Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: lady gaara    30/08/2008    3 recensioni
Ho reimpostato questa storia perchè l'avevo tolta, per motivi personali, quindi per chi la stava seguendo la storia la reimposto...Scrivo di nuovo la trama per chi non la sapeva: Per dare soddisfazione a suo nonno, che è molto malato e vorrebbe dei pronipoti, Jake si è inventato una moglie che non esiste e un bebè in arrivo. Adesso però, per dare corpo alla sua bugia, deve trovare urgentemente una donna incinta, a tutti costi! Chelsey, all'ottavo mese di gravidanza, sembra essere proprio la "moglie" che fa per lui, ma Jake deve superare la diffidenza e la naturale ritrosia della ragazza, che teme di innamorarsi sul serio del suo affascinante "marito".
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Eccomi ritornata con “Le regole dell’amore” , per chi la stesse seguendo prima mi dispiace tanto ma l’ho dovuta togliere per vari motivi…Comunque adesso e qui e quindi godetevela fino in fondo XDXD Ok vi lascio subito alla storia…

 

Doveva assolutamente trovare una donna incinta, e al più presto.

Jake Breaux non riusciva ancora a credere di essersi cacciato in un simile guaio: solo a pensarci provava una stretta allo stomaco!

Spinse al massimo il motore della sua moto lungo l’autostrada, cercando di combattere un forte impulso a cambiare direzione e tornarsene a casa. No, non poteva farlo: aveva un problema molto grave e doveva assolutamente risolverlo.

Evidentemente, nonostante i suoi disperati tentativi di isolarsi dagli altri, non vi era riuscito del tutto. La notizia che suo nonno era in punto di morte lo aveva inaspettatamente sconvolto al punto di farlo reagire in modo impulsivo, e proprio a causa di quella reazione adesso si trovava di fronte a un vero e proprio dilemma.

Fece un respiro profondo e decise di concentrarsi sulla guida della sua Harley Davidson. Guidarla suscitava in lui un situazione confortante, come se fosse in compagnia di un vecchio amico. La moto era la sua passione fin dall’adolescenza, quando, sentendosi un ribelle, aveva scelto il senso di libertà di un veicolo che esclude la presenza di bagagli e passeggeri. Senza impegni, senza problemi. Voleva vivere così, e aveva creduto di esserci riuscito. Come aveva potuto sbagliarsi fino a quel punto?

Improvvisamente, Jake si accorse di essere giunto nella piccola cittadina di Carencro, nello stato della Louisiana. Rallentò. Forse in un posto così piccolo qualcuno avrebbe saputo dirgli dove trovare la donna che era venuto a cercare. Sperava di trovarla, ma si augurava soprattutto che lei fosse ancora incinta.

 

La moto si arrestò rumorosamente nel cortile di fronte alla casa di Chelsey MacKenzie.

Sorpresa da quel rumore inaspettato, Chelsey tentò con difficoltà di alzarsi dalla sua vecchia sedia a dondolo di legno. Da qualche settimana, ormai, quella sedia era diventata la sua preferita, perché ospitava comodamente il suo corpo rotondo e ingombrante. Ma sapeva bene che il suo stato attuale rendeva inutile ogni tentativo di muoversi rapidamente.

Si lasciò ricadere indietro, esausta. Respirò a fondo per riprendere fiato e si disse che proprio non doveva cercare di muoversi così velocemente:in otto mesi il suo peso era aumentato di undici chili.

Tuttavia non se ne lamentava. L’idea di dar presto alla luce il suo bambino la riempiva di gioia. Da qualche tempo sapeva che si sarebbe trattato di un maschietto e, a sentire il medico, sarebbe stato un bimbo grande e robusto.

La presenza di quel minuscolo essere che dipendeva completamente da lei, le dava una sensazione di euforia. Suo figlio aveva bisogno di lei quanto lei ne aveva di lui. Per al prima volta in vita sua, avrebbe avuto qualcuno che le apparteneva veramente.

