Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama
Segui la storia  |       
Autore: SaraRocker    09/07/2014    1 recensioni
Anno 2097, l'intero pianeta terra si ritrova sotto una sorta di dittatura particolarmente cruenta, che si finge giusta e accondiscendente.
La Desert_Zone è un luogo formatosi a causa del riscaldamento globale, una sorta di continente quasi totalmente desertico e inadatto alla vita, dove la dittatura manda a morire coloro non adeguati a vivere in essa.
Gwen vive là , insieme ad un gruppo di ragazzi che collaborano in una sorta di resistenza.
Duncan è un militare a servizio della dittatura, che ritiene giusta e autorevole.
Estratto cap.28
"Non devi sentirti in colpa. E' stata l'avventura più bella." gli sussurrò "Ed ora è giunto il momento che tu mantenga fede alla tua promessa."
Duncan la ammirò a lungo in silenzio. Perchè sorrideva? Perchè i suoi occhi erano così lucidi? Perchè le sue labbra tremavano tanto?
Gwen non gli era mai sembrata tanto debole. Eppure, si stava sottoponendo alla più grande prova di coraggio.
Genere: Azione, Science-fiction, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Duncan, Gwen, Scott, Un po' tutti | Coppie: Duncan/Gwen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A










 
Desert_Zone


 
cap.35



 
Buonasera a tutti!
La fine si avvicina!

Spero che questo capitolo vi piacerà, e mi farebbe piacere avere un vostro parere ^^















Rigirandoselo fieramente tra le mani, Edward mostrava a Gwen -scelta come scoccatrice- l'arco che avrebbero utilizzato. L'esemplare che l'uomo teneva tra le proprie mani era stato intagliato da lui stesso molti anni addietro, in un periodo in cui non sapeva ancora che avrebbe potuto trovare armi nascoste tra le rovine delle città abbandonate. La ragazza osservava le forme ben fatte dell'arco. Era stato intagliato con attenzione da una persona che doveva certamente saperne qualcosa. Le mani dell'uomo fasciavano il corpo dell'arma con sapienza, mentre Gwen fissava incuriosita le nocche dipinte da un tatuaggio ormai parecchio vecchio. Quando però Edward rigirò le mani, la ragazza tornò al presente.
"Perchè non tiri tu?" domandò lei, interrompendo le parole -che comunque non stava ascoltando- dell'uomo. Quest'ultimo si voltò verso di lei sorridendo appena.
"Non mi ritengo un buon combattente. Sono soprattutto uno stratega. Oltretutto, sbagliare questo colpo, significa confinarmi per sempre alla Desert_Zone."
La dark si morse il labbro inferiore. Ecco di cosa le aveva dato carico Scott, non riflettendo neppure vagamente sui suoi sentimenti. Non solo quell'arma la portava alla follia, facendole tornare alla mente le giornate trascorse con suo padre, ma il colpo che si apprestava a scoccare avrebbe anche determinato come un gruppo di ragazzi sarebbe stato costretto a vivere o meno. In passato lo aveva già fatto: aveva passato al sua giovinezza, prendendosi cura di una malridotta resistenza, ma quella volta si apprestava a determinare la loro evasione. Non si scherza con la libertà altrui.
"Se sbagliassi il colpo e perdessimo la freccia, non avrei possibilità di ritirare." si lasciò sfuggire la giovane, immaginando già le sue mani tremanti mentre tendevano la corda dell'arma sino all'orecchio.
"Non sbaglierai." disse d'improvviso la voce di Duncan, facendo il proprio ingresso nella stanza. Si trovavano nello studio di Edward, il luogo dove l'uomo appuntava le missioni più importanti da fare -solitamente si trattava di rifornimenti di cibo ed acqua-. Quel giorno, sulla sua scrivania, primeggiava un foglio con su scritto 'Evasione'. Attorno ad esso erano state posizionate carte geografiche dell'intera America del Nord e, in più, la mappa disegnata dall'uomo stesso ritraente quel piccolo lembo di terra chiamato 'Desert_Zone'.
Il punk si fece avanti all'interno della stanza, accostandosi a Gwen e lasciandole un leggero bacio sul collo. Lei fremette silenziosa, per poi tuffarsi tra le braccia del suo amato. Aveva bisogno di conforto in modo disperato. Il pensiero di suo padre, sorridente e soddisfatto, contrastava in modo netto con il corpo sgozzato che aveva rinvenuto in giovane età. Le tornavano alla mente le giornate trascorse, imbracciando arco e faretra, quando lui le spiegava sin dove la corda dovesse essere tesa, come prendere la mira, come bilanciare attentamente la spinta ed il peso della freccia usata. Poi, rivedeva quella testa staccata dal proprio corpo ed il dolore, misto ad insopportabili conati di vomito, tornava in modo inarrestabile. Forse lo avrebbe potuto dire a Duncan. Il punk non era riuscito a capire la ragione per cui Gwen fosse fuggita dal salone, lasciando volare nell'aria quelle ultime parole rivolte a Scott.

