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Autore: Vala    29/08/2008    0 recensioni
- “Ho sentito le acclamazioni, come al solito hai vinto tu! Non c’è storia contro il grande Fuji Shusuke, il grande, l’unico, il solo…”.
“Devo andare in bagno!”.
Fuji entrò di corsa tagliando corto la sfilza di complimenti di Momo. Qualcosa l’aveva morso. Si infilò una mano in tasca ed estrasse una pallina da tennis.
“Insomma, ma ti pare!”.
“Quello non la finiva più! E io ho fame! Cibooooooooo!!”.
Fuji sospirò. Camilla non era mai stata una pallina paziente. -
La prima fanfic che ho scritto interamente dedicata a Camilla, Prima Pallina Ammaestrata. Perchè Pallina Ammaestrata? Se conoscete il manga e un minimo delle leggi naturali, o le palline di Fuji sono ammaestrate o quella storia è ambientata in un altro pianeta...
Genere: Demenziale, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Fuji Shusuke, Nuovo Personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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L’aria fredda del mattino le solleticava il pelo mentre saettava con maestria attraverso il campo, carezzava per un soffio la rete, per poi tornare ubbidiente in mano al suo padroncino…beh, magari non tanto ubbidiente…
"Fuji, insomma! Metti a nanna Camilla e giochiamo con una pallina normale, oggi non ne vuole sapere di venire da questa parte del campo!".
Fuji guardò sconsolato la sua amata Camilla che per tutta risposta prese a fargli le fusa. Quel rumorino di sottofondo era troppo delicato per interromperlo bruscamente con una sgridata. Scosse il capo sorridendo indulgente alla pallina mentre la lanciava in aria per l’ennesima volta. Camilla venne scagliata a forza dall’altra parte del campo. La racchetta di Eiji era pronta a prenderla al volo, senza rimbalzi per non correre il rischio che quella birichina ne combinasse una delle sue, e con grazia e cautela per non farle male essendo ancora i primi tiri di riscaldamento, la rimandò al mittente con un tiro debole. O almeno doveva essere un tiro debole. Camilla tornò tra le braccia di Fuji come un tornado devastante. Un bolide privo di controllo piombò sul petto del ragazzo impreparato ad una simile reazione. Fuji cadde a terra e si scatenò il finimondo: Camilla prese a saltellargli attorno nervosa, pareva impazzita, non si capacitava di aver fatto male al suo prezioso cucciolo. L’oroscopo l’aveva avvertita che solo lei avrebbe potuto scacciare la malasorte dal ragazzo, ma non credeva di fargli correre rischi così atroci standogli appiccicata. Era inconsolabile.
"Fuji, tutto ben…?!".
Eiji, appena giunto a soccorrere l’amico, non vedendo la povera pallina disperata, ci mise un piede sopra e cadde di conseguenza in malo modo. Effetto a catena. Camilla, scombussolata dalla cosa, fu calciata da un preoccupatissimo Oishi che aveva visto il suo ragazzo cadere e non aveva potuto afferrarlo al volo. La mamma del Seigaku continuava a ronzare attorno al compagno di doppio come poco prima aveva fatto Camilla con Fuji, tastando e verificando le condizioni. Quando si fu accertato che poteva muoverlo senza apparenti conseguenze, lo prese in braccio tra le proteste dell’amato e lo portò di peso in infermeria. Nel mentre, Fuji che si era ripreso un pochino dal contraccolpo e si era messo a sedere puntellandosi con le mani, venne atterrato nuovamente da un tiro di Echizen che per provare una nuova mossa ad effetto aveva utilizzato una posizione impossibile per tirare decentemente, con conseguenze nefaste. Tezuka, finalmente accortosi del danno, prima che potesse tramutarsi in qualcosa di irreparabile, si accostò ad Echizen per impartirgli nuove lezioni per migliorare la tecnica e soprattutto la mira. Casualità volle che Momo e Kaidoh in quel momento stessero litigando ai margini del campo da tennis, discutendo su chi dei due meritasse di passare per primo.
"Io sono più resistente!".
"Io sono più forte!".
"Io sono più figo!".
"Io sono più richiesto!".
"Io puzzo di meno!".
"Io so saltare più in alto!".
"Io so saltare più in lungo!".
