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Autore: Nyssa    31/08/2008    11 recensioni
Sequel de: Le Relazioni Pericolose
Sono passati circa diciotto anni da quando abbiamo lasciati Harry, Draco, Hermione e tutti gli altri e molte cose sono cambiate nel frattempo.
Adesso sono i loro figli a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria, divenuta stranamente tranquilla; ma non tutto è come sembra perchè misteri e fantasmi del passato stanno tramando nell'ombra e Hogwarts potrebbe non essere il posto apparentemente pacifico che sembra.
E i nostri nuovi protagonisti, la new generation, affascinati dai misteri come lo erano stati i loro genitori, chiaramente non intendono lasciarsi sfuggire l'occasione di vivere qualche avventura tra le antiche mura della scuola e rompere così la noiosa routine di tutti i giorni!
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Famiglia Black, Tom O. Riddle | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'oro e l'argento' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Più la teneva tra le braccia e più sentiva di essersi approfittato di lei e della sua innocenza

Più la teneva tra le braccia e più sentiva di essersi approfittato di lei e della sua innocenza.

Cosa ne sapeva lei degli uomini e delle donne per preoccuparsi di quello che stava avvenendo tra loro in quella camera del sotterraneo? Lui aveva sfruttato la sua ingenuità e per questo si sentiva uno schifo.

E il problema era che Gardis, invece, al posto che gridargli addosso di tutto per come si era comportato, al posto di prenderlo a schiaffi e sberle, al posto che mandarlo a quel paese gli stava piangendo tra le braccia senza l’intenzione di lasciarlo andare, senza voler mollare la presa al suo braccio e sulla sua camicia e più i minuti passavano più lui sentiva di averla tradita una volta in più.

 

Ogni volta che la vedeva, sapeva che stringere il rapporto tra di loro era uno sbaglio, ma gli riusciva inevitabile sorriderle, scherzare con lei ed essere davvero se stesso. Gardis l’attirava come una calamita a cui non poteva resistere.

E le aveva taciuto troppe cose di sé per sentirsi l’anima veramente in pace.

C’erano piccoli segreti anche tra amici, ma ci sono cose che, se si è davvero amici, bisognerebbe dire.

E il problema di un’amicizia è che, quando t’innamori, rischia di frantumarsi.

 

Nonostante lui fosse il nero del mondo, lei lo vedeva come la sua luce e questo era sbagliato, per lui che si illudeva e per lei che ci credeva. Ma non aveva il coraggio di dirle la verità perché era terribile e dolorosa e lei non doveva soffrire, quindi, le mentiva.

Ma non aveva neppure il fegato di confessarle quanto per lui lei era speciale, quando riuscisse a farlo sentire come gli altri, quanto affetto gli trasmettesse, un sentimento che nessuno gli aveva mai mostrato per davvero, non era capace di dichiararle tutto questo per paura che lei fuggisse e lo rifiutasse come aveva fatto con tutti i ragazzi che le avevano chiesto di uscire con lei.

E quindi le mentiva due volte.

Tutte e due per paura di vederla andare via e di non poterle correre dietro come adesso.

 

C’erano momenti in cui si malediceva e si imponeva di non pensare a lei come ad una sorella. C’erano altri che cercava di auto convincersi che l’affetto che li legava era puramente amichevole o, tutt’al più, fraterno.

Ma c’erano anche momenti che non poteva negare i suoi sentimenti.

 

La cosa migliore sarebbe stata allontanarla, ma loro due si cercavano in continuazione, volendo oppure no, si ritrovavano sempre alla ricerca l’uno dell’altro.

Ma lui sbagliava a cercarla perché il momento di dirle addio sarebbe stato molto più doloroso e lei sbagliava a cercarlo perché cercava una persona che non era solo ciò che appariva. E sbagliava perché, quando lui non fosse più riuscito a nascondere il suo vero affetto, quando esso si sarebbe manifestato nitidamente, la loro amicizia sarebbe andata in pezzi e il dolore sarebbe stato maggiore.

 

Ma come si fa a sopprimere i sentimenti? Neppure i malvagi ci riuscivano, come poteva lui, piccolo e insignificante essere umano?

 

Avrebbe dovuto allontanarla, scacciarla, forse in malo modo, in maniera che il processo di distacco si facesse meno doloroso, ma non ci riusciva, no, e lei continuava a stringerlo e l’unica cosa che lui riusciva a fare era la più sbagliata di tutte perché, con mano dolce e gentile le stava scompigliando i capelli e accarezzando la testa come una bambina, come tante volte aveva fatto col suo fratellino.

