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Autore: fedxoxo    10/07/2014    1 recensioni
Louis Tomlinson, 28 anni, calciatore di successo dello Stoke city e della nazionale. È apertamente gay e felicemente sposato con Harry Styles, che ha sacrificato la sua carriera per supportare il marito e crescere i loro figli.
La sua carriera di calciatore sta decollando, richiedendogli più allenamento e dei viaggi internazionali con la squadra. La sua famiglia sembra quindi messa in secondo piano.
Harry sarà felice di essere al secondo posto?
Continuerà a sacrificare tutto per suo marito che non è mai con i bambini che iniziano a chiedere del loro papà?
E se Louis avesse un’opportunità che non può rifiutare, ma che gli richiede di trasferirsi all’estero?
Le scelte devono essere fatte, le lotte devono essere combattute e le lacrime devono essere versate. Chi vincerà questo gioco, o c’è almeno un vincitore?
LA STORIA E' UNA TRADUZIONE.
PER LA STORIA ORIGINALE ANDATE QUI http://www.wattpad.com/story/5573343-i%27ll-be-home-soon-larry-au-boyxboy
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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“Dai Tommo! Muovi quel culo pigro per una buona volta!” gli gridò Jake attraverso il campo passandogli la palla con un ampio ghigno. Louis sorrise prendendo la palla con il piede sinistro e corse, agitando esageratamente il sedere e facendo ridere tutti i suoi compagni di squadra.
 
All’inizio si era sentito in colpa, ovviamente. Per aver abbandonato la sua famiglia, per divertirsi giocando a calcio tutto il giorno con i suoi compagni di squadra e per non essere capace di parlare con Harry. Non ci provò neanche. L’aveva chiamato almeno due volte al giorno, ma ogni volta gli aveva risposto la segreteria telefonica, facendogli ovviamente capire che Harry era ancora arrabbiato con lui. Quando, dopo cinque giorni in Spagna, il suo allenatore gli aveva detto che era troppo distratto, aveva capito che doveva cambiare e prestare più attenzione al gioco e meno alla sua famiglia, non importava quanto difficile fosse. Quindi respinse il senso di colpa e la tristezza e giocò. Era bravo a giocare e lo sapeva, ed era una delle cose che più gli piacevano.
 
Dopo altre due ore, finalmente finirono l’allenamento pomeridiano, e tutti i ragazzi corsero negli spogliatoi, bramosi di una doccia. Louis si spogliò velocemente, buttando i suoi pantaloncini e la sua maglia sudati vicino alla borsa, e si diresse nella doccia.
 
“Awwww Louis, quel culo mi ricorda quello della mia fidanzata!” fu solo uno dei tanti commenti che riceveva passando vicino ai suoi amici, mentre gli tiravano una pacca sul sedere. Roteò gli occhi, abituato alle loro battute, anche se segretamente gli piacevano i complimenti sul suo sedere. Perché potevi dire sul suo corpo, era lontano dalla perfezione, ma una cosa che amava, era il suo sedere. Ma neanche un po’ di quando lo amava Harry. Si morse il labbro al pensiero di Harry, ma lo respinse nella sua mente fino a quando era solo nella sua camera e provò di nuovo a chiamare a casa.
 
--
 
“Buonanotte amore, sogni d’oro,” disse affettuosamente Harry alla sua figlia maggiore prima di spegnere la luce della sua cameretta. Era passata una settimana da quando Louis se n’era andato, e anche se aveva lasciato un vuoto nelle loro vite e nella loro casa, Harry aveva deciso che non gli sarebbe mancato. Né permise ai bambini di farlo. Inoltre, aveva ignorato tutte le sue chiamate, facendo partire la segreteria telefonica della quale aveva abbassato il volume. Non voleva che Beth e Jack si abituassero alle chiamate di loro padre  quando sapeva che in pochi giorni lui avrebbe smesso di chiamare dimenticandosi di loro. Non l’avrebbe fatto. Sospirò vedendo la luce rossa della segreteria telefonica e sbatté le palpebre entrando nel salotto. Un altro messaggio di Louis senza dubbi. Spinse il pulsante di riproduzione mentre andava in cucina, andandoci per finire di lavare i piatti e preparare il biberon delle 8 per Amy. La voce di Louis fu sovrastata dal rumore dello sfregamento sulla porcellana e delle posate, ma causò comunque un dolore sordo nel petto di Harry.
 