"Dimostralo!!".
Presero la rincorsa insieme, insieme spiccarono il salto ed insieme atterrarono sullo stomaco di Fuji ancora sdraiato sul campo a pochi metri dalla rete. I due contendenti sbiancarono.
"Io non sono stato!".
"Io non ero presente!".
"Io ero già ad allenarmi!".
"Io sono già ad allenarmi!".
E via come il fulmine. Fuji a terra ebbe appena il tempo di rantolare e guardare il sole per l’ultima volta prima di chiudere gli occhi. Addio mondo crudele. Addio divina provvidenza. Addio campionato di tennis. Addio Tezuka adorato. Addio cara Camilla. Addio…
"Fuji!! Tutto bene?!".
Ah, Taka-san! Quando tutto sta per precipitare e pare non vi sia nulla a questo mondo, ecco che compare il volto sorridente di Taka, i suoi modi gentili, le sue premure, il suo divino sushi! Fuji gli sorrise radioso. Non avrebbe dovuto farlo. Ebbe l’effetto di cento, mille racchette sul povero sempliciotto il cui naso spruzzava quantità industriali di sangue. Era indemoniato. Fuji, temendo di essere colpito di nuovo, tentò di strisciare via furtivamente, ma andò a sbattere contro le gambe di Inui che stava prendendo appunti sull’emorragia del cuoco. Si sistemò gli occhiali e lo squadrò dalla punta delle scarpe a quella dei capelli perfetti.
"Fuji! Cosa ti è successo?!".
"Inui…ti prego, mi fa male dappertutto, dammi qualcosa per stare meglio…!".
Nella sua disperata ricerca di aiuto, il povero Fuji non si rese conto del sorriso sadico comparso sul sorriso del suo sedicente salvatore. Gli si aggrappò ai pantaloni come se solo lui potesse salvarlo. E mentre il sole raggiungeva lo zenit, mentre tutti avevano ripreso la loro attività quotidiana, mentre i grilli diffondevano nell’aria la loro intensa melodia, dagli spogliatoi un urlo disperato raggelò il sangue della squadra di tennis. Un urlo che non aveva nulla di umano. L’urlo di una pallina disperatamente in lacrime.
"Fujiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!".

La questione era seria. Il club di tennis del Seigaku si riunirono in gran segreto dopo la fine delle lezioni per discutere dell’accaduto. Tezuka manteneva la sua solita espressione amorfa, ma Oishi capiva bene quello che doveva provare dentro di sé nel vedere il suo adorato Fuji sdraiato sul lettino dell’infermeria, privo di sensi. A nulla era valso scuoterlo, gettargli addosso una secchiata d’acqua, strofinargli addosso un allarmato Tezuka seminudo. Non si era svegliato. Ed erano passate due ore. Il suo respiro era regolare ma debole. Quanto a lungo sarebbe resistito? Alla riunione erano presenti tutti in gran stile, tutto il club di tennis, il giardiniere, l’allenatrice, Kerupin, un passante che non aveva niente di meglio da fare e la inconsolabile vedova Camilla. Ah, povera Camilla! Lì dentro era quella che se la passava peggio. L’aveva detto l’oroscopo di non perdere di vista la persona amata, di stargli sempre addosso. Non avrebbe mai potuto prevedere una cosa del genere. Trovare il corpo di Fuji riverso sulla panca nello spogliatoio l’aveva scombussolata di brutto. Guardò gli occhi bellissimi del suo amato chiusi al mondo e scoppiò a piangere di nuovo. Inconsolabile.
"Fujiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!!!!!!!!!".
"Ora basta Camilla, dobbiamo mantenere la calma…!" tentò di riportare l’ordine Tezuka che presiedeva la seduta, mentre guardava preoccupato i vetri già incrinati.
"Cerchiamo di ricostruire l’accaduto…! Eiji! Tu stavi giocando con Fuji, sai dirci cosa è accaduto?".
