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Autore: BebaTaylor    10/07/2014    1 recensioni
«I Westlife... sono nel tuo salotto!» mormorò Veronica mentre Rebecca chiudeva la porta e accendeva la luce, «Kian, Mark, Brian, Nicky e Shane.» disse, «Nel tuo salotto.»
Rebecca annuì, «Sì, li ho visti.» rispose, «Non sono cieca.»
«Perché i Westlife sono seduti di là e parlano con tuo padre?» strillò Veronica.
«Shh, abbassa la voce!» disse Rebecca prendendole le mani. «Vedi... ecco... hai presente i miei cugini di Dublino?»
Veronica annuì, «Sì, i figli della sorella di tua mamma.» rispose, «Conoscono Brian o Nicky?»
«No.» esclamò Rebecca. «Nicky è mio cugino.» ammise sussurrando.
«Cosa?» strillò Veronica, «Tu e Nicky Byrne siete cugini?»
Rebecca le mise una mano sulla bocca. «Sì, siamo cugini.» disse, «Scusa se non te l'ho detto prima, ma avevo promesso di non dirlo a nessuno adesso che sta diventando famoso.»
Veronica annuì, «Sì, va bene, capisco.» mormorò.
Rebecca sorrise, «Ti sei calmata?» Veronica fece di sì con la testa, «Bene, torniamo di là.»
«Perché mi hai portato nel sottoscala?» chiese veronica guardandosi attorno.
Rebecca alzò le spalle, «È la prima porta che ho trovato.»
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Niente di quanto narrato in questa fanfiction è reale o ha la pretesa di esserlo. È frutto della mia fantasia e non vuole assolutamente offendere la persona in questione. I personaggi originali appartengono alla sottoscritta.
Show me the road back to your heart


Capitolo Otto


Venerdì 27 Luglio 2007, Dublino

Veronica sbuffò, «Tu dovrai dirmi ogni cosa.» disse.
Rebecca sospirò, «Sei troppo curiosa, lo sai?» ribatté e passò il telefono da un orecchio all'altro.
«Non sono io quella che passerà una settimana con Shane, eh.» esclamò l'altra, «Voglio sapere tutto, ogni singolo dettaglio, anche il più porco!» continuò Veronica e si lasciò sfuggire una risatina.
Rebecca sbuffò, «Io non ti dirò nessun dettaglio...» disse, «porco.» aggiunse a bassa voce per non farsi sentire da Nicky — anche se stavano parlando in italiano —, lui aveva già protestato abbastanza per la sua decisione di andare da Shane per qualche giorno, continuandole a ripetere che forse non era una buona idea, che sarebbe stato meglio se fosse rimasta lì a Dublino...
«Vuoi dirmi che non vuoi farlo con lui?» strillò Veronica e Rebecca scostò per un'istante il cellulare dall'orecchio e sbuffò. «Tu sei matta! Vuoi che vanga lì e prenda a calci il tuo culo ossuto?»
«Io non ho il culo ossuto!» protestò Rebecca, «Non voglio affrettare le cose, lo sai.» spiegò e prese l'astuccio rosa dove teneva i trucchi. 
Veronica sbuffò, «Tu non vuoi affrettare le cose?» disse e rise, «Sbaglio o sei andata con Brian quattro giorni dopo averlo conosciuto?»
«Bhe, che c'entra?» esclamò Rebecca, «Sono due cose diverse!» disse e immaginò Veronica che alzava gli occhi al cielo mentre arrotolava una ciocca di capelli attorno all'indice.
«Certo, certo.» sbuffò Veronica, «Come se non ti conoscessi!» esclamò quasi indignata, «Scommetto che tempo due giorni e sarete avvinghiati come due cozze!»
Rebecca non disse nulla ed entrò nel bagno e si sporse verso lo specchio,  guardando il suo riflesso, «Senti, devo mettermi il mascara...
«Wow! Vuoi farti bella per lui!»
«Quanto sei idiota.»
«Non posso negarlo e neppure te.»
«Dovrei truccarmi, Ronnie.»
«Per farti bella per lui.»
«Mi metto sempre il mascara quando esco.»
«Come vuoi. Ma tu vuoi farti bella per lui.»
«Mi stai facendo perdere tempo.»
«Eh, già, devi passare più tempo possibile con lui, per andare con calma, prima di andare a letto con lui. Fra due giorni.»
Rebecca smise di svitare l'applicatore del mascara e si bloccò, il telefono incastrato fra la spalla e l'orecchio destro, «Veronica, te l'ho mai detto che ogni tanto sei veramente ma veramente una rompi coglioni?» disse.
«Ogni tanto.» ridacchiò Veronica, «Dai, ti lascio, adesso. Su, fatti bella per Shane.» disse, «Ci sentiamo, e tienimi aggiornata su ogni dettaglio!»
Anche Rebecca rise, «Va bene!» acconsentì, «Ci sentiamo.»
«A presto!» cinguettò Veronica e chiuse la chiamata.
Rebecca scosse la testa, divertita, e posò il cordless sul ripiano in marmo del lavandino, finì di svitare l'applicatore del mascara e iniziò a passarlo sulle ciglia; curiosò nell'astuccio e tirò fuori due rossetti, entrambi rosa, uno più chiaro, l'altro più scuro, e li fissò, indecisa su quale mettere. Dopo un respiro profondo mise via quello scuro.
Tolse il tappo e appoggiò lo stick colorato sul labbro inferiore e si domandò se le labbra di Shane fossero ancora calde e morbide, se fossero ancora capaci di farle bruciare la pelle e farla rabbrividire al solo contatto. Sospirò mentre si passava velocemente il rossetto sulle labbra, rendendosi conto che, dopo quarantatré mesi, si ricordava ancora come fossero le labbra di Shane e com'erano i suoi baci. Erano passati tre anni e sette mesi dall'ultima volta che l'aveva baciato, quel bacio dato con disperazione, passione e... amore.
Rebecca sospirò nuovamente e sistemò i trucchi nell'astuccio, si sistemò i capelli con le mani e, dopo aver preso il cordless, tornò in camera, sistemò il telefono sulla sua base e gettò l'astuccio nella borsa. Controllò di aver preso tutto, afferrò la borsa con la mano destra, il trolley — glielo aveva prestato Georgina, la sua valigia era troppo grossa per una settimana — con la sinistra e uscì dalla stanza, lasciando la porta socchiusa alle sue spalle.
«Finalmente!» esclamò Nicky — si erano incrociati a metà scala — «Stavo per venire a cercarti!» disse prendendole il trolley.
«Ero al telefono con Veronica.» esclamò lei.
«Ma se è andata via l'altro giorno!» disse Nicky, «Siete sempre a spettegolare!»
Rebecca non rispose e scese gli ultimi tre gradini, sorrise quando incrociò lo sguardo di Shane, che gli sembrò più bello del solito, anche se l'aveva visto venti minuti prima. «Noi non spettegoliamo sempre, solo ogni tanto.» replicò rivolgendosi a Nicky e distogliendo lo sguardo da Shane, «Stavamo solamente... chiacchierando, ecco.» sbuffò, nervosa.
Nicky sorrise e l'abbracciò, baciandole la guancia. «Divertiti!» le augurò facendo un passo indietro. «E adesso andatevene!» disse spingendo sua cugina e Shane verso la porta.
Rebecca alzò lo sguardo dal manico della sua borsa, girò appena la testa e lo fissò, più sconvolta che sorpresa — Nicky che le diceva di divertirsi, con Shane, poi, e che non le faceva nessuna raccomandazione era un evento più unico che raro —, e guardò Georgina e Shane, anche loro sconvolti.
«Che c'è?» sbottò Nicky, «Mi guardate come se fossi diventato verde! Non sono diventato verde, vero?»
«Ehm...» Georgina si schiarì la voce. «Li stai praticamente buttando fuori di casa, augurando loro di divertirsi...»
Nicky aprì e chiuse la bocca un paio di volte, come se fosse sorpreso lui stesso da quello che aveva detto e fatto. Inspirò a fondo e incrociò le braccia al petto. «Bhe... uno non può cambiare idea?» chiese e fece un'espressione offesa; Rebecca capì subito che non era veramente offeso o arrabbiato, gli sorrise e lo abbracciò, per poi baciargli le guance. Sorrise ancora e abbracciò Georgina.
«Allora... noi andiamo.» disse Shane e sfiorò la spalla di Rebecca che si girò verso di lui sistemandosi la borsa sulla spalla e sorridendo.
«Sì, andiamo.» esclamò Rebecca, «Ci sentiamo.» disse e seguì Shane che aveva preso il suo trolley.
«Chiamami quando arrivi.»
Rebecca alzò gli occhi al cielo e si girò verso Nicky, «Non sei cambiato.» borbottò e sorrise, prima di girarsi e seguire Shane alla macchina, si fermò dopo aver aperto la portiera e salutò i cugini agitando la mano.
Respirò a fondo, mentre si sedeva e posava la borsa sul pavimento dell'auto. Il primo scoglio era stato superato. E no, non era Nicky con le sue preoccupazioni. Era il non essere saltata addosso a Shane appena l'aveva visto in fondo alle scale. Rebecca gemette, mentre Shane chiudeva il bagagliaio, rendendosi conto che Veronica aveva avuto ragione per l'ennesima volta: avrebbe fatto sesso — no, avrebbe fatto l'amore — con Shane appena ne avrebbe avuto l'occasione.  

