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Autore: miss dark    14/07/2014    1 recensioni
Febbraio 2093. In un mondo sopravvissuto alla crisi del petrolio e alla Terza Guerra Mondiale, retto dal Terzo Governo degli Oligarchi e trasformato in un Sistema dove le persone non sono esseri umani, ma ingranaggi di una macchina informatica, gruppi di Cyber Resistenza tentano di ripristinare l'ordine naturale delle cose e di risvegliare le coscienze assopite della popolazione. Aileen e le sue Mine agiscono nell'oscurità da anni per mettere a punto un piano capace di ridare speranza all'umanità, ma un evento improvviso sembra metterne in pericolo la riuscita.
[Prima classificata al concorso "Distopia" indetto da BabyJenks sul forum di EFP]
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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17 Febbraio 2093 - Server Sud

Capitolo decimo



Qualunque persona intelligente in grado di capire i suoi appunti avrebbe compreso anche la loro pericolosità e li avrebbe bruciati senza pensarci due volte. Yvonne ne era sempre più convinta e per questo sempre più scoraggiata.
- Allora, Madame - iniziò il Magistro della Ricerca, - lei ha qualche idea del motivo per cui si trova nuovamente su quella sedia? -
Yvonne represse un sorrido ironico. Riteneva quell'uomo talmente idiota da provare una certa compassione per lui. Le sue tattiche di interrogatorio erano quasi ridicole.
- No, signor Magistro, io... - finse di trattenere un singhiozzo, - io sono stata trascinata qui senza sapere il perché. Io stavo dormendo... -
Il Sorvegliante, dietro di lei, la interruppe: - Signor Magistro, con permesso... -
Il Magistro lo fulminò con lo sguardo e l'uomo tacque.
- Lo perdoni, Madame, per averla interrotta, e anche per averle causato dei danni mentre la scortava qui. Non era ovviamente mia intenzione che lei venisse trattata in malo modo. -
Yvonne annuì, tenendo gli occhi bassi. La sua maschera di umiltà e di umiliazione iniziava a pesarle sotto gli attacchi ipocriti di quell'uomo infimo.
- La ringrazio - sussurrò.
- Dunque, Madame, dicevamo... Ah, già. Lei sa perché è qui, vero? -
Yvonne scosse la testa ripetutamente.
- Ne è sicura? Le converrebbe confessare, dato che sappiamo entrambi come andrà a finire questa storia. Eviteremmo di perdere del tempo prezioso. -
- Signore, io glielo giuro sulla bontà del Sistema che amo e che servo, io non ho idea del perché mi trovi qui. Glielo giuro. -
La voce incrinata fece vacillare le sicurezze del Magistro. Che si trattasse solo di un errore? Quella donna forse era davvero innocente. In tutti quegli anni aveva servito in maniera impeccabile il Server. Gli errori commessi negli ultimi anni, però, non potevano passare inosservati ulteriormente.
- Madame. Io e il qui presente signor Shufford abbiamo controllato i suoi movimenti nel Server negli ultimi quattro anni ed abbiamo notato qualche anomalia - procedette il Magistro, mantenendo il tono inquisitorio.
- Anomalie, signore? - chiese Yvonne stupida.
- Sì, Madame, significa che c'è qualcosa che non va in quello che ha fatto - proseguì lui, con manifesta accondiscendenza.
- Oh... Io... - la voce le tremava, - io non so cosa dire... Io ho sempre pensato di... di fare le cose come si deve, se avessi sospettato di non essere più capace di fare il mio lavoro, sicuramente lo avrei detto a lei o a qualcuno dei Supervisori... -
I Supervisori. Dei Sorveglianti qualunque che fingevano di conoscere il lavoro degli Assistenti solo per torturarli con domande inutili sul loro lavoro. Yvonne li disprezzava quasi più dei Sorveglianti normali.
- Forse avrebbe dovuto, Madame - concluse lui.
Reclinò la testa all'indietro e iniziò a dondolare sulla sua poltrona di pelle.
Yvonne pensò che se fosse stata abbastanza agile da saltare la scrivania avrebbe potuto spezzargli il collo con un semplice movimento delle mani. Rimpianse i suoi vent'anni.
- Forse se lo avesse fatto non sarebbe qui oggi, forse nessuno avrebbe sospettato di lei - riprese il Magistro, riacquistando una posizione consona ad un uomo del suo calibro.
- Sospettano di me, signore? - chiese lei, riprendendo le redini del proprio personaggio. La sua voce forse suonò fin troppo angosciata.
- Sì, purtroppo - rispose lui laconicamente. Fece una lunga pausa e poi, guardandola fermamente negli occhi, confessò: - Ieri le ho espresso le mie congratulazioni per il suo ottimo lavoro svolto in Assistenza al Server, ed ero sincero mentre le esternavo il mio dispiacere per il suo pensionamento. Eppure qualcosa nella sua voce non mi ha convinto. Lei crede negli Oligarchi come Salvatori dell'umanità? - chiese lui a bruciapelo.
Yvonne rimase stupita dalla piega che stava prendendo quell'interrogatorio. Le parve che il Magistro fosse quasi dispiaciuto della sua colpevolezza.
- Mio venerabile Magistro, la mia unica fede è l'Oligarchia - affermò lei con convinzione e sottomissione.
L'uomo sbarrò gli occhi: - Come si permette di parlare di fede al mio cospetto? - urlò alzandosi dalla poltrona. - Fede, religione, venerazione, sono tutte porcherie morte decine di anni fa! La smetta di mentire, in ogni caso lei non uscirà da questa stanza se non in manette! -
Yvonne rimase in silenzio. Solo dopo una buona manciata di secondi smascherò il sorriso insolente che aveva tenuto celato fino ad allora.
- Dov'è che mi sono tradita? - chiese socchiudendo gli occhi.
Yvonne pareva ringiovanita di vent'anni almeno, con quel sorriso e con quello sguardo riottoso negli occhi, e il Magistro non poté non notarlo. Rimase stupido dalla calma di quella donna, provò quasi ammirazione per il suo carattere indomito e le sorrise di rimando. Il suo, però, era il sorriso di chi sa di non essere all'altezza del proprio sfidante, di chi prova quasi vergogna nell'essere superiore a causa di una carica e non per natura.
- Pensavo che non avrei mai avuto l'onore di rivedere uno dei nostri Salvatori, ha detto. Beh, a vederla ora, mi è molto più chiaro perché quella frase stonasse nella sua bocca. -
Yvonne accennò una risata e si alzò.
Il Sorvegliante si lasciò sfuggire un verso di stupore: nessuno aveva il diritto di alzarsi di fronte al Magistro, senza che fosse lui stesso a concederlo.
- Su, mettiamo fine a questa pagliacciata e portatemi nella mia Cella Informatica: quel cane del suo Sorvegliante non mi ha nemmeno lasciato il tempo di andare in bagno, prima di trascinarmi qui. -
Il Magistro rimase sconvolto da tante freddezza e da tanta sfacciataggine. D'altronde, si disse, non poteva certo aspettarsi altrimenti dalla donna che aveva quasi messo a repentaglio l'intero Sistema. Chissà che piani aveva in mente. Si sentì un vero salvatore, in quel momento.
Fece cenno al Sorvegliante 217, di cui ormai si era già dimenticato il nome, di portare via quella donna e, mentre la guardava uscire dal suo ufficio a testa alta, si chiese preoccupato se quella strega non avesse già calcolato tutto in anticipo.
  
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