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Autore: gemelli89    12/07/2014    1 recensioni
E' ambientata qualche anno dopo la partenza di Cuddy dal PPTH...ci saranno delle piccole sorprese che sconvolgeranno la vita dei protagonisti. Anticipo che è presente un personaggio nuovo che non è presente nella serie, così come saranno ancora presenti sia Wilson che Dominika. E' la mia prima fanfiction, spero di scrivere qualcosa di interessante e che vi piaccia, la storia è ancora in lavorazione e sinceramente non so come andrà a finire. Lo scopriremo insieme:)
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Lavorare in ospedale è diventato divertente e stimolante come un tempo. La Cuddy è tornata a dribblare le varie idee strambe di House, radiazioni totali, biopsie rischiose, interventi invasivi, cure sperimentali, ed House è occupato nella ricerca, più disparata, di scuse con cui evitare l’ambulatorio e nella soluzione dei suoi adorati puzzle, anche se avevi il sospetto che azzardasse delle ipotisi assurde solo per far arrabbiare la Cuddy.
Finalmente una sensazione di tranquillità, sicurezza, familiarità invade le tue giornate. Tutto è come prima. Odi i cambiamenti, li hai sempre odiati. Nella tua vita si sono abbattuti come un uragano violento che senza pietà ha spazzato via ogni cosa, e tu hai sempre dovuto ricostruire tutto con fatica, collezionando una cicatrice dopo l’altra. Avevi deciso che saresti diventata un medico quando tua madre era morta davanti ai tuoi occhi senza che tu avessi potuto fare niente. Un dolore così forte, così straziante che avevi lasciato il tuo Paese, l’Italia, per rifugiarti dai ricordi, dalla quotidianità, da tutto quell’amore che un attimo prima c’era e dopo non c’era stato più.
In America avevi faticato molto, tanto da diventare uno dei neo medici più ambiti del Paese. Avevi ricevuto varie proposte, tra cui quella della dottoressa Lisa Cuddy, una delle poche donne ha ricoprire il ruolo di amministratore sanitario. Eri andata al colloquio incuriosita, e l’incontro ti aveva piacevolmente sorpreso, quella donna bella e intelligente non aveva niente a che fare con i vari decani che avevano cercato di assumerti. Non aveva un atteggiamento, spocchioso e arrogante ma aveva cercato di metterti a tuo agio, mostrandoti come il suo ospedale cercasse di raggiungere sempre il meglio. Quel giorno avevi capito di aver trovato un capo eccezionale, giusto e motivato, ma non potevi sapere di aver trovato anche un’amica.
Quando se n’era andata avevi sofferto molto, senza House e Cuddy l’ospedale aveva perso la sua vitalità, la sua verve, e neanche il ritorno di House aveva colmato il vuoto che ti aveva lasciato Lisa. Lavoravi con passione e competenza perché salvare vite era l’unica cosa che ti dava la forza di andare avanti nonostante il costante dolore per la perdita di tua madre, ma avevi perso l’entusiasmo dei primi anni.
Adesso tutto era perfetto…anzi migliorato. Ridi divertita. La Cuddy e House avevano cominciato a bisticciare come un tempo e anche per questioni che esulavano l’ambito professionale, ed era un vero spasso assistere alle loro discussioni…

10 giorni prima…
Eri andata dalla Cuddy per farti firmare dei fogli di dimissioni quando House aveva spalancato la porta col suo solito sorriso bastardo.
“Finalmente ti sei degnata di venire a lavoro! Possibile che debba fare sempre tutto io per salvare la vita dei nostri pazienti!”, con passo spavaldo si era avvicinato alla scrivania, “Se ti riferisci all’idea bizzarra di infettare con un virus potenzialmente letale il paziente, ti avevo già detto di no ieri sera”
“A dire il vero l’ho anche proposto al paziente”, la Cuddy appoggia la penna sui fogli e gli lancia un’occhiata omicida, “Ma in quel momento si è ricordato di aver tradito la moglie con un aitante ballerino brasiliano e così abbiamo risolto il caso mezzora fa”.
