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Autore: SimoInvaded    30/08/2008    7 recensioni
Iniziò a canticchiare una melodia lenta muovendo appena le labbra.
“ Cosa canti?” le chiese lei.
“ Lo sai...l’unica canzone che ricordo e voglio ricordare.” mormorò per poi riprendere a canticchiare.
Una raffica di vento invase la stanza scompigliando tutti i capelli della biondina.
“ Sta buono Bill...lascialo perdere.” sussurrò lei.
Genere: Triste, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi ritornata con una nuova one shot...
Beh, che dire...l'ho scritta davvero con tutto il cuore in un giorno d'estate pieno di malinconia e speranza...
Spero vi piaccia e commentate in tanti!!!! Kiss Simo ^^

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Delle rose rosse erano appoggiate sul davanzale della finestra.
Quando la brezza estiva attraversava quest’ultima lasciava che il dolce profumo dei fiori rossi, invadesse a pieno la stanza bianca.
Appoggiato ad una parete un ragazzo biondo e alto, con passione ma con mano poco esperta cercava di raffigurare su di una tela, l’amabile soggetto di fronte a lui.
I suoi profondi occhi color nocciola passavano più volte dal ritratto al soggetto reale in questione con un dolce sorriso stampato sulle labbra.
Le sue mani cercavano di immortalare lunghi riccioli biondi che danzavano a contatto con al brezza leggera e fresca, rosse labbra carnose che si increspavano cercando di assaporare quell’aria pura, un nasino perfetto e all’insù, profondi occhi color del ghiaccio, un corpo minuto ma stupendo avvolto da candide lenzuola bianche.
E su quel divano lungo e nero che c’era lei.
Quella che in tanti anni era riuscita a capirlo e a supportarlo.
Quella che, durante il periodo buio e in cui aveva avuto il desiderio di spaccare tutto, non l’aveva lasciato un solo secondo.
Quella che ormai era riuscita a rimpiazzare l’amore del fratello ormai lontano.
Si...quel fratello tanto amato, tanto desiderato, tanto importante che era volato via senza dirgli niente, senza chiedere il permesso, senza salutarlo...senza dirgli addio.
Tutte le pareti bianche di quella casa erano tappezzate della sua immagine, dei suoi tanti sguardi ed espressioni.
Triste, allegro, burbero, divertito, interrogativo, malinconico.
Solo in soggiorno c’era una foto di loro due con altri due ragazzi e sotto, un articolo di giornale mezzo strappato che annunciava:
- Cantante Morto Per Overdose. Il Chitarrista Conferma: “ I Tokio Hotel Non Esistono P.” -
Nella loro breve vita avevano fatto solo un errore che gravava su tutto il resto: Diventare famosi.
Il mondo dello spettacolo era pieno di insidie e trappole e loro ci erano caduti dentro, a picco.
Uno più di tutti...proprio suo fratello.
L’unico che contava veramente.
Ma anche il più debole, quello che era tormentato dal disgusto delle altre persone nei suoi confronti, tormentato dalla sua indole troppo romantica e sensibile.
Assorbendo quelle sostanze si sentiva forte, in grado di spaccare tutto, di sopportare.
La decisione di sciogliere il gruppo era stata presa un minuto dopo la morte di suo fratello e da lui stesso.
Quante volte scherzando fra di loro, si erano detti: “ Se uno di noi, per qualsiasi motivo, dovesse lasciare il gruppo automaticamente i Tokio Hotel non esisterebbero più. Non avrebbero motivo di esistere.”
E più che mai quindi, in quella circostanza, si doveva mettere in atto quella teoria.
E tutto il resto del gruppo aveva pienamente approvato la decisione perché infondo loro sarebbero stati comunque un gruppo, ma non uno di quelli che fa semplicemente musica ma uno di quelli che si capisce.
Uno composto da quattro ragazzi che pensano, si vogliono bene e ragionano allo stesso modo fra loro anche se, uno non può essere al loro fianco col corpo.
Un gruppo ma un’unica anima.
E quel giorno non aveva versato neanche una lacrima per il fratello.
Non aveva voluto versarle.
Si era imposto di non farlo.
Ma non perché non avesse un cuore ma perché sapeva che il fratello sarebbe stato bene anche da morto.
“ Tomi io non credo in Dio ma quando morirò spero ci sia un Paradiso anche per me e che mi accolga.”
Quella frase pronunciata dal fratello chissà quante volte, gliene dava la conferma.
Lui ora si trovava in paradiso.
Ne era convinto e...lo proteggeva, lo sosteneva.
Durante gli anni poi, nella sua mente era scaturita un’ipotesi.
L’ipotesi che il fratello albergasse nel corpo di quella ragazza di fronte a lui.
Il loro carattere era identico.
Lo stesso modo di comportarsi, di ricevere e dare amore.
Per questo il suo cuore batteva solo per lei e per nessun’altra.
Che fosse un segno del destino?
L’aveva incontrata proprio al funerale del fratello.
Diceva di essere una fan ma lui non ci credeva.
