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Autore: _black_rose_    12/07/2014    5 recensioni
Magnus e Alec. Alec e Magnus.
-dal testo-
[...]Infine ritornò a guardare Magnus.
Era in piedi nella penombra, tuttavia Alec non aveva problemi a vederlo.
E lo Stregone lo stava guardando a sua volta, meravigliato. I loro sguardi si incatenarono. I suoi occhi erano ancora più luminosi e belli di come li ricordava. Ne distingueva ogni pagliuzza oro e verde attorno alle pupille da gatto dilatate.
La pelle del viso poi era priva di imperfezioni o di segni del tempo, di quel colore ambrato che amava tanto.
Rimase fermo, il vento che gli scompigliava i capelli ma che non gli procurava nemmeno un brivido di freddo. Non sapeva quanto tempo fosse rimasto così. Potevano essere passati secondi, minuti, decine di minuti.
Poi mosse qualche passo verso Magnus. Quando lo raggiunse, gli gettò le braccia al collo, e scoppiò a piangere.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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A Chesy, che regala mille emozioni con la sua ff "Il mio elemento sei tu"!

Alec si sentì chiamare. Era come una voce lontana eppure vicina che riempiva la sua testa. Tutto sembrava intorpidito e avvolto da una spessa nube che lo teneva isolato dal resto del mondo.
"Alexander."
Ancora quella voce, ora vicinissima. Poi una mano delicata sulla sua spalla. Di nuovo qualcuno che pronunciava il suo nome in quel modo tanto familiare che però non riuscì a ricondurre a nessuno. Ci pensò ancora e ancora.
Ma certo! Quella voce melodiosa, morbida era di Magnus!
Poi si rese conto che doveva essere solo la sua immaginazione, dato che il suo corpo giaceva di fronte a lui.
Qualcuno alle sue spalle lo scosse, e la sua vista cominciò a farsi sempre più confusa, e non per le lacrime, finché tutto non si fece nero.

