Più la teneva tra le
braccia e più sentiva di essersi approfittato di lei e della sua innocenza.
Cosa ne sapeva lei degli
uomini e delle donne per preoccuparsi di quello che stava avvenendo tra loro in
quella camera del sotterraneo? Lui aveva sfruttato la sua ingenuità e per
questo si sentiva uno schifo.
E il problema era che
Gardis, invece, al posto che gridargli addosso di tutto per come si era
comportato, al posto di prenderlo a schiaffi e sberle,
al posto che mandarlo a quel paese gli stava piangendo tra le braccia senza
l’intenzione di lasciarlo andare, senza voler mollare la presa al suo braccio e
sulla sua camicia e più i minuti passavano più lui sentiva di averla tradita
una volta in più.
Ogni volta che la vedeva,
sapeva che stringere il rapporto tra di loro era uno sbaglio, ma gli riusciva
inevitabile sorriderle, scherzare con lei ed essere davvero se stesso. Gardis l’attirava come una calamita a cui non poteva resistere.
E le aveva taciuto troppe
cose di sé per sentirsi l’anima veramente in pace.
C’erano piccoli segreti
anche tra amici, ma ci sono cose che, se si è davvero amici,
bisognerebbe dire.
E il problema di
un’amicizia è che, quando t’innamori, rischia di frantumarsi.
Nonostante lui fosse il
nero del mondo, lei lo vedeva come la sua luce e questo era sbagliato, per lui
che si illudeva e per lei che ci credeva. Ma non aveva
il coraggio di dirle la verità perché era terribile e
dolorosa e lei non doveva soffrire, quindi, le mentiva.
Ma non aveva neppure il fegato di confessarle quanto per
lui lei era speciale, quando riuscisse a farlo sentire come gli altri, quanto
affetto gli trasmettesse, un sentimento che nessuno gli aveva mai mostrato per
davvero, non era capace di dichiararle tutto questo per paura che lei fuggisse
e lo rifiutasse come aveva fatto con tutti i ragazzi che le avevano chiesto di
uscire con lei.
E quindi le mentiva due
volte.
Tutte e
due per paura di vederla andare via e di non poterle correre dietro come
adesso.
C’erano momenti in cui si
malediceva e si imponeva di non pensare a lei come ad
una sorella. C’erano altri che cercava di auto
convincersi che l’affetto che li legava era puramente amichevole o, tutt’al
più, fraterno.
Ma c’erano anche momenti
che non poteva negare i suoi sentimenti.
La cosa migliore sarebbe
stata allontanarla, ma loro due si cercavano in continuazione, volendo oppure
no, si ritrovavano sempre alla ricerca l’uno
dell’altro.
Ma lui sbagliava a cercarla
perché il momento di dirle addio sarebbe stato molto più doloroso e lei
sbagliava a cercarlo perché cercava una persona che non era solo
ciò che appariva. E sbagliava perché, quando lui non fosse più riuscito a
nascondere il suo vero affetto, quando esso si sarebbe manifestato nitidamente,
la loro amicizia sarebbe andata in pezzi e il dolore sarebbe stato maggiore.
Ma come si fa a sopprimere i sentimenti? Neppure i
malvagi ci riuscivano, come poteva lui, piccolo e insignificante essere umano?
Avrebbe dovuto
allontanarla, scacciarla, forse in malo modo, in maniera che il processo di
distacco si facesse meno doloroso, ma non ci riusciva, no, e lei continuava a
stringerlo e l’unica cosa che lui riusciva a fare era la più sbagliata di tutte
perché, con mano dolce e gentile le stava scompigliando i capelli e
accarezzando la testa come una bambina, come tante volte aveva fatto col suo
fratellino.
Si era lasciato parecchio
andare quella mattina e anche poco prima, non avrebbe dovuto, ma Gardis lo
liberava di tutto ciò che era la facciata di rispettabilità che si era posto davanti, essa crollava inesorabilmente e lei era
l’unica che vedesse anche quello che c’era dietro, eppure era cieca.
Si diceva che nel Mondo
Magico ognuno avesse un segreto da custodire gelosamente, anche lui aveva i
suoi ed erano quelli che gli avrebbero rovinato la vita perché avrebbe dovuto
porre al di sopra di ciò che amava qualcosa che
disprezzava. Si sarebbe dovuto occupare di qualcosa che, per quanto lo
riguardava, non contava quanto lei e quanto quel sogno impossibile di un futuro
insieme.
