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Autore: Ria    05/01/2005    43 recensioni
Lei lo guardò confusa:
- Ma che vuoi fare?
Lui fece qualche passo in avanti, leggermente più sicuro sulle gambe:
-Devo… Devo raggiungerla…
- Sei impazzito?! – lo fermò, afferrandogli un braccio – È già tanto se ti reggi in piedi!
- Strawberry. – la guardò con una fermezza impensabile, visto lo stato in cui era, e lei non potè che zittirsi – Ti prego.
La rossa non rispose. Quello era proprio il colmo! Quiche che chiedeva aiuto, e lo chiedeva a lei! […]
- Vorresti dirmi – sussurrò – che tutto quello che ho passato… Che tutto quello che
Shorai ha fatto…!
Il Girinoma annuì.
Era per liberare me.
Selena cadde in ginocchio, ammutolita. Prese a piangere pian piano, e avrebbe volentieri urlato, battuto le mani per terra per sfogarsi, ma le forze le erano mancate di colpo. […]
- Perciò, se tu vuoi, ti prometto che quando staremo
finalmente tranquilli ti porterò con me!

Sono trascorsi appena due mesi dalla sconfitta di Deep Blue, ma qualcosa si sta già muovendo… E questa volta ad essere in pericolo saranno soltanto loro…
[Nota: Tra i cap 37 e 38 ho postato un riassunto della storia fin'ora... correte a leggerlo!]
Genere: Avventura, Fantasy, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kisshu Ikisatashi/Ghish, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Cap

Cap. 1 – Two months after

 

Non riusciva a capire che luogo fosse… faceva freddo ed era buio, il rumore di gocce d’acqua che s’infrangono riecheggiava sordo… dov’era? Probabilmente sempre nello stesso posto delle altre volte. Continuava a camminare senza meta, cercando con affanno qualcosa o qualcuno; una forza misteriosa lo attirava e lui continuava a camminare, senza sapere dive stesse andando. Improvvisamente cominciò a risuonare un pianto lieve e la solita voce disgustosa e soddisfatta ammonì piano:

- Su, su, non piangere, presto finirà… e con la te avrai presto delle amiche, tante, piccole, graziose e rare… ti faranno compagnia

Quanto avrebbe dato perché quella voce tacesse! La odiava con tutta l’anima! Voleva farla sparire, distruggerla, ma perché non capiva. E poi di nuovo quegli occhi belli e tristi che lo supplicavano…

Quiche si svegliò di soprassalto: ancora quello stupido sogno… ormai era lo stesso ogni notte, ma ogni volta che si alzava non riusciva a ricordare che immagini confuse e inafferrabili…

Innervosito, ben sapendo che non sarebbe più riuscito a dormire, si tirò su e, cambiandosi, fece un giro d’ispezione per la casa, ma nelle altre camere i letti erano vuoti e non c’erano né Pie né Tart: “Non potrebbero aspettarmi per una mattina? Incredibili…”. Finì di vestirsi e sospirò, uscendo nell’alba del pianeta Gaea. Respirò a fondo l’aria frizzante, facendo scorrere lo sguardo tutt’intorno a sé: a quell’ora il suo mondo era magnifico.

Quando erano tornati, solo due mesi prima, avevano trovato un pianeta sconvolto e un popolo disperato e rabbioso, perché nessuno di loro aveva adempiuto al compito di rimpossessarsi della Terra; ma con l’aiuto della Mew Aqua, i tre amici erano riusciti a rendere vivibile quell’ammasso di rocce e lava. Il giovane alieno sorrise, ripensando alle facce stupite della sua gente quando potè finalmente uscire dalle città sotterranee, all’entusiasmo con cui si erano messi a costruire dei villaggi che, in armonia con la natura, potessero diventare la loro casa.

Tese un istante le orecchie, sentendo alcuni mormorii provenire dalle case vicine. Pian piano si avviò verso le quattro piccole abitazioni che formavano il villaggio di Iki, dove ora viveva; in realtà casa sua era leggermente isolata dalle altre, ma era stata una decisione di Pie: diceva che troppa gente intorno lo disturbava nel suo lavoro. Effettivamente, ormai la loro notorietà era tale che non passava giorno che qualcuno andasse da loro a ringraziarli e offrigli dei doni, se avessero vissuto in mezzo al paese sarebbe stata la fine. Quiche camminò lentamente sulla via principale, formando piccole nuvole di polvere intorno a sé, finchè si fermò con sicurezza di fronte a quella che sembrava una stalla: il mormorio salì, accompagnato da un armeggiare sommesso. Sorridendo bussò sullo stipite dell’ingresso, appoggiandovisi:

- Buongiorno, piccoli, posso entrare?

mosse due passi senza attendere una risposta, mentre due testate di lucidi capelli neri, una lunga l’altra cortissima, sbucavano da una sorta di covone di fieno:

- Buongiorno signor Quiche! - dissero all’unisono i due bambini

- Allora è venuto a trovarci davvero, signor Quiche! ^-^ - sorrise raggiante una bambina, che doveva avere sì e no l’età di Tart

- Beh, ve l’avevo promesso, no?

