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Autore: moira78    13/07/2014    3 recensioni
"Ti dico che questo non ha la faccia da guardia del corpo!".
"E io ti dico che è il migliore sulla piazza!".
"Scusate? Avete ragione entrambe!", s'intromise con un sorriso. Le due si interruppero di colpo per guardarla. "Piacere, sono Kaori Makimura, l'altra... metà di City Hunter".
Una strana coppia è arrivata apposta da Nerima per chiedere la protezione del più famoso sweeper del Giappone: cosa dovranno aspettarsi questa volta Ryo e Kaori?
Crossover Ranma/City Hunter
Genere: Avventura, Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Kaori mise giù la cornetta domandandosi cosa diavolo avesse fatto infuriare a tal punto il lucciolone. Falcon non perdeva mai la calma, ma quella mattina sembrava isterico. S'incamminò su per le scale per avvisare Ryo che dovevano fare una deviazione al Cat's Eye, quando ebbe un'illuminazione.

Il vecchio! Dev'essere rimasto lì! Forse sta importunando Miki e lui non osa sparargli per via dell'età.

Si ritrovò a ridacchiare: era stato un bene che non li avesse seguiti a casa, forse ormai si era disorientato e aveva spostato le mire sulla sua povera amica.
Beh, per il momento almeno avrebbe dovuto occuparsi solo del povero, piccolo Ryo, arrotolato nel suo futon in via preventiva: dopo una notte appeso alla terrazza a piagnucolare e a ululare alla luna come un cane bastonato, quella sera avrebbe ronfato per bene!

***



Ancora non capiva come si fosse fatto convincere a uscire con quel bellimbusto e la sua socia. Va bene che li stavano proteggendo, va bene che la sera prima Ryo si era sorbito il cibo di Akane come un allocco, però il fatto che li accusassero di aver combinato qualcosa alla mafia giapponese... beh, non gli andava proprio giù!
Per chi li avevano presi, in nome dei kami? Okay, avevano avuto modo di dare filo da torcere al principe del Nekonron e al sovrano dei guerrieri del monte Hooh, ma sempre per colpa di qualcun altro! Gli venne da chiedersi se per caso non ci fosse Happosai dietro agli agguati contro di loro: magari aveva rubato biancheria intima dove non doveva e in quanto suo maestro stavano vendicandosi su di lui e Akane. Sì, di certo era accaduto qualcosa del genere, non c'era dubbio; decise di parlare e farla finita una volta per tutte con quella storia: "Ehi, senti tu...". Non fece però in tempo ad attirare la sua attenzione, perché Ryo venne avvicinato da una donna molto elegante e sexy che cominciò a parlare con lui.

Guardò verso Kaori con aria interrogativa e lei alzò gli occhi al cielo: "Quella è Saeko Nogami, una poliziotta che cerca sempre di appiopparci qualche caso senza mai pagare!". Ranma notò che Kaori era furibonda, poco mancava che cominciasse a emettere fumo dalle narici come si vedeva fare a certi tori nei cartoni animati.

"Quindi è questo il modo in cui lavora? Quello che voleva mostrarci stamattina?", domandò Akane. Quella storia di acquisire fiducia nei suoi confronti seguendolo per una mezza giornata non gli andava né su né giù: non voleva saperne di lui e dei suoi metodi e men che meno di portare a passeggio la sua fidanzata mentre la Yakuza tentava di farli fuori.

"No, affatto!". Kaori era diventata di un rosso talmente acceso che avrebbe potuto fare concorrenza al semaforo alle loro spalle: qualcuno avrebbe potuto facilmente smettere di attraversare la strada dinnanzi a lei, e non perché ci fossero vetture di passaggio...

"Beh, ma mi sembra che stiano trattando, no?", intervenne annoiato. Ryo parlava animatamente con la donna indicando dei numeri con le dita; gliene alzò quattro davanti al viso, lei a sua volta rispose con tre. Tutto ciò gli ricordava Nabiki e i suoi tentativi di estorsione.

