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Autore: GioRavenlcaw_    10/07/2014    1 recensioni
Rebecca ha diciotto anni, studia a Londra ed è felice. La sua vita è perfetta e lei è felice. Ad aiutarla a rendere le sue giornate migliori c'è la musica e ci sono i suoi idoli, tutto va come dovrebbe.
Ma se all'improvviso la sua vita cambiasse? Se tutte le sue certezze cadessero nel vuoto e la sua vita andasse in frantumi? Cosa accadrebbe se i mostri dentro di lei uscissero e la divorassero? La musica la aiuterebbe? E se non rimanesse ignota agli occhi del suo idolo?
E se fosse proprio lui ad avere bisogno di lei? Si salverebbero a vicenda?
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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BECCA'S POV:

 

La sveglia di Liam suonò alle 7.30 svegliandoci entrambi.

Lo sentii sussurrare qualcosa di incomprensibile all'oggetto appoggiato sul comodino e allungare la mano per spegnerlo.

Si accasciò di nuovo nel letto dove dopo poco ricominciò a dormire.

Risi e mi misi su a sedere.

A quanto pare qualcuno non aveva voglia di alzarsi.

Levai le coperte dal mio corpo e uscii silenziosamente andando in bagno dove mi feci una doccia veloce e indossai i miei abiti, ora lavati e asciutti.

Mi abbottonai i jeans e mi aggiustai le maniche della felpa di Liam che avevo dalla sera in cui mi aveva recuperata dalla strada ubriaca e fuori di me.

Uscii e mi diressi in cucina.

Dall'enorme parete vetrata vidi un cielo molto scuro e una pioggia leggera che iniziava a bagnare l'asfalto.

Sarei dovuta passare in università a prendere degli appunti ma non mi andava proprio di vedere i miei compagni di corso in quel momento.

Decisi di mandare un messaggio a James Lockhart, un mio compagno, per dirgli di spedirmeli per email.

Chiusi il telefono e accesi la macchinetta del caffè, facendo scaldare l'acqua.

Mi abituai in fretta al fornello super elettronico della cucina di Liam e mi misi a scaldare del latte e a friggere del bacon in una padella antiaderente.

Qualche uovo strapazzato e dei toast e la colazione era pronta.

Mi voltai verso il piano cucina che faceva da tavolo e preparai il tutto cercando in ogni cassetto e scomparto finchè non trovai i piatti e le tazze.

Spensi il bacon e le uova, li misi in un piatto che posai sul “tavolo” e li coprii con uno strofinaccio.

Mi lavai velocemente le mani e mentre tornavo in camera per svegliare Liam me le strofinai sui jeans per asciugarle.

Entrai piano ritrovandolo ancora perso nel mondo dei sogni.

Mi avvicinai piano a lui e mi sedetti delicatamente al bordo del letto.

Allungai una mano per scuoterlo ma esitai un momento, ponderando se era la decisione giusta.

Alla fine posai la mano sulla sua spalla e lo scossi dolcemente.

Io: << Liam? >> lo chiamai piano.

Niente.

Una scrollata un po' più decisa.

Io: << Liam? >> lo chiamai di nuovo.

Lui fece un verso strano ma non aprì gli occhi.

Sbuffai e posai anche l'altra mano sulla sua spalla, stavolta mandando a quel paese la delicatezza.

Io: << Liaaaaam?? >> dissi più forte.

Lui emise uno strano suono e si svegliò di botto.

Risi per la sua reazione.

Liam: << Che c'è? >> chiese sbadigliando assonnato.

Io: << Devi alzarti. >>

Liam: << Ancora 5 minuti. >> disse cercando di ributtarsi a letto ma io lo trattenni per le braccia.

Io: << No, hai già dormito fin troppo. Alzati... >> dissi cercando di tirarlo su.

Cavoli quanto era pesante.

Ci riprovai, stavolta da in piedi.

Niente.

Sospirai e lo tirai un'altra volta puntando i talloni a terra.