I due bambini, che erano gemelli, gli si avvicinarono

- Te l’avevo detto – esclamò il maschietto, rivolgendosi alla sorella – lui è un grande, mantiene sempre le promesse!

Quiche fece una smorfia che doveva essere un sorriso: essere l’idolo dei bambini lo divertiva, ma a volte la loro eccessiva adorazione risultava abbastanza imbarazzante e irritante.

- Meno male che è venuto – continuò il bambino – così potrò farle vedere quanto sono diventato  bravo ad usare la spada, mi alleno tutti i giorni, sa? Così, quando voi dovrete affrontare un altro pericolo, ci penserò io a difendere il pianeta!

- Ha ragione, ma anch’io sono brava, sa? Riesco già a teletrasportarmi!>>

- Sul serio? - il giovane ridacchiò, in fondo ispiravano davvero tenerezza - Sentite, non è che per caso avete visto quegli altri due? Stamattina a casa non c’erano…

- Intende il signor Pie e Tart? Non lo so…

- Io sì, Tart è passato sotto casa nostra prestissimo, andava verso le colline laggiù…

- Bene, allora andrò a prenderlo. – l’alieno notò gli sguardi delusi dei due bimbi – Ma tranquilli, dopo ritorno, così giocherete insieme, che ne dite?

- Certo! Fantastico, signor Quiche!

Sorridendo, l’alieno fece un cenno con la mano e si volse verso ovest, quando d’un tratto sentì i passetti veloci della bambina:

- Aspetti un momento, signor Quiche!

- Cosa fai ancora qui? Guarda che se scoprono te e tuo fratello in piedi così presto saranno guai…

- E’ solo che volevo chiederle una cosa prima di dimenticarmela. – rispose affannata – Senta, la mamma mi ha detto che hanno chiesto a lei di dare il nome a questa città, ma perché proprio “Iki”? E’ strano…

Quiche si fermò di botto, la ragazzina a fissarlo stupita. Già… perché quel nome? Quando gli avevano proposto di battezzare quel gruppo di casupole, fu il primo che gli venne in mente. Eppure… Da due mesi aveva lasciato la Terra e da due mesi tentava invano di dimenticare, di dimenticarla, ma non ci era riuscito: nei suoi pensieri c’era ancora l’unica persona dalla quale non avrebbe mai potuto avere l’amore che desiderava, l’unica per cui aveva tradito perfino Deep Blue: Strawberry, lei, la sua micina.

- Ecco.. solo perché “Iki” significa “gatto“, nulla di più.

E senza aggiungere altro si allontanò.

 

 

- Due mesi… - sussurrò Tart - E’ già passato così tanto tempo, da quando siamo tornati a casa?

Sdraiato su un prato, il piccolo alieno contemplava le nuvole di Gaea, sempre di un colore più roseo rispetto a quelle a cui si era abituato sulla Terra, a causa della debole luce del loro sole, Disga. “ La Terra…” Meccanicamente, Tart si portò a sedere con lentezza, a gambe incrociate, infilò una mano nella tasca e ne estrasse un oggetto piccolo e rotondo, tutto colorato: una delle caramelle dategli da Paddy. Era l’ultima che gli era rimasta, ma non l’aveva ancora mangiata; rigirò con cura il dolcetto tra le mani, ripensando a tutto quello che era successo, alla Terra, alle Mewmew… e a Paddy. Nella mente si affacciò l’immagine del visetto tondo e sorridente della bambina, i suoi tentativi di portarlo dalla loro parte, il suo sguardo triste quando loro dovettero ripartire “Forse è per questo – pensò – che è meglio che non mangi questa… Non credo di poter…”

- Ciao Tart, cos’hai?

- Umh? Ah, sei tu Quiche. No, niente, è solo che…

- Che?

- Ecco… No, niente… - rispose lui, guardando di sottecchi la caramella che stringeva ancora nel pugno semi-chiuso. Quiche notò che cosa aveva l’amico in mano e sorrise malinconico:

- Ti manca, vero?

- Chi?

- Come chi? Su pensaci: capelli biondi, muso da scimmia, insomma la tua fidan…

- Non ci provare, non è vero >\\\\

- Ma non sai neanche cosa volevo dire.

- Invece sì, e NON E’ come pensi! E’ solo che, insomma, siamo diventati amici, no? E un po’ mi manca, e poi – aprì il piccolo pugno – se mangiassi questa, dovrei mantenere la promessa di tornare e non posso.

Il piccolo alieno chinò un po’ la testa, mentre Quiche gli faceva un buffetto sulla testa, in silenzio.

- Tart! Quiche! Vi ho trovati finalmente!

- Yo, Pie! ^-^

Da dietro la collina apparve il più anziano dei tre amici, lo sguardo di solito impassibile ora corrucciato:

- Ragazzi, abbiamo un problema. C’è qualcosa che si sta avvicinando a tutta velocità su Gaea, e non capisco cosa sia!

- Ma cosa stai dic…

Quiche non riuscì a terminare la frase, perché una tremenda esplosione coprì le sue parole, facendo tremare l’intera Gaea.

 

<< Devo trovarle… così ci ha ordinato il padrone… dobbiamo trovarle… sono qui, c’è qualcosa di loro qui… devo trovarle… >>

 

 

 

 

   
 
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