"Non stanno trattando proprio un bel niente! Non lascerò mai che quello sporcaccione si faccia pagare da Saeko!". Ora sulla fronte di Kaori pulsava una grossa vena. Ancora un po' e le sarebbe esplosa la testa.

"Ma scusa... non hai detto che non vi paga mai? Dovresti lasciare che lo faccia, invece!". Per una volta Akane aveva detto qualcosa di sensato, però per qualche strana ragione la socia di Ryo parve ancora più furiosa. Tuttavia non fece in tempo a ribattere perché i due alzarono la voce e lui si mise ad ascoltare ciò che stavano dicendo.

"Ti dico che per un lavoro tanto pericoloso voglio almeno quattro mokkori!", insisté Ryo sventolando la mano con il solo pollice ripiegato.

"Hai affrontato sfide più pericolose di questa, oltre tre non vado!", s'impuntò l'altra facendo scivolare una gamba fuori dal vertiginoso spacco della gonna. Per essere una poliziotta, si vestiva in modo decisamente volgare.

Gli occhi dello sweeper non tardarono a piantarsi su quella gamba e per qualche istante Ranma poté vedere persino un filo di bava scendergli giù per il mento. Che schifo, col suo maestro facevano proprio una bella coppia di maniaci incalliti!
D'improvviso Ryo parve riprendersi dall'incanto e scosse vigorosamente la testa come per scacciare quella visione. Poi fece una cosa strana: tirò fuori dalla tasca una specie di fisarmonica di carta e la srotolò dinnanzi alla donna come per mostrarle il contenuto.

"Ti ricordo, cara mia, che sei in debito di almeno mille mokkori!". Ranma si accigliò; di nuovo quella parola strana che non prometteva nulla di buono.

"Forse voleva dire mille yen", azzardò Akane.

"No, voleva dire proprio mokkori, quel... quel... PERVERTITO!". Come caricata dal commento ingenuo di Akane, Kaori impugnò il martello gigante come una spada e lo calò in testa al suo socio con una violenza tale da sfondare l'asfalto.

"Chissà perché è così gelosa quando Ryo tenta di farsi pagare". Akane appariva incuriosita dalla scena, ma lui subodorava cose che la sua ingenua fidanzata non poteva neanche immaginare.

"Forse un mokkori non ha lo stesso valore di uno yen", la liquidò avvicinandosi alla scena del pestaggio per verificare che lo sweeper fosse ancora in vita.

Lo era, purtroppo, e allungò faticosamente le braccia per uscire dalla voragine creata dal martello di Kaori, la faccia ridotta a una poltiglia sanguinolenta e la sommità del capo bitorzoluta a causa dei bernoccoli. A ben vedere gli mancava pure qualche dente. Si chiese come facesse a uscirne indenne o quasi, ogni volta; persino Kuno era dovuto ricorrere a qualche cura dopo i loro scontri.

"Beh, allora siamo d'accordo, tieni d'occhio la situazione, mi raccomando. Ciao ragazze!". Saeko si congedò e Ranma avvertì per un attimo un fremito di rabbia a essere incluso in quel 'ragazze'. Perché mai salutava proprio lui e Akane, non si erano neanche presentati!

Fissò per qualche istante i due litiganti riuscendo persino a trovare divertente il loro scambio di battute: Kaori lo rimproverava di accettare sempre incarichi da Saeko e Ryo si giustificava dicendo che tanto non riusciva mai a farsi pagare. Quei due erano davvero fuori di testa!

"Tutto bene?", domandò Akane a Ryo facendogli rizzare il codino sulla nuca: da quando in qua si preoccupava per lui?!

"Sì, certo, mia dolce Akane, sono di pelle dura io, non basta una martellata a mettermi fuori combattimento!", si vantò scoppiando in una grossa risata. Gli veniva da vomitare: aveva almeno quindici anni più di lei e le parlava come avrebbe fatto uno dei suoi tanti coetanei invaghiti.
Incontrò lo sguardo di Kaori per un attimo e gli parve di leggerle sul volto il riflesso della sua stessa gelosia. Gelosia? Da quando in qua era geloso di Akane?! Bah, era solo scombussolato da tutto il caos delle ultime ore, non c'era dubbio!