Io: << Dai Liam! Tirati su. >> esclamai con voce affaticata.

Lui rise e con uno strattone mi fece perdere l'equilibrio ed io finii dritta sul suo petto.

Sentii il suo corpo andare giù contro il materasso. Il mio viso a pochi centimetri dal suo.

Io: << E' già suonata la sveglia. >> dissi cercando di mantenere un certo autocontrollo e cercando di non sembrare troppo nervosa.

Ero letteralmente incollata a lui e non mi era del tutto indifferente il ragazzo sdraiato sotto di me...

Liam rise e le braccia mi cinsero la vita, facendomi venire i brividi.

Liam: << Oggi lavoro a casa. Non mi va di andare in studio con quello che è successo giorni fa. >>

Io: << Che è successo? >> domandai curiosa.

Liam: << Una discussione con un manager, sai, sulla rottura con Sophia e su quello che avrebbe comportato alla mia carriera. >>

Io: << Beh, i giornali non parlano d'altro... >> gli feci notare posando le mani sul suo petto.

Liam: << Si è vero, ma non mi importa. Lei non mi interessa più adesso. >>

Io: << E ti interessa qualcun altro adesso? >> domandai pentendomi immediatamente della domanda.

Liam chiuse gli occhi a fessura e mi guardò negli occhi mentre io scaricavo la tensione disegnando linee invisibili sul suo petto.

Liam sorrise e mi aggiustò i capelli scuri dietro l'orecchio.

Liam: << Forse. >> rispose semplicemente.

Io: << Non ne sei sicuro? >>

Liam: << Non sono sicuro di quello che pensa lei. >> disse piano.

Abbassai lo sguardo e fissai le mie mani finchè non trovai il coraggio.

Io: << Perchè non glielo chiedi, allora? >> domandai con voce sottile, quasi impercettibile.

Lui sospirò facendo alzare un po' il mio corpo sopra il suo petto.

Mi morsi l'interno della guancia e quello che era successo la sera precedente nello studio stava riaccadendo allora.

Ci fissavamo senza un motivo preciso, fronte contro fronte, labbra che quasi si sfioravano.

Lo sentii respirare forte, l'aria calda che mi faceva muovere i capelli caduti sul viso.

Aggrottai le sopracciglia non sapendo bene cosa fare.

Alla fine fu lui quello ad avvicinarsi per primo. Io chiusi gli occhi e sentii le sue labbra sfiorare appena le mie quando un continuo e forte “bip bip” arrivò dalla cucina.

Liam sospirò scocciato e io risi.

Io: << Dev'essere la macchinetta del caffè. >> dissi con voce colpevole.

Liam alzò un sopracciglio scocciato e annuì abbassando la testa.

Liam: << Tempismo perfetto. >> sussurrò facendomi sorridere.

Io: << Ho preparato la colazione. >>

Liam sorrise.

Aggrottai la fronte cercando di decifrare la sua espressione a metà tra il deluso e il frustrato.

Risi per il broncio che aveva improvvisamente fatto comparsa sul suo viso.

Mi avvicinai a lui e gli diedi un leggero bacio sulla guancia e un altro all'angolo della bocca.

Mi spostai i capelli dietro l'orecchio e lo guardai negli occhi.

Sorrideva e il broncio era sparito anche se la punta di delusione rimaneva.

Mi tirai su a sedere e lasciai che Liam si alzasse.

Mi precedette e filò in cucina mentre io sgranavo gli occhi ed emettevo un forte e lungo respiro che avevo trattenuto a lungo per la tensione.

 

 

Liam: << Sei sicura che non vuoi che salga? >> chiese Liam guardando incerto la porta della palazzina dove vivevo.

Era venuto il momento di tornare alla realtà e di lasciare da parte la bella notte passata insieme a Liam.

Io annuii.

Di certo Jessy mi avrebbe uccisa se mi avesse visto rincasare con lui, meglio evitare situazioni imbarazzanti.

Io: << Tranquillo. Non preoccuparti. >> gli dissi cercando di convincere più me stessa che lui.