Scostò la tende della finestra del tinello e guardò fuori. Per qualche istante non riuscì a vedere molto, perché il sole abbagliante d’agosto l’accecava, ma poi scorse un uomo dai capelli scuri accanto a una grossa motocicletta. Lui si era tolto il casco e lo aveva appeso al manubrio. Doveva avere all’incirca trent’anni, aveva i capelli un po’ troppo lunghi sul collo e indossava un giubbotto di pelle nera e jeans aderenti. Fin dalla prima occhiata si accorse anche che l’uomo che stava osservando era attraente. Molto attraente, pensò, notando le sue spalle larghe e la figura slanciata. La motocicletta nascondeva la parte inferiore del suo corpo, ma Chelsey aveva visto abbastanza per capire di che tipo si trattava: un classico ribelle.

Era proprio come suo padre: un bell’uomo dall’aria un po’ selvaggia… In pratica, un pessimo padre. Dopo tanti anni Chelsey ricordava ancora l’indifferenza con cui Frankie MacKenzie spariva e ritornava nella vita dei suoi due figli. Ricordava anche quanto avesse desiderato il suo amore. Ma lui era troppo egocentrico per amare qualcuno, anche se si trattava dei suoi due figli, che già avevano perso al madre. La nonna di Chelsey era l’unica persona che aveva avuto cura di loro, ma anche lei era morta quando Chelsey aveva solo quattordici anni.

All’improvviso si reso conto di essere rimasta a fissare lo sconosciuto, assorta nei suoi ricordi, e si tirò indietro, arrossendo. Chi poteva essere? E cosa voleva da lei?

A qual punto lui incominciò ad avanzare verso al porta d’ingresso, che si apriva sul tinello. Le sue lunghe gambe si muovevano con scioltezza.

Doveva alzarsi. Con una lenta, complicata manovra, ci riuscì. Sistemò l’ampio camicione che indossava sopra la gonna di jeans e si preparò ad aprire. Tuttavia quando sentì bussare alla porta sobbalzò, presa da un senso di inquietudine, ed esitò un istante. Cosa mai poteva volere quell’uomo?

Santo cielo, era impresentabile!  Anche se aveva appena lavato i suoi bei capelli corti e si era stesa un leggero velo di trucco sul viso, in quel momento pensò solo al proprio corpo goffo e ingombrante. Chissà perché, le seccava che quello sconosciuto la vedesse in quello stato, ma d’altro canto non aveva scelta, se voleva aprire la porta.

La situazione rispecchiava molto fedelmente il rapporto che aveva avuto con gli uomini. Non era mai riuscita a far valere le proprio esigenze: né con suo padre, alcolista e insensibile, né con suo marito. Nessuno dei due l’aveva amata, ma entrambi avevano sfruttato il suo bisogno d’affetto.

Adesso, per la prima volta in vita sua, viveva da sola e stava bene così. Non aveva bisogno di un uomo. Gli uomini erano tutti dei grandi egoisti. Salvo suo fratello Rand, naturalmente: lui era diverso, e Chelsey desiderava che suo figlio gli somigliasse.

Sentì bussare con maggiore insistenza e fece una smorfia, infastidita.

Cosa ti prende, Chelsey? Apri quella porta!  Sicuramente quell’uomo voleva solo delle indicazioni sulla strada. Chelsey fece un respiro profondo per prendere coraggio e vide che l’uomo si era voltato per andarsene. Aprì al porta con decisione.

“Posso fare qualcosa per lei?”

Udendo la sua voce l’uomo si voltò di scatto e per un attimo restò a guardarla. Chelsey ebbe la netta sensazione di averlo già visto da qualche parte e per un attimo si sentì quasi mancare. Era sicura di aver già incontrato prima quegli occhi scuri dallo sguardo profondo, ma dove? E quando?

Strinse forte la maniglia della porta e ripeté:” Posso fare qualcosa per lei?”.

L’uomo appoggiò il piede sul primo dei tre scalini che portavano alla soglia e la scrutò attentamente dalla testa ai piedi, senza rispondere. Chelsey ebbe l’impressione di leggere dell’ammirazione nei suoi occhi, ma doveva trattarsi della sua immaginazione, a meno che lui non fosse cieco, oppure completamente fuori di sé.

“Certo” rispose lui infine, con un forte accento del sud. “Sei Chelsey MacKenzie, vero?”

Chelsey indietreggiò di un passo, sorpresa e leggermente preoccupata. Chi poteva mai essere? Come mai conosceva il suo nome? “Esatto.”

