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Autore: Born in Salem    13/07/2014    0 recensioni
Passato e presente.
Chris e Diana.
Amore e eroina viaggiano sulla stessa lunghezza d'onda?
"Non riuscì a trattenere le lacrime, cercò invano di contenerle ma non ci riuscì. Non perché il polso le faceva malissimo ma perché non capiva ciò che stava succedendo. Perché Chris si stava comportando così per un po’ di erba quando lui si bucava? Non aveva senso."
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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SECONDO CAPITOLO
Hurricane


 
<< Non è Rastafariana. >>  sentì Diana.
Alzò la testa con sguardo carico di gratitudine verso chi aveva detto quella frase. E fu lì che sentì il suo cuore quasi fermarsi e morire.
Chris.
Nella mente di Diana si accostarono due possibilità: alzarsi e andarsene oppure parlare e chiarire una volta per tutte la loro relazione. Se si fosse potuta chiamare ancora così. Lei scappava dal suo ragazzo ormai da un mese.
E ora, lui era lì, davanti a lei, con la sua solita aria da stronzo.
<< Finalmente, porca puttana. Un mese. E' passato un fottutissimo mese, senza che non ti degnassi di chiamarmi o scrivermi. Dove diamine sei stata? Come devo interpretare 'sta cosa?!”
<< Come un “lasciami stare”! >> disse esasperata Diana << ... cos’è? Pensavi che chiedendomi una possibilità io te l’avrei data? Dopo tutto quello che mi hai fatto passare?! >>
<< Preferisco bucarmi che star dietro a dell'erbetta tutta la vita, come fai te. >>
<< Non parlavi così pochi mesi fa, quando eri tu stesso a star dietro all’erbetta, come la chiami te! >>
<< Stai zitta, ti ho chiesto dove cazzo sei stata tutto questo tempo. Casa tua ora è vuota, dove ti sei  trasferita? >>
<< Chris, vatti a fare una pera in un bagno pubblico, cazzo, lasciami stare, non ti voglio più parlare né vedere. Hai scelto l’ero, ora sono cazzi tuoi, io me ne tiro fuori! >> Diana prese il suo zainetto e scese dal muretto, fece per attraversare la strada quando il ragazzo la prese per un braccio e la trascinò nella stradina parallela al locale, sfortunatamente deserta.

Diana era ancora sotto l’effetto della canna di neanche mezz’ora prima, capiva tutto ma non connetteva abbastanza. Chris le prese il mento e le guardò attentamente gli occhi.
<< Quante te ne sei fumate? >>
<<…Di che? >>
<< Di caramelle. Di canne, cazzo, Diana! >>
<< Non credi siano cazzi miei?! >> replicò acidamente.
<< Sono cazzi miei se la ragazza che amo si sta rovinando come il sottoscritto! >>

Passarono secondi interminabili (o forse minuti?). Nella testa di Diana le parole del ragazzo rimbombarono una, due, tre, infinite volte. Lo guardò con aria stupita.
<< …Cosa? >>
<< Quante da stamattina? >>
<< … Una! >>
<< Non ci credo. Quante ne hai fumate oggi? Se non mi dici la verità giuro che non ti lascio andare >> disse, stringendole il polso fino a farle male.
Quando le aveva circondato il polso con la mano? Non se lo ricordava. Quando quel ragazzo a pochi centimetri da lei si era ridotto così? Non ricordava neanche quello.

Quegli occhi azzurri che lei aveva tanto amato di lui erano di colpo diventati ghiaccio, freddi; i suoi curatissimi dreads erano diventati paglia secca, aveva un po’ di barba. Dimostrava trent’anni anziché i suoi appena diciannove. Dov’era finito quel ragazzo dolce, quel appassionato allo skate e ai libri?
Non seppe da quanto tempo rimase lì imbambolata a pensare a queste cose, capì solo che lui si stava sempre più innervosendo. Il polso in quel momento le faceva veramente troppo male.
Non riuscì a trattenere le lacrime, cercò invano di contenerle ma non ci riuscì. Non perché il polso le faceva malissimo ma perché non capiva ciò che stava succedendo. Perché Chris si stava comportando così per un po’ di erba quando lui si bucava? Non aveva senso.
Non aveva mai pianto davanti a  nessuno, era sempre riuscita a trattenersi, perché invece quando si trattava di lui tutte le sue difese crollavano? Appena si avvicinava quel ragazzo lei non capiva più niente.
Chiuse gli occhi, continuando a piangere silenziosamente. Li riaprì dopo pochi secondi, aspettando di vedere lui ancora più incazzato di quanto fosse già prima.