Soffriva in questa duplice
realtà che da una parte vedeva un mondo idilliaco e dall’altra una tetraggine
spaventosa.
E l’unico collegamento tra
le due era quel muro che la sua piccola amica faceva crollare di tanto in tanto
e che le metteva finalmente in comunicazione, ma che, allo stesso tempo, lo
faceva riflettere su quanto tenesse a lei e su come sarebbe stata straziante la
sua vita.
Se anche Gardis avesse
ricambiato i suoi sentimenti, se anche lei avesse provato ciò che sentiva lui,
non le avrebbe comunque permesso di imbarcarsi in quel mondo in cui lui era
cresciuto ed era per questo, anche per questo che non le confessava ciò
che gli stringeva il cuore. Anche se lei l’avesse amato, l’avrebbe perduta per
sempre: se le avesse detto tutto sarebbe scappata via,
se invece fosse stata lei a confessarsi, non le avrebbe permesso di seguirlo;
era una vita, quella futura, che non poteva vederli assieme.
Per questo era sbagliato
che il loro rapporto continuasse ad infittirsi, per
questo era sbagliato che solo a lui lei avesse permesso di vederla piangere,
era sbagliato che si fosse fermata solo quando l’aveva toccata lui ed era
sbagliato che lei si fosse lasciata andare solo quando era stato lui a
baciarla.
Ma lei lo cercava e lo stringeva, come poteva lasciarla
andare?
In un Ravenclaw
la mente conta molto più del cuore, ma il suo cuore si
stava ribellando e non gli permetteva di mandarla via, ma anzi la tratteneva,
la coccolava.
E la sua mente diceva che
era sbagliato, ma lo viveva come un sogno troppo bello.
Proprio la mente di un Corvonero che di sogni non sono capaci a farne.
* * *
Gardis si asciugò una
lacrima.
Era stato così umiliante,
così imbarazzante quello che suo fratello le aveva detto con tutto quel
disprezzo nella voce…
Ma ciò che era appena successo e ciò che sentiva per
Kitt l’avevano fatta fuggire, come poteva guardare in faccia il suo migliore
amico quando Leonard stesso era il primo a dire tante cattiverie? E stranamente
non su un suo possibile ragazzo, ma su di lei! Doveva essere il suo ultimo
metodo, ferire lei perché mandasse via gli altri.
Kitt però le era corso
dietro e quando l’aveva raggiunta non era riuscita a
trattenersi ed era scoppiata a piangere come una bambina.
Chris l’aveva consolata,
anche se aveva avvertito un cenno di esitazione prima di posarle la mano sulla
testa a scompigliarle i capelli che diceva tanto di
amare.
Ah, come avrebbe voluto che
la parola amore fosse pronunciata nei suoi confronti e
non in quelli dei suoi capelli!
Ancora singhiozzante
aveva stretto la camicia di lui, i polsini fermati dai gemelli con lo stemma
della sua Casa, e poi la mano, quella che lui teneva lunga sul fianco; era così
strano tenere per mano un ragazzo… la sua mano era grande e forte confronto
alla sua che spiccava, bianca e piccina.
Ogni tanto aveva desiderato
nascere maschio, almeno nessuno le avrebbe detto che non era femminile, che non
si camminava a quel modo, che non si parlava a quel modo e che non ci si
comportava a quel modo, ma il Cielo l’aveva voluta donna e ne pagava le
conseguenze, prima fra tutte un amore impossibile e irrealizzabile che avrebbe
portato dolore ad entrambi.
A lei che non lo avrebbe
mai visto ricambiato e a lui, che sarebbe stato costretto a rifiutarlo.
Non sapeva perché Kitt non
volesse ragazze tra i piedi, ma di certo non voleva scoprirlo sulla sua pelle:
se non lo avesse potuto avere come innamorato, allora sarebbe stata con lui
come amico.
Perché a differenza di
quello che tutti dicevano, a differenza di quello che tutti pensavano,
Christopher aveva davvero bisogno di un vero amico.
La maggior parte delle
persone credeva che lui fosse l’amico ideale, sempre pronto ad ascoltare e a
consolare, ma c’erano dei dettagli che lei aveva visto e che dicevano che,
anche se lui non parlava di sé, anche se non raccontava i fatti suoi, aveva
bisogno davvero di qualcuno che stesse con lui e lo distraesse.