In lontananza si udì un rombo di tuono e Ranma divenne improvvisamente conscio delle nuvole che si stavano addensando sulle loro teste. Stavolta, perlomeno, non doveva preoccuparsi di diventare una ragazza, visto che già lo era!

"Insomma, se non hai nulla da mostrarci a parte la tua faccia ammaccata dal martello, perché non ce ne torniamo indietro? Non mi pare normale girare per la città quando potrebbero spararci addosso in qualsiasi momento e inoltre sta anche per mettersi a piovere!". Non voleva fare la figura del vigliacco ma, nonostante la sua abilità nelle arti marziali, non poteva controllare le pallottole.

"Non ci spareranno in mezzo alla folla", disse Ryo, nuovamente sicuro di sé.

"E tu come fai a saperlo?", domandò piccato, pronto a scontrarsi con lui in quel preciso istante se solo avesse messo di nuovo in pericolo Akane.

"Perché se avessero voluto lo avrebbero già fatto. Ci tengono d'occhio da quando siamo usciti di casa". Quell'ultima rivelazione lo impietrì: li stavano seguendo? E lui era così tranquillo?!

Non ci vide più e in un accesso d'ira gli saltò addosso, senza tuttavia riuscire a farlo vacillare di un millimetro: lo afferrò strettamente per il bavero e gli piantò i piedi sul torace, tenendosi in equilibrio con la mera rabbia che provava: "Sentimi bene, razza di investigatore pervertito, se sparano ancora alla mia fidanzata, io...!".

Un'ombra oscurò la luce del giorno, facendogli morire la frase sulle labbra. Ranma alzò lo sguardo e vide che non si trattava né della fine del mondo né di una grossa nuvola. Si trattava di un essere umano.
Per un attimo gli ricordò Falcon, vista la stazza, ma non poteva essere lui. A meno che, in ventiquattr'ore, non avesse deciso di lasciare la sua bella moglie per vestirsi da donna.

Il suo primo pensiero fu che l'energumeno fosse caduto nella Nannichuan, poi rifletté che, se così fosse stato, non avrebbe mantenuto i lineamenti prettamente mascolini e la muscolatura imponente; gli faceva pensare più a uno che si travestisse come Konatsu. L'unica differenza è che il travestimento gli era riuscito male, malissimo. Anzi, era a dir poco inquietante.

"Ma guarda chi abbiamo qui, il nostro Ryuccio. E chi è la tua amichetta?". Istintivamente, Ranma saltò giù dalla scomoda posizione e arretrò: non sapeva perché ma c'era qualcosa di estremamente sbagliato in quel... quella... montagna asessuata.

"Cia... ciao Eriko, che sorpresa vederti qui!". Ryo sembrava terrorizzato e Ranma subodorò che non si trattasse di qualcosa che aveva a che vedere con il suo mestiere, proprio come aveva poc'anzi intuito che tra yen e mokkori ci fosse una differenza a dir poco colossale.

"Oh, l'altra sera ti aspettavo e tu mi hai lasciata tutta sola!". Il donnone si mise un fazzoletto tra i denti e lo morse dondolandosi a destra e a sinistra come una fanciulla in pena. Giurò di aver visto anche un paio di lacrimucce agli angoli degli occhi. D'un tratto provò quasi pena per Ryo.

"Lo so, lo so, è che sono stato molto impegnato, sai...". Lo sweeper indietreggiava impercettibilmente.

"Oh, Ryo, non è bello tirarsi indietro quando si tratta di pagare i debiti. Non sei tu il primo ad infuriarti quando lo fa Saeko?". Kaori aveva usato un tono compiaciuto e lo guardava con un'aria vendicativa negli occhi. Ranma deglutì a vuoto. Non poteva essere come pensava...