Lui la rassicurò con un gesto. “Non devi spaventarti. Non ti ricordi di me? Sono Jake Breaux.” Attese invano un segno di riconoscimento da parte sua. “Sono quello che ti ha trovata quando hai avuto quell’incidente in autostrada, alla vigilia di Natale.”

“Oh! È vero… Jake Breaux. Ora ricordo.” Chelsey arrossì, imbarazzata. Come poteva essersi dimenticata dell’uomo che le aveva salvato al vita? “ Mi dispiace… Io…”

“Non devi scusarti” disse lui, in fretta. “Non avresti potuto osservarmi tanto bene, quella sera, con tutto ciò che ti era accaduto.”

“No, infatti. Ne ho un ricordo molto vago.”

Senza rendersene conto Chelsey posò lo sguardo sulle mani di Jake. Quelle mani l’avevano liberata dai rottami della sua automobile, in quella terribile, gelida notte di Natale. Non era stata in grado di riconoscere il suo viso, ma ricordava perfettamente la presa ferma e dolce delle sue mani. Né avrebbe mai potuto scordare la sensazione di protezione e di calore che aveva provato quando, dopo averla estratta dalle lamiere contorte, l’aveva stretta a sé per proteggerla dal freddo.

Il silenzio tra loro divenne imbarazzante. Jake si schiarì la voce. “ Capisco che la mia visita ti sembri strana. È solo che speravo di poterti parlare di…”

“Scusami” lo interruppe Chelsey, scostandosi dalla porta e facendogli segno di entrare. “Non volevo essere scortese. Sono solo… stupita. Accomodati pure.”

“Grazie” rispose lui, raggiungendo l’ingombrante figura di Chelsey con movimenti sciolti e dinoccolati. “Vedo che non hai ancora avuto il bambino.”

“Non ancora” rispose lei. Mentre Jake le passava accanto notò che emanava un profumo d’aria fresca e sentì il leggero odore di pelle del suo giubbotto. Ma non notò soltanto questo. Si trattava di un uomo estremamente sensuale. C’era qualcosa in Jake che avrebbe fatto desiderare a qualunque donna di naufragare con lui su un’ isola deserta.

Ma lei era immune a  tutto questo. Una donna nelle sue condizioni aveva cose più importanti a cui pensare. E poi, Chelsey aveva deciso di non volerne più sapere, degli uomini.

“Dovrei partorire fra tre settimane” aggiunse, mentre lo faceva entrare nel tinello e lo faceva cenno di sedersi sul divano.

Aggrotto la fronte, chiedendosi che cosa ci facesse Jake Breaux da quelle parti, ma poi si ricordò che anche il suo soccorritore si trovava in Colorado per una vacanza. Rand le aveva detto che l’uomo viveva a Lafayette, a pochi chilometri da Carencro, la cittadina dove Chelsey si era trasferita per stare vicina a suo fratello.

“Posso farti un caffé o vuoi bere qualcosa di freddo?” disse, chiedendosi perché si sentisse così impacciata. Forse era a causa di quegli occhi scuri che la fissavano con intensità.

“Non vorrei disturbare” rispose Jake, ancora in piedi.

“Nessun disturbo.”

“Allora accetto volentieri un bicchier d’acqua” rispose lui, ravviandosi nervosamente i capelli. Il suo sguardo profondo la seguiva ovunque.

Anche Chelsey, di riflesso, si passò le dita tra i capelli, con al mano che tremava leggermente. Si schiarì al voce e, senza accorgersene, si inumidì le labbra con la punta della lingua. “Accomodati pure. Ti raggiungo subito.”

Chelsey si recò in cucina, sgradevolmente conscia dello sguardo di lui alle proprie spalle. Prese un bicchiere e si avvicinò al frigorifero con la sua andatura goffa e dolorante, o almeno così le pareva dovesse sembrare a lui.

Jake si schiarì la voce. “ Ti trovo molto bene. Tuo fratello mi aveva detto che ti era ripresa completamente dall’incidente, e sono contenta di vedere per così.”

“Mio fratello? Hai parlato con Rand?”

“Sicuro. Ah grazie” disse quando lei gli porse il bicchiere.

Per un attimo le loro dita si sfiorarono e il calore di quelle di lui sembrò comunicarsi al corpo di Chelsey, facendola sentire all’improvviso più viva. Lei ne fu colpita al punto che lasciò andare bruscamente la presa e, se Jake non l’avesse afferrato saldamente, il bicchiere sarebbe caduto a terra. Per un attimo i loro sguardi si incrociarono, ma immediatamente lei guardò altrove  e fece un passo indietro.