Si era lasciato parecchio andare quella mattina e anche poco prima, non avrebbe dovuto, ma Gardis lo liberava di tutto ciò che era la facciata di rispettabilità che si era posto davanti, essa crollava inesorabilmente e lei era l’unica che vedesse anche quello che c’era dietro, eppure era cieca.

 

Si diceva che nel Mondo Magico ognuno avesse un segreto da custodire gelosamente, anche lui aveva i suoi ed erano quelli che gli avrebbero rovinato la vita perché avrebbe dovuto porre al di sopra di ciò che amava qualcosa che disprezzava. Si sarebbe dovuto occupare di qualcosa che, per quanto lo riguardava, non contava quanto lei e quanto quel sogno impossibile di un futuro insieme.

 

Soffriva in questa duplice realtà che da una parte vedeva un mondo idilliaco e dall’altra una tetraggine spaventosa.

E l’unico collegamento tra le due era quel muro che la sua piccola amica faceva crollare di tanto in tanto e che le metteva finalmente in comunicazione, ma che, allo stesso tempo, lo faceva riflettere su quanto tenesse a lei e su come sarebbe stata straziante la sua vita.

 

Se anche Gardis avesse ricambiato i suoi sentimenti, se anche lei avesse provato ciò che sentiva lui, non le avrebbe comunque permesso di imbarcarsi in quel mondo in cui lui era cresciuto ed era per questo, anche per questo che non le confessava ciò che gli stringeva il cuore. Anche se lei l’avesse amato, l’avrebbe perduta per sempre: se le avesse detto tutto sarebbe scappata via, se invece fosse stata lei a confessarsi, non le avrebbe permesso di seguirlo; era una vita, quella futura, che non poteva vederli assieme.

Per questo era sbagliato che il loro rapporto continuasse ad infittirsi, per questo era sbagliato che solo a lui lei avesse permesso di vederla piangere, era sbagliato che si fosse fermata solo quando l’aveva toccata lui ed era sbagliato che lei si fosse lasciata andare solo quando era stato lui a baciarla.

 

Ma lei lo cercava e lo stringeva, come poteva lasciarla andare?

In un Ravenclaw la mente conta molto più del cuore, ma il suo cuore si stava ribellando e non gli permetteva di mandarla via, ma anzi la tratteneva, la coccolava.

E la sua mente diceva che era sbagliato, ma lo viveva come un sogno troppo bello.

Proprio la mente di un Corvonero che di sogni non sono capaci a farne.

 

*          *          *

 

Gardis si asciugò una lacrima.

Era stato così umiliante, così imbarazzante quello che suo fratello le aveva detto con tutto quel disprezzo nella voce…

Ma ciò che era appena successo e ciò che sentiva per Kitt l’avevano fatta fuggire, come poteva guardare in faccia il suo migliore amico quando Leonard stesso era il primo a dire tante cattiverie? E stranamente non su un suo possibile ragazzo, ma su di lei! Doveva essere il suo ultimo metodo, ferire lei perché mandasse via gli altri.

 

Kitt però le era corso dietro e quando l’aveva raggiunta non era riuscita a trattenersi ed era scoppiata a piangere come una bambina.

 

Chris l’aveva consolata, anche se aveva avvertito un cenno di esitazione prima di posarle la mano sulla testa a scompigliarle i capelli che diceva tanto di amare.

Ah, come avrebbe voluto che la parola amore fosse pronunciata nei suoi confronti e non in quelli dei suoi capelli!

 

Ancora singhiozzante aveva stretto la camicia di lui, i polsini fermati dai gemelli con lo stemma della sua Casa, e poi la mano, quella che lui teneva lunga sul fianco; era così strano tenere per mano un ragazzo… la sua mano era grande e forte confronto alla sua che spiccava, bianca e piccina.

Ogni tanto aveva desiderato nascere maschio, almeno nessuno le avrebbe detto che non era femminile, che non si camminava a quel modo, che non si parlava a quel modo e che non ci si comportava a quel modo, ma il Cielo l’aveva voluta donna e ne pagava le conseguenze, prima fra tutte un amore impossibile e irrealizzabile che avrebbe portato dolore ad entrambi.

A lei che non lo avrebbe mai visto ricambiato e a lui, che sarebbe stato costretto a rifiutarlo.

