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Autore: WillowG    30/08/2008    1 recensioni
Quattro ragazze ricevono l'eredità della nonna,morta assassinata anni prima.Un libro ed una chiave per aprirlo.Così il loro destino si lega a quello di quattro viaggiatori.
Genere: Azione, Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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cap4 Capitolo quattro ... ecco il primo incontro tra i ragazzi di saiyuki ed una delle mie OC.
ah, poi me lo dimentico ... non possiedo saiyuki (altrimenti ci avrei aggiunto qualche personaggio femminile in più.) e questa storia non ha alcuno scopo di lucro. vi lascio alla lettura. ciao!

Capitolo 4
-Primo incontro.-

Tic-tac, tic-tac...
La pendola contava i secondi con il suo monotono ticchettio.
Tic-tac, tic-tac...
Da quanto tempo lo stava ad ascoltare? Minuti? Ore? Non ne aveva la più pallida idea.
Gli ultimi avvenimenti erano successi così rapidamente che adesso quell'attesa era quasi innaturale. Prima stava discutendo con Gojyo, poi Hakkai aveva frenato, e avevano prestato soccorso ad una ragazza che subito credevano morta. L'avevano portata nella prima locanda che avevano trovato, e mandato la figlia maggiore del locandiere a chiamare un medico, che adesso si trovava dentro alla camera con la ragazza ferita.
Confuso. Goku era confuso ... no, non era esatto. Non era confuso, sapeva esattamente cos'era successo, ma ancora stentava a crederci. Gli sembrava di aver vissuto un sogno molto agitato, ma di cui conosceva ogni minimo particolare. E adesso si era svegliato, ma alcuni brandelli del sogno gli danzavano ancora davanti agli occhi, e non riusciva ancora a capire se stava ancora dormendo oppure no.
Batté le palpebre e spostò lo sguardo dalle lancette dell'orologio ai suoi compagni: individuò subito Gojyo che andava avanti e indietro per il corridoio lasciando dietro di sé una scia di fumo. Appena la ragazza era stata affidata al medico si era fiondato a comprare le sigarette, e adesso si stava rifacendo di tutto il tempo in cui era stato a "digiuno" di nicotina.
Sanzo invece se ne stava con le spalle contro il muro, gli occhiali da lettura sul naso e il viso seminascosto dalle pagine del quotidiano, anche se Goku aveva la certezza che in realtà non lo stesse leggendo: Sanzo poteva essere strano, ma non fino al punto di mettersi a leggere le ultime notizie al contrario!
Hakkai invece se ne stava seduto su una poltroncina da ingresso ad accarezzare Hakuryu che pigolava soddisfatto, ma gli occhi del suo padrone guardavano fissi davanti a sé, senza guardare nulla, lanciando solo di tanto in tanto un'occhiata all'orologio.
Goku decise di stiracchiarsi un pò gambe e braccia: era da quando era arrivato il medico, che stava seduto con le gambe incrociate, la schiena appoggiata contro il muro, e le mani dietro la testa. Ora i suoi arti cominciavano a fare male e aveva bisogno di stare un po’ in piedi. Si accigliò leggermente, ripensando al modo in cui il medico aveva cacciato tutti quanti fuori dalla stanza, tranne la ragazza che lo era andato a chiamare. Avrebbe voluto restare, e vedere come se la cavava la ragazzina … Proprio allora la porta della camera si aprì, e un uomo di mezz'età coi capelli neri striati di grigio uscì pulendosi tranquillamente gli occhiali. Hakkai fu il primo a chiedere informazioni al dottore, che, stavolta, invitò tutti ad entrare:
-Sta per svegliarsi.- Li informò aprendo la porta. Hakkai e Gojyo entrarono per primi, seguiti da Sanzo, che però venne tirato per una manica da Goku.
-Che cosa c'è adesso!?- Ringhiò il biondo, voltandosi. Ma la voce arrabbiata del bonzo non fermò il giovane demone dagli occhi dorati.
-Posso farti una domanda?-
-Non se è stupida!- Sbuffò il monaco scocciato: perchè gli chiedeva se poteva fargli una domanda, se tanto poi gliel'avrebbe fatta lo stesso? Il ragazzino abbassò lo sguardo, scegliendo con cura le parole da usare.
-Secondo te che cosa le è successo? Hai qualche idea?-
-Tzè! E io cosa ne posso sapere!?- Brontolò il bonzo, pronto a tornarsene indietro, ma lo sguardo di Goku, interpretabile come "ma che razza di risposta è questa?", lo convinse a rivelargli le sue ipotesi: -Le strade da queste parti sono piene di banditi, forse ha fatto un brutto incontro.-
-Cosa te lo fa pensare?-
Sanzo si mise una mano in tasca e tirò fuori un oggetto luccicante. Goku non riuscì subito a capire di cosa si trattasse, ma era d'argento e abbastanza piccola da stare nel palmo della mano. Quando Sanzo gliela porse vide che si trattava di una chiave con delle fini decorazioni dorate.
-Ce l'aveva in mano quando l'abbiamo soccorsa.- Goku si rigirò l'oggetto tra le mani, per poi fissare gli occhi su Sanzo.
-Perché gliel'hanno lasciata in mano? Se si aggredisce una persona per derubarla, è stupido lasciare una cosa così preziosa!- Sanzo spalancò gli occhi per la sorpresa: da quando quella stupida scimmia era diventata così perspicace?
Si passò nervosamente una mano tra i capelli biondi, mentre Goku continuava a parlare: -forse dei banditi l'hanno inseguita e lei ha cercato di scappare, poi è scivolata e ha sbattuto la testa. I ladri ci hanno sentito arrivare e sono scappati. Torna tutto, no?-
"Incredibile". Pensò il monaco mentre si lasciava andare ad un leggerissimo sorriso di soddisfazione nel constatare che la sua scimmietta portafortuna avesse tanto cervello da pensare ad un'ipotesi plausibile. Ma questo subito gli scomparve dalla labbra, mentre gli tornavano in mente particolari a cui Goku non aveva fatto caso: attorno al corpo della ragazza non c'era la minima impronta di scarpe o ruote, né sull'erba, né nel fango morbido. Quasi come se fosse stato il vento a scaraventarla sulla strada. Senza contare che gli abiti erano asciutti, quindi non poteva aver passato la notte da quelle parti. Indizi futili, forse, ma che lo lasciavano perplesso.
-Tz! questa zona è piena di disperati che sarebbero disposti a tutto per una parvenza di bottino... Può essere andata così. Ce lo dirà lei quando si sveglierà. E adesso non mi scocciare più, chiaro?- Non era il caso di far partecipe Goku dei suoi sospetti, ragionò spingendo il ragazzo nella stanza, dove il medico li avrebbe aggiornati delle condizioni della sua paziente.