Lui sembrò esitare un istante, poi posò di nuovo lo sguardo su di lei. “Quella sera, dopo averti portata in ospedale, aspettai che arrivasse tuo fratello. Prima di andarmene gli chiesi di darmi tue notizie. Dopo qualche mese lui mi ha telefonato e ci siamo incontrati in città. È molto simpatico.”

“Si, Rand è davvero speciale” Chissà perché, Jake le ricordava suo fratello. Si somigliavano un po’, fisicamente, ma soprattutto avevano al stessa aria taciturna. Comunque, il fatto che Jake avesse desiderato avere notizie di lei le fece molto piacere.

Lui bevve quasi tutta l’acqua in un unico sorso e si passò il dorso della mano sulle labbra. “Quando ci siamo visti tuo fratello mi ha raccontato che ti sei trasferita qui da Houston per stargli vicino e per accelerare i tempi del divorzio, che per la legge della Louisiana sono più brevi che nel Texas.”

“Infatti. Non volevo attendere un minuto di più del necessario. Ho ottenuto il divorzio la settimana scorsa.”

Chelsey si sistemò sulla sedia a dondolo, avvertendo lo sguardo dell’uomo ancora fisso su di sé.

“Mi aveva anche detto che la gravidanza procedeva bene. Vedo che  aveva ragione.”

Lei arrossì  e lanciò un’occhiata al proprio pancione. “Il medico dice che il bimbo peserà almeno quattro chili.”

“Il bimbo?”

“Si, è un maschietto.”

Jake scosse il capo e le sue labbra si schiusero in un mezzo sorriso. “Ah, certo. La scienza ha svelato anche questo mistero, ormai.”

“Sapere in anticipo il sesso di un nascituro ha i suoi vantaggi” disse Chelsey, posando una mano sul punto il cui il bambino stava scalciando. La sua smorfia di dolore sembrò impensierire Jake.

“Cosa c’è?” le chiese.

“Nulla” si affrettò a rispondere lei. “Fa sempre così. Mi ha colta di sorpresa, tutto qui.”

“Cosa fa?”

“Si muove” disse lei, quasi senza fiato per la fitta al ventre. Attese pazientemente che il dolore cessasse e poi sorrise. “In questi giorni è molto vivace. Credo che cominci a sentirsi pronto per venire al mondo.”

Jake le si avvivino con aria stupita. “Deve farti male.”

“A volte, un po’.”

Lui si accovaccio di fronte a lei e le pose una mano sul ventre, con grande naturalezza. “ è il suo piede quello che sento?”

Chelsey annuì in silenzio, fissando sbigottita la mano di lui. Non si era aspettata quel gesto. Lo guardò in viso e vide che stava sorridendo. Aveva delle labbra davvero invitanti, pensò. Non che la cosa la interessasse: era una semplice constatazione.

“Accidenti… sento il suo piede muoversi!” esclamò Jake con l’entusiasmo di un bambino.

Gli occhi di Chelsey si colmarono di lacrime. Quell’uomo le faceva venir voglia di ridere e piangere allo stesso tempo. Condividere quel breve momento di intimità con lui, un estraneo, l’aveva toccata profondamente. Non aveva fatto che illudersi, negli ultimi tempi. Aveva ancora bisogno di sentire il tocco di un uomo, proprio come ne aveva avuto bisogno in passato.

Guardando quello sconosciuto che contemplava con meraviglia la vita che cresceva dentro di lei, pensò che doveva essere fantastico aspettare un bambino avendo accanto un uomo così entusiasta. Sembrava quasi che ci tenesse moltissimo a suo figlio, come se avesse un motivo per…

Che assurdità! Per quale motivo il suo bambino sarebbe potuto interessare a Jake Breaux?

“Ehi!” esclamò lui. “Credo di aver sentito il suo gomito. Cosa provi quando si muove?”

“Non saprei descrivertelo. È una sensazione strana” rispose Chelsey, sorridendo.

Sapeva che avrebbe dovuto dire a quell’ estraneo di allontanarsi. Non aveva il diritto di toccarla in quel modo. Eppure, anche se pareva una cosa sciocca, era stupendo sentire le sue mani forti e calde sul proprio ventre. L’istinto le diceva che era al sicuro.