Non sapeva perché Kitt non volesse ragazze tra i piedi, ma di certo non voleva scoprirlo sulla sua pelle: se non lo avesse potuto avere come innamorato, allora sarebbe stata con lui come amico.

 

Perché a differenza di quello che tutti dicevano, a differenza di quello che tutti pensavano, Christopher aveva davvero bisogno di un vero amico.

La maggior parte delle persone credeva che lui fosse l’amico ideale, sempre pronto ad ascoltare e a consolare, ma c’erano dei dettagli che lei aveva visto e che dicevano che, anche se lui non parlava di sé, anche se non raccontava i fatti suoi, aveva bisogno davvero di qualcuno che stesse con lui e lo distraesse.

Non sapeva di quali pensieri era invasa la sua mente, ma erano tanti ed erano poco felici perché la sua espressione, quando gli altri non guardavano, era cupa e distante, lontana e triste.

La prima volta aveva visto questi suoi punti neri per caso, con ogni probabilità lui non avrebbe voluto mostrarglieli, ma da allora, forse proprio a causa di quanto avvenuto, non era più stato capace di nasconderli a sufficienza con lei.

I sentimenti aiutano senz’altro a capire coloro a cui si vuole bene perché si desidera la loro felicità e per fare questo si tenta di comprenderli.

 

Chi di loro due aveva più bisogno l’uno dell’altro?

 

-          Coraggio, ci sono io… - le stava dicendo Kitt, ma il problema era proprio che lui era lì, che lui esisteva! E come poteva spiegarglielo? Non avrebbe mai voluto… ah se si potessero nascondere i sentimenti, se si potesse vivere allo stesso modo per sempre… ma non aveva neppure molto tempo per riflettere su tutto ciò perché era ormai passato Halloween e tra un po’ di mesi lui si sarebbe diplomato e avrebbe lasciato la scuola.

Come sarebbe stata Hogwarts senza Kitt e senza Leonard?

Le rimanevano ancora i suoi amici di sempre, certo, ma

Era quasi curiosa di capire come si fosse sentito suo fratello il primo anno, prima che anche lei fosse ammessa a scuola. Chissà cosa aveva pensato quando aveva lasciato la casa dove era nato e cresciuto e la sua sorellina con cui era sempre insieme.

Per un anno intero erano rimasti separati e quando si erano incontrati di nuovo, a giugno, avevano sentito entrambi che qualcosa era cambiato.

 

-          Kitt, non mi lasciare, hai capito? – cercò di dirlo con un tono autoritario che suonasse come uno degli ordini che impartiva di solito con tanta foga, ma la voce incrinata, gli occhi rossi e il viso bagnato dal pianto lo resero un gracidio quasi ridicolo.

-          Tranquilla…

Era questo che la spaventava di Christopher, che non diceva di sì, che non rispondeva alle sue domande sul futuro: non aveva detto “sì”, aveva semplicemente detto qualcosa di adatto alla circostanza, come doveva interpretare quelle risposte, erano evasive? Perché non diceva di sì e poi fare come tutti, andare per la propria strada? Non la aiutava di certo facendo così…

-          Vieni, ti porto a vedere un posto fantastico! – le disse spiazzandola, prendendola per mano e, guardandosi furtivamente attorno nel corridoio, le fece imboccare delle scalette dietro un arazzo.

Asciugandosi gli occhi con la manica della camicia, piuttosto divertita, lo seguì mentre proseguivano per quel passaggio segreto.

La porticina in fondo si apriva in una sezione circolare da cui partiva una ripida scala di pietra che saliva a tornanti molto in alto

-          La vecchia Torre di Astronomia? – chiese sorridendo di nuovo mentre salivano

-          Ma allora lo conosci già! – lui fece una faccia delusa e arrabbiata, sospirando e arrivarono all’ultimo piano dove si aprivano le due porte – beh, tanto vale… godiamoci il panorama…

Aggiunse tirando fuori dalla tasca il mazzo di chiavi che portava sempre con sé e infilandone una nella toppa, spalancando poi con una certa difficoltà l’uscio invecchiato.

Come la porta fu aperta un venticello fresco invase l’aria roteando per la stanza rotonda e sollevando la polvere che da tempo era depositata sullo scrittoio, sui cuscini e sulle tende antiche.

