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Autore: Lady Atena    10/07/2014    2 recensioni
Ispirata a “Mente divisa” di PurpleStarDream.
Captain America è stato un indiscusso eroe americano, capace di affrontare ogni nemico e sventare ogni minaccia. Steven Rogers soffre di stress post-traumatico, di visioni tanto sconvolgenti e tanto frequenti da far presagire una schizofrenia imminente; che le cure di Bucky e Natasha non riescono a fermare.
E poi c'è Tony, occhiali da sole e sogghigno beffardo, che nel suo essere irreale è l'unico appiglio che Steve riesce a stringere.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Scudi troppo spessi.'
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Credits: Ispirata alla fict “Mente divisa” di PurpleStarDream, pubblicata dopo il suo consenso scritto di farlo.

Il dottore si mise gli occhiali, si piegò e prese una cartella da un tavolinetto.
“Io sono il dottor Victor ‘Destino’ Von Doom. Qui leggo che lei mi è stato mandato dalla dottoressa Storm. Giusto?” domandò.
Steve abbassò il capo e annuì.
“Sì, signore” rispose secco.
“Non siamo nell'esercito. Si rilassi pure” rispose il dottore. 
Mise una ciocca nera dietro l'orecchio.
“Allora lei ha iniziato sotto le cure della dottoressa Hill per stress post-traumatico. Riscontrata un certo livello di schizzofrenia è passato alla cure del dottor Richards. Sono subentrate delle visioni, oltre che una forte aggressività perciò è passato alla dottoressa Martin. E nel momento in cui le sue visioni sono diminuite è andato in cura dal dottor Morgan. Avendo scoperto che se n'è però creata una fissa è stato mandato da me” riassunse.
Tony sbuffò roteando gli occhi, sogghignò poggiando le mani sulla scrivania del dottore e dondolò le gambe.
“Cento dollari che sa perfino quante volte vai al bagno e cosa mangi ad ogni pasto!”.
Steve ridacchiò, si abbassò arcuando la schiena.
“Sì, signore”.
Destino appoggiò i fogli sul tavolo e afferrò una matita.
“La sua proiezione ha un carattere sagace per caso? Deride gli altri per farle un favore?” domandò.
Steve arrossì e si tirò un paio di volte il ciuffo. Tony sbuffò sonoramente, roteò gli occhi.
“Derido gli altri perché le persone se la cercano” specificò.
Incrociò le caviglie, sorrise.
“Non rispondere di nuovo ‘sì, signore’; Steve. Penserà che sei ossessivo-compulsivo, altrimenti” consigliò.
“Scherza anche su di me” sussurrò Rogers con voce roca.
Il dottore sorrise e annuì.
“Mi dica, assomiglia a qualcuno che le era caro e ha perso?" domandò.
Steve si voltò verso Tony, corrugò la fronte e annuì.
“Un po' fisicamente, ma quella persona mi odiava ... lui invece ...” rispose.
Doom annuì un paio di volte. Tony tossicchiò, batté il pollice contro le altre dita aprendo e chiudendo la mano.
“Probabilmente si tratta di una proiezione della sua mente distorta. Per caso desiderava che quella persona tenesse a lei?” fece il verso.
Steve si voltò di scatto verso il dottore stringendo i pugni.
“Non scambierei mai Tony per un altro. Non è la proiezione di niente!” gridò.
Il viso gli si arrossò. Destino inarcò un sopracciglio.
“Ha letto testi di psicologia spicciola? O le è stato detto da un altro dottore?” domandò.
Steve riabbassò la testa. 
“Me lo ha detto Tony” brontolò.
Tony ridacchiò, alzò la mano.
“Confermo, colpa mia” ammise.
Saltò giù dalla scrivania, infilò le mani nelle tasche e inarcò un sopracciglio.
“Dobbiamo per forza restare? Adesso cercherà una spiegazione ancora più patologica dei tuoi scarsi problemi mentali” si lamentò.
Steve rabbrividì e strinse gli occhi. 
“Si rilassi, non voglio farle del male” sussurrò Victor. 
Aprì un cassetto e tirò fuori una scatolina con dentro dei cioccolattini in carte dorate.
“Ne prenda uno” mormorò.
Tony guardò il cioccolatino, si chinò e lo osservò dal basso. Annuì, si rizzò e sogghignò indicandolo a Steve con la mano aperta.
“È pulito. Puoi mangiarli” assicurò.
Steve ne prese uno, si girò e lo porse a Tony. Sgranò gli occhi e ridacchiò.