Invece, lui sembrava ancora più confuso di lei. Inizialmente il ragazzo abbassò il capo, facendo sfiorare i suoi dreadlocks biondi cenere contro la fronte di Diana. E rimase così per un po’, fissando il cemento ai loro piedi, distante pochi millimetri dalla ragazza. Lei restò immobile, continuando a piangere.
Poi sentì la mano di lui lasciarle il polso e avvicinarsi pericolosamente al suo viso. Non capiva più niente, era colpa dell’erba che le sembrava tutto così al rallentatore o era la sua mano ad avvicinarsi lentamente?
Chris le accarezzò dolcemente la guancia, guardandola negli occhi. Diana cercò di guardare tutto tranne i suoi occhi glaciali ma la tentazione fu troppo forte. Sollevò lo sguardo e vide che il ragazzo la guardava teneramente, sembrava che fosse tornato com’era prima. La fissava con amore, ora, le asciugò anche le lacrime.  E poi successe tutto ancora più al rallentatore.
Vide lui che le guardava gli occhi, poi le labbra; e lei, senza pensarci due volte fece lo stesso. Non sapeva perché lo stesse facendo, non sapeva neanche quando i loro corpi si erano avvicinati così tanto. Si accorse che lui le cingeva teneramente la vita, accarezzandola. E, anche qui, senza pensarci, lei si avvicinò ancora di più a lui. Non c’erano più centimetri a dividerli ormai. Il corpo di lei combaciava perfettamente a quello di lui, Diana spostò un dread sfuggito dalla coda del ragazzo e si baciarono, senza fretta.
E non fu uno di quei baci senza significato, quelli rudi, veloci in qui le lingue non fanno altro che scontrarsi con violenza. Fu uno di quei baci lenti, quelli che provocano non brividi di eccitazione, ma di leggerezza, di amore. Quelli che si presentano come pensieri fissi ogni mattina al risveglio.
Solo allora Diana capì di amare veramente quel ragazzo, quello da cui era scappato per settimane. E capì solo allora che tutto questo era anche colpa sua. Non doveva abbandonarlo, doveva aiutarlo, non lasciarlo solo e disperato, ancora con la spada conficcata nella vena. Lo amava e si sentiva veramente uno schifo per aver voltato le spalle al suo problema con le droghe. Per aver voltato le spalle a lui.

Le loro labbra si allontanarono lentamente, lei aprì gli occhi e si vide guardata per la prima volta nella sua vita con sincero amore. Sì, lo amava, e anche lui a quanto pare amava lei.
<< Mi dispiace così tanto per essermene andata via, mi dispiace veramente, scusami..>>  disse singhiozzando Diana e abbassando nuovamente il viso.
<< Diana, guardami. Guardami, per favore >>
Dopo aver tirato su col naso, lo guardò.
<< Ti amo >> le disse a bassa voce, continuando a sostenere lo sguardo con quello arrossato di lei << Ti amo così tanto >>.
Si baciarono nuovamente, questa volta più a lungo, fin quando lui si staccò da lei e ricominciò a parlare, mentre le accarezzava la schiena.
<< Dormi con me stanotte? >>  le chiese, dolcemente.
<< Certo >> gli rispose lei, asciugandosi le lacrime con la manica.
Chris le prese la mano e si incamminarono assieme verso l’inizio della stradina, ritrovandosi di nuovo davanti al locale, dov’era parcheggiata l’auto color metallo del ragazzo. Diana a quanto pare ci era passata davanti senza accorgersene.
<< Un mese fa non era così rigata! Che è successo? >> chiese lei, sfiorando una delle portiere rigate atrocemente.
<< Eh, un cazzone me la rigata >>.
Diana guardò dapprima la macchina, poi il ragazzo.
<< Gli dovevi dei soldi? >> gli chiese, aggrottando le sopracciglia.
Dal silenzio di lui, Diana capì di aver ragione.

