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Autore: stonemeister    29/08/2008    8 recensioni
Un breve racconto divertente, L'aneddoto della prima storia d'amore del protagonista. la comicità è completamente resa da freddure non sempre così evidenti e fa leva in buona parte sui doppi sensi della lingua italiana. Buona lettura!
Genere: Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Philip McDavis


Prologo: una mela al giorno... cazzo sono 365 mele l'anno.


Salve a tutti, miei amatissimi lettori, sono qui per raccontarvi di un episodio della bizzarra vita di Philip McDavis, alias, io.
Sono certo che poco vi importa della mia vita, motivo per cui cercherò di dilungarmi il più a lungo possibile. Da tempo immemorabile la mia famiglia è vissuta a Milano, posto dove vivo tuttora, al che voi vi chiederete: ma perchè questo idiota con un nome tipicamente americano ha origini italiane? Ma Abbiamo appena convenuto che di me non vi frega più di tanto, quindi cosa lo chiedete a fare?

Mio padre, prima di andare in pensione, era un rispettabile professore di una ben nota università, la quale, essendo pressochè sconosciuta, gli dava la possibilità di guadagnare quel tanto che bastava per tirare avanti insieme alla mia matrigna, che si era guadagnata tale titolo, non perchè avesse geni differenti dai miei (purtroppo i geni erano quelli), ma semplicemente per il fatto che usava passare interi pomeriggi a tiranneggiare sulla mia vita, o a complottare ai danni della mia libertà. Grazie al suo nuovo tempo libero dovuto alla pensione, mio padre diventò un abile cacciatore, tuttavia, essendo vegetariano, si dilettò quindi a sparare ai funghi che crescevano in alcuni boschetti fuori città, invece di preferire bersagli semoventi.

Per quanto riguarda la mia persona, beh, che dire? Ho 23 anni e da piccolo ho sempre sognato di cambiare il mondo, solo che non ho mai trovato lo scontrino. Abito da solo in un piccolo monolocale ben arredato (da mia madre, non certo da me) e in cui desidererei portare delle ragazze per soddisfare interamente le mie pulsioni sessuali, se solo ne avessi l'opportunità, pura e semplice utopia dal momento che la mia capacità di relazionarmi con il sesso opposto è prossima allo zero. Per carità, ho avuto delle ragazze, ho già fatto l'amore, ma sono rimasto particolarmente timido ed introverso da quel punto di vista.
Nonostante la mia introversione ho passato una vita intera a coltivare l'amore e l'amicizia, però ora, con sta storia dell'effetto serra, mi riesce abbastanza difficile (e in fondo di amore, ne è sempre cresciuto poco).
Ora come ora (ma anche prima come prima) lavoro per una società di elettrodomestici ed il mio arduo compito è quello di riparare i guasti, il che mi porta spesso a casa di vecchiette stordite o di orribili donne represse che tentano di palpeggiare il mio fondoschiena non appena mi chino per valutare da vicino un guasto, e vengo retribuito mensilmente con una paga non poi così misera (ma nemmeno tanto ricca eh!) che serve principalmente a mantenermi in vita, insomma, una gran bel lavoro di merda.

Ok ok, vi siete annoiati scommetto, ora troverò il modo di tirarvi un po' su di morale, cazzo però, non è che potete sempre ridere! Comunque inizierò raccontando di come conobbi la mia prima fidanzata, nonchè il mio primo amore.



Parte Prima: Una volta lessi che il 17% degli uomini visitano siti porno durante l'orario di lavoro, da quel momento ho sempre avuto il terrore di farmi mettere le mani in bocca dal mio dentista.