Hey Haz, sono io. Probabilmente sei impegnato a preparare la cena o a mettere i bambini a letto, il programma e il fuso orario mi hanno confuso un po’. Volevo solo….Volevo che tu sapessi che ti ho pensato oggi, e ho pensato anche ai bambini, ovviamente. Mi manchi. Mi manca tornare a casa da te e poterti stringere e baciare, sentire i racconti di Beth sulla scuola e i discorsi sconnessi sui dinosauri di Jack. Mi manca guardare Amy nei suoi occhi blu mentre mi guarda quando le do da mangiare. Mi manchi. Mi mancate tutti. Mi puoi chiamare se vuoi, tutti escono oggi, ma io non ne la sento, quindi sarò qui. Vorrei che mi chiamassi Haz, davvero… Bene, meglio che ti lasci, penso. Ti amo, ciao.
 
Harry non poteva fermare le lacrime silenziose che rotolarono giù sulla guancia, non poteva fermare il dolore nel suo petto che diventava sempre più forte ad ogni parola che Louis pronunciava. Ma poteva fermare ciò che aveva fatto. Era amareggiato da tutto, amareggiato e stanco e decise di fermare tutto. Ovviamente Louis non poteva proteggere la sua famiglia da tutte le cose negative che la sua carriera calcistica aveva portato, quindi l’avrebbe fatto Harry.
 
Le sue dita si fermarono sul pulsante di chiamata del suo telefono per qualche secondo prima che si rendesse conto che aveva spinto sul contatto di Louis per sbaglio. Sospirò e strizzò gli occhi per un po’, riprendendosi prima di cancellare e cercare il contatto di sua madre.
 
“Ciao Harry, come te la cavi?” sua madre sapeva che Louis era andato via, ed era anche molto consapevole delle discussioni che la coppia aveva a causa del lavoro di Louis. Harry sospirò in risposta strofinandosi gli occhi prima di rispondere.
 
“Stiamo bene. Beth ha raggiunto un nuovo traguardo con la lettura oggi,” rispose cercando di spostare l’argomento della discussione in una direzione nella quale si sentisse più a suo agio.
 
“Oh, davvero? È fantastico! Sta crescendo così in fretta, vero?” la conversazione restò sul tema dei bambini per un po’, finché Harry si ricordò perché avesse chiamato sua madre.
 
“Oh mamma, veramente ti volevo chiedere…”
 
“Non avrai la ricetta della mia speciale torta al cioccolato fino a quando non sarò sul letto di morte, Harold.” Scherzò, facendogli roteare gli occhi e ridacchiare allo stesso tempo.
 
“Si mamma, lo so già. Mi stavo chiedendo se potevi badare ad Amy mercoledì mattina. Solo a lei, perché ho organizzato un incontro per giocare a Jack e Beth sarà a scuola.”
 
“Oh si, non credo sia un problema. Devi andare a qualche parte?”
 
Si grattò dietro la testa per cercare le giuste parole. “Uhm, si, ho uhm, un colloquio di lavoro alle 10:30.”
 
“Oh. Oh?”
 
“Uhm si, solo, sai sto valutando tutte le opzioni nel caso in cui decido di tornare a lavorare.”
 
“Oh, okay.”
 
“Okay. Posso essere lì per le 9:30 così posso accompagnare Jack prima di andare a colloquio?”
 
“Si, non ci sono problemi. Ma Harry?”
 
“Hmmm?”
“Louis lo sa?”
 
“No, non ancora cioè, non ho nessuna offerta di lavoro, come ti ho detto, sto solo valutando le opzioni che ho.”
 
“Ok. Solo… non decidere troppo in fretta su questioni come questa, okay Harry?”
 
“Non lo farò, mamma, non lo farò.”
 
“Bene. Allora ci vediamo mercoledì!”
 
Notò che si era distratto mentre dava da mangiare ad Amy e la mise nella sua culla, mentre pensava costantemente a Louis e alla sua voce triste quando aveva chiamato e aveva trovato la segreteria telefonica per l’ennesima volta. C’era un specie di reality show in TV, ma se gliel’avessero chiesto, non avrebbe saputo dire di che parlava, la sua mente era restata fissa sul marito per tutto il tempo. Stava commettendo un errore andando a quel colloquio di lavoro? Non era come se avesse cercato delle opportunità, gli avevano solo offerto un colloquio perché lo conoscevano da anni e a loro serviva qualcuno di familiare per la legislazione ambientale. Non era niente di serio, quindi non c’era bisogno di informare Louis, giusto?
 
Harry spense la TV con un sospiro e prese il suo telefono camminando verso la sua stanza. Amy aveva il sonno pesante quindi non si sarebbe svegliata a causa di una chiamata.
 
