandogli dalla porta – Proprio quello
che ci voleva per la tua famiglia e il tuo buon nome. Prima di tutto te ne sei
infischiato degli ordini di tua madre, anzi, che dico, della tua padrona, e
invece di punire la mia rivale legandola a un uomo spregevole, te la sei presa
tu, alla tua età, per i tuoi dissoluti e precoci amori; e io dovrei sopportare
per nuora la mia nemica? Ma che credi, buffone, seduttore, essere odioso, che
soltanto tu ora sei capace di aver figli eh? Pensi che alla mia età io non ne
possa più fare ebbene sappi che ho deciso di avere un altro figlio, e molto
migliore di te; anzi, a tuo maggior dispetto, adotterò qualcuno dei miei
schiavetti e gli darò codeste penne, la fiaccola, l’arco e anche le frecce,
insomma tutto quest’armamentario che è di mia proprietà e che ti avevo affidato
non certo perché tu ne facessi l’uso che ne hai fatto. Roba di tuo padre,
infatti, in tutto questo corredo non ce n’è davvero.
La
verità e che tu sin da quando eri piccolo hai avuto le grinfie lunghe e te ne
sei sempre approfittato, di la verità , quante volte hai alzato le mani a volte
anche con i tuoi vecchi , anche su di me
che sono tua madre, qualche volta mi hai anche picchiata, trattandomi male ,
non importandone nulla di me come se non fossi nessuno , come se tu non avessi
nessuno a cui dar conto, ma adesso vedrai , vedrai come ti suoneran
acre queste tue nozze “.
Cupido alzò il volto di scatto da sopra
il letto, era preoccupato già sapeva quello che aveva in mente la madre, la
conosceva, anche troppo bene, temeva , temeva , per la sua Tenten
Venere:
“ Si ma ora che devo fare, cosa posso mai fare dal momento in cui sono stata
beffata?E ‘ mai possibile che devo chiedere aiuto alla Temperanza, come posso
mai fare visto che sono stata io che l’ho sempre offesa , per via di questo
figlio sciagurato, eppure mi vengono i brividi al solo pensiero di dover
parlare con quella cafona, comunque la soddisfazione che dà la vendetta non è
cosa da buttar via, da qualunque parte venga, e, quindi, proprio di lei e di
nessun’altra mi posso servire per dare a questo pagliaccio una solenne lezione,
spaccargli la faretra spuntargli le frecce, allentargli l’arco, spengergli la
fiaccola, insomma adottare rimedi estremi per farlo rigar dritto. Non mi
sentirò soddisfatta dell’offesa patita fino a quando quella donna non lo avrà
pelato della chioma che io stessa, con le mie mani, ho tante volte pettinato, e
non gli avrà spuntate le penne che, tenendolo in grembo, io gli ho imbevute di
nettare” .
Così
parlò la dea e uscì a precipizio dalla stanza , adirata e furente come solo lei
sapeva essere. Ma ecco che Cecere e Giunone gli
corsero dietro e gli chiesero il perché di quel cipiglio che toglieva incanto e
fulgore al suo sguardo.
Così Venere rispose loro …
Venere:”
Siete proprio giunte a proposito – disse loro – ho la rabbia in corpo e voi mi
darete soddisfazione , mi raccomando mettetecela tutta, trovatemi questa Tenten, che scappa e e scompare
sempre.
Sapete
no , le favolette che girano sul conto della mia
famiglia e le prodezze di quel tipo che non voglio più chiamare figlio?
Quelle allora si misero ad ammansire e
dissero …
Cecere
e Giunone:” Ma cosa ha poi fatto di tanto grave questo tuo figlio che gli togli
tutti gli spassi e addirittura vuoi la tortura della fanciulla che ama? Via, non è mica un delitto
se ha fatto l’occhietto a una bella ragazza. In fondo è un maschio, ed è un
giovanotto! O ti sei dimenticata quanti anni ha? O forse perché li porta bene
credi che sia sempre un ragazzino? E tu che sei sua madre e, per di più, una
donna piena di buon senso, che fai ora? Ti metti lì a indagare nelle passioncelle di tuo figlio, ad accusarlo che è un
donnaiolo, magari a rimproverargli i suoi amori, a biasimare in un ragazzo così
avvenente quelle che sono le tue abitudini, i tuoi piaceri? "’Nessun dio,
nessun uomo potrebbe darti ragione se tu continui a spargere il seme del
desiderio tra le genti e poi, a causa tua, pretendi che Amore faccia astinenza
e chiudi la scuola dove s’insegnano certi vizietti che piacciono alle donne.’
"Così quelle due dee, per paura delle sue frecce e per propiziarselo, di
loro iniziativa presero le difese di Cupido, benché questi non fosse presente. Ma
Venere, indispettita perché le offese che aveva ricevute venivano prese poco
sul serio, voltò loro le spalle e tutta risentita, a rapidi passi, prese la via
del mare.
Bene bene a
quanto pare, quei due “MOSTRI” hanno avuto la lezione che meritavano , ma la
nostra Tenten è disperata perché anche se ha avuto
giustizia , il suo Amore non è li con lei e ancora vaga per cercarlo e ricongiungersi
a lui.
Ma a quanto pare, qualcuno è venuto a
sapere dell’accaduto, anzi sembrerebbe che tutto l’olimpo lo sappia e così
Venere è infuriata e vuole la sua vendetta, l’olimpo continua a sparlare di lei
la sua famiglia e suo figlio e Amore continua a tormentarsi per lei, lei che
gli ha rubato il cuore, lei che rivuole accanto a se
E non è finita qui …
Ringraziamenti:
Destrea:
Dunque , dunque, grazie per i complimenti che noi riportiamo sempre alla storia.
Ma è assolutamente un ‘ obbrobrio la tua “parafrasi”
Su Amori , perché , dicci perché, Gaara, certo la
storia del mostro siamo poi riuscite a capirle anche se è alquanto complessa e
se avessimo usato Gaara non l’avremmo mai immaginata,
ma non è Gaara, guarda siamo così indispettite che
non te lo diciamo, va bhe comunque è Sasori, ma secondo te dove hai sbagliato? Dove ti sei
confusa, che sei andata si Gaara e non su Sasori.
Ti diamo un piccolo indizio, “la nocciola”,
Magari rileggi il capitolo e poi facci
sapere, grazie ancora di seguirci in ogni caso siamo felici che appoggi questo
nostro pairing e grazie di continuare a recensire
speriamo che questa strigliata di orecchi non ti faccia smettere alla prossima maoa e Clod90
Per tutti gli altri, ma che fine avete
fatto, Cupido si è fatto vedere e tutti sono scomparsi , evidentemente non è
piaciuto come pairing, però se così non fosse fateci
sapere cosa ne pensate, grazie anche a tutti quelli che leggono solamente,
anche se una recensione non fa mai male.
Alla prossima maoa
e Clod90