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Autore: IleWriters    12/07/2014    1 recensioni
Dal primo capitolo
[...]
Mi alzo, poggiando i piedi nudi sulle mattonelle fredde e mi dirigo verso la finestra, guardo fuori e li vedo... Quelle cose... Inumane... Morti che camminano... Io li chiamo i semimorti.
[...]
Non so precisamente come tutta questa merda sia iniziata, so solo che mi ci sono ritrovata catapultata dentro, nessuno mi ha chiesto se volevo farne parte. Mi ci hanno semplicemente scagliata dentro e ora vedo il mondo che sprofonda sempre di più in questa merda.
[...]
Probabilmente sono più morta io dentro dei semimorti la fuori.
Genere: Horror, Suspence, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dolcetta, Nathaniel, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Ho ancora gli occhi spalancati e puntati contro la figura slanciata e muscolosa di Nathaniel, che sta tranquillamente sistemando della roba in camera mia, tirandola fuori da un borsone nero.

 

«Che cazzo stai facendo?» domando fissandolo, lui sentendo la mia voce di gira e mi guarda con i suoi occhi ambrati.

«Sistemo la mia roba» dice come se fosse la cosa più naturale del mondo.

«Sono seria, che cavolo stai facendo?» incrocio le braccia sotto al seno e lo fisso.

«Ti sembro un tipo che scherza?» chiede alzando un sopracciglio, ok è tutto reale.

«Perché tu? Doveva venire mio fratello» mi siedo sul letto e mi tolgo il turbante di testa.

«Bhe, dopo che te ne sei andata è successo un bel macello in mensa, Dake e Castiel hanno fatto a botte, mentre le ragazze tenevano ferma Misery che si prendeva a parole Ambra» dice lui, sistemando dei libri sulla mia, nostra, scrivania. «Tuo fratello ha rotto un braccio e qualche costola a Dake. Così i professori lo hanno obbligato a prestargli servizio finché non si sarà rimesso» conclude lui, e io penso a mio fratello con la divisa da infermiera e scoppio a ridere.

 

Nathaniel mi lancia uno sguardo di disapprovazione, mentre riordina, il che mi fa salire un dubbio.

 

«1. Non mi hai detto perché tu sei qui.

2. Dimmi che non hai rufolato nei miei cassetti» lo guardo e mi tampono i capelli con l'asciugamano.

«Me lo ha imposto tuo fratello, in maniera gentile, in quanto era colpa di mia sorella se era successo tale macello. E mi ha detto che se non facevo come diceva lui mi avrebbe pestato, e io non avevo minimamente voglia di ritrovarmi nei guai per lui. E tranquilla, non mi sarei permesso» mi guarda e sorride.

 

Okay lo ammetto, potrà essere un perfettino del cazzo, ma è davvero bello. Però non rispondo al suo sorriso e lo guardo mentre tampono i capelli.

Non lo sopporto. Non so nemmeno perché. Damon ci andava molto d'accordo. Io invece no, ricordo che quando il liceo era un posto normale, ogni cosa che accadeva era colpa di Castiel. Gli esami rubati? La colpa la diede a Castiel, invece fu sua sorella.

Mi alzo in piedi e mi asciugo i capelli con il phone, mentre dietro di me Nathaniel sistema le sue cose. Quando ho finito di asciugarmi i capelli apro un cassetto della scrivania con dentro le magliette, e nascoste tra loro delle lamette. Le tolgo dal cassetto e le metto dentro una busta che finisce sotto il letto, matrimoniale.

Prima ancora che Nathaniel possa domandare dove dormirà, tolgo dei teli da una busta e li metto a metà del letto, stile muretto e guardo il delegato biondo.

 

«Supera questo confine e ti spezzo le gambe, chiaro?» chiedo a denti stretti. «Io dormo dalla parte della finestra» lo guardo.

«Perché tu dalla parte della finestra?» chiede lui.