Non sapeva di quali
pensieri era invasa la sua mente, ma erano tanti ed erano poco felici perché la
sua espressione, quando gli altri non guardavano, era cupa e distante, lontana
e triste.
La prima volta aveva visto
questi suoi punti neri per caso, con ogni probabilità lui non avrebbe voluto
mostrarglieli, ma da allora, forse proprio a causa di quanto avvenuto, non era
più stato capace di nasconderli a sufficienza con lei.
I sentimenti aiutano
senz’altro a capire coloro a cui si vuole bene perché
si desidera la loro felicità e per fare questo si tenta di comprenderli.
Chi di loro due aveva più bisogno l’uno dell’altro?
-
Coraggio, ci sono
io… - le stava dicendo Kitt, ma il problema era proprio che lui era lì, che lui
esisteva! E come poteva spiegarglielo? Non avrebbe mai voluto… ah se si
potessero nascondere i sentimenti, se si potesse
vivere allo stesso modo per sempre… ma non aveva neppure molto tempo per
riflettere su tutto ciò perché era ormai passato Halloween e tra un po’ di mesi
lui si sarebbe diplomato e avrebbe lasciato la scuola.
Come sarebbe stata Hogwarts senza Kitt e senza Leonard?
Le rimanevano ancora i suoi
amici di sempre, certo, ma…
Era quasi curiosa di capire
come si fosse sentito suo fratello il primo anno, prima che anche lei fosse
ammessa a scuola. Chissà cosa aveva pensato quando aveva lasciato la casa dove
era nato e cresciuto e la sua sorellina con cui era sempre insieme.
Per un anno intero erano
rimasti separati e quando si erano incontrati di nuovo, a giugno, avevano
sentito entrambi che qualcosa era cambiato.
-
Kitt, non mi
lasciare, hai capito? – cercò di dirlo con un tono
autoritario che suonasse come uno degli ordini che impartiva di solito con
tanta foga, ma la voce incrinata, gli occhi rossi e il viso bagnato dal pianto
lo resero un gracidio quasi ridicolo.
-
Tranquilla…
Era questo che la
spaventava di Christopher, che non diceva di sì, che non rispondeva alle sue
domande sul futuro: non aveva detto “sì”, aveva semplicemente detto qualcosa di adatto alla circostanza, come doveva
interpretare quelle risposte, erano evasive? Perché non diceva di sì e poi fare
come tutti, andare per la propria strada? Non la aiutava di certo facendo così…
-
Vieni, ti porto a
vedere un posto fantastico! – le disse spiazzandola, prendendola
per mano e, guardandosi furtivamente attorno nel corridoio, le fece imboccare
delle scalette dietro un arazzo.
Asciugandosi gli occhi con
la manica della camicia, piuttosto divertita, lo seguì mentre proseguivano per
quel passaggio segreto.
La porticina in fondo si
apriva in una sezione circolare da cui partiva una ripida scala di pietra che
saliva a tornanti molto in alto
-
La vecchia Torre
di Astronomia? – chiese sorridendo di nuovo mentre salivano
-
Ma allora lo conosci già! – lui fece una faccia delusa e
arrabbiata, sospirando e arrivarono all’ultimo piano dove
si aprivano le due porte – beh, tanto vale… godiamoci il panorama…
Aggiunse tirando fuori
dalla tasca il mazzo di chiavi che portava sempre con sé e infilandone una
nella toppa, spalancando poi con una certa difficoltà l’uscio invecchiato.
Come la porta fu aperta un
venticello fresco invase l’aria roteando per la stanza
rotonda e sollevando la polvere che da tempo era depositata sullo scrittoio,
sui cuscini e sulle tende antiche.
-
Come conosci il
mio rifugio segreto? – indagò il moro sbattendo un paio di teli per posarli sul
pavimento e sedercisi
Lei, che era alla finestra,
si voltò sorridente e felice; poteva non essere la prima volta che sentiva
parlare della Torre di Atronomia, ma le aveva fatto
un regalo bellissimo, non credeva che a scuola ci fosse un posto dove
preferisse stare di quello.
Si inginocchiò di fianco a lui e, dalla tasca dei
pantaloni neri di lui, estrasse il cerchio di ottone dove erano appese tutte le
chiavi: i ripostigli, le aule chiuse di Babbanologia,
Erbologia, quella del dormitorio sopra la serra, la
Torre Nord… e anche qualcuna che non doveva stare lì, proprio come quella della
Torre, lui come l’aveva avuta?
