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Autore: Astrea_    14/07/2014    1 recensioni
[Dal primo capitolo]
Sapevano che erano esattamente come tante piccole mine vaganti, senza passato né futuro, anime che si affannavano per sopravvivere, che si sbracciavano per rimanere a galla nell’oceano increspato della vita. Si sforzavano di cercare contatti, di trovare stabilità, amore ed affetto. Fingevano di comprendersi, di esserci l’uno per l’altro, di essere uniti, ma in realtà sapevano di essere terribilmente soli. Non erano un gruppo, ma solo l’unione di individualità problematiche, di adolescenti troppo presi ad affrontare le difficoltà del piccolo mondo nel quale si rinchiudevano. Erano fragili, talmente tanto che sarebbe bastata una sola folata di vento per raderli al suolo, ridurli a brandelli. Erano forti, tanto forti da mascherare le loro più grandi paure, l’incolmabile vuoto che sentivano nei loro petti e nelle loro menti.
STORIA ISPIRATA ALLA SERIE TELEVISIVA "SKINS".
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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NIALL

Niall oltrepassò l'ingresso del Kensington & Chelsea College con la sensazione di avere gli occhi sprezzanti di una dozzina di ragazze puntati su di lui. Nonostante fosse ormai trascorsa più di una settimana da quello spiacevole evento, Niall poteva ancora chiaramente ricordare il modo rude con il quale Liam lo aveva afferrato per il colletto della camicia e sbattuto al muro, sbandierando davanti a tutti ciò che c'era stato tra il biondo e Millie. Probabilmente le sue erano solo paranoie, visto che i pettegolezzi ora si concentravano già altrove, ma Niall percepiva ugualmente degli onnipresenti ed insistenti sguardi di rimprovero. Più volte si era voltato alla ricerca di colui o colei che ancora si divertiva a incutere disagio in lui, ma puntualmente non aveva trovato nessuno. Era la sue coscienza a tormentarlo, la consapevolezza di aver commesso un errore di proporzioni esorbitanti. Avanzò ancora, cercando di concentrarsi esclusivamente sul suo percorso. Non c'era nessuno a fissarlo, nessuno che avesse notato la sua presenza lungo il corridoio, ciononostante Niall percepiva i giudizi critici che altri avevano emanato sul suo conto.
"Niall", lo richiamò Harry a modi saluto, piombano alle spalle del biondo.
"Ehi", ricambiò non appena l'ebbe riconosciuto.
L'espressione assonnata del riccio era un misto tra diverse emozioni, tra cui Niall riuscì chiaramente a distinguere la rabbia e la soddisfazione, oltre che un leggero strato di malinconia.
Harry aveva le occhiaie particolarmente marcate e scure, i suoi occhi erano visibilmente stanchi e continuava a sbagliare con una frequenza sempre maggiore.
"Non hai dormito?", domandò Niall puntando il suo sguardo diverto sul volto assopito dell'amico.
"Non molto", si lamentò con voce ancora impastata e roca. "Tutta colpa dei pensieri", borbottò poco dopo per motivare la sua risposta.
Niall annuì, conosceva bene la sensazione a cui il riccio aveva appena accennato. Era la stessa che lui provava quotidianamente per sua madre, la stessa che si era poi aggiunta quando il rimorso aveva preso a tormentarlo, quella che ora lo affliggeva per sapere cosa Charlie pensasse di lui. Avevano parlato e Niall le aveva persino palesato la sua intenzione di uscire con lei, ma Charlie non aveva detto nulla in risposta. Si era limitata ad annuire, lasciando il biondo frastornato ed ancora più confuso di prima.
