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Autore: Sad Angel    30/08/2008    2 recensioni
E se i Tokio Hotel fossero i protagonisti di una strana favola?!? Se per sbaglio o per fortuna fossero caduti sotto uno strano incantesimo? Questo il tema di questa fanfiction! Buona lettura a tutti!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Die schönsten Sterne

Halloooo!!! Buona lettura a tutti!!! Viel Dank^^!!!

Per Sbadata93: REGAN!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! WAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!! Innanzitutto, DANKE!!! E sono molto contenta che approvi il mio Gustav-cavallo!!!^^!!! Si,si! Il filo d’erba è per zimmer!!! Fa molto, uomo di campagna!!! ^^!!! Ahaha!!! Oddio!!! Ho appena avuto un’idea per un’altra ficcy…Qualcuno mi fermi…vi prego!!! Ahah! Comunque…Vuoi Tom?!? Scusami ma devi aspettare ancora un po’…prometto che cercherò di sbrigarmi…Lunedì mattina si parte…Uff… Ancora grazie! Tu non sai quanto mi fai felice facendomi i disegni! E poi, scrivere, è davvero un piacere^^!!! Bill, assumimi per scriverti le ficcy!! Uniamo l’utile al dilettevole…Ahaha! Grazie ancora^^!!! A presto!!!

 

Die schönsten Sternesieben

 

Bill…?!?

Dei vestiti e della biancheria pulita in mano, chiamai, avvicinandomi alla porta socchiusa del garage. Gustav, in perfetto silenzio, la spalancò. Mi sorrise.

“Grazie…” dissi subito, sorridendo, prima di tornare color pomodoro, allungandogli un paio di boxer “Il bagno è la prima porta a destra…” conclusi.

Lui li afferrò, annuì, facendosi da parte per farmi passare. Un attimo. Sparì in casa, richiudendo la porta dietro di sé.

Mi avvicinai alla macchina. Bill e Georg erano ancora seduti al loro posto, dove li avevo lasciati.

Aprii la portiera, gli occhi chiusi, tendendo un paio di pantaloni verso l’interno. Un secondo. Sentii il tessuto scivolar via dalle mie mani. Fruscii.

“Puoi aprire gli occhi ora…” disse lui, quando il rumore cessò. Immediatamente ubbidii. Bill, il colorito “normale”, mi sorrise. Ricambiando il suo sorriso, gli tesi il resto dei vestiti e della biancheria. “Per Georg…” dissi, sorridendo in direzione del sedile posteriore.

Il grosso cane lupo alzò subito la testa, abbaiando con entusiasmo. Io e Bill ci scambiammo un sorriso.

“Allora…io penso a Georg…” concluse Bill, sorridendomi dolcemente, consapevole di togliermi da una situazione potenzialmente imbarazzante.

Annuii, riconoscente. “Vado a prepararvi qualcosa da mangiare…” conclusi con voce allegra, allontanandomi. Georg a quelle parole, abbaiò ancora, felice.

 

“Hai bisogno una mano?”

Mi voltai di scatto verso la porta della cucina. Gustav, ora completamente vestito, mi sorrise.

“Sai cucinare?” domandai io, con un sorriso sulle labbra.

“Me la cavo…” rispose subito lui.

Che bugiardo…sei il miglior cuoco del mondo!”

Una voce, che non avevo mai sentito, si intromise all’improvviso. Dietro Gustav, apparve un altro ragazzo. I lunghi capelli castani, gli occhi chiari. Brillarono nella mia direzione. Si avvicinò al suo amico. I due allungarono la mano contemporaneamente, stringendo quella dell’altro, con entusiasmo.

“E’ bello rivederti con il tuo aspetto, amico!” esclamò subito Georg.

Gustav sorrise “Io, invece, ti preferivo cane…” concluse l’altro, scherzando, mentre continuava a stringergli amichevolmente la mano.

“A chi lo dici!” terminò Bill entrando, il volto sorridente, appoggiando una mano sulla schiena dei due.

Io, di fronte ai fornelli, sorrisi.

All’improvviso, un brontolio. Io, Gustav e Bill ci voltammo a fissare Georg, gli occhi sgranati. Lui sorrise, portandosi una mano allo stomaco “Che cosa si mangia?!?” domandò, come se niente fosse. Noi tre scoppiammo a ridere.

“Questo è Georg…” disse Bill, avvicinandosi a me, il sorriso sulle labbra “Tremendamente spontaneo…”

“…semplice…” continuò Gustav, sorridendo a sua volta

“…ok, ok…” rispose allora lui, con entusiasmo “…capirà da sola perché proprio il cane…Ho fame adesso…” concluse, mentre il suo stomaco brontolava ancora.

Gustav e Bill si scambiarono un occhiata poi Bill si mordicchiò le labbra, cercando di non ridere.

Al terzo borbottio della pancia di Georg, scolai la pasta “E’ pronto!” esclamai con voce allegra.

Georg sorrise, gettandosi sulla sedia più vicina, continuando a fissarmi. Io sorrisi, riempiendogli il piatto. “Grazie…” esclamò subito, afferrando con impeto la forchetta.

Bill si sedette di fronte a lui, sorridendo. Mi avvicinai, riempiendogli il piatto. Mi lanciò uno sguardo dolce, iniziò a mangiare. Spostai lo sguardo su Gustav che osservava la scena. Lui lo ricambiò subito. Si avvicinò al tavolo, sedendosi.