***

Rebecca sbuffò. «Perché siamo fermi?» brontolò allungando il collo per poter vedere meglio.
«Credo che ci sia stato un'incidente.» rispose Shane. «Che palle, spero che non rimarremo bloccati qui a lungo.»
Rebecca si accasciò sul sedile con un sospiro. «Odio restare ferma in macchina senza fare nulla.» disse e si accorse che Shane la stava guardando. «Non mi piace.» esclamò guardandolo.
Lui sorrise e tolse le mani dal volante, posandole sulle cosce. «Cosa fai?» le domandò quando la vide aprire la borsa e tirare fuori una borsetta termica. 
«Ho sete.» rispose lei aprendo una bottiglia di te alla pesca, prese due sorsi e sporse la bottiglia verso Shane. «Ne vuoi?» chiese. Shane la osservò sorpreso, sorrise e afferrò la bottiglia.
«Hai anche i Kit Kat?» domandò sorpreso Shane e bevve qualche sorso prima di richiudere la bottiglia e ridarla a Rebecca.
Lei sorrise e staccò un pezzo di cioccolato e lo passò a Shane, che lo prese e lo mangiò. «Forse si muove qualcosa.» disse guardando le macchine che avanzavano lentamente, ingoiò un pezzo di Kit Kat e si rilassò contro il sedile.
«Ci siamo mossi di dieci metri.» notò Shane con uno sbuffo e si girò per guardare Rebecca e sorrise nel vederla magiare tranquillamente, con la bottiglietta stretta fra le ginocchia, gli sembrò così tranquilla e felice che avrebbe voluto stare così, per sempre, anche se erano fermi in auto, bloccati in un ingorgo causato da chissà cosa. Rebecca gli sembrò così perfetta, con la luce del sole che le illuminava il viso, creando giochi di luce sui capelli e sui brillantini che adornavano gli occhiali da sole. Shane inspirò a fondo e si chiese da quando era diventato così sdolcinato. “Da quando l'ho rivista.” pensò e la guardò ancora.
«Ne vuoi ancora?» chiese lei. 
«No.» rispose lui scuotendo brevemente la testa.
Rebecca sospirò. «Mi verrà il culo piatto.» si lamentò. 
Shane sorrise, «Non credo.» disse, «Speriamo di non rimanere qui per delle ore, mia madre ci aspetta per pranzo.» esclamò e guardò Rebecca che lo stava fissando sorpresa. «Ehm... non te l'avevo detto?» chiese anche se sapeva benissimo che non gliela aveva detto, aveva avuto paura — e ce l'aveva ancora — che se le avesse detto che sarebbero andati a pranzo da Mae e Peter, Rebecca avrebbe rifiutato di andare da lui.
Lei scosse la testa, «Non mi hai detto nulla.» rispose e sorrise e lo fece anche Shane, «Non ha nulla da ridire, vero? Non è che si arrabbia?»
«No, stai tranquilla.» la rassicurò lui, «È contenta di vederti.» 
Rebecca si tranquillizzò e risistemò la bottiglia nella borsetta termica, insieme alla confezione di Kit Kat, «Okay.» disse, «Pensavo che avessi in mente un'improvvisata.» 
«Stai tranquilla.» le ripeté Shane e staccò la mano dal volante e la posò sulla sua. «Andrà tutto bene.» disse e guardò la macchina davanti a loro. Respirò lentamente e sorrise quando sentì la mano di Rebecca girarsi e le dita infilarsi fra le sue, le strinse la mano e sorrise ancora di più, pensando che sarebbe andato tutto bene, che avrebbero ritrovato l'intesa che avevano un tempo, che le cose fra di loro si sarebbero sistemate del tutto.

***

Quattro ore dopo Shane fermò l'auto davanti alla casa dei genitori. «Stai tranquilla.» disse a Rebecca, «Mia madre non ha intenzione di mangiarti!» scherzò e Rebecca annuì, «Fai un respiro profondo e rilassati.»
Rebecca annuì ancora e fece un respiro profondo. «Sono pronta.» disse e sorrise. Shane le baciò la guancia e i due scesero.
«Siete arrivati appena in tempo!» esclamò Mae, la madre di Shane, accogliendoli sulla porta, «Ho appena tirato fuori l'arrosto dal forno.» aggiunse e Rebecca rimase sorpresa e quasi imbarazzata dall'abbraccio che ricevette dalla donna, sorrise e la seguì all'interno della casa.
«Te l'ho detto che sarebbe andato tutto bene.» le sussurrò Shane mentre si sedevano a tavola e lei sorrise e annuì, sentendosi tranquilla e serena, come quando era insieme ai suoi zii o a Veronica e ai suoi genitori; e in più c'era Shane, che la rendeva ancora più serena e felice.

«Credo di aver mangiato troppo.» borbottò Rebecca sedendosi sul divano. «Cucina sempre così tanto?»
Shane rise e si sedette accanto a lei, in attesa che Mae portasse loro il caffè — le aveva detto che potevano rimanere al tavolo, ma Mae aveva insistito perché andassero sul divano —, «Sì!» rispose e posò la testa contro lo schienale e chiuse per un'istante gli occhi. «Ha la tendenza a preparare per un reggimento!»
«Anche la mamma di Veronica lo fa.» disse Rebecca, «L'ultima volta ha preparato quasi due chili di insalata di riso!» esclamò e fece una risatina, «Veronica l'ha portato come pranzo al lavoro per tre giorni, il quarto si è rifiutata perché diceva che aveva sognato che un'enorme insalatiera la voleva mangiare!» 
Shane ridacchiò, «La vendetta dell'insalata di riso!» disse e prese la mano di Rebecca e la strinse fra le sue, rimase in silenzio per qualche secondo, guardando Rebecca e sorridendo così tanto che ad un certo punto si convinse che dovesse assomigliare a un'idiota; portò la mano di Rebecca alle labbra e la baciò, per poi guardarla e sorridere ancora di più. «Sono felice che tu sia qui.» sussurrò.
Lei sorrise felice. «Anche io lo sono.» mormorò.
Shane sorrise ancora, fregandosene se potesse assomigliare a un'idiota e le lasciò la mano quando sentì i passi di sua madre.
Bevvero il caffè chiacchierando del più e del meno — come avevano fatto durante il pranzo — e Shane pensò che tutto era perfetto in quel momento: Rebecca e sua madre che chiacchieravano, sua madre che non aveva fatto domande imbarazzanti su di loro, evitando di chiedere cosa c'era fra di loro — dopotutto non lo sapeva neppure lui — o cosa c'era stato.
Era tutto perfetto e a lui gli bastava.