Eiji si grattò nervosamente un braccio, Oishi gli sfiorò la gamba con la propria per tranquillizzarlo. Non c’è problema, pareva dirgli con quegli occhi attenti, anche se sei un assassino io ti amo lo stesso. No, risposero gli occhi di Eiji, come puoi pensare che io sia in grado di fare del male al mio migliore amico! Guarda, replicarono quelli di Oishi, che non è poi così importante la lontananza, sono disposto ad aspettarti in eterno…! Ma, ripresero quelli di Eiji, se io dovessi andare in prigione, sul serio mi aspetteresti? Faresti questo per me, un assassino?! Si, affermò decisa la pupilla destra di Oishi, per te andrei anche all’inferno…! Per seguirti sarei disposto anche a…!
"Ok!" interruppe l’idillio Tezuka "Qualcuno stacchi le loro mani, hanno una posa davvero da film rosa della peggior specie…e smettetela di comunicare col pensiero seguendo quel filo illogico! Oishi, mi ero accorto che stavi per programmare un omicidio, sai?!".
Tezuka sospirò mentre con un gesto comandava i due amanti a dividersi. Non avrebbe cavato nulla da loro due.
"Beh, Camilla cara…tu stavi giocando con loro…cosa hai visto…?".
Camilla guardò serie l’assemblea. Li scrutò uno ad uno. Chi tra loro era il colpevole? Doveva essere in quella stanza per forza di cose. Non poteva essere altrimenti. Di certo si trattava del maggiordomo, era sempre colpa del maggiordomo, glielo ripeteva sempre il suo Fuji quando insieme guardavano i film gialli stranieri dove le vecchine risolvevano casi insormontabili perché si ricordavano particolari assurdi che nessuno sano di mente si sarebbe degnato di registrare, dettagli come le patatine alla paprika che aveva mangiato prima di dormire e che le avevano causato indigestione costringendo Fuji a soccorrerla per tutta la notte…gli occhi di Camilla mandarono lampi incendiari, pareva spiritata. Non l’avevano mai vista così furiosa, stava per esplodere, sarebbe stato un vulcano inarrestabile, un disastro naturale, un…
"Fujiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!".
I  vetri si spaccarono inesorabilmente. Con un sospiro Tezuka si tolse gli occhiali inservibili e prese quelli di scorta dalla custodia nascosta nella sacca da tennis, occhiali di riserva perché anche se non succede mai che gli occhiali si spacchino durante un mach, è sempre meglio averne un paio dietro. Se li pulì con la maglietta e li inforcò. Ora ci vedeva di nuovo. E vedeva che la situazione non era migliorata affatto. Camilla se ne stava in un angolo a rimbalzare fiaccamente, piangendo.
"Qualcuno consoli la vedova…proseguiamo…Momo, Kaidoh, voi siete i prossimi!".
"Ehi, no!" protestò Momo.
"Aspetta…e Echizen!!" continuò Kaidoh accigliato.
"Lui si stava allenando, quindi non c’entra nulla con il delitto…avanti, raccontate la vostra versione!".
I due borbottarono guardando male Tezuka ed i suoi occhiali di ricambio dalla tinta scandalosamente fucsia, poi presero respiro insieme ed insieme iniziarono a parlare.
"Io mi stavo allenando!".
Momo afferrò Kaidoh per il collo e prese a scuoterlo con violenza.
"Insomma! Devi smetterla di tentare di copiarmi!".
Kaidoh si liberò dalla stretta ed afferrò Momo allo stesso modo.
"Perché dovrei copiare qualcuno che mi è inferiore! Sei tu che copi me!!".
Volarono ceffoni, magliette strappate, insulti velati e Kerupin. Tezuka si accasciò sulla sedia, non c’era nulla da fare. Non poteva salvare il suo Fuji, non era in grado di far altro che aspettare e sperare in un miracolo. In quella, Camilla venne afferrata dalle mani distratte di Momo e scagliata con forza contro la faccia di Kaidoh. Ma Camilla non è una pallina qualsiasi, non è nemmeno una delle palline ammaestrate, è la Pallina Ammaestrata di Fuji, detentrice del titolo di “antifisica”. La pallina con la C rosa compì una virata da manuale per posarsi con grazia sulla spalla del suo adorato Fuji svenuto. Tutti tacquero. Si aspettavano un altro urlo disperato o un’esplosione di rabbia da parte della terribile vedova. Invece, Camilla si limitò ad accostarsi alla bocca di Fuji. Oh dolce Camilla! Oh, cara pallina fedele! Tu, anche negli ultimi istanti di vita, non ti rassegni, continui a stare accanto al giocatore che ami! Oh, sensibile creatura, la tua devozione è un esempio per tutti! Oh, dolce bacio, che possa risvegliare il dormiente…!