Poco male, la prese subito
nel mucchio, si assomigliavano tutte, ma l’avrebbe riconosciuta tra mille
altre, era la più malpresa e ossidata, era vero, ma
non era per quello.
Rimanendo sempre in
ginocchio sul pavimento duro e freddo, prese l’asta d’ottone lunga e spessa un
dito, la rigirò tra le mani e affusolate e sorrise tra sé per poi voltare
l’oggetto verso Kitt che la guardava senza capire; reggendo la chiave con la
mano destra gli indicò una sottile incisione sul cilindro centrale con l’indice
sinistro e continuò a sorridere, non il ghigno made-in-malfoy,
ma un bel sorriso sereno
Draco ed Hermione
C’era scritto.
L’avevano fatto mamma e
papà.
-
E’ il nome dei
tuoi genitori, vero? – chiese stupito lui accorgendosi solo ora di quel dettaglio
-
Già
Lasciando il mazzo nelle
sue mani, si alzò e andò alla finestra, era rotta proprio come ricordava dal
pensatoio che sua madre aveva nascosto, ma evidentemente con non sufficiente
accuratezza da mimetizzarlo agli occhi indagatori della figlia. Non aveva mai
avuto il coraggio di guardare quell’avventura fino in fondo, ma conosceva un
paio di cosette sui suoi genitori che loro non sapevano che sapesse.
-
Sai, mio fratello
è stato concepito qui… - ammise senza imbarazzo percorrendo con l’indice destro
il bordo frastagliato della vetrata in frantumi, era da lì che entrava l’aria
fresca e pulita.
-
Leonard?
-
Già…
Gardis guardò fuori il bel
panorama con qualche accenno bianco, presto sarebbe iniziato l’inverno e allora
sarebbe stato tutto coperto dalla neve candida.
Distratta com’era, il vetro
le tagliò appena il polpastrello della mano, Kitt, che era dietro di lei a
guardare a sua volta, se ne accorse e prima che lei potesse tamponarsi il
sangue con il fazzoletto, prese il dito di lei e se lo
portò alla bocca; lei arrossì più del colore vermiglio che le usciva dalla
pelle.
-
Gardis… io non
posso prometterti che staremo insieme per sempre – ammise lui continuando a
tenere la punta del dito tra le labbra, lei parve delusa da quelle parole e
guardò altrove – ma…
Lasciandole appena la mano,
passò a sua volta il dito sulla superficie tagliente del vetro procurandosi un
piccolo taglio da cui sgorgò del sangue, piuttosto scuro
-
Ma… ti faccio una promessa, ora: avrai sempre un posto
speciale nel mio cuore. Io e te saremo amici per
sempre…
Lei sorrise e lui le prese
la mano e poggiò il taglio di lei sul suo mentre il
sangue si mescolava
-
Nessuno può
imbrogliare una promessa di sangue – aggiunse lui – volevo che ci unisse il
legame indissolubile e questo vale fino alla morte,
non importa quel che accade
-
Fino alla morte – ripetè lei, poi,
scostando la mano, gli prese il dito e
leccò via il sangue.
E che non le dicessero che
era un gesto strano, dopotutto era la sorella di un vampiro!
* * *
-
Ti va di
chiacchierare un po’? – Gardis, seduta sul letto con il pigiama (e la
biancheria) lo chiese con naturalezza.
Era quasi mezzanotte e sia
lei che l’altro abitante della sua stanza, Kitt, stavano
cercando di procrastinare il più possibile l’ora di coricarsi per paura che si
ripetesse qualcosa come quella mattina.
Christopher abbassò gli
occhi dal volume di Erbologia e la guardò.
Beh, tanto non poteva
leggere tutta la notte… generalmente non aveva problemi a studiare le lezioni,
ma quella sera gli si stavano davvero chiudendo gli occhi e la materia non era
certo delle più avvincenti, magari era colpa della luce fioca e del calore del
caminetto.
Ma sì, tanto
cosa aveva da perdere?
Sorrise come assenso e,
felice, lei battè un paio di volte la mano sul materasso
per indicargli dove sedersi, dopotutto glielo doveva, era colpa sua se quel
giorno lei si era sentita mortificata e poi messa a piangere.
Era stato davvero un verme
ad approfittarsi così di lei, non ricordava di essere stato così maleducato con
nessuna delle sue ex ragazze ufficiali, ma quella piccola strega, in tutti i
sensi, gli faceva ribollire in sangue nelle vene in una maniera decisamente pericolosa.