«Perché è camera mia e comando io, poi almeno se entra qualcuno sveglia te e non me» alzo le spalle, affermando l'ovvietà della cosa.

«Veramente sarà camera nostra per almeno tre mesi» dice lui sedendosi dalla sua parte di letto.

«Appunto, tre mesi, non per tutta la vita, quindi sei ospite» gli rispondo e mi metto davanti a lui incrociando le braccia sotto al seno. «Alza la tavoletta del water, non voglio pulire il tuo macello nel bagno, sono stata chiara?» domando.

 

Lui si limita ad annuire e prende un libro dal borsone, si stende sul letto e inizia a leggere mentre io elaboro la grossa novità mascolina nella mia stanza.

Castiel me la pagherà non cara, di più, cazzo poteva chiedere a Mis e Asia invece di chiedere al delegato, quel bastardo di un fratello che mi ritrovo.

Mi stendo sul letto e con la coda dell'occhio guardo il profilo del delegato. Labbra piene ma non troppo, molto sexy, il naso è perfetto, senza nemmeno una gobba e leggermente all'insù. E gli occhi, oh miei dei, gli occhi di quel dorato scuro, contornati da lunghe ciglia bionde e le mascelle squadrate e maschili, sbarbata di prima mattina. Mi soffermo sulle labbra e sento qualcosa... Non nella pancia... Più in basso... Precisamente tra le mie gambe.

 

«Fanculo» mormoro e mi alzo, uscendo di filata dalla camera, scappando da quello che tutti chiamano “Colpo di fulmine”.

 

 

Cammino lungo il corridoio stringendomi le braccia intorno al corpo, sento i tagli sul fianco farmi male... Perché io ho sempre delle idee geniali... Da prendere come esempio.

Passo tra gli sguardi stupiti dei ragazzi, sono uscita per ben due volte nello stesso giorno, miracolo.

Ormai erano abituati a Asia e Mis che mi portavano il cibo in camera e alle mie docce alle due la notte, dopo il coprifuoco.

 

Salgo le scale e vado sul tetto della scuola, dove mio fratello con Drew è di guardia. Le farfalle dallo stomaco e da quel punto spariscono, lasciando libero sfogo alla rabbia.

 

«Castiel Moreau! Tu maledetto bastardo!» gli dico avvicinandomi a lui con fare minaccioso.

«Hai visto Nathaniel in camera tua eh?» chiede ricaricando la pistola.

«Ma come siamo intuitivi oggi, sei diventato un fottuto sensitivo?» domando sarcastica, mentre Drew guarda i semimorti ammassati contro il cancello principale della scuola. «Perché lui?»

«E' stata colpa della rabbia, gli ho detto che, dato che per colpa sua io non potevo badarti lo avrebbe fatto lui, oppure gli avrei fracassato il cranio» dice passandosi le dita tra i capelli vermigli. «Me ne pento amaramente, porca puttana» sussurra.

 

Perfetto, quindi mi trovavo nella merda per colpa della sua boccaccia larga e della sua impulsività. Emetto un ringhio frustato e torno alle scale, scendendole di corsa e dirigendomi a grandi passi verso l'uscita del liceo.

 

 

Una volta fuori mi dirigo verso l'ex club di giardinaggio, dove ora coltiviamo pomodori, insalate, del grano e qualche erba medicinale, insomma ogni tipo di erba o pianta commestibile oppure curativa che possa crescere qui, quelli del corso di botanica lo coltivano.

Mi arrampico sul melo e guardo oltre il muro del cancello, e guardo verso la città. Ci sono stata ieri notte.

Quella è una città fantasma, macchina rotte, case deserte, incroci con ancora le auto accartocciate per colpa di qualche incidente, ma senza il guidatore dentro, ci dirigiamo spesso all'ospedale, dove qualche elicottero lascia i viveri e munizioni dentro delle casse, hanno iniziato a farlo quando hanno visto che ogni volta che lasciano la cassa rifornita, noi li portiamo via. E il tetto dell'ospedale non era il solo posto in cui lasciano i viveri, li lasciano anche in altri posti, e parliamo di casse belle grandi.