-          Come conosci il mio rifugio segreto? – indagò il moro sbattendo un paio di teli per posarli sul pavimento e sedercisi

Lei, che era alla finestra, si voltò sorridente e felice; poteva non essere la prima volta che sentiva parlare della Torre di Atronomia, ma le aveva fatto un regalo bellissimo, non credeva che a scuola ci fosse un posto dove preferisse stare di quello.

Si inginocchiò di fianco a lui e, dalla tasca dei pantaloni neri di lui, estrasse il cerchio di ottone dove erano appese tutte le chiavi: i ripostigli, le aule chiuse di Babbanologia, Erbologia, quella del dormitorio sopra la serra, la Torre Nord… e anche qualcuna che non doveva stare lì, proprio come quella della Torre, lui come l’aveva avuta?

Poco male, la prese subito nel mucchio, si assomigliavano tutte, ma l’avrebbe riconosciuta tra mille altre, era la più malpresa e ossidata, era vero, ma non era per quello.

Rimanendo sempre in ginocchio sul pavimento duro e freddo, prese l’asta d’ottone lunga e spessa un dito, la rigirò tra le mani e affusolate e sorrise tra sé per poi voltare l’oggetto verso Kitt che la guardava senza capire; reggendo la chiave con la mano destra gli indicò una sottile incisione sul cilindro centrale con l’indice sinistro e continuò a sorridere, non il ghigno made-in-malfoy, ma un bel sorriso sereno

Draco ed Hermione

C’era scritto.

L’avevano fatto mamma e papà.

-          E’ il nome dei tuoi genitori, vero? – chiese stupito lui accorgendosi solo ora di quel dettaglio

-          Già

Lasciando il mazzo nelle sue mani, si alzò e andò alla finestra, era rotta proprio come ricordava dal pensatoio che sua madre aveva nascosto, ma evidentemente con non sufficiente accuratezza da mimetizzarlo agli occhi indagatori della figlia. Non aveva mai avuto il coraggio di guardare quell’avventura fino in fondo, ma conosceva un paio di cosette sui suoi genitori che loro non sapevano che sapesse.

-          Sai, mio fratello è stato concepito qui… - ammise senza imbarazzo percorrendo con l’indice destro il bordo frastagliato della vetrata in frantumi, era da lì che entrava l’aria fresca e pulita.

-          Leonard?

-          Già…

Gardis guardò fuori il bel panorama con qualche accenno bianco, presto sarebbe iniziato l’inverno e allora sarebbe stato tutto coperto dalla neve candida.

Distratta com’era, il vetro le tagliò appena il polpastrello della mano, Kitt, che era dietro di lei a guardare a sua volta, se ne accorse e prima che lei potesse tamponarsi il sangue con il fazzoletto, prese il dito di lei e se lo portò alla bocca; lei arrossì più del colore vermiglio che le usciva dalla pelle.

-          Gardis… io non posso prometterti che staremo insieme per sempre – ammise lui continuando a tenere la punta del dito tra le labbra, lei parve delusa da quelle parole e guardò altrove – ma

Lasciandole appena la mano, passò a sua volta il dito sulla superficie tagliente del vetro procurandosi un piccolo taglio da cui sgorgò del sangue, piuttosto scuro

-          Ma… ti faccio una promessa, ora: avrai sempre un posto speciale nel mio cuore. Io e te saremo amici per sempre…

Lei sorrise e lui le prese la mano e poggiò il taglio di lei sul suo mentre il sangue si mescolava

-          Nessuno può imbrogliare una promessa di sangue – aggiunse lui – volevo che ci unisse il legame indissolubile e questo vale fino alla morte, non importa quel che accade

-          Fino alla morteripetè lei, poi, scostando la mano, gli  prese il dito e leccò via il sangue.

E che non le dicessero che era un gesto strano, dopotutto era la sorella di un vampiro!

 

*          *          *

 

-          Ti va di chiacchierare un po’? – Gardis, seduta sul letto con il pigiama (e la biancheria) lo chiese con naturalezza.

Era quasi mezzanotte e sia lei che l’altro abitante della sua stanza, Kitt, stavano cercando di procrastinare il più possibile l’ora di coricarsi per paura che si ripetesse qualcosa come quella mattina.

 

Christopher abbassò gli occhi dal volume di Erbologia e la guardò.

Beh, tanto non poteva leggere tutta la notte… generalmente non aveva problemi a studiare le lezioni, ma quella sera gli si stavano davvero chiudendo gli occhi e la materia non era certo delle più avvincenti, magari era colpa della luce fioca e del calore del caminetto.