***

Shane lasciò la valigia di Rebecca accanto a letto e la guardò mentre lei posava la borsa sul ripiano della cassettiera. «Hai sonno?» domandò vedendola sbadigliare. 
Lei annuì e si stiracchiò, allungando le braccia sopra la testa, «Sì.» disse e sorrise a Shane.
«Riposati, sono appena le tre.» esclamò lui facendo un passo verso di lei. 
Rebecca lo fissò e posò le mani sui fianchi, in attesa di una mossa di Shane, e lui le si avvicinò ancora di più, le mise le mani sulla vita e strinse piano prima di baciarle la fronte, Rebecca sorrise e fece salire le mani dai suoi fianchi ai bicipiti di Shane, per poi farle scivolare sulle spalle e dietro il collo, posò la testa contro la spalla di Shane e sorrise mentre lui le accarezzava la schiena con gesti lenti e pigri; sbadigliò e chiuse gli occhi rilassandosi ancora di più e pensando che si sarebbe addormentata fra le braccia di Shane, cullata dalle sue carezze.
«Ti stai addormentando?» mormorò Shane baciandole di nuovo la testa. Lei annuì e lui l'accompagnò verso il letto e l'aiutò a sedersi. «Dormi un po'.» le disse e le baciò la guancia.
Rebecca annuì e si slacciò le scarpe, «Va bene.» sbadigliò e sorrise.
«Il bagno è la porta di fronte.» disse Shane, «Nell'armadietto sotto al lavandino ci sono degli asciugamani.»  continuò e Rebecca annuì, «E in quell'armadio» Shane indicò una porta alle sue spalle, «puoi sistemare le tue cose, e dentro troverai altre coperte se dovessi avere freddo e altri cuscini.»
Rebecca annuì, «Ho capito.» disse e si sdraiò, «Grazie.»
Shane sorrise, le baciò la fronte e si avvicinò alla porta, «Io sono di sotto, se ne avessi bisogno.» disse e sorrise un'ultima volta prima di andarsene.
Rebecca lo vide uscire e sorrise, si rialzò in piedi e si avvicinò alla borsa, prese il cellulare e lo controllò per poi posarlo sul ripiano, tirò fuori la bustina con i trucchi e sbadigliò, posò la trousse sulla cassettiera, prese il cellulare e tornò verso il letto, apprezzando la morbidezza del tappeto sotto ai piedi. Si sdraiò, raggomitolandosi in posizione fetale, per poi girarsi prona e sorridere, pensando che Shane era a pochi passi da lei. Sorrise e respirò a fondo e si lasciò sfuggire una risatina che si trasformò in uno sbadiglio quando pensò che Veronica le avrebbe detto che era scema, a starsene lì, in quella stanza, quando Shane era al piano di sotto. Sorridendo chiuse gli occhi e si addormentò.

Rebecca si svegliò e tastò sul letto, trovò il cellulare e lo guardò, vedendo che erano quasi le sei. Si stiracchiò e si mise seduta, passò le mani sul viso e fra i capelli, cercando di pettinarli con le dita. Si guardò attorno e per un attimo non capì dove si trovasse poi, dopo uno sbadiglio, si ricordò che era a casa di Shane. Si alzò in piedi e posò la valigia sul letto e l'aprì, tirando fuori dalla tasca interna le ciabatte che gettò sul pavimento e le indossò. Sistemò i suoi vestiti nell'armadio e andò in bagno.
Guardandosi allo specchio Rebecca sorrise, si legò i capelli in una coda disordinata e uscì.
Shane era al piano di sotto, in salotto, seduto sul divano, che beveva birra mentre guardava una televendita alla tv.
«Dormito bene?» 
Rebecca sorrise e lo raggiunse, «Sì.» disse, «Il letto è comodo.»
Shane annuì e sorrise, «Vuoi?» disse indicando la bottiglia di birra e lei annuì, Shane si alzò e tornò poco dopo con una bottiglia per Rebecca.
«Grazie.» disse lei prendendo la birra dalla mano di Shane e il cuore smise di battere per un'istante quando sfiorò le dita di Shane, portò la bottiglia alle labbra e ne prese un lungo sorso pensando che l'alcol potesse infonderle quel coraggio che le mancava, anche se sarebbe bastato così poco... avrebbe dovuto solo posare la bottiglia sul tavolino, prendere il viso di Shane fra le mani, chiudere gli occhi e baciarlo.
Bevve ancora, rendendosi conto che era facile pensarlo, ma che farlo era tutta un'altra cosa; Veronica le avrebbe detto che era una stupida a lasciarsi sfuggire un'occasione del genere. 
«Cosa vuoi mangiare stasera?» chiese Shane e Rebecca si accorse che lui l'aveva osservata per tutto il tempo, «C'è l'arrosto che mi ha dato mia madre.»
Rebecca sorrise, «L'arrosto era davvero buono, ma preferirei qualcosa di più... leggero, se non ti dispiace.» disse.
Shane annuì, «Va benissimo.» esclamò, «Anzi, direi che è un'ottima idea.» disse e sorrise prima di bere la birra. Rebecca lo guardò, osservando le sue labbra attaccate al foro della bottiglia e desiderò essere quel pezzo di vetro a contatto con la bocca di Shane, per non parlare di quella goccia che stava scendendo lentamente lungo il mento, inspirò lentamente pensando che stesse impazzendo e s'impose di guardare la televisione — tanto era solo una televendita, non c'era nulla da seguire con attenzione — senza pensare a Shane, cosa che le risultò ugualmente difficile, visto che lui era a meno di mezzo metro e lei poteva sentire il suo profumo e se si concentrava, escludendo il rumore della tv, poteva udire il rumore dei suoi respiri.
“Hai bevuto due sorsi e sei già brilla!” si disse guardando il tizio che in tv puliva un tappeto con un aspirapolvere.
«Ho dei petti di pollo e dell'insalata mista in frigo.» disse Shane, «A dire la verità ho l'insalata da una parte, pomodori da un'altra e cetrioli da un'altra ancora.»
Rebecca ridacchiò, «Basta metterli insieme!» scherzò, «Comunque va benissimo.» disse e posò la bottiglia sul tavolino. «Ti aiuto a prepararla.» aggiunse con la speranza che affettare pomodori la distraesse dal pensare a Shane e alle sue labbra; perché Veronica aveva ragione con la sua ipotesi: “Scommetto che tempo due giorni e sarete avvinghiati come due cozze!*” e forse ne aveva troppa di ragione, perché lei si sarebbe avvinghiata a lui anche subito. Respirò a fondo e sorrise. «Secondo te, quel tizio a casa sua passa l'aspirapolvere di sua spontanea volontà?» domandò.
Shane fece una smorfia divertita, «Non lo so.» rispose, «Forse sua moglie lo deve inseguire anche solo per fargli abbassare la tavoletta del cesso.» scherzò. 
«Eh, probabile.» disse Rebecca. 
«Iniziamo a preparare?» chiese Shane, «Mi sono rotto di vedere sto scemo con il grembiule.» 
Rebecca annuì e si alzò in piedi, prese la sua bottiglia e, mentre seguiva Shane in cucina, pensò che non sarebbe stato semplice non pensare a lui in quel modo, soprattutto quando indossava dei pantaloni della tuta che scendevano morbidi sul sedere.
“Sarà dura.” pensò posando la bottiglia sull'isola della cucina, “Durissima.” meditò quando lui le sorrise.