“Giusto, le allucinazioni non mangiano” borbottò.
Tony rise, gli fece l'occhiolino.
“Apprezzo il pensiero, honey”.
Steve avvampò, scartò il cioccolattino e lo mise in bocca.
“Dai documenti della dottoressa Hill, ho appreso che lei ha problemi con la sua omosessualità” disse Doom rendendo atono il tono. 
Rimise i cioccolattini nel cassetto e lo chiuse.
“Non sono malato per quello” sibilò Steven. 
Doom negò con la testa.
“L'omosessualità non è riconosciuta una malattia ormai, almeno non da me” ribatté.
Tony allargò le braccia.
“Ma allora qualcuno ha un quoziente intellettivo, tra questi stupidi medici!” esclamò.
Raggiunse il muro alla destra di Steve, vi si appoggiò, incrociò le braccia e sorrise.
“Ok, ci sto. Proviamo ad ascoltare, Steve”.
Steve strofinò i piedi per terra.
“Neanche a Tony interessa” mugolò.
Doom accavallò le gambe e appoggiò la schiena.
“E cosa gli interessa? Cosa gli piace?” chiese.
Steve rialzò la testa e si voltò verso Tony, leccandosi le labbra sporche di cioccolato. Tony inarcò un sopracciglio, storse il labbro arricciando il naso.
“Adesso sarei io sotto esame?”.
Steve si massaggiò entrambe le spalle e oscillò sul posto. Si rigirò la cartaccia tra le mani. Tony sospirò, raggiunse la sedia e guardò verso il dottore; indurì lo sguardo stringendo le labbra tra loro, il pizzetto spiccava sulla pelle tesa.
“Mi piace spaccare la faccia a chi mette a disagio la persona a cui tengo di più” sibilò minaccioso.
Steve si morse l'interno della guancia. Victor si sporse in avanti.
“Non si senta a disagio. Voglio solo conoscere bene entrambi. Sentiti libero di dirmi ciò che vuoi” sussurrò.
Steve alzò il capo ed espirò. Tony sbuffò, si passò la mano tra i capelli scompigliati.
“E va bene, evitiamo che pensi tu abbia una qualche aggressività latente nei suoi confronti” borbottò.
Incrociò le braccia, spostò il peso da un piede all'altro.
“Mi piace il caffè” disse, con tono riluttante.
“Il caffè” sussurrò con voce rauca Steve.
“E a lei piace il caffè, Steve?” chiese Victor.
“A lui amaro, a me molto dolce” brontolò Capitan America.
Abbassò il capo e guardò il dottore negli occhi.
“E la persona a cui leggermente somiglia non beveva caffè, al massimo lo prendeva ancora in chicchi dentro strane ricette” sibilò.
Tony sorrise, si piegò poggiando la propria mano su quella di Steve. Guardò gli occhi del dottore, ne osservò le sfumature verde silvestre e sogghignò.
“Mi piacciono i suoi occhi. E adoro questa tua sfrontatezza da marito protettivo, darling” disse, con tono provocatorio.
“Non sono un marito protettivo” brontolò Steve. 
Tirò una gomitata a Tony e si voltò di scatto.
“E non guardare gli altri, Tony!” gridò.
Il dottore si grattò una guancia. Si alzò in piedi scostando la sedia e si appoggiò contro la scrivania. Tony rise, indietreggiò e alzò le mani.
“Ehi, ehi, calma. Era una frecciatina” si lamentò.
Si voltò, piegò il capo incrociando le braccia muscolose.
“E smettila di guardarmi quando ti parlo. Capisco che tu risponda ad alta voce per lo psicologo-stalker, ma non c'è bisogno di tutta questa cavalleria medievale” si lamentò.
Steve si strofinò contro lo schienale della sedia. 
“Ha detto che gli piace se sono geloso” spiegò.
“L'avevo intuito. E deduco si chiami ... Tony. Giusto?” domandò.
Steve annuì un paio di volte. 
“La dottoressa Storm dice che visto che volevo un figlio che si chiamasse in quel modo, l'ho chiamato così per quello” spiegò.
Tony guardò Steve, arricciò le sopracciglia aggrottando la fronte.
“Spero che non avrai certi istinti verso tuo figlio, Steve, o ti servirebbe sul serio un medico” disse. 
Steve cadde giù dalla sedia con un grido. Doom lo afferrò per una mano e lo tirò su.
“La sta attaccando?” chiese. 
Steve negò, raddrizzandosi.
“No, no, quell'idiota è cretino. Dice che avrei ... io ... con un piccino ...” mugolò.