'Ti odio'.

Sì, lo odiava. Perchè lui sapeva come ci si sentisse, quanto dolore si provasse, ma non aveva comunque tenuto la bocca chiusa. Aveva pensato alla propria evasione, a come fosse il caso di coinvolgerla. Serrò maggiormente la presa attorno a Duncan. Aveva bisogno della sua presenza. Lui ricambiò immediatamente l'abbraccio, cingendole dolcemente i fianchi morbidi, per poi darle un bacio leggero tra i capelli. Desiderava che Gwen si sfogasse, che la smettesse di tenere tutto per se con il solo scopo di aiutare gli altri.

"Gwen, stai bene?" le domandò con un filo di voce, abbassandosi contro il suo orecchio. Lei serrò gli occhi, per poi scuotere la testa.
"Vuoi parlarne?" incalzò gentilmente Duncan. La ragazza, questa volta, annuì. Aveva deciso che si fidava di Duncan, e che gli avrebbe detto qualsiasi cosa. Edward restava sul fondo della stanza, aveva appena appoggiato il proprio arco alla scrivania.
"Mi sento soffocare." rivelò lei inaspettatamente, disinteressata all'idea che il trentaseienne vicino potesse sentirla. Edward le sembrava un uomo a posto, forse.
"Appena sfiorerò quell'arma, tutto il dolore mi tornerà alla mente. Le mie mani tremeranno, ed io sbaglierò." rivelò senza fiato la ragazza, non riuscendo neppure lontanamente a nominare proprio padre. Sapeva che le conseguenze delle proprie azioni si sarebbero riversate su tutti loro.
"Non puoi." disse fermamente il punk, facendola irrigidire tra le sue braccia. Immediatamente, Gwen alzò il viso verso il ragazzo. Davvero aveva creduto che Duncan l'avrebbe appoggiata? Forse tutto ciò che pensava lei erano un mucchio di sciocchezze. Si stava facendo condizionare da cose accadute quasi dieci anni prima, e lo stava facendo, mettendo a repentaglio le vite di decine di ragazzi. Eppure, aveva creduto che Duncan...
"Gwen, ricordi cosa mi dicesti? Tu avresti fatto di tutto pur di mantenere questi ragazzi in salvo."
I pensieri della ragazza smisero di turbinare verticosamente di fronte la frase del punk. Era vero, prima di evadere, il suo obbiettivo era stato sempre e solo quello. Aveva persino costretto Duncan ad aiutarla con gli addestramenti per permettere loro di sopravvivere. Si era alleata con quello che, alla base, sarebbe dovuto essere il suo peggior nemico. Il tutto per la sopravvivenza dei ragazzi che aveva salvato.
"Io so che non sbaglierai. Tieni a loro in modo formidabile, per quanto all'apparenza possa non notarsi. Quando ti conobbi eri molto più fredda, e la sola persona a cui davi amicizia era Scott..." si apprestò a raccontarle "E -Dio solo sa perchè sto per dirlo- ciò che gli hai detto oggi non è vero. Non lo odi, e lui ha parlato di te, perchè tu sei davvero la persona più valida che abbiamo." Duncan prese un respiro, timoroso di fronte la possibilità di sbagliare nell'esprimersi "Lui non lo ha fatto per egoismo. Lui vuole portare avanti la rivolta esattamente quanto me e te. Lui anela alla libertà come tutti noi. E tu, Gwen, sei in grado di offrircela." un'ultima pausa "Ed io so che non sbaglierai."
La ragazza abbassò lo sguardo qualche istante. La stavano tutti innalzando ad una specie di divinità, quando in realtà lei era una ragazzina diciottenne testarda e stanca, legata da troppe promesse per potere davvero mollare. Non era all'altezza.
"Come lo sai?"
"Perchè ho totale fiducia in te."
La ragazza avvertì quell'improvvisa consapevolezza coglierla alla sprovvista. Probabilmente, se solo non si fosse trovata tra le sue braccia, sarebbe caduta a terra, come colpita da una pallottola dall'enorme forza. Alzò lo sguardo, incontrando quello cobalto di Duncan.
"Anche io mi fido di te."