Liam mi guardò un po' in ansia e poi riportò gli occhi su casa mia.

Liam: << Non mi piace l'idea di saperti lì dentro a discutere con un ragazzo come lui. >>

Sorrisi.

Io: << Mi fa piacere vedere che ti preoccupi di una 18enne che si è incasinata la vita mettendosi con un tipo come Jessy Parker. >> dissi ironica.

Lui però non stava ridendo.

Liam: << Becca, dico sul serio. Mi sto affezionando a te. >> sussurrò l'ultima frase come se dovesse condividere un segreto.

Lo guardai dolce col cuore che batteva a mille.

Io: << Mi conosci appena... >> dissi, ma lui iniziò a scuotere la testa.

Liam: << Lo so, ma non mi importa. Non sei una semplice ragazza con la quale ho stretto amicizia. Non sei sola una fan. >>

Io: << No, sono anche una ragazza che hai raccattato da un marciapiede mentre ero sotto l'effetto dell'alcool e in preda a una crisi di pianto. >> ripetei ironica.

Liam: << Credevo che l'avessi capito che ci tengo a te. >> disse lui triste, con la fronte corrugata.

Gli presi la mano cercando un contatto con lui.

I suoi occhi si posarono sui miei e io sospirai cercando di non crollare.

Io: << Lo so. >> dissi.

Liam: << E prima... quando eri in camera mia... io ho cercato... >> sorrisi nel vedere l'imbarazzo sul suo viso.

Io: << So anche quello. >>

Liam mi guardò negli occhi e mantenne per un po' il contatto, poi spostò lo sguardo sulla mia mano stretta intorno alla sua.

Liam: << Sai, forse dovrei controllare di più le mie emozioni. A volte sono un po' troppo impulsivo. >> disse cercando di scusarsi per il “quasi bacio” che però non c'era stato.

Io: << Non devi scusarti. >> dissi scuotendo la testa.

Liam sorrise.

Liam: << Io ti aspetto in macchina. Lì dentro non ci stai stanotte. >> disse tornando a fissare inquieto la porta di metallo di casa mia.

Risi e annuii.

Mi slacciai la cintura, misi una mano sulla maniglia ed esitai un secondo prima di uscire.

Mi voltai verso Liam e lo guardai sorridendo per prendere coraggio.

Poi uscii dritta verso la furia che si sarebbe scatenata in quell'appartamento.

 

 

Entrai in casa facendo scattare la serratura.

Appena fui dentro vidi le mani di Jessy spingere la porta e chiuderla sbattendola forte.

Le sue mani mi girarono di scatto incollandomi con forza al muro.

Sentii una fitta di dolore corrermi lungo la schiena quando mi sbattè una seconda volta contro il muro.

Lo guardai.

Gli occhi scuri ardevano di rabbia, le labbra strette in una smorfia di disprezzo, i muscoli delle braccia che pulsavano, le vene che spuntavano sul suo collo.

Jessy: << Dove cazzo sei stata?! >> urlò facendomi serrare gli occhi per il suo tono di voce.

Le sue mani si strinsero a pugno e avvolsero il colletto della mia felpa.

Un'altra sbattuta contro il muro, il dolore alla testa che si rifaceva sentire più intenso.

Jessy: << Rispondimi, stronza! Dove cazzo eri stanotte, eh? Dimmelo! >>

Io: << Ti ho visto. >> dissi in risposta.

Jessy aggrottò la fronte confuso e incazzato.

Io: << Ieri. Sono rincasata prima e ti ho trovato a letto con un'altra. Carina la puttana che ti sei scopato comunque, ottimi gusti quando si tratta di roba usata. >>

Uno schiaffo mi arrivò dritto e potente sulla guancia destra facendomi rimanere di sasso.

Jessy: << Stronza! Lei mi ha dato qualcosa che tu non mi dai più da tempo ormai. Sono stufo di aspettare che una schifosa come te si muova e venga con me! >> mi urlò contro.

