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Autore: Fabio93    12/07/2014    1 recensioni
In una terra d'Oriente ricca di misteri e forze oscure, sotto le ceneri lasciate dalla guerra civile, ardono ancora i fuochi della ribellione. Danzo, l'usurpatore, ha ottenuto il potere su Nisora pagandolo col sangue dei suoi nemici, ma si sussurra che l'antico ordine dei samurai che lui stesso aveva cercato di sterminare si stia preparando ad insorgere. Da oltre le montagne, la nazione di Long Yu osserva e si prepara all'invasione per approfittare della debolezza del nemico ed unificare gli imperi.
La guerra è alle porte: chi ne uscirà vittorioso?
[la storia è frutto della collaborazione con un secondo autore, Mist Guardian!]
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fabio93

 

Noi siamo l'Impero

 

Il bastone di legno disegnò un arco perfetto, calando dall'alto con un sibilo minaccioso.

Yasu portò il proprio sopra la testa, reggendolo con entrambe le mani da un'estremità in modo che il resto pendesse verso il basso seguendo la linea della sua schiena: il colpo in arrivo scivolò via lungo la sua guardia e lui roteò il bastone abbattendolo sul fianco esposto del nemico. La figura in uniforme nera accusò il colpo e crollò di peso sul tatami con un gemito strozzato.

Yasu si girò immediatamente ad affrontare gli altri due avversari, anche loro in divisa e armati di bastoni da combattimento. Si fecero sotto senza esitazione, costringendolo ad una serie continua di parate e schivate. Lui continuò a muoversi, aspettando il momento giusto per contrattaccare e impedendo agli altri di circondarlo: anche se la palestra era ampia, bastava una distrazione per ritrovarsi chiuso in un angolo. Il lungo bastone di legno scuro e levigato vibrava con violenza nelle sue mani mentre assorbiva i colpi secchi e precisi che piovevano come grandine da ogni lato, ma Yasu era forte e i suoi sottoposti, anche se più giovani di lui, non lo spaventavano.

Riuscì a cogliere uno dei due alla tempia con un colpo di taglio e quello si afflosciò come un arbusto colto dalla falce.

-Rimaniamo io e te, Aki-kun.- fece Yasu, rivolto all'ultimo contendente rimasto.

Aki, occhi sottili, capelli corti e viso squadrato, sorrise lievemente, girando cauto attorno al suo avversario. Era in atto una tacita tregua, in cui ognuno cercava di studiare l'altro per trovarne il punto debole e chiudere il duello.

-Che dici, l'ho colpito troppo forte?- chiese, indicando con un cenno del capo il ninja colpito in testa, ancora svenuto.

-Abane-san ha la testa dura, non vi preo...-

Yasu non lo lasciò finire e si lanciò all'attacco. Cercò di aggirare la guardia di Aki, guidando il bastone dell'avversario col proprio, ma l'altro non si fece cogliere di sorpresa e assecondò ogni suo movimento senza scoprirsi, forzando invece il contatto per costringerlo ad indietreggiare. Fisicamente Aki era il più forte e stava sfruttando la situazione a proprio vantaggio. Yasu balzò di lato per disimpegnarsi, ma ancora una volta l'altro lo seguì, incalzandolo con affondi e attacchi rapidi, per sfinirlo. Yasu doveva porre fine al combattimento il prima possibile, o sarebbe stato sopraffatto: decise di giocare sporco e scoprì di proposito il proprio fianco destro. Nella foga dell'attacco Aki non fiutò la trappola e si fiondò in avanti con un affondo che avrebbe sicuramente messo Yasu al tappeto. Se lo avesse colpito.

Yasu ruotò su sé stesso, rapido e improvviso come l'acqua di un torrente, afferrò il bastone di Aki con la mano sinistra, sferrandogli un calcio con la gamba destra. L'altro riuscì a raccogliere le braccia al petto e assorbire il colpo, ma dovette lasciare la propria arma in mano al suo nemico.

-È finita.- sentenziò lui, cercando di nascondere l'affanno nel proprio respiro, mentre il sottoposto lo fissava affranto, stupito della velocità con cui la situazione si era ribaltata.