All’ improvviso suo figlio decise di cambiare posizione e si puntellò con un piedino contro di lei.

Le mani di Jake seguivano i suoi movimenti. “è forte come un torello! Hai già deciso che nome dargli?”

Quella domanda riportò Chelsey alla realtà. Aveva pensato spesso di dare a suo figlio il nome dell’uomo che li aveva salvati dopo l’incidente, alla vigilia di Natale.

Ma adesso che quell’ uomo era lì, accovacciato di fronte a lei, non trovò il coraggio di dirglielo. Cosa avrebbe pensato di lei?

“Non ho ancora deciso. Povero bambino, non ha nemmeno un cognome.” Chelsey si stupì delle sue stesse parole. Perché aveva detto una cosa simile?

Jake le lanciò un’occhiata penetrante. “Dov’è suo padre?”

“Non vuole avere nulla a che fare né con me né con lui. Del resto, per me va bene. Non è giusto che mio figlio porti il cognome di uno che non lo vuole.”

“Sembri amareggiata.”

Chelsey distolse lo sguardo e sorrise lievemente. “No. Sono solo più disincantata di quanto fossi un tempo, per quanto riguarda gli uomini.”

“Capisco” disse Jake, alzandosi in piedi. Indietreggiò di un passo e si passò le dita tra i capelli, nervosamente. “Suppongo, allora, che non otterrei molto, se ti chiedessi un favore.”

Chelsey lo fissò, stupita. “ A me? Come potrei aiutarti?”

Lui inspirò profondamente. “Ho un grosso problema, e penso che tu potresti darmi una mano.”

“Bè…” disse Chelsey, cercando di riorganizzare i proprio pensieri. Avrebbe dovuto immaginare che Jake voleva qualcosa da lei. Altrimenti, perché sarebbe venuto a cercarla? Si appoggiò allo schienale della sedia a dondolo. “Ti devo la vita. Credo che il minimo che io possa fare sia farti un favore.”

“è che si tratta di un grande favore.”

Chelsey sospirò. “Jake, mio figlio nascerà tra tre settimane. Se puoi aspettare fino ad allora, sarò felice di darti una mano.”

“è questo il punto” disse lui, avvicinandosi alla finestra e guardando fuori un attimo, prima di voltarsi di nuovo verso di lei. “Ho bisogno che tu sia incinta.”

Lei lo guardò al bocca aperta. “Come hai detto?”

“Senti, si è fatto tardi” disse lui, avvicinandosi di un passo. “E si tratta di una lunga storia. Perchè non vieni a cena con me, stasera, in modo che ti possa spiegare tutto con calma?”

Ancora stupita, Chelsey esitò un istante. “Bé… Non saprei. Ci conosciamo appena.”

“Hai ragione. Ecco perché dovremmo conoscerci meglio, s vogliamo che il piano che ti voglio proporre funzioni.”

Di nuovo gli occhi di Chelsey si dilatarono per lo stupore e l’apprensione. Dopo tutto, non sapeva nulla di quell’uomo. Avrebbe potuto fidarsi di lui? “Santo cielo, non mi vorrai proporre una rapina in banca, vero?”

Jake scosse il capo. “No, non si tratta di questo.”

“Ma si tratta di una cosa legale?” chiese lei, ancora preoccupata.

Jake sorrise, per la prima volta da quando era arrivato. “Certo che lo è. Non mi caccio più in certi pasticci.”

“Non ti cacci più…?”

“Stavo solo scherzando.” Adesso era di nuovo serio. “Scusami, è il mio modo di fare. Mi piace sorprendere la gente.” Scrollò le spalle. “In questo modo, le persone si innervosiscono e si tengo no a distanza. Però non è giusto che mi comporti così con te, nelle tue condizioni.”

“Sono incinta, Jake, non sono in punto di morte.”

Lui sorrise di nuovo e provò una strana sensazione allo stomaco. “Devi scusarmi. Non ho nessuna esperienza di donne incinte.”

Era troppo attraente, decise lei. Attraente e… decisamente pericoloso. “Che cosa vuoi che faccia?”