Mi sfiorai la guancia dolorante e calda che pulsava sotto le mie dita.

Lo guardai disgustata.

E poi sputai ai suoi piedi.

Io: << Tu mi fai schifo! Dici di amarmi, di voler stare con me e poi cosa fai? Mi rovini i sogni, il lavoro, mi tradisci e peggio ancora, alzi le mani su di me! Non mi hai mai rispettato, lurido figlio di puttana! >> gli inveii contro.

Jessy: << Come osi?! Sei tu quella che ha passato due notti fuori casa! Non provare a giustificarti, lo so di quella sera che sei uscita con Gladice e non sei tornata. Vi ho sentito che ne parlavate. E poi ieri. Come hai osato mentirmi? Come osi solo pensare che tu ti possa prendere gioco di me così facilmente?! >>

Un'altra sberla sulla guancia opposta mi fece girare forte la testa e cadere a terra come un sacco di patate.

Il mio corpo venne girato violentemente a pancia in su, Jessy seduto sopra di me che mi guardava furioso.

La sua mano strinse forte il mio braccio, piegandolo in una posizione irregolare.

Serrai gli occhi per il dolore e sentii la sua risata quando un pugno mi arrivò dritto in un occhio.

Jessy: << Tu non puoi umiliarmi in questo modo. Così io umilio te. >> un'altra forte stretta sul braccio e poi uno strattone. Un dolore acuto mi percorse tutto il braccio destro, le lacrime che scendevano a fiumi sulle mie guance, la risata di quel mostro che mi rimbombava nel cervello.

Io: << Basta, Jessy. Basta. >>

Jessy rise più forte e un'altra sberla mi arrivò in viso.

Poi le sua mano si spostò dal mio volto. Aprii gli occhi a fatica, mi faceva malissimo lo zigomo sul quale mi aveva tirato un pugno.

Un pesante oggetto mi colpì violentemente più volte la spalla facendomi ansimare e piangere.

Jessy lo lasciò cadere a pochi centimetri dalla mia testa.

Un portacenere di ceramica che avevamo sul tavolino accanto.

La sua mano mi strinse forte la gola impedendomi di respirare.

Jessy: << Ora vado fuori a divertirmi un po'. Stasera ne riparleremo. Intanto dimenticati quello che è appena successo e ricomponiti. Puttana! >> sputò.

Poi mi lasciò libera e con passo deciso uscì di casa senza nemmeno chiudere la porta.

 

 

 

LIAM'S POV:

 

I minuti passavano. Le dita che picchiettavano ansiose il volante. Avevo il brutto presentimento che là dentro qualcosa non andasse.

Poi, con la coda dell'occhio, vidi un movimento alla mia destra. Un ragazzo alto, spesso, con i capelli biondo cenere e con un giubbotto in pelle si dirigeva a passo spedito verso la metropolitana.

Aggrottai la fronte e qualcosa mi disse che quello era Jessy.

Poco dopo un messaggio di Becca mi fece saltare giù dalla macchina e correre svelto al suo appartamento.

Salii di corsa le scale non sapendo quale fosse la porta giusta.

Al terzo piano vidi la scritta “Parker” sul campanello ed aprii la porta, sapendo d'istinto che era aperta.

Guardai l'interno del piccolo salotto che immetteva nell'appartamento.

Becca: << Liam? >> sentii la sua voce chiamarmi.

Chiusi un momento gli occhi quando mi accorsi della figura esile e spaventata di Becca a pochi passi da me.

Appoggiata al muro con le lacrime agli occhi, uno zigomo gonfio e una mano che accarezzava il braccio destro.

Scossi la testa incredulo e mi buttai in ginocchio di fronte a lei.

Io: << Mio Dio, Becca. Cosa ti ha fatto? >> domandai shoccato e con una rabbia incontrollabile che mi riempiva il petto.

Becca mi guardò con gli occhi pieni di lacrime e si coprì il volto con la mano sana.