Harry quella notte l'aveva trascorsa quasi interamente in bianco. Aveva continuato a girarsi e rigirarsi nel suo letto per interminabili ore, con l'intento di trovare una posizione comoda e confacente al sonno. Ma più continuava a muoversi, più si accorgeva di non poter dormire. La sua mente era affollata da decine di dubbi irrisolti. Si era interrogato sul suo rapporto con Liam, aveva cercato di fare chiarezza su ciò che era successo negli ultimi giorni, sperando di trovare la chiave che gli avrebbe permesso di comprendere quella serie di eventi apparentemente del tutto sconclusionati ed irrazionali. Liam era il suo migliore amico da tempi immemori, era colui che aveva sempre provato ad aiutarlo, a proteggerlo, a rassicurarlo. Ma in quei giorni aveva visto in lui solo il ragazzo che lo provocava senza ragione alcuna, quello che voleva far valere su di lui il proprio ascendente indipendentemente dal parere di Harry. Per questo motivo gli aveva risposto in quel modo tanto deciso e forte, ma Liam sembrava non essersi sorpreso neppure di quella reazione. Con il suo sorrisetto beffardo disegnato sulla labbra l'aveva fissato sornione per tutto il tempo e per la prima volta era riuscito a fargli perdere la pazienza, a far destare qualcosa in lui, prima in classe, poi in camera del ragazzo.
"Prevedo una giornata disastrosa, oggi", bofonchiò Niall con una smorfia rassegnata sul viso, mentre si fermava davanti all'aula di informatica dove si sarebbe tenuta la prima lezione della mattinata.
"A chi lo dici", concordò Harry in un sospiro. "Ho un test di matematica tra meno di dieci minuti e non so praticamente nulla", biascicò affranto, grattandosi la nuca con la mano destra.
Niall gli lanciò una breve occhiata comprensiva e rattristata, quasi volesse mostrargli il suo appoggio con quel semplice gesto. Harry scosse lievemente il capo, consapevole che quella verifica sarebbe stata un'ulteriore insufficienza da aggiungere a tutte quelle che continuava a prendere in quasi tutti i corsi che seguiva quell’anno.
"Devo andare", sentenziò infine, accennando ad un mezzo sorriso.
"Buona fortuna.", gli augurò Niall, seppur sapesse quanto inutili fossero quelle parole.
Non era questione di fortuna, ma di bravura, studio, costanza ed impegno. Inoltre, se anche fosse stato possibile che la dea bendata decidesse di aiutare qualcuno, premiandolo con l'innata capacità di saper rispondere a tutte le domande di un test, di certo quel qualcuno non sarebbe stato Harry, Niall o qualsiasi altro di loro. Non erano propriamente quelli che chiunque avrebbe definito dei bravi ragazzi. Ognuno di loro era sommerso da una miriade di problematiche che gli impediva persino di vedere una via d'uscita da quel tunnel buio e caotico in cui vivevano. Niall sapeva quanto la vita potesse essere ingrata ed ingiusta, era per quel motivo che ormai aveva smesso di aspettarsi qualsiasi cosa, persino le più semplici e le più banali.
Le gemelle Wood camminavano l’una accanto all’altra lungo il corridoio del primo piano. Con passo affrettato si dirigevano l’una verso la classe del corso di lingua di francese avanzato, l’altra verso quella di letteratura. Audrey non aveva fatto neppure uno degli esercizi di traduzione che le erano stati assegnati per quel giorno. Ci aveva provato, si era obbligata a tenere la testa china sul libro fino a tarda serata, ma non era riuscita a concludere nulla da quel tentativo di studio disperato. Così, quando una pimpante Bree l’aveva raggiunta, si era finalmente decisa a porre fine a quell’inutile strazio che proseguiva da ore. Era preoccupata, l’immagine di sua sorella distesa sul pavimento, quasi incosciente, la perseguitava da giorni ormai. Non ne aveva parlato con nessuno, neppure con Bree, nonostante si fidasse ciecamente di lei. Audrey aveva notato quanto la sua amica fosse particolarmente fragile in quell’ultimo periodo, dunque preferiva non aggravare le sue condizioni riferendole le sue problematiche. Avrebbe pensato da sola ad un metodo per risolvere quella questione. Se Duncan fosse stato lì, sicuramente avrebbe parlato con Millie e l’avrebbe convinta a darci un taglio netto con un solo, semplice discorso ed un caloroso abbraccio. Ma lei non era Duncan e non aveva neppure quel rapporto tanto speciale che legava suo fratello a Millie. Era quasi un’estranea ormai, ma sapeva