"Fatela finita con le sviolinate!" ringhiò Camilla a Sumire sensei mentre si accostava nuovamente alle labbra di Fuji e annusava circospetta "Questo odore lo conosco…e non è uno degli strani dentifrici che Eiji ha regalato al mio adorato…sniff…sniff…questo odore…sniff…sniff…".
La pallina Camilla saltò dal corpo svenuto di Fuji per guardarsi attorno con aria da grande investigatrice, un segugio all’opera. Tutti si fecero da parte per permetterle di passare mentre ad uno ad uno annusava i vestiti e le mani dei presenti. Eiji…no, fragola. Oishi…no, fragola pure lui. Tezuka…no, menta e pino silvestro. Echizen…no, pipì di gatto. Momo…no, puzza di suo. Kaidoh…no, puzza esattamente come Momo. Taka…no, sushi di prima scelta.
Camilla guardò trionfante la sua preda. Non aveva scampo. L’aveva scoperto. Nessuno la fa al naso di Camilla, l’”antifisica” con l’olfatto più sensibile del mondo per i dolci.
"Inui!" disse guardandolo in cagnesco "Tu odori dell’inconfondibile aroma di cioccolato fondente 87%!! Lo stesso odore sulle labbra di Fuji! Ti ho scoperto!".
Inui chinò il capo per nascondere un sorriso colpevole. Si, l’aveva scoperto. Tezuka balzò in piedi e lo afferrò furioso per il collo copiando la mossa di Momo e Kaidoh. Non poteva trattenersi, doveva sfogare in qualche modo la sua rabbia, la sua paura, la sua frustrazione, il suo essere emo e sfigato…
"Tu!" gli disse con il naso a pochi centimetri dai suoi occhi, una minaccia inequivocabile di accecarlo "Come hai osato baciare il mio Fuji?!".
Inui restò inebetito per qualche secondo, passava lo sguardo da Camilla a Tezuka. Baciato? E chi l’aveva baciato?!
"No, guarda che io non…".
"Inui senpai…".
Inui rabbrividì. Avrebbe preferito sparire da quel luogo il prima possibile. L’ombra scura che si stava addensando sopra la sua testa aveva l’aspetto di un serpente estremamente velenoso ed estremamente incazzato. Kaidoh diede una spallata a Tezuka per allontanarlo dalla sua preda. Aveva in mano una racchetta da tennis, la sua racchetta da tennis, ed una palla medica. E aveva tutta l’intenzione di tirargliela addosso. Il suo cervello era in panico, non era in grado di prevedere la traiettoria e schivare il colpo mortale.
"Inui…hissssss…!".
Fortuna volle che Kaidoh facesse un passo avanti mettendo un piede sulla povera malcapitata Camilla che suo malgrado scatenò un’altra serie di eventi: schiacciata di nuovo, rotolò e sbatté contro il muro dello spogliatoio finendo addosso a Kerupin che saltò agitato in braccio al suo padrone conficcandogli gli artigli nella carne. Ryoma, spaventato e dolorante, saltò a sua volta in braccio a Momo che così non fu in grado di evitare il corpo di Kaidoh che gli rovinò addosso. La palla medica sfuggì al suo controllo e colpì un piede di Inui che prese a saltellare dolorante per la stanza finendo per mettere nuovamente un piede sopra la povera Camilla che strillando come un’indemoniata lo morsicò per poi scatenarsi rimbalzando da una parte all’altra dello stanzino. L’allenatrice, il passante, il maggiordomo e il giardiniere si misero in salvo chiudendosi dentro gli armadietti dopo aver buttato all’aria tutto il loro contenuto, comprese le lettere d’amore indirizzate a Tezuka che Fuji aveva accuratamente nascoste. Nel vedere le missive a lui destinate, Tezuka commise l’errore di non abbassare la testa e si scontrò con Taka che tentava di porre un freno alle follie di Camilla contrastandola con la sua racchetta.
"BURNING!!" urlò il coraggioso scagliando Camilla all’impazzata, priva di controllo peggio di prima.