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-Come sta?- Di chi era questa voce? La voce di un ragazzo, calda e gentile, ma che non conosceva...
-Non è grave, si rimetterà presto.- Un'altra voce maschile ... Più matura di quella precedente ... Il tono rassicurante e comprensivo ... Tipico di un medico ...
-Quando si risveglierà?- Un'altra voce, sempre maschile, più giovane di quella precedente ma completamente diversa dalla prima ... Se una era calda e gentile, quella era fredda e distaccata. Ma nessuna gli era famigliare ... Insomma, chi erano quelle persone?
-Dovrebbe svegliarsi a momenti.- Era di nuovo la seconda voce.
Le voci sconosciute le arrivavano alle orecchie ovattate, come lontane molte miglia, ma lei voleva vedere chi erano le persone che parlavano, lei doveva vedere, constatare se stava sognando o meno. Ma le sue palpebre sembravano incollate, non riusciva ad aprire gli occhi.
No, non si sarebbe arresa. Era anche una questione di orgoglio. Riprovò ancora, e con uno sforzo maggiore riuscì ad aprire un pochino gli occhi, ma li richiuse quasi subito: la luce che rischiarava la camera, anche se non era intensa, le feriva gli occhi. Aspettò pazientemente che la luce non le desse più fastidio, poi mise a fuoco le persone che la attorniavano.
-Dove sono?- Sentì la propria voce roca, e poco più di un sussurro, ma fece comunque sobbalzare tutti i presenti nella stanza, che smisero subito di parlare.
-Dove sono?- Ripeté la ragazza, cercando di tirarsi su a sedere, ma una mano la bloccò.
-Non dovrebbe alzarsi nelle sue condizioni. Si corichi.- Gaia riconobbe la voce:era quella calda e gentile, la prima che le era giunta alle orecchie. Cercò di annuire, ma una fitta alla testa la sorprese, facendola desistere. Trepidante, si portò una mano al punto dove le doleva, ma di nuovo la mano del ragazzo la fermò.
-Lasci stare, o rischia di rovinare la fasciatura.- Abbandonando anche quel proposito, la ragazza volse lo sguardo al suo "infermiere": aveva riconosciuto la voce, era quella calda e gentile che aveva sentito prima, e ora poteva dargli un volto: occhi verde smeraldo, capelli corti scuri, un monocolo all'occhio destro e un sorriso gentile sulle labbra.
-Bene signorina, bensvegliata. Ti ricordi il tuo nome?- Quello che senza dubbio era il medico si era avvicinato e osservava attentamente la sua paziente, che annuì e dopo aver deglutito rispose alla domanda.
-Gaia …-
-Bene, Gaia, allora segui il mio dito ... Ecco , così, brava.- L’uomo fece passare qualche volta il dito davanti agli occhi della ragazza, poi, soddisfatto si rivolse al ragazzo dagli occhi verdi, invitandolo ad andare a parlare fuori dalla stanza. Gaia li seguì con lo sguardo finché non furono usciti dalla porta. Allora guardò le altre persone presenti nella stanza: un ragazzo dai lunghi capelli rossi stava spegnendo una sigaretta su un posacenere dall'altra parte della stanza, mentre un'altro stava appoggiato davanti all’unica finestra, i capelli biondi ribelli e gli occhi scuri, ma a causa della distanza e della luce che filtrava dalla finestra, sotto forma di raggi simili a lance dorate, non era sicura del loro colore, viola scuro probabilmente. Soffermò un momento di più lo sguardo sugli strani abiti che il ragazzo indossava, e quando rialzò gli occhi si accorse che il biondino la stava fissando a sua volta con aria seccata. Subito Gaia abbassò lo sguardo imbarazzata, ma la voce fredda e distaccata del ragazzo biondo la costrinse ad alzare di nuovo gli occhi su di lui.
-Che cosa ci facevi lì da sola in mezzo alla strada?-
Gaia spalancò gli occhi verde acqua stupita: lei in mezzo ad una strada? Quale strada? Lei era a casa, con sua sorella e le sue cugine ... Le sue cugine! Che fine avevano fatto? E sua sorella? Stava quasi per chiederlo al biondino quando il ragazzo dai capelli rossi si rivolse all'amico.