di essere l’unica a poter ancora fare qualcosa. Sua madre di certo avrebbe notato il repentino cambiamento di Millie e ne avrebbe ben presto comprese le ragioni, ma suo padre sembrava essere diventato cieco. Quasi neppure si vedeva più all’interno dell’enorme casa Wood. Millie era sua sorella, la sue gemella, quella bambina nata nello stesso istante e, per quanto si detestassero, Audrey non poteva permettere che rovinasse la sua vita solo per un po’ di droga. Già una volta Audrey si era pentita di non essere riuscita a dimostrare in tempo l’affetto che provava nei confronti di una persona a lei tanto cara e vicina, non voleva commettere lo stesso errore anche con Millie. Non voleva svegliarsi una mattina e scoprire che non avrebbe più avuto occasione per rinfacciare a sua sorella quanto fosse superficiale ed egoista, quanto eccessivamente lenta fosse nel truccarsi o quanto le sue frecciatine potessero ferire le persone a cui erano rivolte. Audrey avrebbe voluto poter battibeccare con lei ogni giorno, a tutte le ore.
“Io sono arrivata”, esordì Millie, fermandosi di scatto sulla soglia dell’aula di letteratura inglese.
Audrey annuì appena, indugiando con lo sguardo sulla figura della sorella.
“Ci vediamo all’uscita”, la salutò con un cenno della mano, prima di riprendere a camminare.
Millie la vide allontanarsi, con le labbra piegate in un leggero sorriso. Non avrebbe mai confessato ad Audrey quanto in realtà apprezzasse la sua pazienza, i suoi silenzi ed il modo in cui si stava prendendo cura di lei, seppur da lontano. Le aveva urlato contro talmente tante volte e talmente tante cattiverie da rendere impensabile che proprio Audrey potesse avvicinarsi a lei in una situazione del genere. Le era riconoscente per ciò che aveva fatto e sperava che Audrey riuscisse a leggere dietro quella maschera di impassibilità e freddezza che Millie quotidianamente indossava.
Entrò in classe nell’esatto momento in cui anche la professoressa lo fece. Si guardò intorno alla ricerca di un posto libero e quasi smise di respirare quando si accorse che l’unico a disposizione fosse proprio quello accanto a Charlotte, in seconda fila. Si mordicchiò il labbro, per la prima volta davvero a disagio. Non si curava mai degli sguardi indiscreti degli altri, soprattutto non di quelli invidiosi o canzonatori, ma l’intensità con la quale Charlie continuava a fissarla era impossibile da ignorare. A passo lento si avvicinò al banco, fino a prendere silenziosamente posto alla destra della ragazza bionda. Charlotte aveva sempre un giudizio preciso su ogni cosa e, a giudicare dal modo in cui ancora continuava a scrutare l’espressione del viso di Millie, di certo quello per la mora non era positivo. Millie si passò una mano tra i capelli, per ravvivarli. I suoi gesti erano involontariamente troppo fluidi e sensuali, troppo perfetti, tanto che irritavano Charlotte. Se avesse potuto, probabilmente le avrebbe tagliato all’istante quella chioma ordinata e lucente che terminava in definiti e splendidi boccoli. Charlie non sopportava la sua pelle chiara ed etera, i suoi occhi maliziosi e sicuri, la sua camminata fiera e provocante, la sua voce vellutata, dolce e all’occasione seducente. Millie riusciva ad ottenere sempre ciò che voleva ed in questo il suo fisico e le sue movenze le erano di grande aiuto. Charlotte detestava il modo subdolo attraverso cui riuscisse ad abbindolare chiunque volesse, detestava come poi ricoprisse di stupide battutine quelle stesse persone con le quali il giorno prima era stata falsamente amichevole. Ma più di ogni altra cosa, Charlie detestava il fatto che Millie fosse andata a letto con Niall. Sapeva che non avrebbe mai potuto competere in quel senso con Millie e tutto ciò le infondeva un’immensa insicurezza. Lei, la ragazza forte e determinata che non si curava dei luoghi comune, ora si faceva abbattere proprio dalla regina della superficialità, dei pettegolezzi e della moda. Era snervante, tanto che Charlie strinse forte la mano sinistra in un pugno, conficcando le unghia nel palmo della mano. Non avrebbe combattuto una lotta impari con Millie, non era pronta ad uno scontro aperto di quella portata e, soprattutto, era contro i suoi principi. Non avrebbe indossato gonne, messo più ombretto e lucidalabbra del solito o acconciato i capelli solo per apparire più carina.