Pregò che lei non
cominciasse a pensare male di lui, dopotutto era stato un lapsus momentaneo. E
sperò anche che non iniziasse ad avere dubbi circa il loro rapporto, non era il
caso che venisse a chiedergli spiegazioni circa i sentimenti che aveva nei suoi confronti, non avrebbe saputo, potuto e
dovuto risponderle.
Lasciando il tomo vetusto
sul tavolino assieme a molti altri che non gli appartenevano, si sedette sul
letto, appoggiò la schiena al cuscino della testiera e allungò i piedi,
rilassandosi.
Gardis si mise nella stessa
posizione, ma appoggiata al supporto in fondo, in modo che potessero guardarsi
tranquillamente negli occhi come era usanza durante i
loro discorsi.
-
Mi dispiace per
oggi pomeriggio – si scusò lei – sono scoppiata a piangere come una bambina…
sono davvero piagnucolona…
-
Nessuno si
aspetta che le ragazze siano forzute e senza paura, vanno protette e coccolate
– rispose con filosofia lui, lei sorrise, si vedeva che non aveva mai avuto una
sorellina in casa o avrebbe cambiato idea facilmente
-
Sì, ma non è da
me essere così stupida…
-
Coraggio
principessa, non c’è niente di che preoccuparsi
Si sentiva strana quando
lui la chiamava “principessa”, generalmente le persone non usavano simili
vezzeggiativi con lei, anzi, ci andavano giù a muso duro, bastava ricordare i
gentili appellativi che le aveva rivolto il compagno di Leonard, aveva detto
“puttanella”! Al solo pensiero gli avrebbe spaccato la faccia… aveva fatto bene
a studiare un po’ di karate quando era bambina, la aiutava nelle situazioni
difficili e sperava che le avrebbe fornito un elemento
di conversazione con gli orientali del Mahora,
dopotutto era una dei tanti tipi di arti marziali e, chiunque abbia visto un
cartone animato lo sa, le arti marziali sono nate in Oriente.
-
Gardis – chiese
poi lui – raccontami la storia dei tuoi genitori
-
La storia dei
miei genitori? – indagò scettica lei
-
Sì, come si sono
conosciuti… oggi pomeriggio mi hai incuriosita…
Lei sorrise perché non la
conosceva tutta neppure lei e c’erano delle cose che
non poteva andare a dire in giro, ma qualche dettaglio poteva, dopotutto la
maggior parte delle informazioni su di loro era contenuta anche tra gli annuari
della scuola e tra le medaglie.
-
I miei erano due
tipi strani – ammise franca piegando le braccia dietro la testa – papà era…
beh, era identico a Leonard, ma con delle malsane idee sulla purezza del sangue
e altre cretinaggini del genere. Pensava davvero di
essere un dio in terra. Era borioso e pieno di sé, sempre con quell’aria
strafottente dipinta sulla faccia
Kitt alzò le sopracciglia divertito
-
La mamma era un
topo da biblioteca. Il suo ruolo nella società era principalmente quello di far
copiare i compiti ai compagni (se le girava) e salvare la pelle allo zio Harry
ogni volta che si cacciava nei guai
-
E da quel che ho sentito era spesso – ammise il corvonero
-
Fin troppo –
sbuffò lei levandosi un ciuffo biondo dagli occhi – Inutile dire che si
detestavano. La mamma rispettava tutte le regole e papà non faceva altro che
infrangerle, una dopo l’altra. C’è da domandarsi come abbia fatto a diventare
Caposcuola.
-
Beh, avrà avuto i
suoi lati positivi…
-
Certo, un ottimo
voto di Pozioni, come tutte le serpi.
-
A parte quello…
-
Comunque si sono
detestati per sei anni di scuola e al settimo hanno imparato ad andare oltre le
apparenze.
-
In che senso?
-
Che papà aveva casini, e non pochi, a casa che lo costrinsero a
scappare, c’era la guerra di Voldemort a quel tempo e
i miei nonni erano considerati dei mangiamorte. Mamma
lo accudì per un po’ e, proprio come succederà a Leonard, lui troverà l’unica
ragazza che non desidera andare a letto con lui e se ne innamorerà, forse
proprio per quello
-
In che senso
-
Sono due ragazzi
viziati, mio padre e mio fratello, le ragazze li hanno sempre coccolati troppo
e non imparano a camminare sulle loro gambe. Poi accade l’inevitabile e si iscrivono alla maratona quando stanno ancora gattonando.
