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Autore: TeclaRachello92    13/07/2014    1 recensioni
Questo è il mio primo libro fantasy e spero vivamente che vi piaccia! lasciate tutti i commenti che volete, che siano belli o brutti, perchè si può sempre migliorare! la Trama è questa: I sogni che facciamo, vengono protetti da Creature di un'altro mondo, da cui traggono l'energia per vivere. Questi combattono contro le creature degli incubi, comandate da una potente Strega. La protagonista è Evangeline, una ragazza vent'enne che, dopo un grave incidente, verrà catapultata in questo strano mondo nel peggiore dei modi. Fatevi stregare da questo libro colmo di avventure e magia!
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Senza farmi notare vedo proprio vicino al mio piede un coltello da carne. Probabilmente è caduto a Drake quando se n’è andato con il resto della cena. Ma non mi soffermo poi tanto sul perché sia lì. Appena Fear posa le sue labbra sulle mie, impugno il coltello e gli buco una mano. Dalla ferita però non esce sangue, ma solo nube nera. Mi faccio forza e corro fuori gridando aiuto all’impazzata. Poco a poco tutto l’accampamento viene animato da luci e focolai che si accendono come mille stelle. Ma ovviamente il coltello non lo ha fermato. Esce fuori subito dopo di me e mi scaraventa addosso un tavolo di legno. Questo mi colpisce in pieno petto e mi fa cadere di botta. Sento la schiena vibrare sotto il peso dell’impatto e i polmoni ci mettono qualche istante per riprendere aria. Appena ho le forze, mi levo il tavolo di dosso e mi tiro su a carponi: nel poco tempo che sono rimasta sdraiata a terra, lui è riuscito a difendersi contro metà accampamento sveglio. E non sembra neanche stanco. Vedo persone e animali annebbiate dalle visioni di Fear, che si attaccano tra loro o si feriscono da sole. Tra la confusione vedo Drake con la spada in mano, lui si gira, mi guarda serio e mi dice qualcosa, ma non ho fatto a tempo di decifrare il labiale che già si è buttato nella mischia. Lo cerco con lo sguardo, e appena lo trovo è già a pochi passi dalla creatura. La spada è pronta per trafiggere il mostro in pieno petto, ma lui sta per sferrare il suo attacco mortale: mi sembra di vedere tutto al rallentatore mentre succede nel giro di un secondo.
Alzo la mano destra come per fermare Drake, questa lascia una specie di nuvola soffice biancastra scintillante che mi fa indietreggiare come quando spari a qualcuno. La nube arriva da lui e lo avvolge delicatamente, formando una sorta di scudo, e riesce a trafiggere il mostro in pieno petto rimanendo illeso. Questo ringhia di dolore e sparisce in una nube nera come la pece.
Tutti si girano all’unisono dalla mia parte: sono sudata e ho il fiato corto. Sebastian mi corre incontro e mi dà una mano ad alzarmi. Tutti mi guardano come se non mi avessero mai visto prima, come se non fossi mai stata qui assieme a loro. Mi accompagna fino dentro la tenda e mi fa sedere. Mi fa portare dell’acqua fresca con delle foglie di menta. La bevo tutta d’un sorso e vedo Sebastian farmi il primo sorriso da quando sono arrivata.
“Anche a mia moglie piaceva bersi dell’acqua e menta dopo uno scontro” mi dice sereno.
Io non so cosa dire e non ho neanche ripreso tutto il fiato per farlo.
“Come hai fatto?!” domanda Drake entrando di corsa nella tenda. Faccio spallucce e lui si gira verso il suo capo “Sebastian, non è possibile! Lei non può essere uno Scudo! Cioè, ho visto quello che sapeva fare al palazzo, te l’ho detto, ma pensavo fosse una Spada!”
“Drake adesso calmati. Respira e cerchiamo di trovare una soluzione plausibile a tutto quello che è successo” dice Sebastian tranquillo.
“Io non capisco. Non so neanche perché mi è venuto da chiederti di difendermi!” mi dice Drake confuso.
“Ah, allora è quello che mi avevi detto” rispondo io esausta.
“Ma come? Non avevi capito?!” mi domanda lui stupefatto.
