Capitolo 6
Sbadigliai e feci per stiracchiarmi, ma sentii un
terribile crampo al polpaccio.
Mi sfuggì un gemito e aprii gli occhi.
Non era possibile...
Io e Tom ci eravamo addormentati schiena contro schiena
nell'ala proibita della biblioteca mentre cercavamo delle informazioni su
alcuni libri.
“Merda...” si lasciò sfuggire Tom che si era a sua volta
svegliato.
Non riuscii a trattenere una mezza risata per la
situazione assurda.
“Ehi non c'è niente da ridere.” disse ironico.
Guardai l'orologio.
“Sono appena le sei: forse riusciamo a tornare alle
nostre case senza che ci vedano.”
“Non abbiamo molte alternative.” mi fece l'occhiolino.
Sgattaiolammo fuori camminando in punta di piedi.
Ad un tratto sentimmo dei passi dietro l'angolo, mi si
gelò il sangue nelle vene: quell'anno mi avevano già beccato troppe volte a
fare qualcosa di proibito e non potevo continuare così.
Tom mi prese prontamente un braccio e mi costrinse ad
accucciarmi con lui dietro alcune armature.
Rabbrividii sentendo il suo fiato caldo sul collo.
Dopo che Gazza fu scomparso dietro l'angolo, lui mi
sorrise da un orecchio all'altro.
Arrivai in camera con il fiatone e mi lasciai cadere sul
letto.
Sbuffai, mi alzai e mi guardai allo specchio: riccioli
scomposti sulle spalle, occhiaie, divisa stropicciata e camicia fuori dalla
gonna.
Settimo anno ad Hogwarsts.
Mi appisolai sapendo che forse non mi sarei svegliata in
tempo per la lezione.
Mi svegliai poco dopo di soprassalto, tutta sudata, con
il cuore che batteva a mille.
Un incubo, l'ennesimo incubo.
Quando tornai a respirare normalmente scivolai sotto la
doccia.
“Bellatrix ci sei?” Narcissa si era svegliata.
“Sì sì arrivo!!”
Non potevo neanche fare una doccia in pace!!
Mi lasciai cadere sulla panca del tavolo dei Serpeverde e guardai sconsolata il mio piatto: non avevo
assolutamente fame.
Tom si sedette poco dopo di fronte a me: “Programmi per
oggi?” mi chiese allegramente.
“No, nessuno.” risposi stupita per la domanda.
“Questo pomeriggio alle cinque al Lago Nero, okay?”
“Okay.”
Se ne andò senza aver quasi toccato cibo.
* * *
“Allora, come mai proprio qui?” chiesi sedendomi
sull'erba umida accanto a lui.
“Questo posto mi piace.” rispose alzando le spalle “e poi
guarda.” mi indicò la riva destra del lago nascosta dai rami cresciuti troppo
in fretta di alcuni cespugli.
“Non vedo nulla.”
“Guarda meglio.” sussurrò.
Strizzai gli occhi.
Stavo per dirgli di smetterla di prendermi in giro,
quando notai una sorta di luccichio tra i rami.
Un luccichio che continuava a ripetersi, e ad un tratto si
formarono delle sorte di girandole colorate che sparirono dopo pochi secondi.
“Cos'è?”
“Non lo so con esattezza...ma è opera delle sirene del
lago. Credo serva per capire se si avvicina qualche pericolo e che legga i
sentimenti di chi è nelle vicinanze, ma non potrei giurarci. Carino comunque.”
Rimasi come incantata non so per quanto tempo a
guardarle, alla fine riuscì a distogliere lo sguardo: mi stavano dando
assuefazione.
“Adoro il silenzio che c'è qui...” disse Tom ad un certo
punto.
Aveva lo sguardo perso nel vuoto, e questo non era mai un
buon segno.
“Ci sei alla festa di Lestrange
sabato?” chiesi per cambiare discorso.
“Fammi indovinare Bella...alcool, fumo e musica fin
troppo alta?” disse sorridendo leggermente.
“Emmm...immagino di sì.”
“Non ho intenzione di aiutare i miei polmoni e il mio
fegato a morire prima.” storse la bocca dicendo la parola morire, come se gli
procurasse dolore.
Risi: “Ma Tom!! Che cosa dici? Ci divertiremo e poi non
morirai certo per qualche sigaretta...”
“E chi te lo dice?” era serio, e io ad un tratto mi
sentii terribilmente a disagio.
“Lo dico io...ma lo dicono tutti, cioè, è così e basta.”
Lui sbuffò divertito.
“E poi parliamone Tom, magari adesso fai il bravo ragazzo
e non sgarri mai, poi fai un incidente d'auto tra vent'anni ed è fatta.”
speravo di averlo convinto, ci tenevo molto che venisse con me a quella festa.
“Io non morirò affatto Bellatrix,
né per un incidente d'auto, né per le vostre feste.”
Lo guardai scioccata e mi spaventai vedendolo ancora
serio.
“Smettila di dire stupidaggini Tom. Verresti alla festa
per me? Ti prego...”
“Ho già detto di no.”
“Ma perché diamine dovresti vivere per sempre Tom? Ok gli
incantesimi senza bacchetta magica, passino le piante che cambiano colore...ma
questo non ha senso...”
Tom ansimava, con enorme fatica mi rispose: “Non voglio
scomparire nel nulla...devo vivere per chi voleva che non vivessi, per mio
padre che se ne è sempre fregato di me...hai presente quelle erbacce, che se ne
fregano del diserbante? Ecco, io sono un'erbaccia.”
“Ma Tom...quello che dici non ha senso...”
“Sì invece! E neanche tu dovresti andare a quella
festa!!”
“Ah ma davvero? E chi saresti tu per ordinarmi cosa fare?
Faccio come mi pare, io.” mi morsi il labbro, l'avevo sfidato, mai sfidare Tom.
“Hai ragione Black, io non sono nessuno per te.”
Se ne andò lasciandomi con un pezzo di ghiaccio nello
stomaco.
“Ma vaffanculo!!” gli gridai.
Non si voltò.
Tirai un calcio all'acero e mi feci male ad un piede.
Mi lasciai cadere per terra con lacrime di rabbia che mi
stavano facendo colare il mascara.
Lo odiavo, e allo stesso tempo provavo tanta tenerezza
per lui che mi portava a detestarlo ancora di più.
Di sfuggita notai che le luci e le girandole dietro al
cespuglio avevano cambiato colore: erano nere ora.