-Certo che non ti smentisci mai! Neanche con le ragazze sai essere gentile, eh, bonzo?-
L'altro si voltò seccato puntando le iridi che, Gaia non si era sbagliata, erano color ametista, sul suo interlocutore.
-Ma senti da che pulpito! Proprio da te, che non riesci a non correre dietro a ogni essere di sesso femminile che incontri!-
-Quello si chiama "saperci fare con le donne", ed è una forma di virilità maschile. Non che mi aspetti che tu capisca …-
-Cosa vorresti dire? Occhio che la risposta potrebbe costarti caro! Quindi pensaci bene.- Sibilò il bonzo mentre nascondeva una mano nell'ampia manica della tunica, e una vena cominciava ad ingrossarsi e pulsargli sulla tempia.
-Mi pare ovvio, no? Che sei gay ... AAAAAAAAARGH!-
A quanto pareva la risposta non era quella giusta e il bonzo tirò fuori una piccola pistola dalla manica, con la quale cominciò a sparare al rosso gridando.
-MUORI!-
Gaia si tuffò sotto le coperte, come se queste avessero potuto in qualche modo difenderla dai proiettili: non bastava trovarsi in mezzo a persone che non conosceva, con la testa fracassata, e senza neanche sapere dove fossero Lara, Martha e Nika, ci voleva anche un pazzo che si mettesse a sparare come un indemoniato! Se quello era un incubo, non vedeva l'ora di svegliarsi!
Il cuore le mancò un colpo quando una mano le scostò delicatamente le coperte dal volto. Non volle neanche vedere chi l'aveva fatto, strappò di mano allo sconosciuto la trapunta e vi si rannicchiò, come una bambina che cerca di nascondersi. Era terrorizzata, tremante come una foglia, gli occhi chiusi e con il cuore che batteva così forte da farle male. In seguito avrebbe trovato la situazione decisamente ridicola, e ne avrebbe riso, ma in quel momento l'unica cosa che voleva era che quella storia finisse!
-Non preoccuparti, Sanzo si comporta sempre così, ma in realtà non farebbe mai del male a Gojyo! Non sul serio. Bhe, almeno, fino ad oggi non l'ha mai fatto …-
Gaia aprì gli occhi di scatto: la paura si stava mitigando di fronte alla rabbia: voleva vedere in faccia chi era il malato di mente che le diceva di non preoccuparsi. Non ci si deve preoccupare quando ci si sbuccia un ginocchio, quando perde un rubinetto, ma non quando uno si mette a sparare nella stanza di un malato! Aveva un bel pò di argomentazioni del genere da esporre ma si bloccò e tese l'orecchio: le grida continuavano ad echeggiare nell'edificio, ma non erano più in quella stanza. Si tirò un pò su, quel tanto che bastava per guardarsi attorno: Non si era sbagliata, i due litiganti non erano più lì, anche se continuavano a schiamazzare, e gli spari erano stati sostituiti dal rumore di un oggetto che colpiva qualcosa.
-Sono andati a litigare fuori, qui rischiavano di fare troppi danni …- Il "malato di mente" doveva aver intuito i pensieri di Gaia, che si voltò verso di lui rimanendo un pò sorpresa di trovarsi davanti un ragazzo più giovane degli altri: poteva avere suppergiù la sua età, indossava un paio di jeans e una maglia a mezze maniche, le spalle erano coperte da una sorta di armatura ed una corta mantella. I capelli castano scuro corti e ribelli nascondevano in parte un diadema dorato.
-Comunque, io sono Goku. Piacere di conoscerti.- Si presentò sorridendo e porgendogli la mano che Gaia accettò, sorridendo a sua volta.
-Gaia.- Un rumore simile al ruggito di una bestia feroce fece ricordare al ragazzino una cosa molto importante.
-Ehm... Dato che ora abbiamo fatto conoscenza ... Che ne dici se mangiamo qualcosa? Ho una fame che non ci vedo …-
Gaia rise ricordandosi che anche lei era affamata da morire e appoggiò entusiasta l'idea di Goku.
-Sììììììì!!! Finalmente si mangia!!!-
-Hey, quella battuta era la mia!- La punzecchiò Goku ridendo.
-Non fare il pignolo... Ho fame!-
Si guardarono un momento negli occhi e scoppiarono a ridere.

-Fine capitolo 4-
  
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