Era venuto solo per rinfacciarle la sua assenza.
“Vuoi sapere dov’ero?” la domanda è retorica, perché senza aspettare risposta gli dice di essere stata a scuola di Matt. “Che è successo?” le chiede, “Matt ha raccontato ai suoi amichetti di una ragazza, affetta da una malattia che non le faceva provare nessun dolore, e a cui hanno estratto dall’intestino una tenia lunga otto metri. Ti ricorda qualcosa?”, gli chiede provocatoria, “Non dirmi che vogliono che vada da loro per raccontare ai bambini dei miei casi”, si lagna e ha ragione, vista l’esperienza che aveva avuto in un’aula piena di bambini qualche anno prima. Non era finita proprio bene.
“Certo che no! Le mamme si sono lamentate con la maestra perché i bambini sono tornati a casa traumatizzati. Smettila di raccontare a Matt e Rachel dei tuoi casi”, “Di cosa dovrei parlare con i bambini? Potrei fare come gli altri padri, insegnarli come guardare il sedere della maestra o come tradire le loro madri con la babysitter”, sbotta infastidito. “House”, sussurra preoccupata, “Hanno chiesto alla maestra di cambiargli classe. Ha difficoltà nel rapportarsi con gli altri bambini, ha avuto gli stessi problemi a New York ma grazie alla sua insegnante, che era anche mia paziente, siamo riuscite ad aiutarlo. Non voglio che passi di nuovo lo stesso disagio”, “Ok” le risponde dispiaciuto all’idea di non poter più raccontare dei suoi casi ai bambini.
Finalmente la Cuddy ha firmato i documenti, così puoi lasciarli da soli a discutere sul pargolo. “Vorrà dire che stasera gli insegnerò come guardare sotto le gonne delle sue amiche. Le mamme saranno sicuramente più contente”, scoppi a ridere, ti erano mancate da morire le loro discussioni, “Vuoi fare da cavia?”, chiede alla Cuddy che lo guarda accigliata, “L’ambulatorio ti aspetta” gli risponde sempre con lo stesso cipiglio severo anche se sei sicura che, appena House uscirà dal suo ufficio, un sorriso spunterà anche sul suo volto.
Il tuo buon umore, però, dura poco perché dopo cinque minuti ti raggiunge Turner, “Dov’è andata la Cuddy stamattina?”, “Perché lo chiedi a me?”, “Perché lei è strana in questi ultimi giorni”, “C’era un problema alla scuola di Matt”, rispondi rassegnata, in quei pochi giorni avevi capito una cosa dell’avvocato, era persistente. “La West Village di New York non ha niente a che vedere con la scuola che frequenta adesso” afferma l’uomo, “Gli ci vorrà solo del tempo per ambientarsi” gli rispondi, prima di allontanarti per visitare un paziente che era in attesa in sala visite.

2giorni prima:
“Non dovreste operare”, “E da quando un avvocato prende decisioni mediche?” controbatte House, rivolto più alla Cuddy che a Turner, “Non mi sembra neanche un granché come avvocato” continua, “E’ stato per cinque anni nello studio di Morris-Carter a Londra, che è specializzato in diritto sanitario” intervieni, “Ma tu da che parte stai?”, ti chiede House, “Però neanche a me sembra un granché come avvocato”, cerchi di recuperare prima che il tuo ex capo ti faccia fuori. Turner ti guarda sospettoso. Avevi preso informazioni sull’uomo perché una parte del tuo cervello ti diceva di averlo già visto da qualche altra parte e così avevi indagato un po’ ma senza risultati.
Non sai come riesci sempre a infilarti nei casini, deve essere un talento fuori dal comune il tuo. Ti era bastato schierarti dalla parte di House in una differenziale e lui ti aveva costretta a seguirlo nel tentativo di far cambiare idea alla Cuddy, che aveva già dato parere negativo all’intervento sotto consiglio di Turner. Wilson era accanto a te con la tua stessa espressione disperata, lui era già lì quando avevate fatto irruzione nell’ufficio della Cuddy. La sua era solo sfiga.