Tony si sporse, strinse la mano di Steve e dilatò gli occhi che divennero liquidi e sporse il labbro inferiore.
“Ti sei fatto male?” domandò.
Si piegò, si leccò le labbra e strofinò un piede a terra.
“Scusa, non credevo l'idea ti avrebbe ucciso sul posto” sussurrò.
Steve gli strinse la mano e si staccò dal dottore. 
“Non ti spaventare” bisbigliò.
Victor si sedette sulla scrivania. Tony tirò su Steve, gli si mise accanto e sorrise stringendolo.
“Per lo meno, questo medico è divertente” disse.
“Quel nome le ricorda altro?” domandò Doom. 
Steve si appoggiò alla scrivania accanto a lui stringendo più forte la mano di Tony.
“Parecchie ristoranti nella mia zona. Assomiglia a Anthony, il nome che quel mio amico voleva dare a suo figlio. E poi dovrebbe essere il nome di un cartone che mi ha fatto vedere Tony” rispose.
Tony roteò gli occhi scuotendo il capo, sorrise.
“Non dimenticare che è anche il nome dell'allucinazione più figa del pianeta” ricordò.
Steve afferrò una matita e la fece ondeggiare tra le dita.
“Vorrei andare a più a fondo. Qual è la cosa che più al mondo piace fare alla sua allucinazione?” domandò il dottore.
Tony guardò la scrivania del dottore, notò una serie di fogli dietro dei libri e li indicò a Steve.
“Quelli sono bianchi, se vuoi fare qualche schizzo” gli disse.
Scrollò le spalle, schioccò la lingua.
“Il meccanico. La cosa che mi piace di più al mondo è fare il meccanico”.
Steve afferrò i fogli e li strinse al petto.
“Questi posso tenerli?” chiese. 
Doom socchiuse un occhio e annuì. Steve si voltò verso Tony e sbatté un paio di volte le palpebre.
“Il meccanico? Non me lo avevi mai detto” disse.
Tony sorrise, alzò le spalle.
“Non me lo avevi chiesto”.
Sgranò gli occhi osservando i fogli stretti al petto del soldato, si sbatté la mano sulla fronte, si morse il labbro e scosse il capo.
“Così però il dottore si spaventa, Steve. Già pensa che hai la vista a raggi X per i fogli, evita di rischiare l'internamento. Queste cose chiedimele mentalmente” lo rimproverò.
Steve abbassò lo sguardo e sentì gli occhi pizzicare.
< Scusa > pensò.
Tony si morse il labbro, lo raggiunse e gli strinse la mano.
“Adoro che ti comporti come se io fossi qui, davvero. È dolcissimo e sono un'allucinazione fortunata, ma appunto solo frutto della tua mente. Non voglio ti facciano male perché sei la persona più premurosa del pianeta” sussurrò dolcemente.
“Da quello che ho capito la mia allucinazione ha risposto che gli piace fare il meccanico. Io odio quando devo sistemare la moto, invece” spiegò Steve atono.
Tony gli strinse la mano, sporse il labbro, le iridi castano scuro erano liquide.
“Sei arrabbiato?” domandò, con tono contrito.
Steve si staccò dalla scrivania e si sedette sulla sedia.
< Non è colpa tua se sono pazzo > rispose mentalmente.
Tony gli si inginocchiò davanti, poggiò le mani sulle sue ginocchia e alzò il capo.
“Non sei pazzo. Sei speciale. Unico. Se questo dottore può fartelo capire, collaborerò” promise con tono caldo.
Voltò il capo, strusciò le ginocchia in terra.
“Mi piace inventare. Adoro la fisica, la chimica e le materie scientifiche in generale. Potrei snocciolare le leggi della termodinamica al contrario, ma temo che tu avresti difficoltà a ripeterle e il laureato in stalkeraggio a capirle. Il mio film preferito è il Signore degli anelli, che per la cronaca è un fantasy, che a te non piacciono” elencò.
Steve strofinò le mani tra loro.
“Gli piace la fisica, la chimica, la scienza e ... qualcosa che ha a che fare con le leggi del termosifone” spiegò.
Doom si grattò la testa.
“Come scusi?” domandò.
Tony chiuse gli occhi espirando pesantemente.
“Termodinamica. T-e-r-m-o-d-i-n-a-m-i-c-a”.
Steve avvertì le orecchie diventare bollenti e deglutì. 
“Mi corregge. Si dice Termodinamica, non sono i termosifoni”. 
La voce gli tremò. Victor assottigliò gli occhi.
