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Autore: Nephilim13    12/07/2014    3 recensioni
E se il padre di Sofia, Andrea, fosse ancora vivo? In che modo si evolverebbe la storia?
Andrea sa tutto dei poteri di sua figlia, ma le loro vite subiscono una svolta quando Sofia incontra per caso il professor Schlafen, un custode, vecchia conoscenza di suo padre.
George ha già trovato tutti i Draconiani, tutti tranne due: Thuban e Rastaban.
Dal prologo:
Sentì il rumore di qualcosa che s'infrangeva contro il suolo e alzò gli occhi al cielo, spalancando la porta. Sofia lo guardò con un sorriso imbarazzato, i lunghi ricci legati in una coda di cavallo, le ali dello stesso verde dei suoi occhi. Ai suoi piedi vi era un altro dei suoi poveri vasi che, nonostante ne avesse già fracassati a decine, Andrea continuava a voler tenere caparbiamente nel posto dove sua figlia si allenava.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Fabio, Georg Schlafen, Sofia
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Quella sera decise di indossare un semplice jeans e una felpa grigia con il cappuccio, il tutto accompagnato da un paio di converse nere, il cui colore richiamava la scritta 'Fitch' scritta a caratteri cubitali sulla felpa. Si aggiustò i capelli alla bell'e meglio e scese al piano di sotto, dove suo padre la stava aspettando per uscire. 
«Andiamo?» le chiese mentre indossava il giubbotto. Andrea era un uomo di statura normale, sulla quarantina. I capelli castani gli ricadevano su un viso dai tratti morbidi, gli occhi erano di una sfumatura di azzurro che variava a ogni tipo di clima. 
Sofia aveva sempre invidiato i suoi occhi e i suoi capelli, chiedendosi perché mai avesse ereditato, a quanto diceva suo padre, tutto il materiale genetico di sua madre.
Già, sua madre. 
Non l’aveva mai conosciuta, ragion per cui non poteva né mancarle né niente, ma Sofia pensava che, se mai un giorno l’avesse incontrata, le avrebbe sbattuto la porta in faccia proprio come lei aveva fatto con Andrea.
Ancora non capiva come diavolo fosse passato per la mente di quest’ultimo di voler andare al circo proprio quella sera, ma non aveva sollevato obiezioni.
Voleva che suo padre uscisse un po’, considerato che stava sempre dietro a lei senza pensare minimamente a se stesso. 
«Certo.»
Presero la metropolitana per raggiungere il centro, visto che la loro casa era ubicata in periferia.
L'esterno del circo brulicava di persone, per la maggior parte bambini. Dei pagliacci intrattenevano i piccoli all'ingresso, scambiando con loro qualche battuta prima che entrassero. 
«Spiegami perché proprio il circo.» esclamò di punto in bianco Sofia mentre suo padre acquistava i biglietti. Quest'ultimo scrollò le spalle. «Ho visto il manifesto oggi mentre tornavo da lavoro, così ho pensato che portarti a vederlo ti sarebbe piaciuto.» Prese i biglietti e si allontanò, con Sofia al suo fianco. «Ho sbagliato?» le chiese guardandola.
Sofia scosse la testa. «No, non ho mai visto il circo. Mi piacerebbe vederlo.»
«E stai per farlo, piccola.» le sorrise lui. 
Mentre superavano la soglia d'ingresso, una strana sensazione di malessere investì Sofia. 
Si guardò intorno, nonostante non sapesse chi stava cercando di preciso.
Un improvviso rumore fece voltare tutti di scatto.
Una colonna di fumo si sollevava da dietro le quinte del circo, delle urla come colonna sonora, cosa che a Sofia fece salire il cuore in gola. Quello non era normale fumo, lo sentiva fin nelle ossa.
«Resta qui.» ordinò a suo padre nel caos generale, sperando che le avrebbe dato ascolto. 
«Stai attenta, chiaro?» le disse Andrea, mettendole una mano sulla spalla.
«Come sempre, pà.»
Si addentrò nel tendone e raggiunse di corsa il retroscena, direzione opposta di quella degli spettatori che erano già entrati e dei componenti del circo. Oltrepassò le tende che separavano il palco e le quinte, e ciò che vide la fece impietrire sul posto: una donna con il caschetto biondo e gli anfibi le dava le spalle, completamente immobile in mezzo al fuoco che si espandeva a vista d'occhio.
Quella donna con il caschetto biondo e gli anfibi.
«Nida!» chiamò Sofia a gran voce. 
L'interpellata si voltò, e non appena la vide un ghigno di soddisfazione le comparve in faccia. «Sofia! Quale onore...»
«Onore un corno. Perchè diamine stai dando fuoco alle quinte di un circo?»
Ormai non era rimasto più nessuno, c'erano solo lei e Nida. 
Erano scappati tutti, animali inclusi. 
O almeno così sperava. 
«Ero di passaggio, per puro caso, e quando ho visto te e tuo padre mi sono detta: perchè non organizzare un bell'incontro?» Allargò le braccia, come per mostrare la sua opera. «Ed ecco qui.»
Sofia richiamò Thuban, il drago che albergava dentro di lei, ed evocò le ali in tutta la loro maestosità, riducendo la parte posteriore della felpa a brandelli.
Che lo scontro abbia inizio, pensò, quando sentì un grido femminile di puro terrore proveniente dall'interno delle fiamme. 
C'era ancora qualcuno lì dentro, e Sofia doveva salvare quel qualcuno, a tutti i costi.
Rimase interdetta per un attimo: attaccare Nida, o salvare la ragazza?
Era in grado di fare entrambe le cose.
Cominciò a correre verso il punto da dove provenivano le grida, che si erano fatte più flebili.
Nel frattempo, fece crescere dal nulla delle liane, che andarono a circondare e immobilizzare le gambe e le braccia di Nida.
Sapeva che le liane non sarebbero resistite a lungo, ma sperava di avere almeno il tempo per tirare fuori dal fuoco chiunque vi fosse dentro.
Ritrasse le ali per potersi muovere più agilmente.
Fece un pericoloso slalom tra le fiamme, abbassandosi sulle ginocchia e tenendosi una mano a coppa intorno al naso. Il fumo stava cominciando a riempirle i polmoni, ma si costrinse a proseguire. 
A un certo punto incappò in qualcosa ai suoi piedi, e fu lì lì per inciampare. 
Abbassò la testa e la vide, tra il fumo e le fiamme che si andavano alzando sempre di più: una ragazza che se ne stava carponi, con una mano intorno al naso, proprio come Sofia. I capelli bruciacchiati incorniciavano un viso paonazzo per il calore, i suoi occhi scuri erano spalancati, colmi di puro terrore.
Sofia lo vide durante il millesimo di secondo speso a osservare il viso della ragazza.
Un neo identico al suo, proprio al centro della fronte.
L’Occhio Della Mente.
Sofia si riscosse mentalmente: ci avrebbe pensato più tardi, aveva già perso fin troppo tempo.
“Ti porto fuori da qui.”




   
 
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