“Se continui così, la matita si sgretolerà del tutto”, le fece notare Millie in un sussurro, lanciando un veloce sguardo alla mano destra della ragazza.
Solo allora Charlie notò la presa ferrea attorno a quell’oggetto, la cui punta spingeva contro la superficie liscia e bianca della pagina del quaderno. Charlie lo liberò all’istante, quasi come se percorsa da un’improvvisa scossa.
“Mhm”, mugugnò in risposta, tornando a fissare il leggero solco che si era scavato sul foglio.
Millie ghignò appena, fissandola con aria indecifrabile.
“Suppongo T. S. Elliot non ti piaccia particolarmente”, ironizzò facendo riferimento all’autore dell’opera che la professoressa stava spiegando dalla cattedra. “Oppure…”, riprese con il viso piegato in un’espressione beffarda. “Oppure il problema potrei essere io”, concluse sarcastica, con un ghigno soddisfatto e allo stesso tempo provocatorio.
Charlie strinse forte i denti, decisa a mostrarsi superiore. Non avrebbe concesso a Millie la soddisfazione di vederla perdere il controllo a causa sua.
“A dir il vero mi chiedevo cosa si provasse ad essere traditi dalla propria ragazza”, replicò Charlie, in un mormorio pacato contornato da un leggero sorriso di sfida.
Millie ghignò, quasi sembrava essere divertita da quella risposta. Doveva mostrarsi fredda e sicura, non doveva lasciar trapelare alcuna emozione, Millie lo sapeva bene, se lo ripeteva da talmente tanto ormai che le era completamente entrato in testa. Se Charlie voleva giocare con lei, Millie le avrebbe dato ciò che meritava, senza risparmiarsi. Era popolare, parlava con quasi tutte le ragazze pettegole del college e le voci circolavano piuttosto velocemente in ambienti tanto piccoli come quello.
“La stessa che si prova a sentir gemere Niall”, concluse con tono vittorioso e compiaciuto.
Charlie non avrebbe replicato, ne era sicura. La bionda, infatti, deglutì soltanto, colpita da quelle parole a cui non seppe controbattere.
“Ehi dolcezza”, salutò Louis, circondando la vita di Bree con un braccio quando la vide nell’atrio durante l’intervallo.
“Ciao Louis”, ricambiò lei con enfasi, sorridendogli raggiante.
“Sei di buon umore oggi”, constatò allegro il ragazzo, trascinando Bree nei pressi della grande scalinata che congiungeva il primo ed il secondo piano.
“Sì”, confermò con tono vivace lei, sedendosi sul terzo gradino, subito affiancata da Louis.
“E come mai?”, le chiese quest’ultimo lanciandole un’occhiata curiosa.
“Non lo so.”, ammise Bree con un’espressione spensierata e vaga.
Louis la guardava e non poteva non sorridere. Quei lineamenti delicati, i capelli rossi legati in una treccia che pendeva sulla spalla sinistra, il viso dolce ed ingenuo, l’aria fragile e tenera, gli occhi di un verde splendente persi chissà nel contemplare cosa e quel sorriso leggero e sincero disegnato sulle labbra carnose e soffici. Tutto di Bree sembrava conferirle un tocco di calma e tranquillità, persino quello sguardo assente.