Da come teneva il braccio destro si capiva che le faceva un male pazzesco.

Becca: << Non guardarmi, ti prego. >> disse in un pianto.

Aggrottai le sopracciglia.

Io: << Ehi, Becca. Becca... >> dissi sfiorandole la mano.

Lei si tirò indietro di scatto e mi guardò in lacrime, il respiro accelerato dalla paura.

Io: << Non ti farò del male, te lo prometto. >> dissi calmo cercando di tranquillizzarla.

Il suo respiro rallentò e mi strinse la mano.

Io: << Tranquilla, non ti lascio un altro minuto con lui. >>

Lei annuì e fece una smorfia di dolore.

Becca: << Mi ha picchiata perchè sono stata fuori tutta la notte. Gli ho detto che sapevo tutto, che sapevo della ragazza che era con lui e poi non ha fatto altro che insultarmi e tirarmi pugni. Mi ha fatto un male porco al braccio e alla spalla. >> disse indicando il braccio con lo sguardo.

Io aggrottai la fronte preoccupato e glielo sfiorai.

Io: << Riesci a muoverlo? >> le domandai.

Lei annuì.

Becca: << Si, ma mi fa male. Mi ha colpita con quell'affare. >> disse indicando col mento un portacenere di ceramica bianca spaccato in tre pezzi sul pavimento.

Becca: << Qualche sberla e un occhio nero. Sono orribile. >> disse sorridendo triste e asciugandosi le lacrime con la manica.

Io: << Meglio che andiamo al pronto soccorso. Dovresti farti vedere quel braccio. >>

Becca: << Non voglio che pensino che sia stato tu. >> rispose.

Io: << Calma, si sistemerà tutto. Dov'è la tua stanza? Ti prendo dei vestiti puliti. >> dissi alzandomi in piedi.

Lei fece segno di aiutarla ad alzarsi.

Io la presi dai fianchi e la tirai in piedi.

Camminando piano, ancora terrorizzata da quello successo poco prima, mi accompagnò nella sua stanza dove aprì un piccolo armadio di mogano e tirò fuori un borsone.

La aiutai a prendere i suoi vestiti e a infilarli nella borsa, poi lei aprì dei cassetti e io distolsi lo sguardo un po' imbarazzato quando vidi la sua biancheria intima.

Becca: << Vado a prendere le mie cose in bagno, tu potresti prendere il mio pc, per favore? >> chiese con voce stanca.

Annuii e staccai il carica batterie dalla presa.

Lo arrotolai e lo misi insieme al computer in una sacca apposita posta sulla scrivania.

Lei tornò dal bagno con un beauty rosa acceso e lo infilò nel borsone.

Prese poi uno zaino e ci mise dentro i libri e i quaderni universitari, le foto sul comodino e qualche altro oggetto.

Poi lo chiuse e se lo mise sulla spalla sana.

Becca: << Possiamo andarcene da qui. >> disse sicura. Mi misi il borsone e la sacca col computer a tracolla e uscimmo dall'appartamento.

 

 

Al pronto soccorso Becca rispose seria alle domande dei medici, dicendo esattamente com'era andata, senza tralasciare nessun dettaglio.

La portarono poi a fare dei raggi e io me ne stavo fuori con le mani fra i capelli e i pensieri che mi tormentavano la mente.

Un dottore mi si avvicinò con una cartella clinica in mano.

Dtt.Sparks: << Salve sono il Dottor Sparks, mi occupo della signora Rebecca Medici. Lei è il signor... >> scrutò la cartella << Liam Payne, esatto? >>

Io annuii alzandomi.

Io: << Si, sono io. >>

Dtt.Sparks: << La signorina Medici mi ha detto che è stato lei a trovarla e portarla qui. Le ha raccontato dell'accaduto? >> domandò guardandomi da sotto gli occhiali da vista.

Io: << Si, so com'è andata. >>

Dtt.Sparks: << La signorina ha deciso di denunciare il suo aggressore. Nel frattempo spero che lei si prenda cura della ragazza, è rimasta molto scossa dall'accaduto. >>

Io: << Posso vederla? >> domandai speranzoso.

