Halloooo!!! Buona lettura a tutti!!! Viel Dank^^!!!
Per Sbadata93: REGAN!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! WAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!! Innanzitutto,
DANKE!!! E sono molto contenta che approvi il mio Gustav-cavallo!!!^^!!! Si,si! Il filo d’erba è per zimmer!!! Fa molto, uomo di
campagna!!! ^^!!! Ahaha!!! Oddio!!! Ho appena avuto
un’idea per un’altra ficcy…Qualcuno mi fermi…vi
prego!!! Ahah! Comunque…Vuoi
Tom?!? Scusami ma devi aspettare ancora un
po’…prometto che cercherò di sbrigarmi…Lunedì mattina si parte…Uff… Ancora grazie! Tu non sai quanto mi fai
felice facendomi i disegni! E poi, scrivere, è davvero un piacere^^!!! Bill, assumimi per scriverti
le ficcy!! Uniamo l’utile al dilettevole…Ahaha! Grazie ancora^^!!! A
presto!!!
Die schönsten Sterne…sieben…
“Bill…?!?”
Dei vestiti e della biancheria pulita in
mano, chiamai, avvicinandomi alla porta socchiusa del garage. Gustav, in perfetto silenzio, la spalancò. Mi sorrise.
“Grazie…” dissi subito, sorridendo, prima
di tornare color pomodoro, allungandogli un paio di boxer “Il bagno è la prima porta a destra…” conclusi.
Lui li afferrò, annuì,
facendosi da parte per farmi passare. Un attimo. Sparì in casa, richiudendo la
porta dietro di sé.
Mi avvicinai alla macchina. Bill e Georg erano ancora seduti
al loro posto, dove li avevo lasciati.
Aprii la portiera, gli occhi chiusi,
tendendo un paio di pantaloni verso l’interno. Un secondo. Sentii il tessuto
scivolar via dalle mie mani. Fruscii.
“Puoi aprire gli occhi ora…” disse lui,
quando il rumore cessò. Immediatamente ubbidii. Bill,
il colorito “normale”, mi sorrise. Ricambiando il suo
sorriso, gli tesi il resto dei vestiti e della biancheria. “Per Georg…” dissi, sorridendo in direzione del sedile
posteriore.
Il grosso cane lupo alzò subito la testa,
abbaiando con entusiasmo. Io e Bill ci scambiammo un sorriso.
“Allora…io penso a Georg…”
concluse Bill, sorridendomi dolcemente, consapevole
di togliermi da una situazione potenzialmente imbarazzante.
Annuii, riconoscente. “Vado a prepararvi
qualcosa da mangiare…” conclusi con voce allegra,
allontanandomi. Georg a quelle parole, abbaiò ancora,
felice.
“Hai bisogno una mano?”
Mi voltai di scatto verso la porta della
cucina. Gustav, ora completamente
vestito, mi sorrise.
“Sai cucinare?” domandai io, con un
sorriso sulle labbra.
“Me la cavo…” rispose subito lui.
“Che bugiardo…sei
il miglior cuoco del mondo!”
Una voce, che non avevo mai sentito, si intromise all’improvviso. Dietro Gustav,
apparve un altro ragazzo. I lunghi capelli castani, gli occhi chiari. Brillarono
nella mia direzione. Si avvicinò al suo amico. I due allungarono la mano contemporaneamente,
stringendo quella dell’altro, con entusiasmo.
“E’ bello rivederti con il tuo aspetto,
amico!” esclamò subito Georg.
Gustav sorrise “Io, invece, ti preferivo cane…”
concluse l’altro, scherzando, mentre continuava a stringergli amichevolmente la
mano.
“A chi lo dici!” terminò Bill entrando, il volto sorridente, appoggiando una mano
sulla schiena dei due.
Io, di fronte ai fornelli, sorrisi.
All’improvviso, un brontolio. Io, Gustav e Bill ci voltammo a
fissare Georg, gli occhi sgranati. Lui sorrise,
portandosi una mano allo stomaco “Che cosa si mangia?!?”
domandò, come se niente fosse. Noi tre scoppiammo a ridere.
“Questo è Georg…”
disse Bill, avvicinandosi a me, il sorriso sulle
labbra “Tremendamente spontaneo…”
“…semplice…” continuò Gustav,
sorridendo a sua volta
“…ok, ok…” rispose allora lui, con entusiasmo “…capirà da sola
perché proprio il cane…Ho fame adesso…” concluse, mentre il suo stomaco
brontolava ancora.
Gustav e Bill si
scambiarono un occhiata poi Bill
si mordicchiò le labbra, cercando di non ridere.
Al terzo borbottio della pancia di Georg, scolai la pasta “E’ pronto!”
esclamai con voce allegra.
Georg sorrise, gettandosi sulla sedia più
vicina, continuando a fissarmi. Io sorrisi, riempiendogli il piatto. “Grazie…”
esclamò subito, afferrando con impeto la forchetta.
Bill si sedette di fronte a lui, sorridendo.
Mi avvicinai, riempiendogli il piatto. Mi lanciò uno sguardo
dolce, iniziò a mangiare. Spostai lo sguardo su Gustav
che osservava la scena. Lui lo ricambiò subito. Si avvicinò al tavolo,
sedendosi.
“Che
mangiata…Accidenti…!” iniziò Georg, abbassando la
forchetta solo dopo aver ripulito così bene il piatto da sembrare appena
lavato.