“Ehm…no. Ma alla fine è andata bene. Cioè, io non so dirvi come ho fatto, mentre lo facevo pensavo solo che non volevo ti facesse del male.” Affermo voltandomi verso Drake. Mi guarda dritto negli occhi, ed è come se non servissero parole: nei suoi occhi sono nascosti ringraziamenti, stupore, forza e azzarderei affetto anche.
“Drake, tu mi hai sempre detto che c’era qualcosa di lei che non ti convinceva. Ne eri attratto forse?” chiede Sebastian riflessivo.
“Si, dal momento in cui l’ho vista” risponde, guardandomi intensamente. Io arrossisco e distolgo lo sguardo. Non pensavo fosse così spudoratamente sincero.
“All’inizio mi ero avvicinato perché non mi convinceva, mi infastidiva quasi. Poi invece non mi fidavo, perché la vedevo ambigua. Dopo la cerimonia, è diventata attrazione fisica, e adesso…ho quasi paura di sapere cosa ci spinge l’uno verso l altra” afferma abbattuto Drake. Ormai la tensione nell’aria è tangibile. Sebastian che pensa ad una cosa, Drake ad un’altra, e io? A cosa dovrei pensare io? Sono così confusa che quasi ho il vomito.
“Tornerà a tormentarmi?” chiedo stremata.
“Ora che sa che siete in due no. Non è così incosciente”. Risponde Sebastian.
“In che senso sa che siamo in due?” domando perplessa.
“Nel senso che ora siete una squadra: tu sei lo Scudo, e Drake la Spada.”
Le parole di Sebastian fanno eco nei miei pensieri.
“Ma come è possibile?” chiedo smarrita e spaventata.
“Questo non lo so, ma tutto torna a questa sola soluzione. E forse anche al motivo per cui la Strega abbia voluto portarti qui. Ma queste per ora sono solo teorie.” Risponde Sebastian.
“E come faremo a sapere qual è la verità?” domanda Drake confuso.
“Bisognerà parlare col vecchio Saggio delle montagne”.
“Ma sono due giorni di cammino! Come faremo con le missioni?” chiede Drake attonito.
“Ora che sappiamo del passaggio segreto escogiteremo un piano con gli anziani, anche per non destare sospetti con la strega. Poi se le risposte del Saggio saranno quelle che mi aspetto, faremo il piano decisivo.”
“E che risposte ti aspetti?” chiedo io curiosa.
“È inutile svelarle ora che non è niente di certo. Partiremo domani notte. Rimettetevi in sesto. Tutti e due” ci ordina severo. Dopo di che escono entrambi dalla tenda, e io riesco a riposare.   
Sono ancora stordita dalle parole di Sebastian il pranzo del giorno dopo. Da quel momento Drake non si è più avvicinato a me, neanche per salutarmi. Pensavo di piacergli, ma evidentemente mi sbagliavo. Almeno mi rimane Osvaldo, che pur di difendermi contro Fear si è provocato una frattura alla zampa destra. Se non altro può volare e verrà con me dal Saggio. Non partirei mai senza di lui. Però ultimamente mi tradisce spesso e volentieri con Abbie. Ma in fin dei conti, mi sta bene stare un po’ da sola. In più adesso che sanno che non sono più un pericolo, mi fanno andare dove voglio. Ma ironia della sorte, sono io quella che non vuole allontanarsi dal campo. Per ammazzare il tempo chiedo a Winifred se ha qualcosa da leggere e lei mi dà una montagna di libri tra i quali scegliere. Prendo il più piccolo, forse un vecchio libro per bambini dove c’è scritto – DREAMLAND – lo guardo incuriosita e la mia amica si avvicina.
“È il libro che racconta la storia del nostro mondo. Io e le altre balie lo usavamo per far addormentare i bambini. Curioso che proprio questo abbia attirato la tua curiosità. Magari stai cercando di ricordare…” dice lei serena.
Leggo e rileggo il vecchio libro. Ma non c’è scritto niente che non sappia già. Mi stendo sul manto di prato al sole vicino all’albero a cui ero appoggiata, e guardo le soffici nuvole nel cielo. Adesso come mai prima vorrei tornare a casa. La situazione mi sta scappando sempre di più dalle mani e io sono sempre più confusa. Al pomeriggio mi viene ordinato di preparare i bagagli per i quattro giorni totali di cammino. Solo il pensiero di camminare così tanto mi far venir voglia di starmene qui, ma se voglio delle risposte, ci devo andare. Magari se il saggio vorrà conferire con me in privato, gli dirò che voglio solo tornare a casa.