Ma sì, tanto cosa aveva da perdere?

Sorrise come assenso e, felice, lei battè un paio di volte la mano sul materasso per indicargli dove sedersi, dopotutto glielo doveva, era colpa sua se quel giorno lei si era sentita mortificata e poi messa a piangere.

 

Era stato davvero un verme ad approfittarsi così di lei, non ricordava di essere stato così maleducato con nessuna delle sue ex ragazze ufficiali, ma quella piccola strega, in tutti i sensi, gli faceva ribollire in sangue nelle vene in una maniera decisamente pericolosa.

Pregò che lei non cominciasse a pensare male di lui, dopotutto era stato un lapsus momentaneo. E sperò anche che non iniziasse ad avere dubbi circa il loro rapporto, non era il caso che venisse a chiedergli spiegazioni circa i sentimenti che aveva nei suoi confronti, non avrebbe saputo, potuto e dovuto risponderle.

 

Lasciando il tomo vetusto sul tavolino assieme a molti altri che non gli appartenevano, si sedette sul letto, appoggiò la schiena al cuscino della testiera e allungò i piedi, rilassandosi.

Gardis si mise nella stessa posizione, ma appoggiata al supporto in fondo, in modo che potessero guardarsi tranquillamente negli occhi come era usanza durante i loro discorsi.

 

-          Mi dispiace per oggi pomeriggio – si scusò lei – sono scoppiata a piangere come una bambina… sono davvero piagnucolona…

-          Nessuno si aspetta che le ragazze siano forzute e senza paura, vanno protette e coccolate – rispose con filosofia lui, lei sorrise, si vedeva che non aveva mai avuto una sorellina in casa o avrebbe cambiato idea facilmente

-          Sì, ma non è da me essere così stupida…

-          Coraggio principessa, non c’è niente di che preoccuparsi

 

Si sentiva strana quando lui la chiamava “principessa”, generalmente le persone non usavano simili vezzeggiativi con lei, anzi, ci andavano giù a muso duro, bastava ricordare i gentili appellativi che le aveva rivolto il compagno di Leonard, aveva detto “puttanella”! Al solo pensiero gli avrebbe spaccato la faccia… aveva fatto bene a studiare un po’ di karate quando era bambina, la aiutava nelle situazioni difficili e sperava che le avrebbe fornito un elemento di conversazione con gli orientali del Mahora, dopotutto era una dei tanti tipi di arti marziali e, chiunque abbia visto un cartone animato lo sa, le arti marziali sono nate in Oriente.

 

-          Gardis – chiese poi lui – raccontami la storia dei tuoi genitori

-          La storia dei miei genitori? – indagò scettica lei

-          Sì, come si sono conosciuti… oggi pomeriggio mi hai incuriosita

 

Lei sorrise perché non la conosceva tutta neppure lei e c’erano delle cose che non poteva andare a dire in giro, ma qualche dettaglio poteva, dopotutto la maggior parte delle informazioni su di loro era contenuta anche tra gli annuari della scuola e tra le medaglie.

 

-          I miei erano due tipi strani – ammise franca piegando le braccia dietro la testa – papà era… beh, era identico a Leonard, ma con delle malsane idee sulla purezza del sangue e altre cretinaggini del genere. Pensava davvero di essere un dio in terra. Era borioso e pieno di sé, sempre con quell’aria strafottente dipinta sulla faccia

Kitt alzò le sopracciglia divertito

-          La mamma era un topo da biblioteca. Il suo ruolo nella società era principalmente quello di far copiare i compiti ai compagni (se le girava) e salvare la pelle allo zio Harry ogni volta che si cacciava nei guai

-          E da quel che ho sentito era spesso – ammise il corvonero

-          Fin troppo – sbuffò lei levandosi un ciuffo biondo dagli occhi – Inutile dire che si detestavano. La mamma rispettava tutte le regole e papà non faceva altro che infrangerle, una dopo l’altra. C’è da domandarsi come abbia fatto a diventare Caposcuola.

-          Beh, avrà avuto i suoi lati positivi…

-          Certo, un ottimo voto di Pozioni, come tutte le serpi.

-          A parte quello…

-          Comunque si sono detestati per sei anni di scuola e al settimo hanno imparato ad andare oltre le apparenze.

-          In che senso?