Se ben ricordo in quella giornata non me ne andava bene una, l'altra invece funzionava perfettamente. Uscii la mattina presto, ancora albeggiava, e assistetti ad una scena quantomeno singolare, per non dire spaventosa: sul marciapiede di casa mia c'era un bestione che malmenava un nanetto con gli occhiali, così, vedendolo in difficoltà, gli porsi una spranga dicendogli che sarebbe stato più efficace degli occhiali e mi diressi al solito bar a fare colazione prima di andare al lavoro.
Sorseggiando il mio caffè, vidi riportato in prima pagina un fatto di cronaca nera, che inizialmente mi sembrava una pubblicità: "nuova lavatrice lanciata sul mercato: un morto e due feriti" solo poi mi accorsi del qui pro quo.

Dovevo innanzi tutto recarmi in un appartamento poco distante, per riparare il forno elettrico di una bellissima diciannovenne, onde per cui, con un passo veloce, alimentato dagli ormoni che circolavano nel mio corpo sostituendo i globuli rossi nei loro percorsi, e che quindi affluivano numerosi al mio cervello, mi fiondai nella casa di questa bellezza.
Lei mi aprì la porta con un sorriso, stupendomi molto in quanto io ero solito usare le mani per questo genere di cose; le ricordai il motivo della mia visita e lei mi accolse molto calorosamente, non poteva permettersi un condizionatore, e mi disse il suo nome: Maria. Maria era stupefacente, eravamo fatti l'uno per l'altra. Aveva capelli biondi, due occhi verde acqua che brillavano alla luce del buio e un corpo mozzafiato. Forse l'unico difetto traspariva dal suo abbigliamento: un po' mascolino ecco, ma scommetto che se fosse vestita con una gonna vertiginosa e una t-shirt alla moda, avrebbe raddoppiato del 90% il suo sex appeal, ma che dico? Triplicato del 90%!
Mi misi subito all'opera, mi chinai per constatare e valutare minuziosamente il guasto, sperando che almeno una volta fosse una come lei a palparmi le chiappe, ma non successe nulla. Durante la mia performance da elettricista lei, incuriosita, mi chiese: "Com'è il lavoro?", "Eh, sa" risposi io "Questa è proprio una vitaccia, ci vorrebbe un cacciavite un po' più grande", e lei gentilmente me trovo subito uno.
Dovevo assolutamente fare colpo su di lei, tirai fuori dal calzino una pistola, "No, non in questo modo" mi dissi; fortunatamente, in tasca mi rimaneva un asso nella manica (prova che ero un genio e prova che il mio sarto era decisamente incompetente): le porsi un bacio di dama che avevo comperato al bar per questa occasione; lei mi ringraziò con un sorriso, cazzo sapeva fare tutto con quella bocca! In quel momento capii che in fondo le donne sono attratte per la maggior parte dalle cazzate: come me, ad esempio.
Iniziammo a parlare del più, del meno e di altri segni matematici di cui non conosco il nome, ma una mia frase la colpì particolarmente e la fece sussultare: "sai, sono tossico-dipendente" "oddio! Di che ti fai?" chiese lei terrorizzata, ma io la tranquillizzai: "Ma no no, che hai capito? è il mio capo che tira di coca!"

Purtroppo anche allora ero incoercibilmente timido, così, invece di chiederle come si deve un appuntamento, le parlai in questo modo: "ti prego Maria, chiedimi di uscire" lei mi guardò e, con un vena (bella grossa) di sarcasmo disse: "D'accordo Phill, forza esci". Mi mossi verso la porta, "Ma no, scherzavo!" mi fermò lei, "Se ti va questa sera passa da me, ti preparo una cenetta, okay?", abbracciai molto volentieri la sua offerta e salutandola mi diressi verso il prossimo cliente.
Per accorciare la strada dovetti attraversare un cimitero e, con grande stupore, vidi due epigrafi stranamente intriganti: sul primo vi era inciso: "Qui giace mia moglie, fredda come sempre" sul secondo invece: "Qui giace mio marito, finalmente rigido". Nel mio tortuoso tragitto ebbi addirittura la sfortuna incontrare un vecchio pazzo che, con voce tonante mi sbraitò: "ascolta le parabole di dio o te ne pentirai", io gli risposi che avevo appena comprato un decoder e ignorandolo continuai fino alla meta, dove fui costretto a riparare la vecchia lavatrice di un'orrenda creatura che da anni infestava quell'appartamento, ci misi 2 ore abbondanti.