 

Che mangiata…Accidenti…!” iniziò Georg, abbassando la forchetta solo dopo aver ripulito così bene il piatto da sembrare appena lavato.

Bill, seduto di fronte a lui, rise. Gustav, invece, si fregò la pancia, un sorriso soddisfatto. “Davvero buona…” disse, sorridendomi.

Arrossii un poco, lieta del complimento. Un secondo dopo mi alzai, ritirando i piatti. Gustav mi gettò un’occhiata, restando in silenzio.

“No, no…tranquillo…” risposi io, intuendo che, con quello sguardo, intendeva offrirsi volontario per la lavatura dei piatti.

Gli altri due mi lanciarono un’occhiata, poi, mentre sul viso di Bill appariva un sorriso, quello di Georg assunse un’espressione esterrefatta. “Cavolo! Ha capito al volo…di solito le persone impiegano anni…” esclamò allibito.

Io arrossii mentre Bill, senza spostare il suo sguardo dolce dal mio corpo, rispondeva “E’ il suo dono…”

Georg allungò una mano, tirandogli una pacca amichevole sulla spalla “Ho sempre detto che il tuo è il buon gusto, amico…” concluse, prima di scoppiare a ridere, divertito dal mio volto. In un secondo, ero diventata bordeaux!

 

Mentre lavavo i piatti, i tre ragazzi continuavano a parlare, intervallando prese in giro ad argomenti seri. Sentendoli, cercavo di trattenere le risa. Gustav affrontava ogni discorso con voce tranquilla, Georg, al contrario, con voce allegra. Il più sorprendente però era Bill. Prima rideva a crepapelle, un secondo dopo, al cambio d’argomento, la voce diventava terribilmente seria.

Versai il caffè, porgendolo ai tre. Loro lo guardarono un po’ titubanti. Georg arrivò persino ad annusarlo, circospetto. Sospirai. Avevo dimenticato che, da dove venivano, chiamavano caffè una bevanda che non sapeva di nulla…

Non volendo obbligarli, aprii la bocca, per rassicurarli. Un secondo. Gustav, ingoiò il caffè, senza battere ciglio. Riappoggiò la tazza sul tavolo. Io sorrisi. Georg e Bill invece fissarono esterrefatti la tazzina vuota, poi spostarono lo sguardo sul loro amico. Lui ricambiò lo sguardo, sorridendo sereno. Allungò la mano verso il tovagliolo, si pulì la bocca.

Georg e Bill, l’espressione allibita ancora sul volto, tornarono a fissare la tazza vuota, probabilmente domandandosi se anche loro sarebbero stati in grado di fare la stessa cosa. Bill sollevò la tazza, portandosela alle labbra, un’espressione indecifrabile sul volto. Lanciò uno sguardo a Georg “Prima tu…” disse.

L’amico scosse il capo “Ti cedo volentieri l’onore…”

Bill sbuffò “Coniglio!” esclamò, scoppiando a ridere, avvicinando maggiormente la tazza alle sue labbra. Georg sorrise alla battuta.

“Guarda che non sei obbligato!” gli rammentai, attirando la sua attenzione.

Fermò la mano, riabbassando la tazza. Sorrise. “Sai…” iniziò “…Se Tom fosse qui, avremmo fatto a gara a chi avrebbe avuto il coraggio di berlo per primo…”

Sorrise ancora. I suoi occhi però, mentre pronunciava il nome di suo fratello, si rattristarono per un secondo. Silenzio. Dal viso di Georg sparì il sorriso allegro.

Sospirai “Tranquillo...Sono certa che scopriremo presto dove si è cacciato Tom..dissi, rompendo lo strano silenzio.

Bill mi sorrise.

“Anche perché a tuo fratello non piace passare inosservato…” concluse Georg, ricominciando a sorridere. Gustav, in silenzio, annuì. “Dev’essere un po’ una cosa di famiglia…” disse ancora Georg, scherzando.

“Allora…” ricominciò Bill, la voce di nuovo allegra, alzando la tazza al cielo “…A Tom!”

Georg rise, alzando anche la propria tazza “A Tom!” rispose subito.

Un secondo. Entrambi si portarono le tazze alle labbra. Georg ingoiò il caffè, poi sul suo volto apparve una smorfia. Riappoggiò la tazza sul tavolo. Spostò lo sguardo davanti a sé.

Bill, la tazzina ancora in mano, rideva. Gli occhi vispi, scintillarono. Georg sgranò i suoi. Realizzando ciò che era appena accaduto, esclamò allibito “Mi hai imbrogliato!”

Bill rise ancora, abbassando la tazza piena. Si portò una mano alla bocca, continuando a ridere. “Tu…” ricominciò Georg, faticando persino a trovare le parole, da quanto era indignato “Tu...

Bill, sorrise, rivolgendosi a me “Hai capito per quale motivo era un cane…?” domandò, ignorando Georg che gli sbraitava contro.

Io annui. “Perché non dubita di te. E’ leale al cento per cento…”

Bill mi sorrise ancora “Esatto. E’ un vero amico. Ed è sincero…Come puoi ben notare dal fatto che le cose, non me le sta mandando a dire…”

Georg, si sbloccò, smettendo di insultarlo “Rompiscatole…” concluse infine, ricominciando a sorridere.

Bill ricambiò il suo sorriso, poi alzò di nuovo la tazza al cielo. “Alla tua, Tomi!” terminò, la voce improvvisamente seria.

Un secondo dopo, riappoggiò la tazza sul tavolo. Stavolta, vuota.

 

 

Continua…

 

  
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