Non sapeva esattamente perchè, ma Gwen fu certa che quel breve scambio di parole fosse molto più significativo di un 'Ti amo'. Fidandosi di Duncan, lei gli si stava donando completamente.

Il bacio che si scambiarono poi i due fu molto delicato e lento. Le labbra dei due si sfiorarono per minuti che parvero infiniti, trovando ogni carezza meravigliosamente piacevole.  Duncan la teneva per i fianchi, che vezzeggiava gentilmente. Gwen si era invece attaccata con spasmodia ai capelli scuri di lui. Una volta allontanatisi, il punk rivolse alla ragazza un'espressione sicura. Lei si voltò subito verso Edward, lo sguardo pieno di nuova determinazione.

"Riuniamo le resistenze. Partiamo subito." ordinò la ragazza, osservando attentamente l'arma sulla scrivania dell'uomo. Quest'ultimo sorrise, per poi porgere alla ragazza l'arco lucido e la freccia-arpione. Lei, seppur diffidente, afferrò entrambi e, deglutendo a vuoto, si impose di mantere la calma e dimostrarsi forte come era sempre stata.









"Secondo la posizione del sole, dovrebbe essere pomeriggio." mormorò Sky, osservando il grande astro sopra le teste dei ragazzi. Erano appena partiti, lasciando la base che Edward era riuscito a mantenere in piedi per ben dieci anni. La meta appariva come una visione distante ed inverosimile, molto meno sicura ed affidabile rispetto a quella nave abbandonata. Eppure, nessuno si era dimostrato contrario all'idea. Noah, soppesando le parole della giovane mora, annuì concorde.
"Dovremmo farcela senza incontrare treni sui binari." disse lo scienziato ottimista. Avevano fatto due calcoli e, da quanto ricordavano, erano ben pochi i treni che passavano dalle lussureggianti e costosissime ferrovie sopraelevate, ed essi si distruibivano in orari distanti. L'ultimo doveva essere passato a mezzo giorno, cioè malapena un'ora prima. Avrebbero avuto più di un paio d'ore a disposizione per fuggire.
"Molto bene." asserì Gwen, osservando intensamente il cielo, scrutandolo nel tentativo di rilevare la presenza dei binari "Questa non è una zona particolarmente popolata da folli, ma non dobbiamo dimenticarci che parecchi di loro si spostano, e raramente sono da soli. Perciò cerchiamo di avere sempre un'arma tra le mani, possibilmente carica." concluse la dark, osservando attentamente tutti i presenti. Edward sorrise di fronte quella ragazzina tanto determinata e che dava ordini da ogni lato, ma non la contraddisse.
Camminarono a lungo sotto al sole afoso, mentre la sabbia sotto ai loro piedi diveniva ardente ed il centro della prigione si faceva sempre più vicino. Gwen iniziò a scrutare il firmamento con sempre più frequenza, proteggendosi gli occhi con una mano posata sulla fronte ed assottigliando lo sguardo in un vano tentativo di affinare la vista.

Poi, un suono improvviso, la fece voltare di scatto. All'orizzonte vide tre figure correre loro incontro con passo malcadenzato e goffo. La pelle lurida, quasi grigia a causa della carne morta e della terra che li ricopriva, spiccava immediatamente, facendo rabbrividire i presenti. Nessuno della resistenza disse nulla, sapendo bene ognuno il proprio compito: uccidere.
Tre Folli si stavano avvicinando velocemente, sbavando come animali affamati, e ringhiando come cani irati. Uno di loro emetteva un suono acuto molto simile ad una risata da iena, mentre attorno alle sue labbra vi erano ancora tracce di sangue fresco, vittime appena perite. Gli altri due restavano invece qualche passo indietro, come si trattasse di sottomessi del primo.
Immediatamente dopo avere tastato per qualche secondo la fondina, Gwen estrasse la propria pistola. Altrettanto fecero gli altri, eccetto Edward che sfoderò un coltello ben affilato.
Non appena videro il gesto del trentaseienne, due dei Folli si gettarono contro l'uomo alterati. Il primo venne abbattuto in pochi istanti da Edward stesso, che tranciò senza pietà la trachea, mentre l'altro perì a causa di un colpo d'arma da fuoco inferto dal giovane Alejandro. Il terzo venne ucciso da Duncan che, dopo averlo tramortito con un colpo alla nuca, gli aveva poi sparato dritto al cuore.
Il silenzio si posò tra i presenti, che ripartirono immediatamente senza dire nulla. Infondo, non vi era ragione per cui vantarsi, ma neppure per vergognarsi. Avevano ucciso belve, scarti di essere umani, ma si trattava pur sempre di esseri che, magari parecchi anni addietro, avevano avuto un senno al quale aggrapparsi.