***

Rebecca alzò gli occhi al cielo e sorrise nel leggere il messaggio di Veronica. “Allora... cosa avete fatto di... porco?”
“Non abbiamo fatto nulla! Sono qui da meno di 12 ore!! Sei troppo curiosa!! Su, Bambola, torna a sbaciucchiare il tuo Cicci!” le scrisse in risposta e alzò lo sguardo dallo schermo del cellulare e sussultò quando si ritrovò il viso di Shane a pochi centimetri dal suo, lo guardò negli occhi, che sembravano brillare alla luce della televisione, e poi le labbra, leggermente socchiuse. Inspirò a fondo e tirò indietro la testa, «Ho scritto a Veronica... lei mi ha scritto e io le ho risposto...» borbottò imbarazzata.
Shane le sorrise e si spostò, posando la schiena contro al divano e riprendendo a guardare Armageddon in tv, «Cosa voleva sapere?» domandò.
Rebecca fissò il cellulare che s'illuminò nuovamente, “Io Tommy lo sbaciucchio anche adesso, tu quando inizierai a farlo con mr S.? Devi dirmi tutto!” lesse e si accorse che Shane la stava guardando, in attesa di una risposta, «Ehm... solo sapere come... se...» balbettò, «Cosa stiamo facendo.» rispose e iniziò a digitare un nuovo SMS. “Se continui così non ti dirò proprio un bel tubo!”
Attese che lo schermo diventasse nero e posò il cellulare sul tavolino, con lo schermo verso il basso, pensando a quali torture far subire a Veronica una volta che fosse tornata a Milano; decise di non pensarci e si concentrò sul film — era uno dei preferiti ed era quasi alla fine.
«Rebecca... stai piangendo?» domandò Shane quando il film finì, prese il telecomando e premette i tasti senza guardarlo, gli occhi fissi su Rebecca.
«No.» squittì lei in risposta e si asciugò il viso con le mani.
Shane sorrise e riuscì a spegnere il lettore dvd e la tv, «A me sembra di sì.» disse, «So che è il tuo film preferito ma non avevo idea che ti facesse questo effetto!»
«Mi commuovo sempre.» mormorò Rebecca sentendosi stupida per aver pianto — per un film! — davanti a Shane, «Scusami.»
«Non devi scusarti.» le disse lui e le accarezzò la testa, passando la mani fra i capelli, per poi scendere sulla schiena. «Non sei la sola che piange davanti a un film.» la consolò e le baciò velocemente una tempia.
Rebecca inspirò a fondo e afferrò un tovagliolino di carta, «Lo so.» sussurrò e si asciugò il viso, «Però è così imbarazzante...»
Shane sorrise, «Non preoccuparti.» disse e la strinse a sé e Rebecca posò la testa contro la sua spalla, la fronte contro il collo — la pelle era calda — di Shane.
«Grazie.» disse lei. «Credo che andrò a dormire, sono ancora stanca.»
Shane annuì, «Va bene.» disse e le baciò i capelli, «Buonanotte.» sussurrò e la tenne stretta ancora un attimo prima di lasciarla andare.
Rebecca si alzò in piedi, «Buonanotte.» disse e sorrise, afferrò il cellulare, baciò la guancia di Shane e andò al piano di sopra.
“Sei una scema! Avresti dovuto approfittare e baciarlo come si deve!”
Rebecca scosse la testa ed entrò in bagno, pensando che le chiacchiere di Veronica la tormentavano anche se lei non era lì con lei. Si sciacquò il viso e si lavò le mani, sospirando e pensando che avrebbe voluto tornare da Shane e baciarlo fino a consumarsi le labbra. Invece afferrò l'asciugamani e si asciugò il viso e le mani. Guardò il cellulare e sospirò nel vedere il messaggio di Veronica. “Va bene, aspetto news, allora. Buonanotte! P.S: hai dato il bacino della buona notte a mr S.?”
Rebecca entrò in camera da letto e le venne quasi da ridere mentre immaginava Veronica che le scriveva tutti quegli SMS. Si cambiò e indossò un pigiama corto, legò i capelli in una treccia e inviò la buonanotte a Veronica. Si sdraiò sotto le coperte e pensò che Shane era lì, a pochi metri da lei e si chiese a cosa stesse pensando in quel momento. Era contento di averla lì e lei lo sapeva, altrimenti non l'avrebbe invitata. Si chiese se provasse ancora quello che aveva provato in passato per lei. Sospirò e si sdraiò, dicendosi che non ci doveva pensare, non in quel momento; così abbracciò il cuscino e chiuse gli occhi.

***

Shane si svegliò a causa del tuono. Accese la luce, si alzò in piedi e si avvicinò alla finestra e scostò la tenda, guardando fra le listarelle delle persiane — si era scordato di chiuderle — e chiuse gli occhi quando intravide il lampo. Sobbalzò per il tuono e per l'urlo e si girò, vedendo Rebecca che correva verso il suo letto e si tuffava sotto le coperte.
Tornò al letto e alzò le coperte, sorridendo, quasi intenerito, nel vedere Rebecca tremare spaventata. «Hai paura?» le chiese e trattene una risata quando ci fu l'ennesimo tuono e Rebecca si raggomitolò ancora di più. «Vuoi stare qui?» chiese e lei si limitò ad annuire, «Spostati un po', altrimenti non ci sto.» disse e Rebecca scivolò un po' più in là e Shane si sdraiò e spense la luce. 
«Non ricordavo che avessi paura dei temporali.» 
«Non ho paura.» disse Rebecca, la voce attutita dalle coperte, «Sono terrorizzata, che è diverso.»
Shane sorrise e infilò la mano destra sotto le coperte, trovò la mano di Rebecca e la strinse. «Come fai quando sei a casa, da sola?»
Rebecca rispose con uno strillo quando un altro tuono sconquassò l'aria, «Abbraccio uno dei miei pupazzi!» piagnucolò.
«Rebecca... metti fuori dalle coperte almeno la testa, faccio fatica a capirti.» le disse dolcemente, e lei obbedì, e posò la testa sul cuscino, Shane le sfiorò il viso, scostandole i capelli dalla fronte e sorrise. «Stai tranquilla.» sussurrò, «Ci sono, adesso, qui con te.» continuò a sussurrare mentre le baciava la fronte. «Rilassati e dormi.» disse mentre lei si stringeva a lui, posando la testa sul torace di Shane.
Lui le sfiorò i capelli e ringraziò in silenzio quel temporale che aveva fatto venire Rebecca nel suo letto. Continuò ad accarezzarle i capelli e chiuse gli occhi.