-          Che papà aveva casini, e non pochi, a casa che lo costrinsero a scappare, c’era la guerra di Voldemort a quel tempo e i miei nonni erano considerati dei mangiamorte. Mamma lo accudì per un po’ e, proprio come succederà a Leonard, lui troverà l’unica ragazza che non desidera andare a letto con lui e se ne innamorerà, forse proprio per quello

-          In che senso

-          Sono due ragazzi viziati, mio padre e mio fratello, le ragazze li hanno sempre coccolati troppo e non imparano a camminare sulle loro gambe. Poi accade l’inevitabile e si iscrivono alla maratona quando stanno ancora gattonando.

-          E tuo fratello mi hai detto che…

-          Sappi che non approvo gli alcolici alle feste, - lo interruppe - ma sono più che certa che mia madre quella sera non abbia bevuto e dato che papà non era proprio un mentecatto, anzi, era proprio un bell’uomo, si è lasciata andare un po’ troppo ed è successo il danno. Avrebbero dovuto fare attenzione, hanno davvero rischiato di rovinarsi la vita – aggiunse col tono della matriarca di famiglia

-          E tu quando sei arrivata?

-          Troppo presto come Leonard, avevano a malapena diciannove anni con un bambino in braccio e uno in arrivo… ma credo che nessuno possa aver voluto così bene a due bambini… - lui sorrise

-          E quelle storie sul sangue a cui tuo padre credeva? Mi avevi detto che tua mamma era una mezzosangue

-          Mezzosangue orgogliosa – puntualizzò – beh Draco si è accorto che il suo sangue non era proprio puro, ma putrido, come dice la mamma. – aggiunse usando il nome di suo padre come se si trattasse di un perfetto estraneo. – Anche se tutt’oggi ogni tanto si lascia scappare delle battutine razziste che sarebbe meglio evitare. E i tuoi genitori?

 

Vide Chris esitare un istante prima di passarsi una mano nei capelli, era un gesto strano perché in genere significava che era nervoso, ma che nervosismo poteva avere a parlare della sua famiglia?

 

-          I mie si sono conosciuti a scuola, si sono sposati e si sono trasferiti in Ungheria. Prima hanno avuto me e poi mio fratello, dopodiché mio padre è morto e la mamma si è ritirata nel suo castello assieme ai miei zii. Direi che la storia dei miei è molto meno romantica di quella dei tuoi

“E anche molto meno vera” aggiunse lei nella sua testa accorgendosi che c’era qualche dettaglio che aveva trascurato di riferirle, ma Kitt era sempre piuttosto riservato sulle sue questioni familiari e non era il caso di fare la rompiscatole e dirgli che non doveva raccontare bugie.

 

-          Senti Kitt, ma tu pensi mai al futuro? – lui rimase spiazzato e la guardò sorpreso

-          In che senso? – domandò

-          Beh, cosa fare, che carriera intraprendere, sposarsi… quella roba

-          Sì, ogni tanto…

-          Io invece lo faccio lo spesso – ammise facendo una pausa – sai, quando hai dei genitori come i miei che più che mamma e papà potrebbero essere tuo fratello e tua sorella, beh… dopotutto ci sono solo diciannove anni tra noi…

-          In effetti in genere ne passano un po’ di più

-          Infatti. Pensa che mio cugino Seraphin ha una sorella più grande che ha diciannove anni più di lui…

-          Seraphin? – chiese lui

-          Sì, lo conosci?

-          No, non mi pare, ma ha un nome curioso

-          Lo dicono tutti, ma non gli calza molto, più che Seraphin dovevano chiamarlo Lucifer

-          Come mai?

-          Da piccolo era una peste intrattabile, è scorbutico e quando ha la luna storta, cioè sempre, diventa davvero intrattabile! L’unica che riesce a tenergli testa è Aisley

-          Aisley?

-          È la sorella dello zio Blaise, è la fidanzata di mio cugino

-          Ma se sono parenti…

-          No, non fare confusione, aspetta, fammi riordinare le idee… Aisley e Blaise non sono veramente miei parenti, semplicemente li chiamo così… è una brutta abitudine di quando i tuoi sono entrambi figli unici.

-          Capisco, però sembri volere bene a tutti loro

-          Infatti, Blaise e le sue sorelle, Monica e Morgana, sono stati i miei padrini e Seraphin è come se fosse il mio fratellone. Ha un caratteraccio, ma con me è sempre buono e gentile, lui e Leonard si vogliono molto bene.

 

Silenzio.