"Quindi anche Ryo ha dei debiti con qualcuno! Ranma, forse era questo che voleva mostrarci stamattina: pretendere giustizia quando ci devono qualcosa e dare agli altri ciò che gli spetta!". Akane aveva parlato con enfasi, convita di ciò che diceva, ed ebbe la conferma di quanto la sua supposizione stridesse con la realtà quando vide un corvo gigantesco gracchiare dietro la testa di Kaori.

"Insomma, Ryuccio, non farmi arrabbiare, sei in debito di almeno dieci mokkori night!". Di nuovo quella parola.

"Ehi, Kaori. Dimmi la definizione esatta di mokkori ", chiese improvvisamente.

La ragazza lo guardò per un attimo, arrossendo: era evidente che fosse in imbarazzo. "Beh, non che non abbiate l'età per saperlo, ma...".

"Ha qualcosa a che vedere con...". Deglutì, non aveva il coraggio di dirlo a voce alta.

Kaori annuì tristemente, togliendolo d'impaccio: "Una notte di sesso sfrenato. Ed è quello che devo impedirgli di proporre alle clienti quando ci assumono per un lavoro!"

Ranma rabbrividì e sperò che si distraessero tutti il tempo necessario a farli fuggire a gambe levate.

"Ranma? Dillo anche a me! Che sta succedendo?". L'ingenuità di Akane non si fermava al non capire che Ryoga e P-chan erano la stessa persona: era qualcosa di più grave se non si rendeva conto del pericolo che correva. Le parole di Kaori non fecero che dare forza alla sua certezza di quanto maniaco e pervertito fosse lo stesso tizio che maneggiava la pistola e che lui voleva sfidare. Se davvero chiedeva a tutte le donne per cui lavorava una cosa simile, era ancora peggio di ciò che temeva.

Prese la mano di Akane e le bisbigliò: "Tieniti pronta a fuggire quando te lo dico io".

"Ma che cosa dici?! Ranma, sei impazzito?".

Kaori continuava ad avvicinarsi alla strana coppia sorridendo sarcastica e loro due erano abbastanza in disparte. Ancora un passo, un altro ancora...

"Ora!". Strattonò la sua fidanzata e cominciò a correre tra la folla, incurante delle grida dei due City Hunter e degli strepiti di Akane che lo sommergeva di domande. La prese in braccio e cominciò a saltare sui tetti più bassi per evitare che li raggiungessero.

Per quanto potesse essere abile con la pistola, quel Ryo Saeba non conosceva di certo le arti marziali fino a quel punto.

***



"Insomma, Ranma, ti ha dato di volta il cervello?!". Erano atterrati in cima a una costruzione bassa, da dove si poteva scorgere un vicolo poco frequentato. Per la prima volta non si sentiva al sicuro con Ranma e avrebbe voluto che Ryo fosse con loro.

Ma che accidenti mi prende?!

Per tutta risposta, il fidanzato le intimò di abbassare la voce: "Non voglio che ci trovi, scendiamo giù per sicurezza", disse saltando e invitandola a seguirlo.

Troppo confusa per contraddirlo, Akane lo seguì ma con la coda dell'occhio vide avvicinarsi dei ragazzi con le facce da sbandati e un uomo anziano che parlottavano.
Non dovevano trovarsi lì.
"Spiegami perché siamo scappati", chiese abbassando il tono ma con la chiara pretesa di una risposta.

"Quel Saeba è addirittura peggio di Happosai, se proprio vuoi saperlo!".

Akane aggrottò le sopracciglia. "Certo, ho capito che è uno a cui piacciono le donne, ma non mi pare che sia un pericolo. Anzi, ci sta proteggendo più che bene".

Ranma alzò le braccia, chiaramente esasperato. "Hai una vaga idea di cosa sia un mokkori?!", le domandò a bruciapelo.

"E questo che c'entra ora?". Era sempre più disorientata dallo strano comportamento di Ranma.