Da dove provengono? Non lo sappiamo. Ci importa? Sì, ma nemmeno più di tanto, basta che ci aiutino a sopravvivere in questo gioco mortale e siamo felici così.

 

Alzo gli occhi verso il cielo grigio, il sole nascosto dietro le nuvole e penso ai nostri genitori. Delia e Henry Moreau.

Entrambi lavoravano sugli aerei, ed è così che si sono conosciuti, tra le nuvole.

La mamma era come Damon di carattere, espansiva e con una lingua tagliente se serviva, mentre Castiel da lei aveva preso solo la lingua tagliente e il suo caratteraccio durante il ciclo, una roba davvero infernale. Una volta aveva usato la tinta di Castiel e si era fatta le punte dei lunghi capelli castani tutte rosse. Castiel sbraitò per una settimana perché doveva ritingersi la ricrescita e noi dovevamo sopportare il suo malumore mentre la mamma lo guardava divertita con i suoi occhi castani tendenti al rossiccio sul viso leggermente paffuto e giovanile, nonostante i suoi 43 anni.

Mentre papà era moro, come i capelli naturali di Castiel e gli occhi grigio scuro, insomma mio fratello era la copia esatta di papà, solo che papà era molto più snello di Castiel, avendo 50 anni. Anche se immagino che di carattere io sia stata la sola a prenderci qualcosa. Lui era calmo, silenzioso e sorrideva sempre, era quello che metteva fine alle liti in casa. Come la volta della tinta, per l'appunto.

 

Mentre penso ai miei genitori, sento una vocina flebile chiamarmi, così abbasso lo sguardo e vedo Violette, una ragazza della mia età, anche se ne dimostra 15 al posto di 18, capelli corti e viola come gli occhi. La guardo e piego la testa di lato.

 

«Dimmi Vi» le dico scendendo dall'albero e avvicinandomi alla ragazza.

«Uhm... Io» dice mentre diventa rossa. E' anche una ragazza molto timida.

«Vi dimmi pure, non mordo mica sai?» dico sorridendo.

«Come stai dopo la faccenda di oggi in mensa» chiede guardandosi i piedi.

 

Boom.

 

Colpita e affondata, come mi sentivo? Vuota, ancora di più di prima. Stanca di lottare e avrei voglia che qualcuno si accorgesse del mio dolore che urlava dentro di me, che trovava liberazione solo grazie ai tagli sulla mia pelle leggermente abbronzata. Ma nessuno sapeva leggermi dentro così, questo perché io non mi lasciavo leggere dentro da nessuno, così scrollai le spalle.

 

«Ormai non mi fa più ne caldo ne freddo» rispondo facendo spallucce.

 

Violette mi annuisce e sorride, sollevata del fatto che io stia bene, glielo lascio credere. E' meglio così. E' una persona fragile, sinceramente non credo proprio che potrebbe sopportare tutta la mia merda sulle spalle. Mi siedo sulla panchina a parlare del più e del meno con lei.

Verso le 16:00 in punto vedo arrivare mio fratello con Drew, Mis e il professor Boris, io e Vi saltiamo subito in piedi e li guardiamo, Castiel mi guarda e capisce subito che mi è passata. Così si avvicina e mi sorride.

 

«Noi andiamo in missione» annuncia lui.

«Oh certo, sbattimi pure in faccia che sono rilegata qui e tu vai a uccidere semimorti al mio posto» dico incrociando le braccia e mettendo il broncio.

«Oh ma dai, verrai domani» dice Mis sorridendomi, e io non posso che sorriderle a mia volta.

«Ho saputo che stavi per strappare i capelli a Ambra per me, grazie» dico ridendo e abbracciandola.