La povera Camilla continuò a vagare in male arnese fino a colpire con uno schianto allarmante lo stomaco del ragazzo svenuto sul lettino. Il corpo di Fuji si piegò in due mentre la pallina continuava a rotare per effetto del colpo, scavando un solco nelle carni. Gli occhi di Fuji si spalancarono di botto.
"Fuji!" urlò Tezuka.
"Fuji!" saltellò felice Eiji.
"Fuji!" rivolse una preghiera al cielo Inui continuando a scappare da Kaidoh.
"Kerupin!" esclamò Echizen correndo dietro al gatto che stava scappando.
Fuji era di nuovo vivo. Vivo e…infuriato. Camilla tentò di ritirarsi nell’angolino ma venne afferrata repentinamente dalle mani premurose di Fuji che la tastarono per verificare le sue condizioni. Camilla, la sua Camilla, aveva passato l’inferno per colpa sua! Camilla, povera adorata pallina sua!! Era ridotta davvero male! Non poteva perdonare un affronto simile…ed i suoi occhi si posarono sull’unico così idiota da non essersi spostato dalla linea di tiro.
"Tezuka…come hai osato ridurre la mia amata Camilla in questo stato…non ti perdonerò mai…!".
"Ma…ma…ma…sei vivo!".
"Si che sono vivo, ameba che non sei altro! Sei tu ad essere morto!".
"Ma…ma…è stato Taka a colpirla!" Tezuka indicò Taka.
"Non guardare me, è stato Kaidoh a tirarla per primo!" Taka indicò Kaidoh.
"No, è tutta colpa di Momo che mi ha provocato!" Kaidoh indicò Momo.
"No, è colpa di Oishi che ha meditato di uccidere qualcuno!" Momo indicò Oishi.
"No, è colpa di Echizen che ha portato il gatto!" Oishi indicò Echizen.
"No, è colpa di Eiji che…è colpa sua!" Echizen indicò Eiji.
"No, è colpa di…di…di…oh uffa, io non sono bravo ad inventare scuse!!".
"Scusate…" intervenne Sumire sensei "ma non dovrebbe essere tutta colpa di Inui…?".
"Inui?" Fuji si voltò a guardare Inui, la furia svanita dal suo volto ora sereno e rilassato "Ah, Inui! Grazie per avermi dato quei tranquillanti, ho fatto proprio una bella dormita, mi ci voleva per riprendermi! Grazie!".
Inui scosse il capo e divenne rosso. Kaidoh gli lanciò un’occhiataccia ed un calcio per sotto che il ragazzo non fu in grado di evitare. Inui ricominciò a saltellare su una gamba sola appoggiandosi a Momo, il quale cadde addosso ad Eiji, che scivolò su Oishi, che rovinò su Taka, che schiacciò Tezuka, che soffocò Echizen, che lasciò andare Kerupin, che saltò su Camilla, che cadde a terra.
"Ahi…".
Fu un lamento flebile ma abbastanza da spezzare il cuore. Fuji raccolse la sua amata con ogni precauzione, la baciò dolcemente e se la portò al petto per cullarla.
"Tutti voi…150 giri del campo…".
"Ma…ma…!" protestarono in coro riprendendo ad indicarsi a vicenda.
"Fuori!!".
Lo strillo acuto di Fuji ruppe inesorabilmente gli occhiali di Tezuka che non poté far altro che scappare in tutta fretta per fare quella punizione. Se l’era meritata. Dietro le sue spalle, tutta la squadra del Seigaku, un passante che non c’entrava nulla e che si pentiva amaramente di essersi fermato, l’allenatrice, il giardiniere, il maggiordomo ed un gatto, correvano inseguiti da un Fuji demoniaco mentre Camilla se ne stava buona buona a godersi la scena dalla struttura dell’arbitro. Eh, non era per niente facile fare la 007. Doveva ripassarsi i fondamentali. E con il pensiero alla vecchina che non si faceva mai i cazzi suoi, la dolce Camilla si unì al gruppo che correva perché si sa, in compagnia è sempre meglio sopportare le punizioni…e Tezuka senza occhiali era una preda troppo ghiotta.

[n.a. so che a voi non ve ne frega niente di una pallina da tennis, ma Camilla ha effettivamente un fan club che la mantiene in vita. Perdono!]
  
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