“Lui è qui per consigliarci”, gli risponde Lisa, “Lui è un avvocato ma tu sei un medico. Dovrebbe interessarti la salute del paziente”, “Io devo tutelare tutti i pazienti dell’ospedale e tutti medici che lavorano per me. Non hai il consenso del paziente e non posso autorizzare un intervento così rischioso basato su una diagnosi campata in aria”, “Pensavo che concordassi perlomeno sulla diagnosi”, sembra risentito, “Ma non abbiamo prove mediche. Portamene una e ti darò l’autorizzazione”, si siede alla scrivania accavallando leggermente le gambe, conscia che House non si rassegnerà tanto facilmente, “Le analisi non sono risolutive”, “Aspetteremo i risultati di quelle risolutive allora”, “Ci vorranno tre giorni” sbotta esasperato, “Il paziente non ha tre giorni”.
“Forse dovremmo…”, “Il paziente non denuncerà l’ospedale una volta guarito” lo interrompe House. L’avvocato viene bellamente ignorato. Purtroppo lui non sa che quando quei due litigano, non esiste nient’altro. Tu, Wilson e Turner potreste anche iniziare a ballare il can-can, loro non si accorgerebbero di niente.
“Non puoi saperlo”, “Licenziami! Al processo dirò che ho fatto tutto da solo. Me ne assumerò la responsabilità, così il tuo del sederino sarà al riparo”, la provoca House, “Non ho nessuna intenzione di licenziarti”, la Cuddy si solleva dalla scrivania e raggiunge la sedia, cederà, ne sei certa, come sempre d’altronde. “Forse dovremmo…”, ma anche adesso Turner viene ignorato, “Ma tu devi capire che non puoi fare sempre di testa tua ignorando gli altri” lo interrompe Lisa, “Cos’è vuoi farmi pagare adesso la litigata di ieri sera?”. Avevano appena varcato la soglia della sfera privata, sembravano marito e moglie più che colleghi. “Certo che no. Ma tu fai sempre così. Vuoi sempre aver ragione su tutto”, “I leccalecca non hanno mai ucciso nessuno”. Ti scappa un sorriso, non ci puoi credere, stanno litigando sui leccalecca che, quasi sicuramente, House ha dato a Rachel e Matt nonostante il divieto di Lisa.
“Ti avevo chiesto di non darglieli perché altrimenti non mangiano niente a cena”, risponde sconcertata Cuddy per la piega che sta prendendo la discussione, “House vorrei solo evitare di mandare in banca rotta l’ospedale”, gli dice Lisa cercando di riportare la conversazione sui giusti binari.
La questione si era risolta con l’autorizzazione della Cuddy all’intervento e il paziente che aveva promesso di non denunciare l’ospedale se i motivi dell’infezione non fossero stati resi noti.


…anche adesso…
La Cuddy era riuscita ad incastrarti in un estenuante e noioso lavoro, revisionare cartelle mediche. Aveva promesso ad House e ai bambini di andare con loro al cinema e non sarebbe mai riuscita a revisionarle tutte per il giorno dopo, così ti aveva fregata. Aveva fatto leva sulla delusione che avrebbero subito Matt e Rachel se tu non l’avessi aiutata e così avevi ceduto.
Adesso ti ritrovavi davanti ad una pila di scartoffie da controllare e ad una Cuddy, soddisfatta dei suoi metodi di persuasione, che ti spiegava cosa andava fatto, come se tu non lo sapessi già.