***

«Mi dispiace per stanotte.» disse Rebecca appoggiandosi al bancone della cucina. «Devo esserti sembrata una mentecatta...» aggiunse e si sedette sullo sgabello, «Ho venticinque anni e ho ancora paura dei tuoni.»
Shane sorrise e le mise davanti una tazza di caffè, «Non preoccuparti.» le disse e le scompigliò i capelli. «Tranquilla, eri solo... terrorizzata.» aggiunse, «Cosa vuoi per colazione?»
Rebecca sorseggiò il caffè, «Una brioche o pane e marmellata ai lamponi.» rispose e sorrise, Shane capì che si era tranquillizzata e ne fu felice.
«Ehm... niente marmellata ai lamponi.» disse lui guardando nei pensili della cucina. «C'è solo marmellata all'albicocca.»
«Va bene ugualmente.»
«C'è la Nutella, però.»
Shane la fissò e scoppiò a ridere posando il barattolo sul tavolo.
«La Nutella è perfetta.» disse lei svitando il tappo. «Posso avere un po' di latte da mettere nel caffè?» chiese e sorrise a Shane, ancora divertita dal fatto che avessero parlato nello stesso istante.
«Caldo o freddo?» domandò lui prendendo la bottiglia di latte dal frigo e sorrise, felice che lei fosse lì con lui.
«Freddo va benissimo.» rispose lei. «Spero che non ti abbia dato calci mentre dormivo.»
Shane scosse la testa, «Niente calci, tranquilla.» la rassicurò evitando di dirle che quando si era svegliato lei lo stava abbracciando da dietro, e una delle sue gambe era posata sul suo fianco. E che quella mattina, quando aveva aperto gli occhi, lui non era l'unico a essere sveglio. «Ti sei agitata un pochino mentre ti addormentavi ma poi sei rimasta tranquilla.»
Rebecca annuì e prese il coltello e iniziò a spalmare la Nutella sulla fetta di pane. «Benissimo, ho avuto la conferma che non do calci quando dormo.» disse, «Veronica insiste che la prendo a calci quando dormiamo insieme, ma la realtà è lei che da i calci!»
«Hai dormito con Veronica?»
Lei alzò le spalle, «Bhe, le migliori amiche ogni tanto lo fanno.» rispose e addentò la fetta di pane. «E mi riempe di calci ogni volta...»
Shane sorrise, divertito. «Chissà come farà il suo ragazzo...» 
«Perché non lo hai ancora visto: secondo me i calci di Veronica gli fanno il solletico. Il problema sarebbe se fosse lui a darli, i calci.» scherzò Rebecca e aggiunse il latte al caffè e lo zuccherò, e inzuppò la fetta con la Nutella nel caffè macchiato e alzò lo sguardo quando si accorse che Shane la stava osservando. «Ehm... a me piace così.» si giustificò.
«Non è per quello.» disse lui, «Hai un po' di cioccolato sul naso.» spiegò e allungò a Rebecca un tovagliolino di carta.
Lei lo prese e sorrise, «Mi sporco sempre.» disse tentò di pulirsi, per rinunciare subito, «Dopo mi lavo.» esclamò e riprese a fare colazione. 
«Quella volta...» iniziò Shane, «quando siamo venuti da te...»
«Quando mi avete fatto quell'improvvisata e tu mi hai accusato di averti dato il letto rotto?»
Shane sorrise e chinò la testa, «Sì, quella volta.» disse e alzò il viso, «Tu e Veronica dormivate insieme, quindi? Visto che ci sei venuta ad aprire in biancheria... e anche Veronica è scesa in cucina in mutande e reggiseno...»
Rebecca lo fissò, seria, poi la sua bocca si piegò in un sorriso. «Sì, stavamo dormendo insieme. Una delle poche notti in cui Veronica non mi ha preso a calci.» 
«Mi ricordo ancora la faccia che hai fatto quando hai aperto la porta e ci hai visto.» disse Shane e rise, ricordando quel momento, «Hai aperto la porta, sei sbiancata e hai richiuso la porta.» esclamò trattenendo una risata, «Nicky era sconvolto quanto te, se non di più!» 
Rebecca scosse la testa e rise anche lei. «Perché avevo su una canottiera, le mutande e delle buffe pantofole o perché vi ho chiuso la porta in faccia?»
Shane bevve il suo caffè, «Credo per tutte e due.» rispose, «Credo che non fosse troppo contento che io, Kian e Mark ti avessimo visto in mutande.»
«Se quello scemo di mio cugino mi avesse avvisato non avrei aperto la porta in mutande, e Veronica non sarebbe scesa in cucina mezza nuda.» disse lei e finì di mangiare la fetta di pane, «E qualcuno non avrebbe mangiato la mia ultima crostatina...» aggiunse mentre portava la tazza alle labbra e sorrise prima di bere, trattene una risatina quando vide le guance di Shane arrossarsi.
«Bhe... prenditela con Nicky.» borbottò, «È stato lui a dirmi che potevo mangiarla!» si giustificò e incrociò le braccia al petto, poi sorrise, fece il giro del bancone e l'abbracciò da dietro, le baciò la testa e rise, sentendosi felice, perché lei era lì, perché parlavano, perché ridevano insieme, perché quella notte avevano dormito nello stesso letto — e non importava se era successo solo perché lei aveva paura dei temporali, era accaduto e basta e gli andava bene —, era felice perché Rebecca era lì con lui. Mentre le solleticava la pancia e Rebecca rideva, cercando di divincolarsi, pensò che quelle ultime ventiquattro ore erano state le più felici degli ultimi tre anni e mezzo.
«Dai, basta!» squittì lei e Shane la lasciò andare. «Cosa facciamo oggi?»
Shane la fissò pensando a dove potessero andare. «Hazelwoods?» propose e sperò che lei dicesse di sì, quel posto era romantico e lui aveva bisogno di una spinta, o di un cenno da parte di lei.
Rebecca sembrò pensarci un attimo, poi sorrise. «Direi che è perfetto.» disse.
Shane annuì e si girò, sorridendo ancora di più, e andò alla macchina del caffè e se ne versò un'altra tazza. «Ci prepariamo e andiamo?»
Rebecca lo fissò, «Sì, va bene.» disse e sorrise, «Posso avere un bicchiere d'acqua frizzante?» domandò. 
Shane sorrise e annuì, si voltò e afferrò una bottiglia d'acqua frizzante da frigo — sapeva che piaceva a Rebecca e l'aveva comprata apposta per lei — e riempì un bicchiere per poi posarlo davanti a lei, «Vuoi ancora del caffè?» le chiese e lei scosse la testa, lui prese la tazza e il cucchiaio e li mise nel lavello, si girò verso Rebecca e le sorrise mentre si appoggiava al mobile e incrociava le braccia al petto. «Sono felice che tu sia qui.» disse e sentì le farfalle nello stomaco quando lei gli regalò un sorriso e capì che sarebbe andato tutto bene. 
«Anche io sono felice di essere tornata in Irlanda.» disse lei, «E di essere qui con te.» 
E il cuore di Shane fece una capriola e avrebbe voluto farla anche lui o camminare sulle mani o fare un salto all'indietro — se ne fosse stato capace — perché quelle parole lo avevano riempito di felicità e gioia, si sentiva così contento che temette di esplodere.
«Vado a prepararmi.» esclamò Rebecca alzandosi e Shane si limitò ad annuire, troppo felice per dire solo qualcosa. Rebecca uscì dalla cucina e Shane iniziò a sistemare quello che avevano usato per fare colazione — e si rese conto in quel momento di non aver praticamente toccato la sua fetta di pane e Nutella così iniziò a finirla —  e a sciacquare le tazze e i cucchiai prima di infilarli nella lavastoviglie.

***

Stavano passeggiando da quasi un'ora, camminando uno di fianco all'altra, le mani che si sfioravano e Rebecca si maledì da sola perché non trovava il coraggio di prendere la mano di Shane, poi inspirò con lentezza, apprezzando l'odore dei fiori, dell'erba appena tagliata, di corteccia e resina. I due si sedettero su una panchina, ancora più vicini di prima.
«Mi piace questo posto.» disse Rebecca e si tolse gli occhiali da sole e sorrise a Shane, «Erano almeno cinque anni che non venivo qui.» aggiunse e fissò le lenti scure, passò l'indice sopra i brillantini che decoravano le stanghette.
Shane la fissò e sorrise, le posò un braccio sulle spalle e l'attrasse a sé, le baciò la testa e posò la guancia su di essa; Rebecca chiuse gli occhi e inspirò il profumo di Shane, apprezzando la sua mano che le accarezzava la spalla e il braccio e il calore della sua pelle. Infilò gli occhiali da sole nella borsa e abbracciò Shane, per poi alzare il viso e baciargli la guancia a occhi chiusi e si bloccò quando percepì lo sguardo di Shane su di sé, socchiuse gli occhi e sorrise prima di posare la mano destra sulla guancia sinistra di Shane e sporgersi verso di lui e, infine, baciargli le labbra con tenerezza, per poi dischiudere le labbra e chiudere gli occhi mentre lui la stringeva, posandole una mano sulla nuca e approfondendo il bacio.
Non pensò a nulla in quel momento, la sua mente era concentrata su quel bacio, sulla bocca di Shane sulla sua, sulle sue mani, sul suo corpo...
Shane sorrise quando il bacio finì e le sfiorò la fronte con le labbra, «Non me l'aspettavo.» sussurrò, «Mi hai sorpreso.»
Rebecca sorrise. «Ho sorpreso anche me.» disse e si sistemò meglio fra le sue braccia. «Spero che non ti...» si fermò, alla ricerca delle parole giuste da usare, «Dispiaciuto.» disse.
«No.» replicò Shane, «È il contrario: mi è piaciuto molto.» disse con un sorriso e le baciò di nuovo la testa. «Sono felicissimo.» mormorò, «Tu non sai quanto.»
Rebecca si sentì tranquilla, aveva avuto paura che la sua impulsività avrebbe fatto danni, invece non era così. Sorrise, pensando a cosa avrebbe detto Veronica di quel bacio, probabilmente avrebbe urlato di gioia e gridato che era ora.
Rebecca arrossì quando dal suo stomaco provenì un brontolio e strizzò gli occhi, imbarazzata.
«Hai fame?» chiese Shane, «Andiamo a mangiare.»
«Mi sento così imbarazzata...» mormorò lei e si scostò da Shane.
«Non è mica la prima volta che sento il tuo stomaco che brontola!» esclamò lui e si alzò in piedi e porse la mano a Rebecca che l'afferrò e la strinse per poi intrecciare le dita con quelle di Shane