"Rispondi, ce l'hai o no?". Scosse la testa: aveva capito che non c'entravano i soldi e che non era una cosa buona, ma non riusciva... o forse non voleva capire cosa intendesse esattamente Ryo.
"Significa", riprese Ranma agitandole un dito sotto il naso e alzando pericolosamente la voce, "che quel pervertito maniaco vuole portarsi a letto tutte le sue clienti. E non per dormire! Ti è chiaro adesso o ti devo fare un disegnino?!".

La bocca si spalancò da sola e le braccia le ricaddero sui fianchi: non era come il vecchiaccio che si 'accontentava' di palpare e rubare la biancheria, quel Ryo voleva arrivare a... a...
"Non è possibile!", esclamò coprendosi il viso con le mani e scuotendo la testa. "Ryo non può davvero chiedere un pagamento simile alle sue clienti! E anche a quella poliziotta...".

"Non dimenticarti il travestito. Il tuo Ryo elargisce anche pagamenti di quel tipo ai trans".

"Basta, smettila! A noi non ha chiesto niente del genere, e poi c'è Kaori a tenerlo lontano dai guai!". Ora stavano decisamente gridando e vide i brutti ceffi alzare le teste per guardarsi intorno.

"Si può sapere perché lo difendi così a spada tratta? Non dirmi che ti piace quel...!".

"Ranma...". Li avevano individuati e l'uomo anziano stava avanzando verso di loro. Alle loro spalle c'era un muro e non avevano vie di fuga.

"... quella sottospecie di maniaco tutto muscoli, ormoni e niente cervello! Sarà anche bravo a maneggiare le armi e a fare la guardia del corpo...".

"Ranma!". Dai loro ghigni capì che erano nei guai.

"... ma se la sua stramaledetta etica è quella di chiedere prestazioni sessuali alle clienti sprovvedute, io non...".

"Ranma, vuoi stare zitto e voltarti?!". L'uomo anziano e i ragazzi li fissavano incuriositi.

"Bene, cosa abbiamo qui? Vi siete perse, belle fanciulle?", chiese il primo.

Ranma sgranò gli occhi ma un secondo dopo era davanti a lei, a farle scudo. "Lasciaci in pace".

"Ah, no", fece quello con l'aria accondiscendente che avrebbe usato per ammonire un bambino tardo di comprendonio, "si dà il caso che la nostra sia una trattativa... come dire? Riservata".

"Noi non abbiamo visto niente, stavamo qui a discutere!", si fece avanti Akane sporgendosi dalla spalla di Ranma.

"Ehi, mica la vuoi provare anche tu un po' di questa roba, bellezza? Sappi che è da sballo!", s'intromise uno dei ragazzi. Aveva i denti marci e agitava davanti alla faccia una bustina bianca.

Akane spalancò gli occhi, incredula: aveva visto cose del genere solo nei film di mafia e spionaggio.

"No, grazie, non me ne faccio niente di certa robaccia! Perché invece di usare sostanze così pericolose non vi dedicate ad attività più sane come le arti marziali?". Era davvero furiosa: le stavano veramente offrendo della droga? Che razza di città era quella?

"Arti marziali?". Per un istante il tipo rimase interdetto e anche il vecchio spalancò la bocca. Passò qualche secondo e lo strano gruppetto si scambiò sguardi incuriositi. Poi, inaspettatamente, cominciarono tutti a ridere forte.

"Che cosa c'è di tanto divertente? Le arti marziali sono mille volte meglio del vostro suicidio!", gridò uscendo definitivamente da dietro la schiena di Ranma per guardare in faccia i loro aguzzini. Come potevano dei ragazzi poco più grandi di loro desiderare qualcosa di tanto inutile e dannoso? Il fidanzato l'afferrò per un braccio e la tirò indietro con una rudezza che non si sarebbe aspettata.

"Dannazione, Akane, ma non li guardi i telegiornali? Sei proprio una stupida!". Sembrava furioso.

