Fanfic su artisti musicali > HIM
Segui la storia  |       
Autore: MetalheadLikeYou    10/07/2014    2 recensioni
Chi mai avrebbe voluto una bambina di nome "Inferno"?
.
Con il passare del tempo io, Ville e Alexi diventammo dei buonissimi amici, tanto che ci soprannominarono il Trio.
Allu era più chiacchierone, ti scaldava il cuore e ti trascinava con se in tutto e per tutto, mentre Ville era quello più riflessivo e solitario.
.
Per quanto mi sforzassi di mostrare ed ostentare una forza e un menefreghismo che non possedevo, dentro di me soffrivo.
Stranamente, era come se Ville mi avesse portato via una parte del mio cuore.
***
In questa storia ci saranno anche altri personaggi di altre band finlandesi.
Genere: Erotico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 10



Per tre giorni di fila, spensi ogni mezzo di comunicazione, dedicandomi interamente alla fotografia e al locale.
Non avevo voglia di parlare con nessuno e Tony, preoccupato dal mio mutismo e dal mio esasperante nervosismo decise di organizzare una cena a casa sua per farmi calmare e capire cosa fosse successo.
Decisamente riluttante di dover sorridere a tutte le persone, mi recai al locale, sbuffando ogni due secondi.
Lavorammo duramente fino alla chiusura del locale.
Andammo a cambiarci per utlimi, prendendocela con calma e in silenzio.
Usci dal camerino, sorprendendomi nel ritrovarmi davanti i miei amati Nightwish con i loro visi grevi.
Mi fiondai tra le braccia di Tuomas, lasciandomi stringere e stringendolo come se fosse la mia ancora di salvataggio.

"Ehi come va?" - mi domandò Marko, mettendomi una mano su una spalla.
"Bene, come mai siete qui?" - mentii, sviando poi il discorso - "Too che è questa faccia?".

Lo vidi abbassare la testa.

"Non hai ancora visto nulla di strano in giro?".
"Che..?".
"Ha il telefono spento..." - sussurrò Tony, attirando la mia attenzione - "Tuo, dovrebbe...".
"Che sta succedendo?" - domandai mentre il tastierista urlava.
"Voglio proteggere la mia migliore amica!" - disse sorprendendomi con il suo tono di voce molto alto e per aver calcato la parola amica.

 Mi sedetti, decisamente preoccupata e fissando il mio amico.

"Tony, Tuomas ha ragione, potrebbe leggerlo o sentirlo..." - commentò Emppu.
"Smettetela, smettetela di parlare tra di voi, io sono qui, ditemi quello che devo sapere!".

Il mio tono di voce era lapidario, freddo e distaccato.
Tuomas mi fissò con attenzione e si sedette davanti a me.
Lo vidi infilarsi una mano nella giacca, trando fuori un foglio spiegazzato e porgendomelo.
Lo squadrai curiosa, prendendo poi il foglio che lui mi aveva allungato sul tavolo, stirandolo e rimanendo senza parole.
Era un articolo di qualche stupida rivista di gossip.
Sentii gli occhi iniziare a bruciare e lasciai di scatto quel foglio, che raffigurava Allu e Kristen insieme, con tanto di titolo d'introduzione.

"Alexi Laiho e Kristen Muldering di nuovo insieme?"

Alzai lo sguardo, immergendomi in quello del tastierista che, sofferente si alzò dallo sgabello e mi abbracciò.

"Mi dispiace".
"No..è..è giusto...io e Ville ci siamo baciati tempo fa...ora loro...è norm..." - risposi con una tale freddezza e convinzione che li sorprese, mi alzai scollandomi dal petto del poeta e solo dopo aver preso la mia giacca mi avviai verso la porta.
"Dove stai andando?" - mi domandò allarmato Jukka.
"A casa...".
"Ti porto io" - si offrì Marko, ma alzai una mano scuotendola e dicendogli che volevo andare da sola, che volevo starmene da sola e lui, senza badar alle mie parole fece per seguirmi ma la mano destra del tastierista lo bloccò.

L'aria fuori il locale era piuttosto fredda.
Camminai a lungo, precorrendo la stessa strada che avevo fatto il giorno dell'incidente.
Passai nello stesso punto dove avevo incontrato e sentito di nuovo gli occhi e la voce del cantante della torre.
Un brivido mi corse lungo la schiena.
Scossi la testa, stringendomi nella mia giacca e asciugandomi con una manica il viso, bagnato dalle troppe lacrime che avevo evitato troppo al lungo.
Mi trascinai quasi come se fossi un peso morto fino a casa, riuscendo ad aprire prima il cancelletto e poi la porta, chiudendomela dietro le spalle.
Lasciai le chiavi su un mobiletto presente sotto ad uno specchio.
Non ebbi il coraggio di vedere in che stato fossi ma continuai a camminare verso la mia stanza, prendendo il mio vecchio mp3 e senza preoccuparmi del freddo uscii nel mio giardino, sdraiandomi nell'erba fredda e lasciandomi cullare dalla musica degli HIM.
Ricominciai a piangere per l'ennesima volta, portandomi una mano sulla bocca e sfogandomi.
Inconsapevolmente, mi addormentai li.