Secondo lui era un angelo.
Il suo angelo personale.
Da quel giorno non si erano più separati e lui aveva perso la mania di portarsi qualsiasi ragazza che gli capitava sotto mano, a letto.
Non ce n’era bisogno.
Aveva lei.
“ Tomi hai finito?” chiese la voce dolce della ragazza.
Lui ebbe un fremito.
Succedeva ogni volta che la sentiva parlare.
Scosse la testa. “ Sono ancora a metà.” sussurrò malinconico.
Poi, stanco di tutto, lasciò andare pennello e colori e raggiunse la fidanzata, lasciandosi andare sul divano nero.
Lei gli carezzò una guancia col dorso della mano candida. “ La settimana prossima hai l’esame. Non puoi, nel bel mezzo, lasciare tutto ed andarti a sedere.”
Le prese la mano e la baciò. “ Beh...dovranno adeguarsi a me oppure addio scuola d’arte. Io sono fatto per fare graffiti non questa robaccia qui. A volte ci penso e mi dico...Ma chi me l’ha fatto fare? Non stavo meglio a casa mia coccolando il mio unico amore, abbandonati fra le lenzuola?!” sussurrò.
“ No. E poi il tempo per coccolare il tuo unico amore c’è sempre. Basta che ci metti un po’ più d’impegno ed il gioco è fatto.”
Lui scosse la testa. “ No, ci vuole il cuore per queste cose ed io non ce l’ho.”
“ Tu invece ce l’hai e pure tanto, amore mio.” sussurrò la ragazza.
Scuotendo di nuovo la testa, Tom la piegò all’indietro poggiandosi sullo schienale del divano e chiuse gli occhi.
Iniziò a canticchiare una melodia lenta muovendo appena le labbra.
“ Cosa canti?” le chiese lei.
“ Lo sai...l’unica canzone che ricordo e voglio ricordare.” mormorò per poi riprendere a canticchiare.
Una raffica di vento invase la stanza scompigliando tutti i capelli della biondina.
“ Sta buono Bill...lascialo perdere.” sussurrò lei.
Tom aprì gli occhi volgendo lo sguardo verso la finestra.
Sorrise tra sé e riprese a cantare ad alta voce.
Ich bin nich´ ich, wenn du nich´ bei mir bist - bin ich allein. Und das was jetzt noch von mir übrig ist- will ich nich´ sein. Draußen hängt der Himmel schief...“
Lui continuava a cantare, con una sorta di speciale allegria, quella canzone e fuori il tempo, a mano a mano, cambiò.
La brezza leggera che c’era stata fino a qualche minuto prima, si trasformò in qualcosa di più forte.
Il vento ululava e dal cielo, diventato grigio, iniziarono a scendere piccole gocce d’acqua salata.
L’odore delle rose e dell’acqua che lentamente le bagnava, produceva un forte profumo che penetrava nei polmoni dei due giovani.
“ Tom smettila. Lo fai apposta! Vedi che soffre!” esclamò lei.
Ciao fratellino...” sussurrò lui, sorridendo ad occhi chiusi.
Lo sentiva.
Bill era ...c’era ogni volta che intonava quella canzone e piangeva attraverso la poggia.
Era come se, con quella canzone, lo incolpasse per averlo lasciato solo.
E ci stava male e piangeva.
Bill era il tumulto.
Bill era la tempesta.
Bill era il vento.
Bill era la pioggia.
Bill era tutto.
E lui lo sentiva e...stava bene.
Riaprendo gli occhi si voltò verso la sua amata che lo fissava turbata.
Avanzò, poggiandosi sui palmi delle mani, verso di lei.
La coprì con il suo corpo affondando il viso nei suoi capelli.
“ Quant’è scemo. Ancora non ha capito che lo faccio solo per averlo vicino a me.” sussurrò.
Scostò i capelli della ragazza e posò le labbra sul suo collo tracciando una linea invisibile con la lingua.
 Con una mano spostò il lenzuolo bianco dal seno.
Scese con le labbra su un capezzolo ma si bloccò di colpo.
Voltò la testa verso la finestra.
“ Ok Bill, correggo: Io sono io anche quando tu non sei con me – non sono affatto solo. Ora però levati dai piedi, ho da fare.” disse divertito.
Anche lei divertita, sorrise mentre la pioggia cessava ed il vento spazzava via le nubi grigie sostituendosi alla solita brezza estiva.
Quest’ultima scosse le rose sul davanzale della finestra, liberandole dalle piccole gocce di pioggia intrappolate tra i petali rossi.
“ Sono due anni che quelle rose restano lì senza appassire. Dal giorno della morte di Bill...” sussurrò Tom alla ragazza.
“ è ovvio. Sono forti come Bill.”
I loro sguardi si incrociarono, si fissarono, si scrutarono.
Poi il ragazzo sorrise entusiasta della cosa.
“ Il più forte è sempre stato lui...” sussurrò per poi placare la sua gioia affondando le labbra rosee in quelle rosse della propria amata.
 
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