«Solo i capelli?» domanda ironico Castiel. «Se le ragazze non l'avessero tenuta, mi avrebbe strappato la pistola dai jeans e Ambra ora sarebbe una groviera» spiega mio fratello

«E non sarebbe stata una grande perdita» afferma Mis lasciandomi andare.

«Ascoltate possiamo andare?» chiede la voce roca e profonda di Drew. «Vi devo ricordare che la mia ragazza è nascosta da sola dentro una biblioteca? Quindi poche chiacchiere e muoviamo il culo» dice il ragazzo, incrociando le braccia muscolose al petto.

«Suvvia signorino Vincent, non usi termini volgari» Boris lo richiama, guadagnandosi un'occhiataccia da parte di Drew.

«Ascolti, a me fotte una bella sega delle vostre pagliacciate da bambini di tre anni. Io. Voglio. Salvare. Reka.» dice lui, con la voce che segna che è al limite della pazienza.

«Reka?» chiedo piegando la testa di lato e guardandolo.

«Il nome completo è Eureka» dice lui. E con questa risposta secca ha chiuso l'argomento.

 

Sentiamo i semi morti sbattere contro il cancello principale, da lì non si passa, ma io e il professore ci guardiamo a vicenda, capendo che mossa usare, così guardo Violette.

 

«Passami la gomma per annacquare le piante, per favore» le domando dolcemente

«Mi pareva di aver detto che dobbiamo salvare Reka, non annacquare le piante» ribatte seccato Drew alla mia richiesta, davvero peggio di Castiel.

«Fidati di lei» gli risponde mio fratello che si avvia dentro il liceo.

 

Mis corre al cancello e, sollevata da Boris, toglie le videocamere di sorveglianza impiantate da Armin al cancello.

Castiel torna fuori saltando la finestra dell'aula di italiano, ora l'aula per gli studenti di “medicina” e posa per terra una ciabatta attaccata a una prolunga, attaccata a sua volta alla presa elettrica dentro la stanza e va in palestra.

Violet mi porge il tubo di gomma verde sporco di terra secca, punto la bocca contro il cancello e al mio segnale apre l'acqua a tutto fuoco, facendo cadere i semimorti colpiti dal getto e bagnando gli altri e il cancello.

Quando sono sicura di aver inzuppato per bene tutti i semimorti e l'asfalto urlo a Vi di chiudere la pompa. Ora i semimorti sbattono con più forza contro il cancello, io prendo la mia pistola dalla fondina e sparo in testa ai tre semimorti che hanno infilato le braccia dentro, facendoli cadere all'indietro e spedendoli definitivamente all'altro mondo. Pace eterna per loro, inferno eterno per me.

Castiel torna con uno di quei carrellini con i cavi per ricaricare le macchine e attacca velocemente le pinze alle sbarre del cancello, altri quattro semimorti mettono le braccia dentro, cercando di afferare Castiel, e si appiccicano al cancello. Ma Castiel non si lascia afferrare e torna di corsa indietro e attacca la spina del carrellino alla presa e mette la scossa al massimo.

La scarica elettrica crea un effetto a catena ai semimorti. I primi attaccati al cancello prendono la scossa, iniziando a tremare violentemente e sussultare, quelli dietro prendono la scossa a loro volta, essendo bagnati e ammassati contro i quattro attaccati al nostro cancello. Questo è un domino mortale. Un domino che gli farà scoppiare il cervello. Drew ha gli occhi spalancati e io sorrido.

 

«Questo è quello che noi chiamiamo “Colpo di fulmine”» gli dico sorridendo. 

 

Due colpi di fulmine in un solo giorno.

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Angolo dell'autrice della malata mentale:

Saaaalve ragazzuole v.v ebbene eccovi qui il tanto agoniato capitolo tre v.v è stato facile da scrivere v.v
Come sempre vi auguro buona lettura (: recensite per dirmi cosa ne pensate (:

  
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