Louis soffocò una risata, i suoi occhi azzurri e luminosi erano concentrati sul volto rilassato di Bree.
“Sei carino”, esordì la ragazza, sorridendo candidamente all’indirizzo di Louis.
Non c’era alcuna traccia di malizia nella sua voce, quelle parole erano uscite dalla sua bocca con talmente tanta naturalezza che Bree neppure se n’era resa conto. Aveva appena fatto un complimento facilmente fraintendibile e all’improvviso sentì una strana sensazione di calore impadronirsi delle sue gote.
“Anche tu lo sei”, ricambiò Louis, accarezzandole dolcemente una guancia.
Il suo tono di voce era pervaso dalla stessa semplicità che aveva caratterizzato quello di Bree.
“Grazie”, sussurrò la ragazza, piegando le labbra in un sorriso, felice.
Mai nessuno le aveva riservato delle parole tanto gentili e sincere come quelle che Louis le aveva appena rivolto. La gente preferiva schernirla, deriderla, sottolineare le sue stranezze, piuttosto che elogiare i suoi pregi. In un unico e veloce gesto, Bree poggiò le sue labbra su quelle di Louis, baciandolo, quasi come con quel gesto volesse ringraziarlo, come se volesse comunicargli quanto gli fosse grata per come Louis si comportasse, per tutto ciò che le dicesse. Il ragazzo quasi si pietrificò a quell’inaspettato contatto che durò appena qualche istante. Bree si allontanò poco dopo, teneva gli occhi puntati in quelli azzurri di Louis e mordicchiava il labbro inferiore.
“Mi hai baciato”, affermò con ovvietà il ragazzo, ancora leggermente scosso per ciò che era appena accaduto.
“Sì”, confermò Bree annuendo. “Volevo ringraziarti”, spiegò scrollando le spalle con la sua solita aria sovrappensiero.
Louis sorrise, comprendendo solo ora le intenzioni della rossa.
“E tu baci tutte le persone a cui vuoi dire grazie?”, scherzò.
Bree aveva dei modi davvero particolari ed eccentrici per dimostrare il suo affetto a qualcuno, dei modi inappropriati ed inusuali che tuttavia non spaventavano Louis. Lui aveva compreso le difficoltà che la ragazza provasse nell’esprimere i propri sentimenti, aveva compreso quanto poco fosse abituata ad avere degli amici e quanto poco fosse incline agli atteggiamenti usuali.
“Solo quelli più simpatici”, trillò allegra Bree, tirando un leggero colpo sulla spalla di Louis, facendo sorridere il suo amico.
Margaret li aveva visti da qualche metro di distanza. Stava camminando lungo il corridoio, diretta ai bagni, quando aveva sentito il suono della ristata cristallina di Louis e si era voltata alla ricerca del viso del ragazzo, trovandolo ad una spanna da quello di Bree. Li aveva osservati per qualche secondo, il tempo necessario per vedere Bree annullare le distanze tra le loro labbra in un bacio. Margaret aveva percepito qualcosa trafiggerle il petto, attraversare il suo già dolorante cuore, che poi si era come smembrato in tanti piccoli pezzi. Aveva stretto forte gli occhi, cercando di eliminare quella immagine dalla sua mentre, e come un fulmine era corsa via. Oltrepassò prima l’ingresso, poi il cancello senza voltarsi indietro neppure per un istante, decisa a voler scappare. Aveva bisogno di tranquillità, di un posto in cui poter riflettere e ricostruire i mille brandelli in cui la sua vita si era frantumata. Pensava di poter contare su Louis, di aver visto qualcosa in lui che andasse ben oltre la semplice amicizia e solo in quel momento ne prendeva pienamente coscienza. Quando lui l’aveva abbracciata in quel parco, su quella panchina, lei si era sentita sicura, protetta, invulnerabile. Un'altra lancinante fitta colpì il suo cuore, costringendola ad aumentare il ritmo della sua già rapida e lunga falcata. La sua famiglia stava cadendo in pezzi e lei si sentiva terribilmente sola e debole e non ci sarebbe stato alcun Louis a stringerla per rassicurarla. Non sapeva se quella che stesse provando fosse gelosia, preferiva definirla un’enorme sensazione di fastidio che le invadeva la testa ed il petto. Si arrestò solo quando notò un piccolo bar, accanto all’ingresso di uno dei principali parchi della zona. Ancora una volta aveva il fiato corto e le gambe doloranti. Era intenzionata a prendere della semplice acqua, con la quale rinfrescare la gola ormai secca, ma quando entrò nel piccolo locale Margaret, senza sapere né come, né perché, si ritrovò ad ordinare una birra. La bevve con avidità, prima di ordinarne un’altra ed un’altra ancora.