-Sei stato troppo avventato, in un vero combattimento questo errore ti sarebbe costato la vita.- gli disse -Ad ogni modo, è stato un buon duello.-

Gli si avvicinò e gli rese il bastone, che quello accettò con un inchino.

-Vi ringrazio, Yasu-sama. Siete un combattente formidabile.-

-Comandante?-

Un ometto in tunica azzurra fece il suo ingresso nella palestra. Yasu gli riservò un'occhiata disinteressata e un po' ostile. Sapeva che gli attendenti come quello, che non facevano parte dei corpi militari, erano indispensabili per far funzionare i grandi avamposti come quello di Iraka, eppure non si era mai abituato alla presenza di quei burocrati servili e deboli. Non erano guerrieri, sicuramente non erano veri ninja, eppure facevano formalmente parte della Kuroame: una contraddizione che a lui non era mai piaciuta.

-Cosa succede? Sono impegnato.-

L'attendente guardò con un certo nervosismo i due ninja ancora stesi a terra, prima di riportare il proprio sguardo sugli occhi grigi e duri di Yasu.

-Mi duole interrompere il vostro allenamento, ma Hikari-sama vi sta aspettando nei vostri alloggi.-

La notizia lasciò Yasu con un lieve senso di vertigine.

-Hikari-san? E quando è arrivato?- domandò, togliendosi il sudore dalla fronte con la manica.

-Si è presentato pochi minuti fa all'ingresso e ha preteso di parlare con voi.-

Era tipico di Hikari spostarsi da un posto all'altro senza farsi annunciare, e di solito non per visite di piacere. Yasu sentiva un chiaro odore di bruciato sotto quell'affare, ma temporeggiare non avrebbe fatto che permettere alle fiamme di crescere.

-Che sia maledetto...- mormorò a denti stretti -Andrò a incontrarlo. Abbi cura di far mandare un guaritore per quei due...-

-Sarà fatto, comandante.-

L'ometto si congedò con un rapido inchino. Yasu rimase immobile per qualche secondo a riordinare i pensieri, poi uscì dalla palestra a grandi passi, salendo ai piani superiori del complesso militare; i corridoi erano larghi e dotati di ampie finestre che da una parte davano sul cortile centrale, dove i ninja di grado più basso si allenavano quotidianamente, dall'altra si affacciavano sulle mura che difendevano la caserma. L'intera struttura era un viavai di gente indaffarata e tutti chinavano il capo rispettosamente al suo passaggio, anche se pochi lo conoscevano per davvero: dopotutto la segretezza era alla base della loro organizzazione. La base di Iraka infatti contava circa un centinaio di ninja ufficiali, ma quelli con più esperienza e di grado più alto vi lavoravano senza che nessuno, se non i capi come Yasu, ne fosse a conoscenza. Perfino lui, in realtà, dubitava di sapere tutto riguardo alla sua giurisdizione: era più che probabile che i pezzi grossi come Hikari avessero infiltrati in ogni grande base a tenerli informati di ciò che vi accadeva.

Yasu raggiunse le sue stanze, che si sviluppavano su due piani: di sopra c'era la sua stanza personale, piccola e umile, di sotto invece quella più ampia dove accoglieva gli ospiti e lavorava sui documenti ufficiali. Si chiese se fosse il caso di passare dal secondo piano per cambiarsi d'abito, ma poi decise di non voler perdere tempo, d'altra parte era stato Hikari ad arrivare senza preavviso e a coglierlo di sorpresa. Si avviò quindi verso l'entrata al piano inferiore e il ninja di guardia alla porta scorrevole, armato di una lancia decorata con un ciuffo di piume rosse, gli rivolse un inchino rispettoso e la aprì per lui. La camera era spaziosa, decorata con vasi e mobiletti dai colori vivaci. Dal lato opposto una porta-finestra dava accesso a un terrazzo affacciato sul cortile centrale, la luce del giorno la attraversava come un fiume silenzioso, abbeverando i due bonsai posizionati ai suoi lati come piccole sentinelle.

-Hikari-sama, la vostra visita ci rende onore.- disse Yasu, chinando il capo.

L'uomo dall'altra parte della stanza, intento ad ammirare una katana prima appesa al muro, si girò verso di lui e gli rivolse un sorriso di circostanza. Era vestito in ambiti ampi e sgargianti, che nascondevano le linee del suo corpo e quelle di eventuali armi che poteva portare addosso.