Preparo un borsone con dentro quattro cambi, il vecchio libro per bambini, coperte e il minimo indispensabile per lavarmi. Esco dalla tenda e vado verso il gruppo che insieme a Sebastian e Drake compirà il viaggio. Speravo venisse la Volpessa, ma purtroppo lei dovrà restare per gestire le missioni. Spero davvero di rivederla al mio ritorno. Con noi vengono: un giovane fauno dai capelli arancione vivo e dei baffetti buffi; un centauro davvero grande e devo dire, un po’ spaventoso, e per finire Winifred, più che altro perché ha insistito nel voler venire, e la sua cucina ci servirà in questi quattro giorni. Scopro a malincuore che il viaggio sarà a cavallo. E io non ho mai cavalcato. Anzi, i cavalli mi hanno sempre fatto paura.
Mi mostrano il cavallo che dovrò montare ed è il più piccolo di tutti: il manto è maculato tortora su uno sfondo marrone chiaro. La criniera è liscia e splendente e sembra essere un destriero giovane e energico. Piccolo si, ma possente. Il che non mi fa passare la fifa. L’unica cosa più semplice sarà salirci in groppa. Ma per quanto riguarda il trotto, incrocio le dita.
Anche se pensavo fosse facile, devo essere aiutata da due persone per salirci in groppa. Già da questo deduco che sarà un viaggio molto lungo. Osvaldo si accuccia sopra il sedere del cavallo dietro di me. Potrebbe volare, ma si vede che è troppo stancante per lui ora. Anche gli altri salgono in groppa ai loro destrieri e partiamo. Deve essere già addestrato il mio cavallo perché non serve neanche tenere in mano le redini che sa già che direzione prendere. È un viaggio noioso e silenzioso. Nessuno dice una parola, galoppiamo in fila per due. Vicino a me ho il giovane fauno. Lui ovviamente non è a cavallo, anche perché non so se sarebbe mai riuscito a salire con quegli zoccoli. Mi faccio coraggio e, più per la noia che per altro, mi giro per parlargli.
“Ciao, come ti chiami?” gli chiedo.
Lui mi guarda strano, come se non potesse rivolgermi la parola. Mi lancia due tre occhiate, e poi risponde.
“Ehm, i-io mi ch-chiamo F-F-Fritjof” risponde lui balbettando. Mi trattengo una risatina, perché le persone balbuzienti le ho trovate sempre molto buffe.
“Piacere Fritjof, io sono Evangeline, ma credo tu lo sappia già.” Dico dolcemente.
“S-si. Lo s-sapevo.” Vedo che si sforza per fare conversazione, così proseguo.
“Hai un nome davvero strano. Ha un significato in particolare?” chiedo civettuola.
“S-si. S-significa ladro della p-pace” chiarisce lui con un risolino.
“Ma dai? Figo”
“F-figo?” mi guarda perplesso.
“Si. Significa bello, da dove vengo io”
“F-figo” replica lui allegro.
Parliamo ancora e scopro che lui ha pochi anni in meno di me, quindi non ha ricordi di come questo mondo fosse prima. Ha perso entrambi i genitori durante le missioni, e per questo è diventato balbuziente. Ora è solo. Come me d’altronde. Trovare discorsi da fare è più difficile di quanto pensassi, in fin dei conti, con un fauno non puoi parlare di film, musica, scuola, ecc.
“Quindi tu che ruolo hai al campo?”.
“S-sono un fa-fa-falegname. S-sono molto utile s-sai?” dice fiero. Mi sa che gli sto simpatica.
“Non ne dubito” rispondo divertita.
Mentre noi parliamo, gli altri rimangono in silenzio, e le nostre risate echeggiano nel bosco. Purtroppo Fri (è molto più facile chiamarlo così) viene chiamato davanti da Sebastian. Spero solo non lo rimproveri perché ha parlato con me. Drake si avvicina al mio cavallo, se così si più definire, con aria stizzita.
“Cos’è, ci provi anche coi fauni adesso?” chiede serio.
“Se questo vuol dire provarci” rispondo io rimanendo sulle mie.
“Vabbè come vuoi”.
“E comunque, anche se ci provassi, a te cosa cambia?”. Voglio proprio vedere dove va a parare ora. Le sue guance diventano leggermente rossastre, il che mi diverte parecchio.