“L'ha corretta?” chiese.
Tony inarcò un sopracciglio, spostò il peso sui talloni.
“Perché, dovevo lasciare credere si parlasse di termosifoni?”.
“Lui lo fa di continuo” si lamentò Steve.
Doom mise la mano in tasca, tirò fuori il telefono e digitò dei tasti.
“Lei conosce qualcuno esperto di scienze? Ha conoscenze pregresse?” domandò.
Steve scosse il capo violentemente. 
“Non ci capisco niente persino quando me ne parlano. E me ne ha parlato solo lui, gli altri pensavano io fossi troppo stupido” spiegò.
Tony guardò il cellulare di Victor, si avvicinò accostandosi all'apparecchio.
“Prega che non stia chiamando il manicomio locale, o dovremo chiamare le tue balie di corsa. Tienimi pronto” ordinò.
Victor si portò il cellulare all'orecchio.
“Tutan, per favore, anticipa l'appuntamento delle sei a tra cinque minuti. E posticipa la signorina Brown” ordinò. 
Chiuse il telefono e lo rimise in tasca. Tony rilassò le spalle, indietreggiò.
“Ed uno che ha un segretario di nome Tutan vuole fare lo strizzacervelli?” si lamentò.
Prese la mano di Steve, sorrise.
“Tornerò in ginocchio ai tuoi piedi per farmi perdonare, ma solo quando saremo al sicuro in casa” disse, dolcemente.
Steve strinse la mano di Tony e deglutì.
“Il nostro incontro per oggi finirà tra pochi minuti. Prima vorrei farle un'ultima domanda” spiegò Doom. 
Girò intorno al tavolo e si sedette sulla sedia. 
“Ha poteri mentali?” chiese.
“No, ho il siero, non sono un X-men” brontolò Steven.
Tony alzò la mano, la sventolò.
“Io sono capace di riconoscere un ossessivo-compulsivo, vale come potere?” domandò, sarcastico.
Steve si alzò in piedi, afferrò la mano di Tony e lo strattonò.
“Arrivederla dottore” salutò. 
Trascinò Tony fino alla porta. Tony roteò gli occhi, salutò con la mano.
“Ciao ciao Faraone!” urlò.
Si lasciò portare da Steve. Steve scappò fuori chiudendosi la porta alle spalle. Doom si massaggiò la fronte con pollice e indice. 
“Neanche Flash ha il barbaro coraggio di spostare i suoi appuntamenti psichiatrici con così poco preavviso. E lui non ha la cognizione del tempo!” gridò una voce maschile.
La porta a destra si spalancò con un tonfo e Nicky Fury avanzò. Si sedette sulla sedia facendo ondeggiare la palandrana nera, alzò il capo e socchiuse l'unico occhio.
“Ho avuto una ricaduta che hai percepito da qui, o Rogers ha distrutto il piano terra e vuoi i danni?”.
“Non ha un'allucinazione” rispose secco Victor.
Fury poggiò le mani sui bracciolo della sedia, si chinò in avanti.
“Chi?” domandò.
Doom si tolse un paio di occhiali dalla tasca e se li mise.
“Rogers, non so sotto l'effetto di quale potere e/o incantesimo e/o altro riesce a vedere un'entità esistente per fatti suoi. Non è frutto della sua mente. Sa cose che lui non sa neanche a livello inconscio” spiegò.
Fury dilatò le narici corrugando la fronte dalla pelle nera.
“È ostile? Cosa vuole da Rogers?”.
Victor si leccò le labbra.
“Non è ostile, credo voglia un rapporto intimo. Inoltre penso sia lui a eliminare le altre allucinazioni” spiegò.
Fury si alzò, si chinò in avanti socchiudendo le labbra e dilatando l'occhio.
“Trovi un modo per contattarlo. Dobbiamo scoprire se è ostile e cosa vuole da noi. Se davvero aiuta Rogers, potrebbe rivelarsi una risorsa”.
Victor negò con il capo.
“Probabilmente se si è presentato come visione non vedibile da esterni, vuole rimanere tale” ribatté.
Fury ringhiò, sfregò i denti tra loro e tese le braccia.
“La priorità del guardiano di Rogers non m'interessano. Trovi il modo per capire cosa vuole e avrà un paziente in meno di cui preoccuparsi” ordinò.
Camminò fino alla porta, si voltò e sogghignò.
“Le consiglio di farlo, altrimenti la sua professione potrebbe essere a rischio”.
Uscì sbattendosi la porta alle spalle.
  
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