***

«Ci stiamo comportando...» mormorò Shane stringendo il labbro inferiore di Rebecca fra i denti, «Come due ragazzini.» sospirò baciandola.
Rebecca sorrise e gli accarezzò il retro del collo, per poi spostare il viso e baciargli una guancia. «Sì.» riuscì a dire, i baci di Shane le stavano facendo perdere ogni capacità cognitiva. Non sapeva da quanto fossero sul divano del salotto di Shane a baciarsi, l'unica cosa di cui era certa era che non avrebbe voluto smettere di farlo, anche se aveva le labbra che le facevano male per i tanti baci.
«Devo rispondere...» mugugnò Shane quando il telefono squillò e fece per alzarsi ma Rebecca lo riattirò a sé.
«Lascialo suonare...» soffiò lei riprendendo a baciarlo, «Tanto hai la segreteria.»
«Giusto.» fece lui e sorrise socchiudendo gli occhi, «C'è la segreteria...»
«Ehi, Shane, sono Nicky... volevo sapere come sta Bex perché l'ho chiamata ma non risponde...»
«Oh, Nicky... sei un guastafeste!» borbottò Shane mettendosi in ginocchio, «Ehi, Nico!» disse dopo aver preso il cordless,  «Rebecca è qui, adesso te la passo.»
Lei sbuffò e si mise seduta, «Ciao Nico.» borbottò, «Cosa vuoi?»
«Solo sentirti!» rispose lui, «Perché hai il cellulare spento?»
Rebecca aggrottò le sopracciglia, il suo cellulare era acceso, ne era sicura; afferrò la borsetta e prese il cellulare. «È spento.» rispose, «Si deve essere scaricata la batteria e non me ne sono accorta.»
«Dovresti stare più attenta!» la sgridò Nicky. «E se ti fosse successo qualcosa?»
Rebecca sospirò, «Sono a casa di Shane, con lui, cosa vuoi che succeda?» disse lei, «Sei sempre il solito, ti preoccupi troppo!»
«Lo sai che mi preoccupo per te!»
«Hai due bimbi per cui preoccuparti, adesso.» disse Rebecca e sorrise a Shane che le aveva preso la mano fra le sue, «Sono grande, ormai, non ho più diciassette anni!»
Nicky sospirò, «Lo so.» borbottò, «Ma tu sai che non posso fare a meno di preoccuparmi!»
Rebecca rise per poi bloccarsi quando sentì le labbra di Shane sulla spalla, «Lo so, Nico.» disse, «Ma non devi farlo o ti diventeranno i capelli bianchi prima del tempo!» scherzò, evitando di guardare Shane, perché se lo avesse fatto, avrebbe buttato il telefono e allora sì che Nicky avrebbe avuto una ragione per arrabbiarsi.
«Bhe, Bex, vedi di non far scaricare la batteria del telefono e io non mi preoccuperò.» esclamò, «Non così tanto, almeno!»
Rebecca ridacchiò, «Tu non cambierai mai!» disse.
«Eh, lo so.» pronunciò lui, «Dai, adesso che so che stai bene sono più tranquillo.» disse, «Ci vediamo fra qualche giorno.» aggiunse e riattaccò.
Rebecca sorrise e guardò Shane, «Non dovresti baciarmi mentre parlo con Nicky.» sussurrò e posò il cordless sul tavolino, «Hai rischiato che gettassi via il telefono e allora ci saremo trovati Nicky qui in due ore scarse!»
«Lo avrei mandato via.» disse lui baciandole il viso, «Anche con un calcio, se necessario.» mormorò e le baciò le labbra. «Vuoi una birra?» chiese e Rebecca annuì e osservò Shane che si alzava e andava in cucina e pensò che era bello baciarlo e abbracciarlo, stringersi a lui e respirare il suo profumo. Sorrise e piegò le gambe, portando i piedi sotto al sedere e appoggiandosi con il fianco allo schienale del divano.
Shane tornò con due bottiglie di birra già stappate e un sacchetto di patatine alla paprika; Rebecca sorseggiò la birra che le rinfrescò la gola e prese un paio di patatine e le sgranocchiò lentamente, guardò Shane e gli sorrise.
Lui posò la bottiglia sul tavolino e la baciò, le sfiorò il labbro inferiore con la lingua e la baciò di nuovo; Rebecca lo guardò sorpresa. «Avevi un briciola sul labbro.» 
Rebecca sorrise e mangiò altre patatine e pensò che avrebbe voluto riempirsi di briciole, se Shane le avesse dato un bacio per ognuna. “Oddio, sto pensando come Veronica!” pensò e mandò giù un sorso di birra, guardando il televisore, e sperò di avere qualche briciola addosso, cosi che Shane potesse baciarla di nuovo.
«A cosa pensi?» 
Rebecca guardò Shane e sperò di non essere diventata rossa, «A nulla di particolare.» rispose e bevve di nuovo, Shane le posò una braccio sulle spalle e le baciò la testa, Rebecca sorrise e si accoccolò su di lui e posò la testa sulla sua spalla.

***

“Sei una cretina. Avete passato tutto il pomeriggio a sbaciucchiarvi e adesso dormite in due camere diverse?”
Rebecca sospirò nel leggere l'SMS di Veronica, “Abbiamo deciso di andare con calma.” scrisse e inviò il messaggio. Si sedette sul letto e allungò le gambe.
“Siete cretini entrambi, allora.”
“Grazie.”

Rebecca posò la testa contro la parete dietro il letto e sospirò di nuovo pensando che forse Veronica aveva ragione; ma lo avevano deciso insieme di fare le cose con calma. 
“Prego.”
E non avevano ancora parlato di quello che era successo nel 2003... avevano — o almeno, lei ce l'aveva — un buon motivo per andare con calma. Non voleva rischiare di bruciare tutto quanto prima del tempo. 
“Buonanotte, Veronica. Ti voglio bene anche se ogni tanto sei una scassa palle.” scrisse.
“Buonanotte. E tromba!”
Rebecca non riuscì a trattenere una risatina, spense il cellulare e s'infilò sotto alle coperte.