 

-          Kitt, cosa farai quando terminerai la scuola?

-          Boh, probabilmente tornerò in Ungheria

-          Lascerai l’Inghilterra?

-          È probabile, ma tornerò, questo è sicuro.

-          Mi mancherai – lui sorrise e, allungandosi sul materasso, le sorrise e accarezzò i capelli.

Ancora silenzio.

-          Gardis…

-          Sì?

-          Levami una curiosità, chi erano i padrini di Leonard? – lei ghignò

-          La prof Evangeline, Harry Potter e Sirius Black

Perfetto… se anche avesse deciso di confessarsi a lei, non solo sarebbe incorso nelle ire di Leonard per tutta la vita, ma quella serpe malefica avrebbe potuto aizzargli contro dei padrini che di sicuro gli avrebbero creato parecchi problemi.

La prof!

Harry Potter il salvatore del mondo magico!

E il famoso Sirius Black!

Si vedeva che i Malfoy erano persone altolocate… era maledettamente evidente…

 

*          *          *

 

Gardis si crogiolò nel tepore che la circondava, non aveva il coraggio di aprire gli occhi, stava troppo bene; quel plaid che sua mamma le aveva mandato da casa era una favola, avrebbe dovuto ricordarle di comprarne almeno un’altra mezza dozzina, pareva di essere in paradiso!

 

Fece per spostare una mano, ma di fronte a lei avvertì un ostacolo inaspettato.

Perché c’era della stoffa di fronte al suo viso? Doveva essersi di nuovo rotolata nel sonno ed essere finita a dormire con la testa ai piedi del letto, era una cosa che le capitava spesso quando era nervosa e in quel periodo lo era proprio tanto!

 

Però

 

Aprì un occhio ancora mezza addormentata e mise a fuoco un bottone.

Un bottone?!

Che ci faceva un bottone?

Eppoi la coperta della mamma era gialla a tulipani rossi, perché invece di fronte c’era della stoffa azzurra a righe? Non rammentava di avere lenzuola di quel colore…

Spostò l’occhio e aprì anche l’altro: che cos’era quella striscia di stoffa che la circondava?

Aveva un terribile sospetto, veramente terribile

 

Prendendo coraggio girò la testa all’insù, aveva bisogno di una conferma a quello che il suo cervello aveva elaborato.

Il viso di Kitt dalla pelle chiara era appoggiato dolcemente sul suo capo, gli occhi chiusi e l’espressione beata di chi sta dormendo davvero di cuore, beato lui…

Già perché mentre quello riposava bello sereno lei era invece presa nel suo abbraccio e la sua psiche stava dando evidenti segni di squilibrio. Ecco pronta in arrivo per lei un’altra bella crisi ormonale tipica della sua età.

Ma com’era che per sei anni non era accaduto niente e d’improvviso non facevano altro che trovarsi in situazioni ambigue?

Si stava così bene… ma non poteva permettersi di farsi trovare in quella posizione, non voleva che lui stesse male come la mattina prima, ok che questa volta non era colpa sua, non del tutto almeno, ma lui si sarebbe sentito imbarazzato e addio giornata tranquilla perché avrebbe passato il suo tempo a sentirsi da schifo e a ricordare la sua immagine sofferente e se anche non l’avesse mostrata di nuovo, quella del giorno prima sarebbe stata più che sufficiente.

 

Cercò di spostarsi dal suo abbraccio, ma, aggrottando le sopracciglia, lui emise un brontolio e rafforzò la stretta, avvicinandola pericolosamente al suo torace, per poi sorridere nuovamente soddisfatto.

Beh… che poteva fare?

 

Ecco, quella era un’ottima occasione per prendere lo smalto blu e darselo.

 

-          Kitt?

Un suono sommesso, accipicchia se dormiva!

-          Kitt è mattina!

Si stava facendo del male da sola, ma non poteva fare altro.

-          Sì…

Eccone un altro che per tirarlo giù dal letto occorrono le cannonate, non bastava Rudiger, non bastava suo fratello che invece aveva sempre qualche problema, adesso anche lui!

-          Kitt!! – lo pungolò con l’unghia del dito, piantandogliela al centro del petto.

Gli occhi blu con i riflessi celesti si spalancarono tranquilli come se avesse appena terminato di fare un sogno bellissimo e volesse raccontarglielo

-          Sai Gardis…

Aperti gli occhi, però, si accorse che Gardis non stava di fronte a lui, avvertì qualcosa di strano e abbassò lo sguardo; la bionda alzò il mento e lo guardò sorridendo.