"Stupida a chi, razza di idiota!". Dovette alzare parecchio la voce per farsi sentire tra gli strepiti raglianti dei ceffi: sembrava che non avessero mai sentito niente di più divertente nelle loro vite, le risa erano diventati singhiozzi e uno di loro sprizzava lacrime d'ilarità.

"Non ti rendi conto che sono spacciatori? Per quel che mi riguarda potrebbero essere anche loro quelli che ci inseguono e tu ti metti a fargli la morale?!".

Guardò il fidanzato e si rese conto che era... spaventato, poi la consapevolezza la travolse come un'ondata di tsunami. Era sempre vissuta a Nerima, allontanandosi solo per fare spese in centro; aveva visitato altre città in passato e incontrato nemici pericolosi fino in Cina. Ma non aveva mai pensato che bastasse fare pochi chilometri nella stessa Tokyo con una metropolitana per incontrare una realtà così diversa da quella quasi fiabesca cui era abituata. Cercò di parlare, ma improvvisamente la bocca era riarsa e le risa dei malviventi le sembrarono ringhi assordanti.

"Io... io...". Confusa com'era, si rese conto a malapena che gli uomini avevano smesso di ridere.

"Qui non si scherza, Akane, quelle persone possono ucciderci!". Come se Ranma avesse previsto la sua mossa successiva, l'anziano tirò fuori una pistola e la puntò contro di loro. Adesso era terribilmente serio.

"Meno male che la tua amichetta è più sveglia di te. Peccato che vi servirà a poco perché state per morire!".

Una pistola... una dannatissima pistola! Oh, Kami.

Ora capì quanto dovesse essere apparsa ingenua e sprovveduta e a quale reale pericolo fossero esposti entrambi.

Fu una manciata di secondi: Ranma si lanciò verso di lei per gettarla a terra e il rombo dello sparo le strappò un urlo. Poi ci fu silenzio per qualche istante.
Infine, il vecchio imprecò.
Il fidanzato si mosse con cautela, spostandosi da lei. Tremando, trovò il coraggio di alzare il capo per capire cosa fosse successo: l'uomo si teneva la mano, ora sanguinante, che poco prima impugnava l'arma e guardava dietro di sé.

"Sei un po' troppo vecchio per prendertela con delle ragazzine, ti pare?". Ma quello era Ryo! E teneva in mano la sua pistola, un filo di fumo usciva dalla canna. Allora era stato lui a sparare!

Istintivamente gridò il suo nome e fece un passo avanti. Non le importava che fosse più maniaco di Happosai: lui era lì, li aveva salvati e questo le bastava.

"Stai bene, piccola Akane?", le domandò sorridendo senza ombra di malizia. Osava dire in maniera paterna.

Annuì, incapace di parlare. Per un istante desiderò gettarglisi fra le braccia e non riuscì a capire come le fosse passata per la testa un'idea così balzana, soprattutto dopo quello che le aveva detto Ranma.

Ora emana un senso di forza e protezione così forte...

"Era questo che volevo mostrarvi stamattina, e se non fosse stato per la bravata del tuo fidanzato là dietro non so se ne avrei avuto l'opportunità", continuò avvicinandosi al gruppo.

"Chi diavolo sei tu? Chi ti ha dato il permesso di intrometterti?!", sbraitò il vecchio tenendosi la mano ferita.

"Hai mai sentito parlare di City Hunter, amico?". Fu come se l'avesse schiaffeggiato o, meglio, se gli avesse sparato di nuovo: indietreggiò con tale foga da far cadere tutti i ragazzi alle sue spalle. Balbettò qualcosa sul fatto che con City Hunter non c'era da scherzare.
"Se ti becco di nuovo qui intorno a spacciare o a puntare le armi contro ragazzine innocenti, non mirerò alla tua mano. Ti farò un buco dritto in fronte. Ci siamo capiti, vecchio?".