Un raggio di luce posato esattamente sul mio viso mi fece svegliare.
Mi guardai attorno, riconoscendo il bianco panna delle pareti della stanza.
Sentii un delizioso odore di cioccolata calda nell'aria.
La mia testa scoppiava e come se non bastasse sentivo freddo.
Mi alzai, facendo attenzione a non cadere ne sbattere contro qualcosa mi avviai verso la porta.
Lanciai un rapido sguardo allo specchio, avevo addosso un paio di pantaloni lunghi, che non riconoscevo e maglione blu scuro abbastanza largo e caldo.
Scossi la testa, credendo di esser pazza e scesi in cucina.

"OH CAZZO!" - urlai riconoscendo la figura del cantante della torre che stava versando della cioccolata in una tazza.

Sussultò urlando a sua volta per essersi bruciato con quella bevanda bollente ed io corsi da lui per aprirgli l'acqua fredda del lavandino.
Lui mise subito sotto il getto la parte lesa, rivolgendomi poi uno sguardo che non riuscii nemmeno a decifrare.
Mi passai una mano sulla fronte calda e mugugnando qualcosa di incomprensibile.

"Hai la febbre alta, dovresti stare a letto" - mi consigliò lui, annuendo appena.
"Tu che ci fai qui..?" - domandai storcendo il naso per la mia voce bassa e malata.
"Eri in giardino credo svenuta. Ti ho portato dentro" - mi spiegò fissando la finestra, senza nemmeno l'ombra di nessun tipo di emozione negli occhi.

Annuii convinta e mi sedetti vicino al tavolo, massaggiandomi le tempie.

"Questi non sono miei.." - commentai ad alta voce fissandomi una manica del maglione che troppo lunga mi arrivava alla punta delle dita.
"No, sono miei..non trovavo nulla di pesante che potesse coprirti...".
"Non ho ancora fatto il cambio di stagione" - mi giustificai.

Sorrise appena, poggiandomi davanti la mia tazza e sedendosi dall'altra parte del tavolino, osservandomi con attenzione.

"Non ho una bella cera vero?" - domandai tentando di sorridere un po.
"No, assolutamente".
"Grazie per la sincerità" - commentai ironica, bloccandomi all'istante non appena l'immagine di quella maledetta foto non mi tornò in mente.
"Hell..ti senti male?".
"No, sto bene, credo che andrò a letto" - risposi alzandomi di scatto e dopo nemmeno due passi, le sue braccia mi afferrarono al volo, salvandomi da una caduta epica.
"Andiamo, non fare la super donna" - disse sorridendo lieventemete e dopo essersi piegato su se stesso, mi sentii sollevare e dopo qualche minuto il materasso aderire alla mia schiena.
"Perchè?".
"Che cosa?".
"Perchè sei qui? Perchè mi stai aiutando? Perchè sto male?" - domandai più a me stessa che a lui.

Lo vidi sedersi sul bordo del letto, proprio affianco a me ed osservarmi con tristezza.
Quello sguardo lo riconoscevo.

"Ti ho aiutata perchè non potevo lasciarti li, sono egoista e tremendamente stronzo, ti ho detto che ti odio ed è vero".

Scoppiai a piangere, sentendo la testa diventare troppo pesante e quel peso sul cuore inizare a far male davvero.
Lui mi accarezzò la testa, prendendomi poi tra le sue braccia, per l'ennesima volta e iniziando a cantare una canzone, triste, maliconica ma con una dolcezza e un motivo che conoscevo, era quello che avevo scritto dopo il mio ritorno.
Restai in silenzio, sforzandomi di controllare le mie emozioni e cercando di calmarmi quel poco che bastava per chiudere di nuovo gli occhi.

"Ieri sera ti ho messo in carica il telefono, hai molti messaggi e chiamate non lette".
"Non mi importa".
"Che è successo?" - domandò mentre mi accarezzava i capelli.
"Non voglio parlarne" - risposi, lasciando che uno spesso muro di silenzio ci allontanasse di nuovo, poi dopo qualche lungo ed interminabile minuto, prendendo un lungo respiro, trovai il coraggio per abbatterlo di nuovo - "Ho paura" - confessai.
"Di cosa?".
"Di domani" - affermai, senza riuscir a spiegare cosa mi facesse realmente paura.

Non riuscivo ad esternare il mio terrore di perdere Alexi.
Ne quello di perdere ancora una volta il poeta che mi era vicino in quel momento.
Avevo una tremenda ed angosciante paura di crollare di nuovo e di ritrovarmi con gli incubi e i mostri che affollavano la mia mente.
Non volevo ritrovarmi di nuovo nel mio Inferno.

"Dormi". 

E così feci.









*******
Buona sera :)
Eccomi qui con un nuovo capitolo.
Povera piccola Hell, quanti casini deve sopportare, compreso Ville e il suo caratteraccio....

Lea_love_Valo e Lilith_s spero che anche questo capitolo vi piaccia e spero di non aver esagerato con i colpi di scena.

Ringrazio con tutto il cuore voi che seguite e leggete con molta pazienza questa mia ff.
Un bacione e alla prossima. 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > HIM / Vai alla pagina dell'autore: MetalheadLikeYou