Lui percorse prima l’espressione divertita della ragazza e poi le sue braccia che la stavano circondando… Perfetto! Che non gli dicessero che aveva appena fatto ciò che temeva…

-          Buongiorno! – esclamò lei come a risvegliarlo del tutto, il tono di voce leggermente ironico e piuttosto alto – se hai bisogno del bagno, è da quella parte…

E solo allora lui accennò ad assumere un colorito stranamente rossastro e a togliere le braccia.

Chinò la testa mortificato, scuotendo il capo, ok che sbagliare era umano, ma perseverare era DIABOLICO! Oltre che controproducente e altamente pericoloso…

-          Scusami, l’ho fatto di nuovo, vero?

-          Una volta per uno – ammise lei.

-          Mi dispiace

-          Perché? Si stava bene – e sorrise serena. Aveva detto la verità e non stava poi così male

Lui arrossì fino alla radice dei capelli.

-          Kitt, guarda che se devi sposarmi dovrai fare di peggio… - aggiunse lei mettendosi a carponi sul letto in modo che lui vedesse la sua espressione serena nonostante lo sguardo basso

Quando aveva inventato quella stupidaggine?

Da una parte c’era il Christopher Black che non la doveva toccare neppure con un dito, non si sapeva se era puritano o semplicemente troppo trattenuto dalla sua mente, dall’altra c’era un Christopher Black decisamente più pericoloso che si faceva del male da solo portando la sua mente ad indugiare sui possibili piaceri del talamo nuziale, come se il fatto che si trovasse in un letto ad abbracciare una ragazza non fosse sufficiente.

Ringraziava solo che la sua parte razionale aveva avuto il sopravvento o nel giro di mezzo secondo l’avrebbe baciata.

E non solo sulla bocca!

E dannazione, due amici non si baciano sulla bocca!

Chiuse gli occhi quasi con sofferenza mentre lei si avvicinava, vista dalla prospettiva che lui aveva davanti sembrava una pinup delle copertine di playwizard.

Deglutì a fatica, allungò la mano, afferrò il colletto del pigiama e lo spostò finchè le sue dita non entrarono in contatto con la pelle del collo e la stoffa non coprì la curva del seno che spuntava dalla scollatura che era sempre troppo audace.

Rimettendosi a sedere, lei si strinse i lembi ed arrossì colpevole.

Tutta colpa di mamma, sarebbe stato meglio portare una prima di reggiseno e non avere di quei problemi, ma il vero motivo per cui stava assumendo la colorazione del roastbeef non erano le sue grazie esposte con un po’ troppa nonchalance, era lo strano effetto che le aveva fatto la mano di Kitt quando le dita dalla forma maschile avevano incontrato la pelle delicata del collo.

Chi era che chiamava l’adolescenza “l’età cretina”? Appena se lo fosse ricordata gli avrebbe innalzato un monumento.

 

*          *          *

 

Spazio autrice: ciao a tutti!

Allora, visto che sono di super fretta come al solito non ho tempo di ringraziare tutti ad uno ad uno, ma visto che il capitolo precedente ha portato con sé alcune domande, credo che sia il caso di rispondervi, per quanto possibile.

Innanzi tutto, sul capitolo 10 dico: non preoccupatevi se non ci capite niente, il fatto è che ciascuno dei due protagonisti pensa ad una cosa diversa di cui non si sono ancora perlati l’un con l’altra e quindi, anche chi legge non ne sa nulla.

È però evidente che, soprattutto Gardis, sospetta qualcosa, voi che ne dite?

 

Per quanto riguarda una bella consolazione con tanto di bacio, temo che dovrete aspettare, non è ancora giunto il loro momento, sono tutt’ora troppo trattenuti da QUALCOSA, sia lui che lei e, credetemi, fanno bene…

 

Passando al Mahora e a Blaise, arriveranno tra un paio di capitoli, non ve la tirerò troppo per le lunghe, ma prima deve succedere un’altra cosuccia, ihihih Blaise avrà un certo ruolo più avanti mentre quelli delle altre scuole faranno un po’ da contorno e all’inizio avranno un certo ruolo particolare.

 

Detto questo non mi viene altro in mente a cui rispondere, ma se avete delle domande non esitate a porle! Vi risponderò volentieri.

Ciao a tutti e un bacione grande grande! Nyssa

   
 
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