-
E tuo fratello mi
hai detto che…
-
Sappi che non
approvo gli alcolici alle feste, - lo interruppe - ma sono più che certa che
mia madre quella sera non abbia bevuto e dato che papà
non era proprio un mentecatto, anzi, era proprio un bell’uomo, si è lasciata
andare un po’ troppo ed è successo il danno. Avrebbero dovuto fare attenzione,
hanno davvero rischiato di rovinarsi la vita – aggiunse col tono della
matriarca di famiglia
-
E tu quando sei
arrivata?
-
Troppo presto
come Leonard, avevano a malapena diciannove anni con un bambino in braccio e
uno in arrivo… ma credo che nessuno possa aver voluto così bene a due bambini…
- lui sorrise
-
E quelle storie
sul sangue a cui tuo padre credeva? Mi avevi detto che
tua mamma era una mezzosangue
-
Mezzosangue
orgogliosa – puntualizzò – beh Draco si è accorto che
il suo sangue non era proprio puro, ma putrido, come
dice la mamma. – aggiunse usando il nome di suo padre come se si trattasse di
un perfetto estraneo. – Anche se tutt’oggi ogni tanto si lascia scappare delle
battutine razziste che sarebbe meglio evitare. E i tuoi genitori?
Vide Chris esitare un
istante prima di passarsi una mano nei capelli, era un gesto strano perché in
genere significava che era nervoso, ma che nervosismo poteva avere a parlare
della sua famiglia?
-
I mie si sono conosciuti a scuola, si sono sposati e si sono trasferiti in
Ungheria. Prima hanno avuto me e poi mio fratello, dopodiché mio padre è morto
e la mamma si è ritirata nel suo castello assieme ai miei zii. Direi che la
storia dei miei è molto meno romantica di quella dei tuoi
“E anche molto meno vera”
aggiunse lei nella sua testa accorgendosi che c’era qualche dettaglio che aveva
trascurato di riferirle, ma Kitt era sempre piuttosto riservato sulle sue
questioni familiari e non era il caso di fare la rompiscatole e dirgli che non
doveva raccontare bugie.
-
Senti Kitt, ma tu
pensi mai al futuro? – lui rimase spiazzato e la guardò sorpreso
-
In che senso? –
domandò
-
Beh, cosa fare,
che carriera intraprendere, sposarsi… quella roba lì
-
Sì, ogni tanto…
-
Io invece lo faccio lo spesso – ammise facendo una pausa – sai, quando
hai dei genitori come i miei che più che mamma e papà potrebbero essere tuo
fratello e tua sorella, beh… dopotutto ci sono solo diciannove anni tra noi…
-
In
effetti in genere ne passano un
po’ di più
-
Infatti. Pensa che mio cugino Seraphin
ha una sorella più grande che ha diciannove anni più
di lui…
-
Seraphin? – chiese lui
-
Sì, lo conosci?
-
No, non mi pare,
ma ha un nome curioso
-
Lo dicono tutti,
ma non gli calza molto, più che Seraphin dovevano chiamarlo Lucifer
-
Come mai?
-
Da piccolo era
una peste intrattabile, è scorbutico e quando ha la luna storta, cioè sempre,
diventa davvero intrattabile! L’unica che riesce a tenergli testa è Aisley
-
Aisley?
-
È la sorella
dello zio Blaise, è la fidanzata di mio cugino
-
Ma se sono parenti…
-
No, non fare
confusione, aspetta, fammi riordinare le idee… Aisley e Blaise non sono
veramente miei parenti, semplicemente li chiamo così… è una brutta abitudine di
quando i tuoi sono entrambi figli unici.
-
Capisco, però
sembri volere bene a tutti loro
-
Infatti, Blaise e le sue sorelle, Monica e Morgana, sono stati i miei padrini e Seraphin è
come se fosse il mio fratellone. Ha un caratteraccio, ma con me è sempre buono
e gentile, lui e Leonard si vogliono molto bene.
Silenzio.
-
Kitt, cosa farai quando terminerai la scuola?
-
Boh,
probabilmente tornerò in Ungheria
-
Lascerai
l’Inghilterra?
-
È probabile, ma
tornerò, questo è sicuro.