"Alexander, dai!"
Era come una carezza, leggera, gentile.
Alec si ritrovò sdraiato nel letto di Magnus, gli occhi appannati dal pianto e una mano sulla sua spalla. Percorse quel braccio con lo sguardo fino ad arrivare a un viso ben noto.
E lo vide. In tutta la sua bellezza, i capelli scuri cosparsi di glitter, la fronte e le sopracciglia corrugate in un'espressione preoccupata, gli occhi felini verde e oro, il naso perfetto, le morbide e dolci labbra socchiuse, il petto nudo.
Era lì. Per davvero.
Alec ci mise un po' per realizzare che quello di prima era stato un orribile sogno. Il peggiore che avesse mai fatto in tutta la sua vita.
Le lacrime scivolavano copiose sulle sue guance, alcune ancora di paura e dolore, altre di gioia. Gioia perché lui, Magnus, era lì, perché niente era accaduto veramente e  perché la realtà era ossigeno dopo minuti di apnea.
Alec si fiondò sul petto dell'altro, nascondendovi il volto, e strinse a sé quel corpo che sembrava appartenere a un dio greco, intenzionato a non lasciarlo più andare.
"Magnus." sussurrò tra i singhiozzi, ripetendo quella parola come un mantra capace di scacciare il terrore provato.
"Shh. Ci sono qui io, Fiorellino." rispose con voce dolce e rassicurante l'altro, baciandogli il capo e abbracciandolo a sua volta, protettivo.
"Sei qui. Sei ancora con me, Magnus. Raziel, pensavo... Pensavo di averti... Perso. È stato orribile." Il suo corpo ebbe uno spasmo e cominciò a tremare.
"Ehi, calmati, va tutto bene. Cosa è successo? Stavi piangendo nel sonno." Prese ad accarezzargli la schiena con le dita affusolate.
Alec cominciò a raccontare del sogno tra i singhiozzi e Magnus lo lasciò fare senza interromperlo, incitandolo di quando in quando a continuare, posando leggeri baci sulla sua pelle. Neppure alla fine il Nephilim aveva smesso di piangere e si era serrato ancora di più al petto dello stregone, che gli mormorava parole confortanti seppur con un tono strozzato dovuto all'aver conosciuto il perché di quelle lacrime.
"Per l'Angelo, Magnus. Sembrava tutto così reale. Io... Mi sentivo morire, anzi, era come se nemmeno io esistessi più, non sarei riuscito a vivere senza di te. È stato uno strazio."
Magnus detestava vedere il suo Alexander  ridotto così, non voleva che soffrisse per nessuna ragione al mondo, figurarsi per uno stupido incubo. Si tirò su con Alec, facendolo sedere tra le sue gambe e appoggiandogli la testa sulla propria spalla, per poi circondargli i fianchi con le braccia.
Dopo un tempo indefinito il cacciatore riuscì a calmarsi e alzò il viso verso quello di Magnus, prendendolo tra le mani.
Lo stregone socchiuse le labbra e inclinò leggermente la testa, poi annullò la distanza tra le loro bocche.
Alec non chiuse gli occhi nemmeno quando sentì la lingua dell'altro carezzargli la sua. Voleva vederlo, sapere che era davvero lì con lui, che non era una mera illusione.
Dopo un po' si staccarono, rimanendo con le fronti appoggiate e i respiri fusi.
"Ti va di mangiare qualcosa?" Magnus ruppe il silenzio che era calato con voce dolce.
Solo allora il cacciatore si rese conto del suo stomaco che ruggiva. "Direi proprio di sì!"
"Attento." Fece lo stregone nel momento in cui schioccò le dita e fece comparire sul letto in mezzo a loro un vassoio con la colazione. Alec ridacchiò per la prima volta nel corso della mattina e Magnus sorrise sollevato all'udire quel suono.
"Tu mi vuoi fare ingrassare, ammettilo!" scherzò il Nephilim, scegliendo una fetta di pane tostato e iniziando a spalmarci sopra della marmellata.
"Naah, mi piaci come sei." rispose lo stregone prendendone un po' a sua volta dal barattolo con l'indice. In una mossa fulminea toccò la punta del naso di Alec, sporcandola.
"Ehi!" Sorpreso Alec prese a pulirsi con il dorso della mano.
"Abbiamo i tovaglioli, sai?!" scoppiò a ridere Magnus, vedendo l'espressione di finta indignazione sul volto dell'altro.
"Potresti passarmene uno allora, invece di restare lì a sghignazzare." Lo fissò con quello che doveva essere uno sguardo truce, ma il risultato furono altre risate di Magnus. Passò un tovagliolo al cacciatore e prese dal vassoio una ciambellina con la glassa azzurra ricoperta da praline di cioccolato color argento e l'addentò.
"Prima o poi farai indigestione di quelle robe se continui a mangiarne così tante!"
Lo stregone spalancò la bocca, allibito.
"QUELLE ROBE? Come puoi chiamare delle buonissime ciambelle in quel modo? Venite da papà, ciambelline mie. Lui non vi capisce. E no, vero che non mi farete mai venire un'indigestione?" piagnucolò prendendone un'altra e accarezzandola, per poi mangiarsela.
Alec non poté che ridere, al punto tale da sbilanciarsi e cadere all'indietro con la schiena sul materasso ricoperto dalle lenzuola verde mela.
"Ah sì, cacciatore?" Con uno schiocco delle dita, così come era comparso, il vassoio scomparve. Lo stregone avanzò verso di lui come una pantera, finché non gli fu sopra, carponi. Guardò con sguardo perfido il ragazzo sotto di lui e prese a fargli il solletico, irrefrenabile. L'altro si contorse e non riuscì a smettere di ridere, cercando di difendersi da quell'assalto.
"Mag...ahaha, no, no, ti... prego, bas... ta! Ahaha!" Alec sfoderò il suo asso nella manica, non resistendo più al solletico. Cominciò a far finta di piangere. Lo stregone, preoccupato, smise subito. Il cacciatore si tirò su alla svelta e terminò la messa in scena. Poi si schiacciò contro il corpo caldo dell'altro, premendolo sul letto. "Adesso tocca a me." disse lentamente con un sorriso dipinto sulla faccia. Chinò il volto su quello di lui, prendendo tra i denti il labbro inferiore di Magnus, che sospirò. Continuò a baciarlo, come se quella fosse la sua vendetta alla tortura subita in precedenza.
Con il fiato corto si staccarono, Magnus con una mano sistemò una ciocca ribelle dei capelli di Alec dietro l'orecchio, scendendo poi ad accarezzargli la guancia.
"Fiorellino, brutta notizia: oggi ho da fare, sono alle prese con un manuale di magia di tempi quasi preistorici. Vorrei tanto rimanere qui a letto con te, ma..."
Alec gli scoccò un ultimo veloce bacio, sbuffando. "Capisco, non ti preoccupare, se dovessi cambiare idea, io rimango qua." ammiccò arrossendo lievemente. Lo stregone si alzò velocemente, per evitare di avventarsi nuovamente sul suo ragazzo, e prima di uscire dalla stanza schioccò le dita, ritrovandosi rivestito, e gli fece l'occhiolino.
Alec si rimise i boxer e si spalmò sul letto.