***

Rebecca arrancò dietro Shane. Era il quarto giorno che era lì con lui e, in quel momento, stavano andando a fare un pic-nic. Su una scogliera.
Shane le aveva detto che era un posto molto tranquillo e che c'era una bellissima vista. All'inizio ne era stata entusiasta ma in quel momento l'unica cosa che voleva era sedersi. «Quanto manca?» chiese.
«Siamo quasi arrivati.» rispose Shane, «Giuro. Ancora qualche metro...»
Rebecca annuì lentamente e sorrise quando Shane si fermò dopo cinquanta metri, fra due scogli. Shane stese la coperta e Rebecca vi si sedette sopra, allungando le mani e inspirando l'odore dell'oceano. «È bellissimo!» disse.
Shane sorrise e si mise accanto a lei e le baciò le labbra. «Lo so.» sussurrò guardandola, «È per questo che ti ho portato qui.»
Rimasero qualche minuto abbracciati, baciandosi ogni tanto. «Mangiamo.» le disse Shane a un certo punto e Rebecca annuì. Aprirono il cesto da pic-nic e iniziarono a tirare fuori tramezzini, ciotole di insalata e bottiglie d'acqua. 
«Sono buonissimi.» disse Shane mangiando un tramezzino al tonno.
Rebecca rise, «Per forza, li abbiamo fatto noi!» esclamò, lei e Shane avevano preparato i tramezzini la sera prima. Mangiarono ridendo, imboccandosi a vicenda, dandosi un bacio ogni tanto.
Finirono di pranzare e rimisero gli avanzi nel cestino e si sdraiarono, stando vicini, sulla coperta. Shane afferrò la mano di Rebecca e la strinse, la portò alle labbra e ne baciò il dorso; lei si sdraiò su un fianco e gli sfiorò il torace, passò l'indice sul collo della maglietta e sfiorò il viso di Shane per poi baciarlo sulle labbra con gli occhi socchiusi, chiudendoli quando Shane l'abbracciò e la face sdraiare su di sé, accarezzandole la schiena e infilandole la mano sotto la maglia, arrivando a toccarle il reggiseno e slacciandolo.
Rebecca sospirò e gli infilò le mani fra i capelli senza smettere di baciarlo, pensando che sarebbe bastato pochissimo e si sarebbe lasciata andare. 
«Adoro il tuo profumo.» mormorò Shane fra un bacio e l'altro sul collo, «Mi fa impazzire.» bisbigliò sfiorandole l'orecchio con le labbra per poi sorridere e baciarle le labbra.
Rebecca alzò la testa e lo guardò e sorrise, «Anche tu mi fai impazzire.» disse e lo baciò nuovamente, e Shane sorrise e le slacciò il reggiseno, per poi baciarle di nuovo il collo e lei rise, felice e gli sfiorò il viso con le mani; lui la fece girare, mettendosi sopra di lei e infilano le mani sotto alla maglietta, arrivando a sfiorarle il seno e Rebecca gemette a quel contatto e chiuse di nuovo gli occhi mentre le mani di Shane scendevano, toccandole il ventre e arrivando a sfiorarle il bottone dei pantaloncini dei jeans.
«Shane...» soffiò Rebecca, «siamo in un luogo pubblico.» mormorò.
«Non ci vede nessuno.» replicò lui sorridendo e le baciò la gola, slacciandole il bottone e facendo scendere la cerniera. «Siamo solo io e te.» mormorò sfiorandole le mutandine.
“Taci e goditi il momento.” pensò chiudendo gli occhi per aprirli di colpo qualche secondo dopo, «Ehm... Shane, saremo soli... ma piove.» disse dopo che la terza goccia d'acqua la colpì sulla fronte.
Shane si mise in ginocchio e alzò il viso per guardare il cielo e una goccia gli bagnò il naso. «Hai ragione.» disse, «Piove.»
Rebecca rise e strillò quando la pioggerellina si trasformò in un acquazzone estivo, si allacciò i pantaloncini, infilò le scarpe — le aveva tolte quando aveva finito di mangiare —  mentre Shane chiudeva il cestino da pic-nic e appallottolava la coperta. Corsero fino alla macchina rischiando di cadere un paio di volte. Risero, una volta dentro l'abitacolo e Shane passò la felpa che aveva lasciato sul sedile posteriore a Rebecca dicendole di usarla per scaldarsi un attimo.
Lei indossò la felpa e alzò il cappuccio sulla testa, «Stupida pioggia.» borbottò mentre si asciugava il viso con la manica.
«Già.» concordò Shane facendo manovra, «Ci ha interrotti...»
Rebecca lo guardò e sorrise. «Forse è stato Nicky a mandarla, visto che continua rompere!» disse.
Shane rise, «Forse hai ragione.» esclamò, «È un guastafeste!» aggiunse e tolse la mano dal volante per stringere quella di Rebecca. 
Quindici minuti dopo arrivarono a casa di Shane e lui andò subito a prendere un asciugamano dal bagno e lo posò sulle spalle di Rebecca. «Fatti una doccia calda, tremi.» le disse mentre le tamponava i capelli.
Rebecca sorrise e gli circondò il collo con le braccia, «Okay.» mormorò fissandolo negli occhi, «Ma solo se vieni con me.» aggiunse e lo baciò brevemente sulle labbra.
Shane sorrise, «Sicura?» domandò e lei annuì, «Allora... vengo con te.» mormorò sfiorandole il viso con le labbra.
«Bhe... qualcuno ha iniziato a slacciarmi il reggiseno e non ha finito...» la voce di Rebecca era languida mentre si stringeva a lui; Shane sorrise e la baciò per poi prenderle la mano e portarla verso il bagno, le fece cadere l'asciugamano e le tolse la maglia e il reggiseno; la baciò mentre le slacciava cadere i jeans e li spingeva giù insieme alle mutandine.
Rebecca socchiuse gli occhi e slacciò la cintura dei jeans di Shane, fece uscire il pulsante dall'asola e abbassò la cerniera e sorrise mentre lui le baciava il collo, reclinò la testa e gemette mentre Shane le accarezzava la schiena. Per un attimo si chiese se stesse facendo la cosa giusta, poi Shane le baciò le labbra guardandola e sorridendo e lei pensò che sì, stava facendo la cosa giusta. 

***

Shane si rigirò nel letto e circondò la vita di Rebecca con un braccio e le baciò la spalla nuda, pensando che era bellissima, che tutto, in quel momento era bellissimo e perfetto; lei era lì con lui, e dormiva tranquilla, con gli occhi chiusi, le labbra dischiuse e il corpo rilassato per il sonno. Inspirò il profumo di lei e sorrise contro la spalla di lei, stringendola ancora di più e sentendosi fortunato perché lei era lì con lui, fra le sue braccia. E non gli importò più di Nicky che chiamava ogni pomeriggio Rebecca con una scusa solo per sapere come stava, o di sua madre che continuava a invitarli a pranzo o a cena. 
Gli importava solo di Rebecca.

Shane aprì gli occhi e vide Rebecca che lo guardava sorridendo. «Che ore sono?» domandò trattenendo uno sbadiglio.
«Quasi le nove.» rispose lei e gli toccò il viso, passando le dita fra i capelli. «Cosa facciamo oggi?» chiese e sorrise quando lui sbadigliò.
«Quello che vuoi.» rispose Shane sporgendosi verso di lei e baciandole le labbra. «Per me possiamo stare anche qui tutto il giorno.» sussurrò baciandola di nuovo.
Rebecca sorrise, «Sembra perfetto.» disse, «Però prima vorrei un caffè.» aggiunse, «Ho un po' di fame.»
«Giusto.» rise Shane, «Dobbiamo avere un po' di energia...» disse e l'abbracciò, le schioccò un bacio sulla guancia e sorrise. 
Fecero colazione e uscirono sul patio che c'era sul retro della casa, il cielo era sereno e una leggera brezza faceva dondolare le fronde degli alberi. Si sedettero sul divano a dondolo e rimasero in silenzio per qualche istante.
«Speriamo che oggi non piova.» borbottò Rebecca passando una mano fra i capelli.
«Il meteo da bel tempo.» replicò Shane. «Ma tanto se abbiamo deciso di rimanercene a letto...» sussurrò e le lasciò un bacio sul collo.
Rebecca ridacchiò e sorrise. «Però se c'è il sole è meglio.» disse e lo guardò per poi voltare subito la testa dalla parte opposta.
«Cosa c'è?» chiese lui.
«Hai sentito?» fece lei e si alzò.
«Sentito cosa?» disse Shane e seguì Rebecca lungo il giardino. «Rebecca...» la chiamò ma lei lo ignorò e si avvicinò alla legnaia. 
«Sembra un gattino.» disse lei voltandosi verso di lui e mettendogli una mano sulle labbra. «Ascolta.» sussurrò.
Shane la fissò e rimase in ascolto e gli sembrò di sentire come un miagolio.
«Hai ragione.» sussurrò e lei sorrise, si girò e aprì piano la porta di legno.
«Micio... micetto...» chiamò piano chinandosi e guardandosi attorno, anche Shane si chinò e l'aiuto mentre il miagolio si faceva più forte.
«Eccoti!» mormorò Rebecca infilando la mano dietro un ciocco di legno e osservò il gattino che cercò di nascondersi; Rebecca lo prese e lo portò al petto e accarezzò il pelo bianco e nero, si girò verso Shane e sorrise, «Sembra abbandonato.» disse e i due uscirono dalla legnaia.
«Magari si è solo perso.» esclamò Shane.
«A me sembra troppo magro.» replicò lei, «Sento le costole.»
Entrarono in casa e Shane recuperò una scatola da scarpe vuota e uno strofinaccio macchiato che aveva intenzione di buttare, lo sistemò nella scatola e Rebecca vi adagiò il gattino che miagolo, quasi disperato. «Credo che abbia fame e sete.» esclamò Rebecca
«L'acqua ce l'ho, ma non ho cibo per gatti.» disse Shane.
Rebecca sfiorò la schiena del micetto, «Possiamo dargli un po' di prosciutto.» propose e Shane annuì, si alzò in piedi e andò in cucina, mentre lei continuò ad accarezzare il gattino; Shane tornò dopo un paio di minuti con una tazzina piena d'acqua e un piattino con del prosciutto fatto a pezzetti, posò il tutto nella scatola e il micetto iniziò a magiare e a bere.
«Fai piano.» disse Rebecca sfiorando la testolina del gattino, «Ti va di traverso.» 
Il gattino finì di mangiare poi si acciambellò in un angolo della scatola, sbadigliò e iniziò a dormire.
«Com'è carino!» cinguettò Rebecca.
«Se è abbandonato... vuoi tenerlo?»
Rebecca voltò di scatto la testa e fissò Shane. «Eh?» fece sorpresa. «Io non so cosa bisogna fare per portarlo in Italia... e credo sia troppo piccolo per viaggiare in aereo.»
Shane sorrise e le toccò i capelli. «Intendevo dire che resta qui, con me.» spiegò. «Sarà il... nostro gattino ma starà qui. Lo sai che puoi venire quando vuoi.» aggiunse e le strinse le mani.
«E quando sarai via?» chiese lei sorpresa da quella che le sembrò una dichiarazione, una un po' strana ma pur sempre una dichiarazione.
Lui scrollò le spalle, «Ci penserà mia madre.» rispose.
Rebecca annuì e gli buttò le braccia al collo e lo baciò impetuosamente sulle labbra, «Sei un tesoro, lo sai?» esclamò e sorrise, Shane rise e le baciò il naso. «Dovremmo portare il micetto dal veterinario per vedere se sta bene e bisogna comprare un po' di cose.» aggiunse e guardò il micetto che dormiva tranquillo.