Chris entrò in macchina, aspettò che lei si sedesse sul sedile affianco al suo e mise a moto. Passarono dieci minuti e il silenzio di quando erano partiti continuava ad esserci; tutti e due trascorsero un terzo del tragitto dal locale a casa di lui in una situazione di disagio, volevano entrambi parlarsi ma a nessuno veniva in mente una frase abbastanza intelligente per cominciare un discorso sensato.
<< Posso fumare se tengo il finestrino abbassato? >> chiese alla fine Diana.
<< Dipende cosa vuoi fumare >>.
<< Una sigaretta. >>.
<< Puoi fumare una sigaretta solo se me ne giri una anche a me, allora >> le disse, sorridendole.
<< Grazie… >>.
<< …Posso chiederti una cosa? >>  continuò lei, porgendogli la sigaretta e  sperando che lui non si incazzasse di nuovo per quello che aveva intenzione di chiedere.
<< Spara >> disse lui, accendendosi la sigaretta con un clipper sfruttando il semaforo rosso.
<< Perché non vuoi che fumi? >>.
<< Non è che non voglio che te fumi, a sedici anni anche io mi facevo le bombe come se non ci fosse un domani.>> rispose lui buttando fuori il fumo della sigaretta.
<< E allora perché non posso farmele, se hai appena detto che anche te fumavi un casino? >>
<< Proprio per quello che non voglio, piccola! Ti conosco da ben tre anni! So che ti annoi subito delle cose. A quattordici anni bevevi come una spugna, poi sei passata alle superiori e hai cominciato a fumare sigarette per tutto il primo anno, con qualche occasionale canna. Fino a lì è OK, dai, era normale a quell’età. Quando ci siamo messi assieme, a metà dell’anno scorso te ormai fumavi due, tre canne al giorno. E ora? Quante te ne fumi al giorno, eh? Cinque, sei? Scommetto che sei sana solo pochi minuti al giorno, se non mai! >> replicò lui.

Non era arrabbiato, era sinceramente preoccupato per lei. Diana si sentì nuovamente uno schifo, aveva ragione lui, era lei quella nel torto, era sempre stata lei nel torto. Lo sentii sospirare.
<< E comunque Anna mi ha riferito delle cose. Per questo mi ero incazzato così tanto quando ti ho trovata fusa, prima, davanti al locale >> continuò Chris.
<< Anna? Che ti ha detto? >> gli chiese lei, sorpresa.

Anna, la sorella di Chris, aveva frequentato le lezioni di recupero estivo di matematica e chimica con Diana. Non erano amiche, ma si parlavano a vicenda molto volentieri; era una di quelle ragazze che anche in un giorno di lutto sarebbe riuscita a far spuntare un sorriso a chiunque. Erano persino uscite assieme qualche volta, ovviamente alle spalle del fratello, per questo era sorpresa che gli avesse sparlato dietro.
<< Mi ha detto che nei recuperi ti ha beccata un bel po’ di volte strafatta, e non di erba. So com’è mia sorella, non riuscirebbe a distinguere l’erba dal fumo, ma mi ha raccontato in che stato eri. E non potevi aver solo fumato, da come ti ha descritto! Dio mio, Diana, sei passata anche agli acidi, giusto? Domani potresti andare a scuola dopo aver sniffato coca, a quanto ne so! >>
Colpita e affondata, aveva preso degli acidi solo qualche volta in tutta la sua vita, e lui era subito venuto a saperlo.
<< Ok, hai ragione, sono passata a fumare sei, sette bombe al giorno. E’ vero, sono sempre fusa, ma l’unica roba che ho preso, oltre all’erba, è stata l’LSD, nient’altro! Non bevo neanche più, te lo giuro! >> si difese lei.

Chris la guardò con sospetto, poi capì che era stata sincera. Non riusciva proprio a immaginarsela con una siringa in mano; lei, la sua piccola Diana, che aveva difeso dall’altra gente della periferia, lei, così esile, con quegli occhioni che parlavano da soli, che la facevano sembrare una bambola di porcellana con tanto di dreadlocks e piercings. Lei.
   
 
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