Bill, seduto di fronte a lui, rise. Gustav, invece, si fregò la pancia, un sorriso soddisfatto.
“Davvero buona…” disse, sorridendomi.
Arrossii un poco, lieta
del complimento. Un secondo dopo mi alzai, ritirando i
piatti. Gustav mi gettò un’occhiata, restando in
silenzio.
“No, no…tranquillo…” risposi
io, intuendo che, con quello sguardo, intendeva offrirsi volontario per
la lavatura dei piatti.
Gli altri due mi lanciarono un’occhiata,
poi, mentre sul viso di Bill appariva un sorriso,
quello di Georg assunse un’espressione esterrefatta.
“Cavolo! Ha capito al volo…di solito le persone impiegano
anni…” esclamò allibito.
Io arrossii mentre Bill,
senza spostare il suo sguardo dolce dal mio corpo, rispondeva “E’ il suo dono…”
Georg allungò una mano, tirandogli una pacca
amichevole sulla spalla “Ho sempre detto che il tuo è il buon
gusto, amico…” concluse, prima di scoppiare a ridere, divertito dal mio
volto. In un secondo, ero diventata bordeaux!
Mentre lavavo i piatti, i tre ragazzi
continuavano a parlare, intervallando prese in giro ad argomenti seri.
Sentendoli, cercavo di trattenere le risa. Gustav
affrontava ogni discorso con voce tranquilla, Georg,
al contrario, con voce allegra. Il più sorprendente però era Bill. Prima rideva a crepapelle, un
secondo dopo, al cambio d’argomento, la voce diventava terribilmente
seria.
Versai il caffè, porgendolo ai tre. Loro
lo guardarono un po’ titubanti. Georg arrivò persino
ad annusarlo, circospetto. Sospirai. Avevo dimenticato che, da dove venivano,
chiamavano caffè una bevanda che non sapeva di nulla…
Non volendo obbligarli, aprii la bocca,
per rassicurarli. Un secondo. Gustav, ingoiò il
caffè, senza battere ciglio. Riappoggiò la tazza sul tavolo. Io sorrisi. Georg e Bill invece fissarono
esterrefatti la tazzina vuota, poi spostarono lo sguardo sul loro amico. Lui
ricambiò lo sguardo, sorridendo sereno. Allungò la mano verso
il tovagliolo, si pulì la bocca.
Georg e Bill,
l’espressione allibita ancora sul volto, tornarono a fissare la tazza vuota,
probabilmente domandandosi se anche loro sarebbero stati in grado di fare la
stessa cosa. Bill sollevò la tazza, portandosela alle
labbra, un’espressione indecifrabile sul volto. Lanciò uno sguardo a Georg “Prima tu…” disse.
L’amico scosse il capo “Ti cedo volentieri l’onore…”
Bill sbuffò “Coniglio!”
esclamò, scoppiando a ridere, avvicinando maggiormente la tazza alle sue
labbra. Georg sorrise alla battuta.
“Guarda che non sei obbligato!” gli
rammentai, attirando la sua attenzione.
Fermò la mano, riabbassando la tazza.
Sorrise. “Sai…” iniziò “…Se Tom fosse
qui, avremmo fatto a gara a chi avrebbe avuto il coraggio di berlo per primo…”
Sorrise ancora. I suoi occhi però, mentre
pronunciava il nome di suo fratello, si rattristarono per un secondo. Silenzio.
Dal viso di Georg sparì il sorriso allegro.
Sospirai “Tranquillo...Sono certa che
scopriremo presto dove si è cacciato Tom..” dissi, rompendo lo strano
silenzio.
Bill mi sorrise.
“Anche perché a tuo fratello non piace
passare inosservato…” concluse Georg,
ricominciando a sorridere. Gustav, in silenzio,
annuì. “Dev’essere un po’ una cosa di famiglia…”
disse ancora Georg, scherzando.
“Allora…” ricominciò Bill,
la voce di nuovo allegra, alzando la tazza al cielo
“…A Tom!”
Georg rise, alzando anche la propria tazza “A Tom!” rispose subito.
Un secondo. Entrambi si portarono le tazze alle labbra. Georg
ingoiò il caffè, poi sul suo volto apparve una
smorfia. Riappoggiò la tazza sul tavolo. Spostò lo sguardo davanti a sé.
Bill, la tazzina ancora in mano, rideva. Gli
occhi vispi, scintillarono. Georg sgranò i suoi. Realizzando ciò che era appena accaduto, esclamò allibito
“Mi hai imbrogliato!”
Bill rise ancora, abbassando la tazza piena.
Si portò una mano alla bocca, continuando a ridere. “Tu…” ricominciò Georg, faticando persino a trovare le parole, da quanto era
indignato “Tu...”
Bill, sorrise, rivolgendosi a me “Hai capito
per quale motivo era un cane…?” domandò, ignorando Georg
che gli sbraitava contro.
Io annui. “Perché
non dubita di te. E’ leale al cento per cento…”
Bill mi sorrise ancora “Esatto. E’ un vero
amico. Ed è sincero…Come puoi ben notare dal fatto che
le cose, non me le sta mandando a dire…”
Georg, si sbloccò, smettendo di insultarlo
“Rompiscatole…” concluse infine, ricominciando a sorridere.
Bill ricambiò il suo
sorriso, poi alzò di nuovo la tazza al cielo. “Alla
tua, Tomi!” terminò, la voce improvvisamente seria.
Un secondo dopo, riappoggiò la tazza sul
tavolo. Stavolta, vuota.
Continua…