Magnus aveva portato il grande libro sul tavolo in legno che c'era in un angolo del salotto. Oltre ad essere pesante da trasportare, era anche pesante da comprendere. Quel volume era uno dei più complicati testi greci che avesse mai letto e tradotto. Sì, perché era quello che doveva fare: tradurre ogni singola frase contenuta nel grimorio.
"Che seccatura." mugugnò tra sé, finendo la prima didascalia della pagina.
Ad un certo punto, mentre leggeva una frase e cercava di tradurla, nonostante la sua conoscenza del greco antico dovuta all'esperienza e allo studio delle lingue arcaiche, si intoppò. C'era una parola di cui non riusciva proprio a ricordare il significato.
"Dizionario, qui ci vuole un dizionario." borbottò.
Mosse in aria un dito e si sprigionarono scintille azzurrognole. Sul tavolo comparve un alto vocabolario rosso che presentava la scritta "GI".
Lo spalancò alla ricerca della lettera con cui iniziava quella dannata parola che gli stava solo facendo perdere tempo. Tempo che avrebbe potuto passare in modi molto più... coinvolgenti.
Ma la pagina su cui capitò casualmente non era una pagina qualsiasi, sebbene lui ancora non lo sapesse.
Il fato volle che i suoi occhi cadessero proprio su quella parola cominciante per "ρ". La lesse. Poi osservò la traduzione e sogghignò di gusto.
"Fiorellino..." chiamò Alec, allungando ogni lettera nel pronunciarla.
"Che c'è? Hai già finito?" fu la risposta che giunse dalla camera.
"Lo sapevi che in greco c'è un verbo..."
"Mhm?" lo incalzò il cacciatore.
"c'è un verbo che si pronuncia 'rafanidoo'* e che significa..." non riuscì a non scoppiare a ridere prevedendo la reazione del ragazzo. Poi continuò: "Significa 'infilare un ravanello nell'ano'?"
Rise di nuovo come un babbeo. Immaginò Alec che arrossava e poi sbiancava, coprendosi il volto con le mani. E fu esattamente ciò che il Nephilim fece. "Magnus!" mugugnò sconsolato scuotendo la testa sul cuscino.
"Tu non puoi dirmi certe cose, non dopo aver passato la notte con te." piagnucolò.
"Certo che ne avevano di fantasia i greci! E dai Alexander, non dev'essere poi così tanto diverso da quello che facc..."
L'urlo quasi isterico, ma allo stesso tempo divertito, di Alec lo fermò dal finire la frase. "Zitto! Lasciami riposare le orecchie, ne ho abbastanza di grecismi e antiche manie varie!" Nonostante tutto non riuscì a trattenere un risolino, che giunse alle orecchie di Magnus.
"Secondo me dovresti riposare qualcos'altro. Sai, per il round mattutino!"
Risero entrambi, Alec imbarazzato che si copriva la faccia con il lenzuolo.

Angolo della nondeltuttopazza:
Genteee, contente che Magnus sia vivo? Tranquille, non avrei MAI potuto farlo morire, non sono così cattiva.
Volevo aggiornare prima, ma per cause varie (tipo il fatto che sia in Sardegna, in spiaggia e poi questa sera in pizzeria), non dono riuscita.
Devo ancora leggere COHF, anzi, devo ancora vederlo esposto in libreria, ma tanto per ora non mi serve a nulla, visto che sono molto indietro con la lettura dei libri, ho appena iniziato citta degli angeli caduti.
Che dire, quella parola strana è causa del liceo classico e ogni suo studente sa che cosa significhi rafanidoo (Ραφανιδòω) e si è fatto sicuramente quattro grosse risate e pensieri sconci. Scusate per lo sclero inserito nella ff, ma lo avevo in mente da tempo e  non vedevo l'ora di scrivere quel pezzo, spero di avervi fatto almeno alzare un angolino della bocca!
Ringrazio per le bellissime recensioni e i complimenti Chesy, Stella13, Thendara92,  Pernicomalec, Dragon24 e Arqwen!
Per il prossimo capitolo non ho ancora molte idee, ma me ne farò venire in mente una sicuramente!
Alla prossima belle.
P.s. Amo la parola babbeo!
  
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