Lui divenne serio. “Non te lo chiederei, se non fosse davvero importante. Mio nonno sta morendo, e ho bisogno del tuo aiuto, prima che sia troppo tardi. Credimi, mi rendo conto che sembra una cosa pazzesca, ma sono davvero disperato.” Alzò le spalle. “Comunque, mi piacerebbe raccontarti tutto durante la cena. Allora, che ne dici?”

“Bé…” Chelsey esitò un istante. Da settimane suo fratello Rand, che lavorava come tecnico, era su una piattaforma petrolifera. Dato che lei non conosceva ancora nessuno a Carencro si sentiva un po’ sola, e l’idea di chiacchierare con qualcuno la attirava. Inoltre, doveva la vita a quell’uomo. “Il minimo che io possa fare è ascoltare ciò che hai da dire” disse infine.

Un’ espressione di sollievo apparve sul viso di Jake, seguita da un altro affascinante sorriso. “Sai, il mio piano potrebbe anche funzionare, dopo tutto” le disse.

Chelsey gli lanciò un’occhiata mentre cercava di alzarsi dalla sedia. Lui le porse una mano per aiutarla, soffocando una risatina.

“Cosa c’è da ridere?” chiese lei, irritata.

Lui scosse il capo. “Niente. È solo che… mi ricordi un piccolo bigné.”

“In questo momento non mi sembra di essere proprio piccola” ribattè.

Lui la scrutò con i suoi occhi scuri e profondi. “Oh, io invece credo di sì. Quanto sei alta? Un metro e sessanta?”

“Quasi” disse lei, in fretta.

Jake sorrise di nuovo. “Quasi, eh?”

Anche se si sentiva sciocca e infantile, Chelsey alzò il mento con aria di sfida. “Esatto. E tu, quanto sei alto?”

“Quasi un metro e ottantatrè.”

“Quasi, eh?”

Mi ricordo che, quando ti ho tirata fuori da quell’auto, continuavo a pensare quanto fossi minuta. Potevo circondarti la vita con le mani.”

Il ricordo del suo corpo infreddolito stretto con quello caldo e forte di lui le passò rapidamente per la mente. “Bè, adesso non credo che i riusciresti più” disse con finta noncuranza. Si sentiva improvvisamente vulnerabile.

Doveva essere per colpa di quegli occhi scuri e attenti, ora intensi ora attraversati da un sorriso. “Sarò pronta alle sette” disse infine.

Lui le sfiorò una guancia. “Sarò puntuale.”

“Dovremo usare la mia auto” lo avvertì lei mentre lui faceva per andarsene. “Non posso salire su una moto.”

Jake si avviò verso al porta. “ No, suppongo di no” rispose, come se avesse appena capito che e condizioni di Chelsey rendevano quell’impresa impossibile. “Non ti preoccupare, ci penso io.”

Prima di uscire si voltò a guardarla e la vide passarsi una mano tra i capelli, con aria preoccupata. “Stai tranquilla” le disse. “Non ti chiederò di fare nulla di dannoso per te o per il bambino.”

“Oh, lo so” rispose Chelsey, accorgendosi di essere sincera. Jake Breaux era enigmatico, ma sentiva con certezza che con lui non avrebbe corso alcun rischio. Almeno, non in senso fisico.

Eppure, nessuna era mai riuscito a destare in lei le sensazioni che quell’ uomo risvegliava con tanta facilità. Che cos’ era che lo rendeva speciale?

“Non avevi i capelli più lunghi?” chiese lui, all’improvviso.

“Si” rispose Chelsey, portandosi una mano alle chiome scure e ondulate tagliate a baschetto. “Li ho tagliati perché pensavo che fosse più pratico, durante la gravidanza.”

“Ti stanno molto bene.”

“Bè… Grazie” rispose lei, arrossendo di piacere.

Jake ci sapeva certamente fare, con le donne, e probabilmente se ne rendeva perfettamente conto. Doveva avere un gran successo, con loro.

E allora, perché mai aveva bisogno di una donna incinta?

Se non altro, valeva la pena di andare a cena con lui per avere una risposta a quella domanda.

 

Ecco finito il primo cappy XDXD…spero che vi sia piaciuto e spero anche di ricevere numerose recensioni X33 Vabbè che dirvi se non al prossimo capitolo e mi raccomando, recensite ( XD Ok và non ve lo chiedo più, altrimenti vi scocciate e poi non mi recensite XDD)

 

 

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: lady gaara