La sera mi ritrovai con grandissima gioia davanti al palazzo di quella che presto sarebbe diventata la mia ragazza. Giusto giusto (ma anche sbagliato sbagliato) sotto la porta di casa sua commisi la stupidaggine di calpestare accidentalmente il piede di una prostituta che stava battendo alla grande (esattamente come il mio cuore, solo che lui non lo rimorchiava mai nessuno) "te la farò pagare" minacciò. cazzo è stata di parola! E così 50 euro buttati al vento, beh, più che altro (che è un po' come dire "meno che questo") buttati alla troia.

La ritrovai in casa, un vero splendore, entrai e subito diedi un occhiata alla tavola imbandita, un male della madonna! L'occhio era gonfio e dolorante, ma non poteva certo rovinare una seratina romantica come questa.
Finita la cena, Maria mi chiese come avevo trovato il pranzo, le risposi che era bastato sollevare un coperchio, il cibo era lì sotto. Ci scambiammo i numeri e le diedi il mio indirizzo di casa; pochi minuti dopo lei mi propose di andare, l'indomani sera, a cenare nuovamente insieme in un ristorante che conosceva, suggerendo di rimanere a casa che mi sarebbe passata a prendere lei, e io, stupidamente, accettai.
Quella stessa sera, solamente dopo un giorno che ci conoscevamo, ci ritrovammo a letto: io nel mio e lei nel suo, senza concludere nulla, ma sentivo che il giorno seguente, a quella cena, avrei colpito nel segno. Caricai la pistola e la nascosi nel calzino.



Parte Dopo: Un giorno ho provato a fare il marinaio, quella volta ho cercato di spiegare le vele al vento, ma lui non le ha capite.


Quella fu una notte buia, beh, nemmeno tanto, c'erano la luna e qualche stella qua e la; più la che qua per fortuna, però c'era anche qualche nuvola, cazzo era una notte come tutte le santissime notti che Dio manda sulla terra.

Il giorno successivo passò lentamente: il semaforo non si decideva a cambiare colore; ma finalmente arrivarono le 8.00, ora in cui Maria mi sarebbe dovuta venire a prendere, ma purtroppo era in ritardo (l'unica differenza fra lei e trenitalia è che per lei valeva la pena aspettare). Mi lasciò ad attenderla sotto il portone di casa mia, era troppo pesante, non riuscivo a sollevarlo da solo. Tormentato dalla possibilità che mi avesse dato buca, chiesi ad un passante se sapesse dirmi le ore, lui rispose di sì; non convinto che la risposta potesse alleviare in qualche maniera la mia preoccupazione, chiesi le ore ad un altro passante e mi disse che erano 24 in una giornata, 168 in una settimana e 8760 in un anno. Ritenutomi soddisfatto della conversazione appena terminata, ripresi ad attendere la mia bella, che si presentò poco tempo più tardi. Appena la vidi in tutto il suo splendore, mi cascò subito l'occhio su quei bei seni tondi che si intravedevano dalla scollatura, lo raccolsi, lo rimisi sopra lo zigomo e le chiesi scusa, ma di buon animo mi perdonò e mi guidò fino al ristorante di cui mi aveva parlato, certo fu difficile parcheggiarmi senza l'ausilio del volante, ma sapeva utilizzare il cambio con maestria e ce la fece ugualmente.