Era sempre più difficile, riflettè Gwen silenziosamente, per poi lanciare un'ennesima occhiata al cielo, certa che non avrebbe visto ancora nulla, ma sbagliandosi.
Proprio sopra la sua testa primeggiava il binario lucido color ceramica dal quale sarebbero evasi.

 
***

Geoff si rendeva perfettamente conto di quanto folle si stesse facendo il piano di Thomas. Eppure, al medesimo istante, era certo che esso fosse stato ben congeniato e che, in fin dei conti, avesse persino un senso. Era palese che un grande motivo per cui si trovavano all'ospedale era Zoey, ma infondo non solo. La recluta aveva avuto ragione: con tutti gli ostaggi che avevano, il Governo non avrebbe mai potuto attaccarli, non rischiando di scatenare un malcontento popolare. Eppure, quel giovane si era preso troppe responsabilità, ed ora che lo aveva di fronte, tremante dopo avere visto l'esecuzione di un uomo innocente fatta senza motivo, era certo che non ce l'avrebbe fatta.
Aveva capito per quale ragione aveva deciso di rendersi tanto partecipe, di iniziare seriamente a combattere: suo padre. Era un motivo nobile, certo, ma che non gli avrebbe assicurato la salvezza né ora, né mai. Ed adesso, come se non potessero bastare tutte quelle congetture e fatti che si stavano ammassando, Thomas si era improvvisamente convinto che vi fosse una resistenza particolarmente segreta e dalla notevole importanza tutt'ora in vita. Geoff non ne era convinto. Infondo, se davvero c'era, per quale motivo non era ancora intervenuta? Perchè avevano dovuto iniziarla loro la rivolta?
Con lo sguardo incerto, il biondo continuò ad osservare il ragazzo. Lui, tutte quelle domande, non se le poneva affatto.

Arresosi di fronte la possibilità di potere dire qualcosa che facesse capire a Thomas la gravità della situazione, Geoff si voltò, facendo per andarsene. Eppure non ci riuscì. Notò d'improvviso tutti quegli occhi puntati su di lui, anzi, su Thomas. Infermieri, medici e pazienti li guardavano silenziosi, probabilmente dopo avere origliato la loro conversazione. Di fronte a quel gruppo di persone, una ragazza dall'aspetto decisamente curioso, spiccava in modo particolare. Thomas la riconobbe subito. Si trattava dell'infermiera con cui aveva parlato prima, quella che aveva cambiato la flebo a Zoey.

"Che volete? Continuate a fare il vostro lavoro!" tentò di liquidarli la recluta, sfoderando una profonda acidità nella voce, un fastidio falso ma doveroso. Eppure, nessuno dei presenti si mosse. Il ragazzo li osservò confuso ed allarmato, mentre attendeva che uno di essi parlasse. Un medico, tra i tanti, si fece avanti.
"Hai attaccato l'ospedale, ma non hai ucciso nessuno. Ci hai appena salvati tutti da un bombardamento. Vogliamo sapere la verità." Subito Thomas sussultò. Puntò lo sguardo sull'infermiera bionda, ed immediatamente ricordò che, quando Bridgette era andata a chiamarlo per l'imminente bombardamento, lei era presente e che, probabilmente, la ragazza doveva avere origliato al suo scambio di battute con quella squallida governatrice -Courtney- nella sala comunicazioni. Maledetta ragazzina impicciona!
Il giovane sorrise, alzando leggermente le braccia "Non ci credereste."
Il medico assottigliò lo sguardo, cercando quello del ragazzo di fronte a lui, quello che avevano considerato un nemico "Proviamo."
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama / Vai alla pagina dell'autore: SaraRocker