“Non mi dirai che sei geloso spero.” chiedo divertita.
“Pff, figurati.” Risponde lui imbarazzato, mentre va a capo del gruppo.
“Secondo me lo è.” Dice una voce profonda alle mie spalle.
Mi volto e vedo il grosso centauro farmi l’occhiolino. Gli rispondo con il pollice in su e mi viene affianco.
“Io sono Thorton, capo dei centauri dell’ovest.” Dichiara fiero.
“Piacere, io sono Evangelin.” Dico cordiale. “Avete nomi davvero strani qui. Posso chiamarti Thor? Come il dio di un film?” Chiedo amichevole.
“Certamente, suona anche meglio – Thor, capo dei centauri dell’est -.” Risponde lui gonfiandosi il petto. Ha una voce così bassa e grossa che fa l’eco ad ogni parola. Però devo dire che è simpatico.
Torna Fri al mio fianco e ci rimettiamo nella formazione iniziale.
Dopo ore di viaggio ci fermiamo per pranzare e far riposare i cavalli su un’altura. Mi aiutano a scendere e ho le gambe intorpidite. Piano mi avvicino alla sporgenza e guardo il panorama: sotto di noi c’è un manto verde di foresta che si estende fin dove riesco a vedere. In lontananza si riconosce quasi il castello della strega costruito sopra una montagna. Guardo sulla sinistra e vedo una fascia di mare blu, scorgere dagli alberi. Mi volto a destra e vedo montagne e prati e qualche casetta abbandonata qui e là.
“Non pensavo fosse così grande.” Sussurro spaesata.
“Beh è il mondo tesoro. Non può essere piccolo.” Mi chiarisce Winifred briosa.
“No, infatti”.
Winifred si mette a cucinare qualcosa su un calderone che si è portata dietro, e subito ne esce un profumino delizioso che fa venire fame a tutti. Ci sediamo in cerchio, chi su una roccia, chi per terra, e iniziamo a mangiare una specie di stufato di verdure.
“Ottimo questo stufato Winifred, grazie” dico io cortese mentre l’aiuto a lavare con una fiasca le stoviglie.
“Grazie cara. Va da Osvaldo e dagli quest’ossicino di capra. Ne va matto.” Me lo porge sorridente e corro a darlo al cagnolino, che subito scodinzola felice.
Stendo un telo e mi metto a prendere un po’ di sole, mentre gli altri vedono che strada è meglio fare.
 Neanche il tempo di abituarmi ai raggi del sole, e siamo di nuovo in viaggio. Adesso però sono più tranquilla perché so che al cavallo non servono le mie istruzioni. Man mano che cala la notte, e che saliamo le montagne, l’aria è sempre più fredda. Quando la luna arriva alta e splendente in cielo, posso dire che si gela. Montano delle piccole tende la campo, e mi copro con tutte le coperte che posso. Non tolgo nemmeno gli stivali, per non prendere freddo. Thor accende un grade fuoco, e subito ci avviciniamo per scaldarci. Vedo Fri solo con dei guanti alle mani, e il petto nudo. Mi fa un po’ pena, così gli cedo una delle mie coperte. Intanto Winifred ci da un pasto caldo, e tutti mangiamo in silenzio. Si sente solo il rumore dell’aria gelida che sbatte su alberi e rocce. Solo dopo mangiato, mi rendo conto che hanno montato solo tre tende. Ma non mi preoccupo perché sicuramente metteranno me e Winifred assieme. In fin dei conti, siamo le uniche donne qui. Così saluto tutti e entro nella tenda centrale. Entro più per sentirmi al riparo, che per la stanchezza. Dormire mi è davvero difficile, dopo tutto quello che è successo con Fear. Adesso che so chi è, e cosa fa, mi sento di nuovo perennemente osservata. Come ormai, mi capitava una settimana fa. Cerco di scacciare i brutti pensieri, e in quel momento entra il mio cucciolo, che si accovaccia sotto le coperte con me.
“Buona notte Osvaldo” dico dolcemente e sottovoce. Lui come risposta mi lecca la mano, e si appisola. Lo guardo mentre dorme, e mi sale un po’ di nostalgia. Quando ero a casa, il primo ricordo che ho avuto è stato proprio per il mio cagnolino. Appoggio la testa sul cuscino, e accoccolata dal momento di pace, mi addormento.
   
 
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