Lui sorrise annuendo e mi accompagnò da lei.

 

BECCA'S POV:

 

Sbuffavo annoiata nel lettino del pronto soccorso mentre l'infermiera finiva di medicarmi lo zigomo e mi fasciava il braccio.

Niente ossa rotte, solo un leggero trauma alla spalla.

Un tutore sarebbe bastato a rimettermi a posto.

La dolce signora dai capelli grigi che si era occupata di me mi sorrise e se ne andò passando dietro la tenda bianca che separava il mio lettino da quello del paziente a fianco.

Iniziai a giocherellare con una ciocca di capelli quando lui arrivò e mi sorrise dolce.

Sorrisi a Liam di rimando e battei la mano sul lettino per fargli cenno di sedersi.

Lui si sedette dolcemente accanto a me sorridendo un po' triste e preoccupato.

Liam: << Come stai? >> chiese quasi in un sussurro.

Io: << Un po' dolorante ma... sto molto meglio rispetto a prima. >> risposi.

Liam: << Mi dispiace per quello che ti ha fatto. Avrei potuto fermarlo. >> disse in colpa.

Io scossi la testa.

Io: << No, Liam non è stata colpa tua. E no, non avresti potuto fare niente. Mi sarebbe potuto accadere in qualsiasi momento. Ma ora è finita. La polizia si occuperà di Jessy ed io potrò finalmente dimenticarlo e lasciarmelo alle spalle. >>

Liam: << L'hai denunciato. >> mi fece notare lui approvando la mia scelta.

Io: << Avrà quel che si merita. Liam... grazie per quello che stai facendo per me. >> sussurrai cercando la sua mano.

Le sue dita si intrecciarono alle mie e un sorriso sincero gli apparve in viso.

Liam: << Te l'ho detto che io ci sono per te. >>

Io: << Non vorrei causarti problemi. Con la band, i managers, i giornalisti, le altre fan e tutto quello che fa parte della tua vita. >> dissi sospirando.

Liam: << Tu non mi causi problemi. Anzi, sei una delle poche persone che me li fanno dimenticare. La stampa parlerà ancora per molto tempo della mia rottura con Sophia, tu non devi preoccuparti di cosa pensa la gente. Non sanno niente di te. >> rispose deciso fissando le nostri mani unite in un'unica stretta.

Sorrisi e mi tirai un po' su a sedere con una smorfia di dolore.

Io: << Comunque appena starò meglio troverò un appartamento. Non voglio accamparmi in casa tua per sempre. >> dissi ridacchiando.

Liam mi guardò gentile.

Liam: << Mi fa piacere che tu stia da me. Non preoccuparti. Pensa a stare bene piuttosto e a non finire insieme a ragazzi sbagliati. >> disse con tono scherzoso.

Io: << Non succederà più. >> risposi sorridendo.

Liam: << Ecco, così mi piaci. Quando sorridi sei bellissima. >> disse accarezzandomi la guancia.

Io: << Anche con un occhio nero? >> domandai indicando il livido violaceo sul mio zigomo.

Liam: << Non mi interessano i lividi. >> disse piano continuando ad accarezzarmi la guancia.

Io: << Perchè mi guardi in quel modo? >> domandai divertita.

Liam aggrottò la fronte.

Liam: << Quale modo? >> chiese.

Feci spallucce.

Io: << Come se stessi guardando qualcuno di importante. >> risposi.

Liam: << Lo sei. >>

Io: << Davvero? Anche se sai a malapena cosa faccio a Londra e da dove vengo? >> gli domandai guardandolo dritto negli occhi.

Lui annuì e si avvicinò per darmi un tenero bacio sulla fronte.

Quando la appoggiò alla mia i suoi occhi incontrarono i miei.

Elettricità. Ecco cosa c'era fra di noi. Pura elettricità.

Liam: << Davvero. >> rispose.

   
 
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