-
Mi mancherai –
lui sorrise e, allungandosi sul materasso, le sorrise e accarezzò i capelli.
Ancora silenzio.
-
Gardis…
-
Sì?
-
Levami una
curiosità, chi erano i padrini di Leonard? – lei
ghignò
-
La prof Evangeline, Harry Potter e Sirius
Black
Perfetto… se anche avesse
deciso di confessarsi a lei, non solo sarebbe incorso nelle ire di Leonard per
tutta la vita, ma quella serpe malefica avrebbe potuto
aizzargli contro dei padrini che di sicuro gli avrebbero creato parecchi
problemi.
La prof!
Harry Potter il salvatore
del mondo magico!
E il famoso Sirius Black!
Si vedeva che i Malfoy
erano persone altolocate… era maledettamente evidente…
* * *
Gardis si crogiolò nel
tepore che la circondava, non aveva il coraggio di aprire gli occhi, stava
troppo bene; quel plaid che sua mamma le aveva mandato
da casa era una favola, avrebbe dovuto ricordarle di comprarne almeno un’altra
mezza dozzina, pareva di essere in paradiso!
Fece per spostare una mano,
ma di fronte a lei avvertì un ostacolo inaspettato.
Perché c’era della stoffa
di fronte al suo viso? Doveva essersi di nuovo rotolata nel sonno ed essere
finita a dormire con la testa ai piedi del letto, era una cosa che le capitava
spesso quando era nervosa e in quel periodo lo era proprio tanto!
Però…
Aprì un occhio ancora mezza
addormentata e mise a fuoco un bottone.
Un bottone?!
Che ci faceva un bottone?
Eppoi la coperta della
mamma era gialla a tulipani rossi, perché invece di fronte c’era della stoffa
azzurra a righe? Non rammentava di avere lenzuola di quel colore…
Spostò l’occhio e aprì
anche l’altro: che cos’era quella striscia di stoffa che la circondava?
Aveva un terribile
sospetto, veramente terribile…
Prendendo coraggio girò la
testa all’insù, aveva bisogno di una conferma a quello che il suo cervello
aveva elaborato.
Il viso di Kitt dalla pelle
chiara era appoggiato dolcemente sul suo capo, gli occhi chiusi e l’espressione
beata di chi sta dormendo davvero di cuore, beato lui…
Già perché mentre quello
riposava bello sereno lei era invece presa nel suo
abbraccio e la sua psiche stava dando evidenti segni di squilibrio. Ecco pronta in arrivo per lei un’altra bella crisi ormonale tipica
della sua età.
Ma com’era che per sei anni non era accaduto niente e
d’improvviso non facevano altro che trovarsi in situazioni ambigue?
Si stava così bene… ma non
poteva permettersi di farsi trovare in quella posizione, non voleva che lui
stesse male come la mattina prima, ok che questa volta non era colpa sua, non
del tutto almeno, ma lui si sarebbe sentito imbarazzato e addio giornata
tranquilla perché avrebbe passato il suo tempo a sentirsi da schifo e a
ricordare la sua immagine sofferente e se anche non l’avesse mostrata di nuovo,
quella del giorno prima sarebbe stata più che sufficiente.
Cercò di spostarsi dal suo
abbraccio, ma, aggrottando le sopracciglia, lui emise un brontolio e rafforzò
la stretta, avvicinandola pericolosamente al suo torace, per poi sorridere
nuovamente soddisfatto.
Beh… che poteva fare?
Ecco, quella era un’ottima
occasione per prendere lo smalto blu e darselo.
-
Kitt?
Un suono sommesso, accipicchia
se dormiva!
-
Kitt è mattina!
Si stava facendo del male
da sola, ma non poteva fare altro.
-
Sì…
Eccone un altro che per
tirarlo giù dal letto occorrono le cannonate, non bastava Rudiger,
non bastava suo fratello che invece aveva sempre
qualche problema, adesso anche lui!
-
Kitt!! – lo pungolò con l’unghia del dito, piantandogliela al
centro del petto.
Gli occhi blu con i
riflessi celesti si spalancarono tranquilli come se avesse appena terminato di
fare un sogno bellissimo e volesse raccontarglielo
-
Sai Gardis…
Aperti gli occhi, però, si
accorse che Gardis non stava di fronte a lui, avvertì qualcosa di strano e
abbassò lo sguardo; la bionda alzò il mento e lo guardò sorridendo.