Appena entrato mi guardai un attimo in torno, poi alzai gli occhi, li riabbassai subito dopo: non stavano bene sulla fronte; il cameriere ci accomodò al tavolo prenotato da Maria, servendoci il menù e versandoci del vino scadente, il quale gocciolò su una delle crocchette che erano in tavola. Accidentalmente confusi il tappo del vino con una crocchetta e, masticandolo, le mie reazioni furono le seguenti: "Cazzo ma questa crocchetta sa di tappo!" "Cazzo ma questo vino sa di crocchetta!" "Cazzo ma questo tappo sa di vino!" "Cazzo ma perchè ho mangiato un tappo?!".
Ancora un tantino scombussolato dall'accaduto, e dopo aver fatto cambiare il vino con una birra, le crocchette con del pane e il tappo con una candela, ordinammo da mangiare.
Subito mi mostrai per quello che ero: un uomo estremamente colto, non mi fermai alla terza media, e continuai a bere. Mi resi conto, dopo aver passato questa magnifica serata che ero stracotto di lei, mentre Maria invece era rimasta un po' al sangue.

"Che facciamo adesso?" le chiesi dopo aver tenuto il respiro per 2 minuti e 41 secondi per darmi coraggio, lei rispose: "che ne dici di chiamarmi un tassì, tesoro?", "scusa untassì, se non ti spiace preferisco Maria" fu ciò che mi uscì dalla bocca, " okay, vieni a casa mia", ancora una volta parecchio confuso, accettai di vero gusto... gusto di tappo!

A casa sua facemmo l'amore, per ore e ore, ma sesso solo per 10 minuti, insomma, era anche la mia prima volta, con la mia prima ragazza, con il mio primo profilattico, con il mio primo... insomma ero inesperto! Fatto sta che io e lei ci fidanzammo e il giorno del nostro anniversario le regalai un puzzle da 5.000 pezzi e lei regalò a me un abito su misura, cazzo ma almeno regalamelo della mia taglia no? Quel giorno facemmo l'amore, ma anche 10 minuti di sesso, durante il quale le sussurrai "Amore mio, sono mesi oramai che ti vengo dietro, ora però possiamo fare sesso come tutti gli altri?" Lei si scompose e la sua domanda fu: "Hai mai pensato di coniugarti?" ci dovetti pensare a lungo ma poi presi una decisione: "io vado per la mia strada, tu vai per la tua strada, egli va per la sua strada... Tutto ciò la alterò a tal punto da volermi chiedere una pausa (so a che pensate, ma ho provato a rubare per lei il cartello stradale "stop", mi ha detto che non intendeva quello).

La sera stessa la chiamai, disperato: "Sai amore, in questo momento sono giù", lei riattaccò la cornetta e scese a controllare, non mi trovò, In quel momento capii che aveva appena licenziato i suoi quattordici neuroni per il terzo anniversario del loro assenteismo.

Mi tuffai nel rischio: la mattina dopo chiesi a mio padre un prestito, lui ai tempi era già abbastanza rimbecillito e me li diede senza problemi pronunciando le parole: "Voglio un cappuccino esoterico!". Poche ore dopo andai al maneggio e chiesi di affittare un cavallo per un giorno, da montare? domandò, "già assemblato se è possibile" (eh! dove minchia siamo? all'ikea?).
Volevo farle la sorpresa più bella che avesse mai ricevuto, mi vestii con un elmo, armatura chiodata, stivali di cuoio neri e mantello, che in gergo significa all-star, jeans, canottiera e berretto da baseball (non è un caso che non abbia accennato a calze o a mutande). Andai da lei e le cantai una serenata, di cui ora come ora non ricordo le parole (prima come prima sì però). Lei mi fece salire, uno volta su però mi chiese di legare il cavallo di sotto. Tornato nuovamente su ci eccitammo e facemmo un mare sesso, ma anche 10 minuti di amore.

Il giorno dopo però, successe una cosa così terribile che segnò la mia vita: venni a sapere che Maria era deceduta in un incidente stradale... o almeno... così mi disse lei.
  
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