-Yasu-san! Vedo che il nostro avamposto prospera, nelle tue mani.- avanzò verso di lui reggendo la spada fra le mani, ancora all'interno della fodera verde smeraldo -Davvero un'ottima katana. Te la sei fatta forgiare da un fabbro della città?-

-Potremmo considerarla un trofeo, in verità. È appartenuta a Giichi Okada, un samurai che contribuii a catturare due anni fa.-

-Ora ricordo, certo!- il suo sguardo parve illuminarsi, mentre si alzava per incontrare quello di Yasu -Uno dei tanti traditori in fuga verso est, verso Long Yu. Beh, uno importante, senza dubbio. E a proposito di traditori: ci sono affari urgenti dei quali dobbiamo discutere.-

Si girò per rimettere a posto la spada, lasciando Yasu qualche secondo per macerare nei propri dubbi.

-Siediti, avanti.- fece poi, con un sorriso cordiale fin troppo ampio.

A Yasu non piaceva prendere ordini nel proprio ufficio, ma non poteva permettersi di competere con un personaggio influente come Hikari, così dovette assecondarlo e ingoiare l'orgoglio. Si sedettero ai lati opposti di un tavolino in pietra rossa che occupava il centro della stanza.

-Come sai- disse a quel punto Hikari, a voce tanto bassa che Yasu faticò ad udirlo -nonostante i nostri sforzi per essere presenti ovunque e stroncare la ribellione sul nascere, il malcontento è ancora diffuso, per le strade del nostro Impero. I fuochi della ribellione ardono ancora, sotto un piccolo strato di cenere fredda.-

Gli rivolse uno sguardo penetrante, come a volersi assicurare che capisse cosa intendeva. Yasu gli rivolse un piccolo cenno d'assenso.

-Come se non bastasse, ora dobbiamo guardarci anche dai nostri nemici oltre confine, che ormai non fanno più segreto delle truppe che stanno radunando. Hai mantenuto il collegamento con la corte di Noburu?-

-Ovviamente, è un pericolo da non perdere di vista.- rispose Yasu, cercando di capire dove il suo interlocutore volesse andare a parare -Stavo appunto terminando un rapporto completo da inviarvi. I signori feudali più importanti di Long Yu si sono riuniti a Yu Ta, l'ultima grande città prima del confine. Hanno lasciato indietro il grosso delle loro truppe, ma se volessero potrebbero essere in assetto di guerra entro qualche settimana. È probabile che Noburu voglia solo più assicurarsi di avere i grandi feudatari dalla sua.-

Hikari annuì con aria grave alle sue parole.

-Un giovane esuberante, il nostro Noburu, non c'è che dire. E sventuratamente è a capo di una nazione potente...-

Hikari chinò la testa, intrecciando le mani davanti a sé, come preso in un'attenta riflessione. Yasu ne osservò il volto corrucciato, tamburellando con le dita sulla pietra fredda del tavolino: non riusciva a capire se fosse o meno tutta una messa in scena per metterlo sulle spine. Ad ogni modo, era sicuro che fosse in arrivo qualcosa di grosso.

-Ah, questa proprio non ci voleva!- riprese infine l'altro, risollevando lo sguardo -Se ci attaccasse potrebbe costringerci ad una guerra su due fronti, perché è certo che i rivoltosi non se ne staranno a guardare. Occorre agire subito. Quando l'Imperatore leggerà il tuo rapporto sono sicuro che approverà la mia decisione.-

-Volete...agire senza aspettare l'ordine dell'Imperatore?-

Hikari gli rivolse l'ennesimo grande sorriso di infinita pazienza, come se stesse parlando con un bambino un po' tonto.

-Caro Yasu, ma noi siamo l'Impero. Grazie a noi i nemici del regno vengono scovati e uccisi. Grazie a noi il mercato nero è tenuto sotto controllo e tutti i mercanti più grossi pagano profumatamente per rimanere in affari. È grazie a noi se Danzo-sama siede ancora su quel suo bel trono, non scordarlo mai.-

Yasu non rispose, non si permise nemmeno di annuire. Erano parole pericolose quelle, ma se c'era qualcuno che poteva permettersi di pronunciarle, questo era il capo della Kuroame.