***

Il veterinario decretò che il micetto era un maschio, che aveva circa settanta giorni, che bisognava sverminarlo e che era leggermente denutrito. Mentre il medico visitava il gattino che si ribellava, allungando le zampette e cercando di graffiare il dottore, Shane e Rebecca decisero il nome del micetto: Felix.
«Non credi di aver esagerato con i giochini?» chiese Rebecca mentre Shane prendeva dal bagagliaio la scatola piena di palline, topolini di stoffa e piume colorate, croccantini per gattini e cibo umido.
«No.» rispose Shane, «Se non ci sono ci può giocare.» disse.
Rebecca non replicò e afferrò il trasportino con dentro Felix che miagolò, sentendosi sballottato qua e là. «Scusa.» disse lei, «Due minuti e ti libero.» sussurrò, aprì la porta d'ingresso e andò in salotto, si sedette accanto al tappeto e aprì la porticina del trasportino e Felix avanzò piano, guardandosi attorno e uscì mentre Shane entrava in casa con la scatola, la lettiera chiusa e un sacchetto di sabbia profumata.
«Potresti aiutarmi!» esclamò Shane cercando di posare qualcosa a terra senza far cadere il resto.
«Abbassa la voce, hai spaventato Felix!» disse lei osservando il gattino che correva, spaventato, a nascondersi nel trasportino.
Shane non disse nulla e sorrise e posò tutto quanto sul divano. «Scusa.» disse, «Adesso sistemo qui e poi pranziamo.»
Rebecca annuì e prese il gattino, accarezzandogli la schiena per tranquillizzarlo. 
«Ti voglio bene.» sussurrò Shane baciandole la testa.
Lei lo fissò sorpresa, la bocca aperta e la mano ferma sulla schiena di Felix. «Anche io ti voglio bene.» disse.
Shane sorrise e s'inginocchiò accanto a lei, grattò la testa di Felix, fra le orecchie e il gattino fece le fusa. Guardò Rebecca e le sorrise prima di prenderle il viso fra le mani e baciarlo. 
«La cuccia è ancora in macchina.» le disse Shane, «Vai tu o vado io?»
«Vado io.» esclamò Rebecca e si alzò in piedi e andò a prendere la cuccia a forma  di casetta, tornò in casa e la sistemò in un angolo del salotto e osservò il gattino che giocava con una pallina che Shane gli aveva dato. Sorrise e ripensò a quello che le aveva appena detto lui, e sentì lo stomaco che si attorcigliava. Lui le voleva bene. 
Le voleva ancora bene.
Doveva avvertire Veronica.

***

«Non sali sul divano.» esclamò Shane guardando Felix ai suoi piedi, che si allungava per cercare di salire sul divano insieme a lui e Rebecca. Il gattino miagolò e allungò una zampetta, sfiorando la gamba di Shane. «Ho detto di no.» disse lui.
Rebecca sorrise e posò la testa sulla spalla di Shane. «Guarda che occhioni da cucciolo...» esclamò, «Come fai a resistere?»
«Non voglio che impari a salire.» replicò lui e guardò nuovamente il gattino che era salito sul suo piede e miagolava, in piedi sulle zampe posteriori mentre quelle anteriori erano tese verso l'alto. Shane inspirò a fondo, poi si piegò in avanti e afferrò il gattino.  «E va bene.» borbottò e posò il gattino sulle sue gambe.
Rebecca ridacchiò, «Uh, dove sono finiti i: non sali sul divano, non ti faccio salire altrimenti prendi il vizio, anche se mi fai gli occhioni dolci non sali?» scherzò.
Shane le lanciò uno sguardo e accarezzò la schiena del micetto che zampettò verso Rebecca, «Ho il cuore tenero.» ammise. Rebecca sorrise e guardò Felix che si arrampicava sulla sua coscia.
«Lo sapevo che non avresti resistito a lungo.» disse e lei e si sporse verso di lui e lo baciò, rise quando il gattino iniziò a giocare con i capelli. 
Shane sorrise e l'attrasse a sé per poi baciarle la testa. «Non riesco a credere che fra tre giorni ti devo portare da Nicky.» sospirò fra i suoi capelli, «Mi mancherai.» 
«Anche tu.» disse lei. «E anche lui.» aggiunse togliendo una ciocca di capelli dalle zampe del gattino. «Ma tanto se mi hai detto che posso venire quando voglio....»
Shane sorrise, «Ed è vero.» disse, «Puoi venire quando vuoi.» mormorò e le baciò di nuovo la testa. 

***

Rebecca fissò Felix che giocava con una piuma mossa da Mae.
«Starà benissimo.» le sussurrò Shane, «Non preoccuparti.»
Lei annuì e afferrò la borsa che aveva posato sul tavolo, la valigia era già in macchina. «Lo so.» disse. «Mi mancherà.» mormorò e sorrise a Shane.
«Noi andiamo.» disse lui, «Ci vediamo domani.» aggiunse rivolgendosi a sua madre che annuì e li salutò.
I due uscirono e salirono in auto. 
«Quando pensi di tornare?» chiese Shane mentre partiva.
Rebecca rimase in silenzio per qualche istante. «Non lo so.» rispose, «Dipende da un sacco di cose.» aggiunse, «Forse per Natale.»
Shane strinse il volante pensando che Natale era troppo lontano per i suoi gusti. «Prima non riesci?» chiese.
Lei scrollò le spalle, «Non lo so.» rispose, «Spero di riuscirci, ovviamente. Natale è troppo lontano.»
Lui sorrise e le strinse la mano. «Giusto.» sussurrò, «Però potrei venire anche io, almeno per un paio di giorni.» propose e Rebecca annuì, felice.
«Avvisami, però.» disse lei, «Non fare come Nicky!»
Shane rise, «Certo che ti avviso, e comunque verrei da solo, Nicky e gli altri li lascio a casa!»
Anche Rebecca rise, «Meno male!» disse e lo guardò sorridendo, sentendosi felice come non lo era da molto tempo. Ed era sicura che sarebbe andato tutto bene, che lei e Shane sarebbero stati felici, insieme.

Salve! Capitolo lungo anche questo, scritto in due settimane perché ho avuto un blocco, passato dopo che Ben Montague ha stellinato un mio tweet, in italiano, dove mi lamentavo che lui andava a Roma e io sarei rimasta a casa. Caro lui *o* E mi chiedo se ha tradotto quello che ho scritto xD 
Argh, sti due mi faranno diventare matta! E credetemi, nel prossimo mi faranno diventare matta sul serio! Non so, Rebecca non è stupida, è solo deficiente alcune volte, così come Shane.
Questo capitolo è molto Rebecca Shane centrico, anche se appaiono Nicky, Georgina e i genitori di Shane. E Veronica, che tormenta Rebecca anche se non è effettivamente presente. Ci voleva qualcuno che pungolasse Rebecca xD 

   
 
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