"S-sì, sì sì, certo! Ho capito tutto! Andiamo via, viaaa!". Colui che fino a poco prima sembrava un gangster pericoloso, si stava defilando con una fretta tale che sembrava avere dei demoni alle calcagna. Era bastato il nome City Hunter a spaventarlo a morte.

Con un gesto fluido, Ryo rinfilò la pistola nella giacca e fissò Ranma. "La prossima volta che fai una cosa del genere, ricordati che non sei solo. Non metti a rischio solo la tua vita, ma anche quella della tua ragazza. Quindi vedi di usare il cervello".
Era terribilmente serio e nei suoi occhi colse una durezza che non gli aveva ancora visto.

"Quindi dovrei fidarmi di uno che va a chiedere mokkori a destra e a manca? Credimi, stamattina ho imparato più di quel che avrei voluto su di te. Sei addirittura peggio del mio maestro maniaco! Pensare che ieri mi ero quasi ricreduto sul tuo conto".

Ranma e Ryo si guardavano come se avessero voluto saltarsi addosso per mordersi come cani rabbiosi. Ma mentre la rabbia di Ryo era controllata e seria, quella di Ranma vibrava di qualcosa che non seppe interpretare.

Akane decise di intromettersi: "La colpa è mia, Ryo. Mi sono messa in cattedra e quei tipi si sono arrabbiati".

"Non dire sciocchezze, ti ho portata io qui", puntualizzò Ranma.

Kaori li raggiunse pochi istanti dopo e il socio le spiegò brevemente l'accaduto. Ranma respirava pesantemente come se volesse mettersi a urlare.

"Ranma...", tentò, ma la voce dell'uomo si sovrappose al suo tentativo di parlargli.

"Se foste minacciate solo dal tuo maestro, vi lascerei andare raccomandandovi di restare nascosti finché tu non torni ragazzo. Ma qui c'è qualcosa di più grosso in ballo; la yakuza è sulle vostre tracce e la cosa non è solo bizzarra, ma cento volte più pericolosa di quello spacciatore di poco fa. Ti senti in grado di proteggere la tua fidanzata da un simile nemico, Ranma?".

"E chi mi dice che tu non ti sia messo in testa un mokkori con Akane? Parliamoci chiaro, puoi avere di meglio di questo maschiaccio privo di sex appeal!".

"Ranma!". Stavolta era furiosa. Come si permetteva di uscirsene di nuovo con le sue cattiverie in un momento simile?

"Andiamo, non cercherei mai un mokkori da una ragazzina che ha meno di vent'anni!", sbottò Ryo scoppiando a ridere di cuore. "Magari proverei a rubartela tra qualche anno!".

Akane sbatté gli occhi e udì a malapena Ranma replicare qualcosa sul provarci e sarebbero stati guai, Kaori inveire contro Ryo e schiacciarlo sotto l'ennesimo martello.
Lei era una ragazzina, non una donna.
Quindi anche lui la stava trattando come una poppante?! Anche Ryo ci si metteva a infliggere frecciatine al suo orgoglio, adesso. Pensare che credeva di piacergli...

No, un momento, questo dovrebbe essere un vantaggio. Niente palpatine, niente visite notturne... E poi mica mi invaghisco dei maniaci solo perché sono aitanti e muscolosi, io!

"Accidenti, quasi dimenticavo!". L'esclamazione di Kaori la riportò alla realtà: non aveva tempo per sondare la sua psiche da adolescente frustrata. "Falcon mi ha chiesto di andare al Cat's Eye appena possibile, pare che ci siano dei problemi".

"Che genere di problemi?", chiese Ryo.

"Non lo so, ma era molto agitato al telefono".

"Lucciolone agitato? E da quando?". Ryo li guardò. "Allora? Venite con noi?".

Ranma rimase immobile qualche altro istante, stringendo i pugni e probabilmente riflettendo sul da farsi. Poi parlò con voce controllata ma dura: "Va bene, andiamo".

Akane li seguì, frustrata, e capì che anche Ranma doveva esserlo, pur se per motivi differenti.
   
 
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