-Quindi- continuò -tu obbedirai all'ordine che sto per darti, che poi verrà approvato dal sommo Imperatore: voglio che Noburu venga assassinato.-

Yasu non si scompose, sebbene dentro si sé fosse in subbuglio. I rischi di un'operazione simile erano altissimi e, se avesse fallito, il destino dell'Impero sarebbe stato in bilico quanto il suo. Qualcosa non gli tornava. Era comprensibile voler stroncare la minaccia di Long Yu, ma una mossa così azzardata rischiava di ritorcersi contro di loro, e oltretutto l'Imperatore sarebbe stato coinvolto solo all'ultimo. Scrutò per qualche secondo lo sguardo di Hikari, che però non vacillò né diede segno di impazienza: era lo sguardo di un uomo che vedeva le cose andare esattamente secondo i suoi piani.

-Ho ninja affidabili a cui assegnare il lavoro. Noburu sarà morto entro il prossimo mese.- Yasu sentì il peso di ogni parola mentre la pronunciava.

-E a quel punto l'esercito che stava mettendo in piedi si disperderà e i suoi signori feudali faranno a gara per spartirsi il regno.- concluse per lui Hikari, evidentemente soddisfatto -Molto bene, mi auguro che non ci siano impedimenti. Fammi portare un tè, Yasu-san. Sarò in partenza col tuo rapporto entro il pomeriggio.-

 

 

Sul tetto del tempio, al di sopra delle case della città, al di sopra perfino dello sguardo attento degli dèi, Yasu sedeva con la schiena poggiata ad una decorazione in legno a forma di leone ruggente.

Quello era il posto che spettava ad uno come lui, ne era più che convinto. Nato da una famiglia umile e senza prospettive, era riuscito a farsi strada fino a diventare uno dei capi ninja più importanti, contando solo sulle proprie capacità. Per questo Hikari gli aveva assegnato il controllo di quella regione di confine: era un ruolo di grande responsabilità, ma anche lontano dalla capitale, dov'era il vero potere. Lo temeva.

E per lo stesso motivo gli aveva assegnato quell'assassinio, ne era quasi certo. Se avesse fallito, cosa molto probabile, la sua testa sarebbe rotolata giù da un ceppo insanguinato a guerra conclusa, forse anche prima. Hikari, invece, non rischiava nulla: un fallimento sarebbe ricaduto su Yasu, mentre un successo non solo gli avrebbe dato il merito di aver assassinato la guida della nazione rivale, ma gli avrebbe anche permesso di eliminare pian piano i rivoltosi interni.

Che fare dunque? Qual era la mossa giusta per uscire dall'ombra di Hikari? Sentiva che, nascosta dietro le insidie di quella missione, per lui c'era una grossa opportunità di risalire la piramide del potere della Kuroame.

Il vento lieve mormorava di sere estive e di alberi in fiore, ma non aveva risposte per lui. Aveva una scelta difficile davanti, ma, in fondo, sapeva cosa avrebbe fatto. Passi leggeri e furtivi tradirono la presenza di un'altra persona sul tetto. Yasu si girò e individuò un'ombra venire verso di lui, a schiena china e a passo svelto.

-Aki-kun.- salutò, senza esitazione. Rimanendo un ninja abbastanza a lungo, si impara a riconoscere le persone dalla loro corporatura e dal loro modo di muoversi, e l'uniforme anonima non fa più differenza per un osservatore attento.

-Sono venuto come desideravate, comandante.- gli disse quello, inginocchiandosi.

Yasu respirò a fondo. Se avesse parlato ora, non ci sarebbe stato ritorno: da quello che stava per dire dipendeva il suo futuro, la sua vita. E la vita di molte, molte altre persone.

-Aki-kun, ascoltami bene. Ho una missione molto importante, e molto difficile, da assegnarti.-

 

 

Ebbene, il prossimo capitolo dovrebbe giungere dalle abili mani del mio collaboratore, si spera. Quanto a questo, spero di aver prodotto qualcosa di decente, ditemelo voi, magari. C'è un punto e virgola, nel capitolo: non posso che dedicarlo a Melinda Pressywig, nostra fedele lettrice. Lei capirà.
E questo è quanto: grazie per aver letto, alla prossima!
   
 
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