“Mi spieghi cos’è questa storia? Chi è questo John, Jerry o come diavolo si chiama lui?”, House è appena sbucato dal nulla, “Si chiama Joan ed è un amico di Rachel” lo corregge paziente Lisa, “Rachel non ne ha parlato in questi termini”, Lisa sorride “Ti avrà detto che è il suo fidanzato”, “Non è troppo piccola per avere un fidanzato? E poi perché deve venire al cinema con noi?”, House sembra infastidito, “Lo ha invitato Rachel ed io ho parlato con la mamma di Joan e per lei non ci sono problemi se viene al cinema con noi”, “Continuo a pensare che sia troppo piccola per aver un fidanzato”, l’espressione sconcertata di Lisa ti diverte, “House sono dei bambini, non credo le salterà addosso durante la proiezione del film”, House si avvicina al volto della donna, “Tu non li conosci i maschi, sono tremendi sin da piccoli. Quel moccioso comincerà a mettere le mani ovunque”. Tu e Lisa scoppiate in una fragorosa risata, “Non essere sciocco”, vi guarda seccato, “Comunque io mi siederò in mezzo così terrò sotto controllo la situazione”, “Non ci pensare nemmeno, tu sarai seduto accanto a me. Non sarai mica geloso?”, gli chiede a bruciapelo. Sì pensi tra te e te, è proprio geloso, e chi l’avrebbe mai detto. Sbuffa rumorosamente e mette su la solita espressione di quando è imbarazzato, “Non dire stupidaggini”, e se ne va con la coda tra le gambe.

Lisa è andata via da un’ora e tu hai ancora un mucchio di cartelle sparse sul tavolo, l’ordine non è mai stato il tuo forte. Speri solo che sia valso a qualcosa e che quei due testoni dei tuoi amici tornino finalmente insieme.
Hai bisogno di un caffè. Appoggi la cartella sulla pila dei documenti revisionati ed esci dall’ufficio di Lisa per dirigerti in caffetteria. Fai appena un paio di metri quando la tua attenzione viene catturata da un uomo che si tiene il braccio destro e che sta cercando di entrare di soppiatto in una delle sale visite.
“Che stai facendo?”, l’uomo che hai riconosciuto essere Turner, si volta spaventato, “Ma la camicia è piena di sangue. Che hai fatto?” gli chiedi preoccupata dalla macchia rossastra che si espande sempre di più. “Niente di grave, solo un taglio. Sto cercando qualcosa con cui disinfettarlo”. Cerca di coprire la ferita alla bene e meglio. “Fammi vedere” e scosti la manica, “La ferita è profonda, c’è bisogno dei punti. Entra, arrivo subito a medicarla”.
Il taglio è netto, “Cos’è successo? Sembra che qualcuno ti abbia accoltellato”, lo guardi preoccupata, il suo silenzio conferma le tue paure, “Spiegami cos’è successo altrimenti sarò costretta a chiamare la vigilanza”. Sembra titubare, “Un ladro nel parcheggio. Ho reagito, mi ha ferito ed è scappato”, “Perché non hai chiamato la vigilanza?” gli chiedi stupita, l’avevi sorpreso mentre cercava di entrare furtivamente nella sala visite, quasi volesse nascondere qualcosa, “Perché non volevo creare confusione e perché non voglio fare brutta pubblicità all’ospedale”, annuisci anche se non ti sembrano ragioni valide. Noti un piccolo tatuaggio all’interno del polso, un quadrifoglio, “Bello questo tatuaggio”, cerchi di cambiare discorso, “L’ho fatto quando ero ragazzo”.
“Domani, appena puoi, fammi chiamare così disinfettiamo la ferita”, lo osservi indossare la giacca, “Grazie”, ti dice mentre si avvicina alla porta, “Turner”, lo chiami, “Dovresti parlare con Lisa del vostro rapporto”, ti guarda sorpreso per qualche secondo e poi va via senza dire niente.
Sospettavi che volesse salvaguardare la reputazione dell’ospedale per non creare problemi alla Cuddy, ma ti sembrava ormai palese che Lisa, anche se inconsciamente, avesse scelto l’uomo col quale condividere la sua vita ed ti era sembrato giusto mettere in guardia l’avvocato prima che fosse troppo tardi.

  
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