“Haz…” fu poco più che un respiro quando Louis rispose al telefono, ma fu comunque un enorme peso sollevato dal petto di Harry.
 
--
 
Louis odiava parlare alla segreteria telefonica, ma doveva di ad Harry quanto gli mancassero tutti. Fargli sapere che non aveva dimenticato, che ci stava provando. Sentiva i suoi compagni di squadra scherzare nelle altre camere e nel corridoio mentre si preparavano per la loro notte fuori. Si erano lamentati del fatto che Louis Tomlinson si fosse trasformato in un noioso e vecchio papà perché aveva rifiutato di andare con loro ogni singola volta che erano usciti, ma non gli importava. Non aveva interesse ad ubriacarsi o a flirtare con ragazzi o ragazze che non aveva mai visto prima e che probabilmente non avrebbe più rivisto. Quindi rimase lì a guardare un vecchio episodio di Friends doppiato in spagnolo. Non capiva la metà di ciò che dicessero, ma non gli importava perché l’aveva visto almeno tre volte e non stava neanche prestando molta attenzione. La sua mente era a casa, in Inghilterra, con Harry e i bambini.
 
Fu sorpreso quando il suo telefono squillò. Ovviamente aveva chiesto ad Harry di richiamarlo, ma gliel’aveva chiesto ogni singola volta la settimana scorsa ed Harry non l’aveva mai richiamato. Fece un respiro profondo prima di premere il bottone e rispondere al telefono.
 
“Louis…”
 
“Hai chiamato…”
 
“Si….Mi….Mi manchi, credo.”
 
“Mi manchi anche tu. Non smetto di pensare a voi quattro ogni volta che non sono in campo Haz. Ti amo così tanto.”
 
“Davvero?”
 
“Si Harry, davvero.” Un anno fa, Louis non sarebbe stato ferito da quella domanda, ma ora capiva da dove veniva fuori. Aveva deluso così tanto la sua famiglia da quando era diventato il capitano della squadra.
 
“Beth ha raggiunto un nuovo traguardo con la lettura oggi.” Era facile mantenere la conversazione sui bambini, era una zona sicura dove Harry poteva limitarsi a fatti e casualità invece di dover parlare dei suoi sentimenti o di qualsiasi cosa fosse accaduta tra di loro ultimamente. Andarono avanti così per un po’, parlando di Beth, Jack ed Amy, anche dell’allenamento o di cosa avesse cucinato per cena Harry negli ultimi giorni. 
 
“Mi manca il ‘noi’, Harry. Cioè, il modo in cui eravamo.” Ecco, il grande elefante nella stanza*
 
“Si?”
 
“Si.”
 
“Anche a me.”
 
“Cioè, non il modo in cui eravamo prima di avere i bambini, anche se comunque ricorderò sempre quei giorni in cui tornava a casa e preparavi la cena con addosso solo il grembiule che tua madre ti aveva regalato per Natale.”
Entrambi ridacchiarono al ricordo  sentendosi calorosi e confusi quando la sensazione dei vecchi tempi inondò i loro corpi. “Ma sai, il modo in cui eravamo prima che questo diventasse troppo difficile da sostenere per me. Prima che diventassi così impegnato.”
 
“Hmmmmm.”
 
“Mi manca anche essere a casa con te, Harry, davvero, e spero che tu sappia che io provo ad essere a casa più spesso, ma è solo che…..odio quella parte del mio lavoro.”
 
“Lo so, Lou, lo so.”
 
“Vorrei che fosse diverso.”
 
“Anch’io.”
 
“E, scusa per la conferenza stampa, ho capito ora che era una cosa stupida da fare. Vorrei solo poter tenere i bambini lontano da tutta quell’attenzione.”
 
“Va tutto bene Louis, ciò che è fatto è fatto.”
 
“Okay. Posso chiamarti di nuovo domani?”
 
“Si, va bene. Chiamami verso quest’ora okay, non avrò niente da fare.”
 
Restò un po’ ferito, perché oltre a dirgli di chiamare così tardi, Harry gli aveva detto che non gli avrebbe ancora permesso di parlare con i bambini. Ma si sarebbe preso tutto quello che poteva ottenere, quindi acconsentì.
 
“Puoi dare loro un bacio da parte mia?”
 
“Lo farò.”
 
“Buonanotte, Haz. Ti amo.”
 
“Ti amo anch’io, Louis, sogni d’oro.”
 
 
*traduzione letterale di “the giant elephant in the room”. In realtà è un’espressione che si riferisce ad un problema di cui nessuno vuole parlare.

 
  
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