Lui percorse prima
l’espressione divertita della ragazza e poi le sue braccia che la stavano
circondando… Perfetto! Che non gli dicessero che aveva appena fatto ciò che
temeva…
-
Buongiorno! –
esclamò lei come a risvegliarlo del tutto, il tono di voce leggermente ironico
e piuttosto alto – se hai bisogno del bagno, è da quella parte…
E solo allora lui accennò
ad assumere un colorito stranamente rossastro e a togliere le braccia.
Chinò la testa mortificato,
scuotendo il capo, ok che sbagliare era umano, ma perseverare era DIABOLICO!
Oltre che controproducente e altamente pericoloso…
-
Scusami, l’ho
fatto di nuovo, vero?
-
Una volta per uno
– ammise lei.
-
Mi dispiace
-
Perché? Si stava
bene – e sorrise serena. Aveva detto la verità e non
stava poi così male
Lui arrossì fino alla
radice dei capelli.
-
Kitt, guarda che
se devi sposarmi dovrai fare di peggio… - aggiunse lei mettendosi a carponi sul
letto in modo che lui vedesse la sua espressione serena nonostante lo sguardo basso
Quando aveva inventato
quella stupidaggine?
Da una parte c’era il Christopher Black che non la
doveva toccare neppure con un dito, non si sapeva se era puritano o
semplicemente troppo trattenuto dalla sua mente, dall’altra c’era un
Christopher Black decisamente più pericoloso che si
faceva del male da solo portando la sua mente ad indugiare sui possibili
piaceri del talamo nuziale, come se il fatto che si trovasse in un letto ad
abbracciare una ragazza non fosse sufficiente.
Ringraziava solo che la sua
parte razionale aveva avuto il sopravvento o nel giro di mezzo secondo
l’avrebbe baciata.
E non solo sulla bocca!
E dannazione, due amici non
si baciano sulla bocca!
Chiuse gli occhi quasi con
sofferenza mentre lei si avvicinava, vista dalla prospettiva che lui aveva davanti sembrava una pinup delle
copertine di playwizard.
Deglutì a fatica, allungò
la mano, afferrò il colletto del pigiama e lo spostò finchè
le sue dita non entrarono in contatto con la pelle del collo e la stoffa non
coprì la curva del seno che spuntava dalla scollatura che era sempre troppo
audace.
Rimettendosi a sedere, lei
si strinse i lembi ed arrossì colpevole.
Tutta colpa di mamma,
sarebbe stato meglio portare una prima di reggiseno e non avere di quei
problemi, ma il vero motivo per cui stava assumendo la
colorazione del roastbeef non erano le sue grazie
esposte con un po’ troppa nonchalance, era lo strano effetto che le aveva fatto
la mano di Kitt quando le dita dalla forma maschile avevano incontrato la pelle
delicata del collo.
Chi era che chiamava
l’adolescenza “l’età cretina”? Appena se lo fosse ricordata
gli avrebbe innalzato un monumento.
* * *
Spazio autrice:
ciao a tutti!
Allora, visto che sono di
super fretta come al solito non ho tempo di
ringraziare tutti ad uno ad uno, ma visto che il capitolo precedente ha portato
con sé alcune domande, credo che sia il caso di rispondervi, per quanto
possibile.
Innanzi tutto, sul capitolo
10 dico: non preoccupatevi se non ci capite niente, il
fatto è che ciascuno dei due protagonisti pensa ad una cosa diversa di cui non
si sono ancora perlati l’un con l’altra e quindi, anche chi legge non ne sa
nulla.
È però evidente che,
soprattutto Gardis, sospetta qualcosa, voi che ne dite?
Per quanto riguarda una
bella consolazione con tanto di bacio, temo che dovrete aspettare, non è ancora
giunto il loro momento, sono tutt’ora troppo
trattenuti da QUALCOSA, sia lui che lei e, credetemi, fanno bene…
Passando al Mahora e a Blaise, arriveranno
tra un paio di capitoli, non ve la tirerò troppo per le lunghe, ma prima deve
succedere un’altra cosuccia, ihihih Blaise avrà un certo ruolo più avanti mentre quelli delle
altre scuole faranno un po’ da contorno e all’inizio avranno un certo ruolo
particolare.
Detto questo non mi viene altro in mente a cui rispondere,
ma se avete delle domande non esitate a porle! Vi risponderò volentieri.
Ciao a tutti e un bacione grande grande! Nyssa