Zayn era seduto esattamente dietro Liam durante la lezione di sociologia, l’unica oltre filosofia che condivideva con il castano. Non si erano neppure salutati quando Zayn, un attimo prima dell’arrivo del professore, aveva fatto il suo ingresso in classe. Con espressione distratta e disinteressata Zayn fingeva di sentire il discorso che il docente stava tenendo in quel momento, lo stesso che Liam continuava ad ascoltare attentamente, annotando degli appunti sul quaderno a righe che teneva aperto sul banco. Tutta quella finzione lo irritava. Liam appariva come il ragazzo esemplare, lo studente modello, colui che mai una volta si mostrava in errore, praticamente impeccabile. Ma lui sapeva cosa si nascondesse dietro quella spessa maschera di finta perfezione che Liam si divertiva ad indossare.
“Ottima scelta, quella di sputtanare la tua ex”, sbottò ironico, con l’unico intento di provocare il ragazzo davanti a lui.
Liam drizzò la schiena, quasi scosso dal sussurro del moro. Girò di poco la testa, il necessario per intravedere di sottecchi l’espressione criptica di Zayn.
“Avrei potuto fare di meglio, in realtà”, sminuì con un sorriso beffardo, mentre giocava lentamente con la penna che stringeva tra le dita della mano destra.
Zayn ghignò sarcastico, scuotendo il capo in un’espressione di dissenso e disapprovazione. Lui e Liam non sarebbero mai potuti andare d’accordo, per nessuna ragione al mondo. Zayn era un ragazzo fondamentalmente buono, che si ostinava ad apparire tanto riservato e freddo solo per potersi difendere dal mondo che lo circondava e che non gli avrebbe concesso neppure un lieve margine di errore. Liam, al contrario, necessitava di attenzioni, voleva dettare le regole del gioco, voleva imporsi sugli altri.
 “Magari con qualche tua pasticca ne sarebbe uscita una vera tragedia greca”, lo sfidò Liam con un mormorio.
Aveva la testa reclinata di lato ed il viso piegato in una smorfia tanto arrogante quanto provocatoria.
Zayn sobbalzò sulla sedia, irritato da quell’affermazione del tutto indelicata, ma cercando di mascherare come meglio possibile la sua reazione. Era quella la differenza che sussisteva tra Liam e Zayn: il primo non sapeva controllarsi, il secondo sapeva farlo sin troppo bene. Non avrebbe perso tempo a spiegare a Liam, né tantomeno a controbattere a quell’evidente offesa.
“Sì, la prossima volta chiamami”, lo assecondò con voce atona, con la chiara intenzione di non dar peso all’istigazione di Liam.
Il castano boccheggiò un paio di volte, prima di tornare a seguire la lezione insoddisfatto per quel battibecco mancato.

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Angolo Autrice
Buon pomeriggio a tutti! :D E, sorprendentemente, rieccomi qui con un nuovo capitolo!
Insomma, dopo gli ultimi aggiornamenti, sembra un miracolo che questa volta siano passati solo pochi giorni!!*.*
E così eccoci a parlare di Niall! In realtà il capitolo tocca tutti i personaggi,
ma dedicarlo a lui era un po' come cercare di focalizzare sul biondino l'attenzione.
Del resto la prima parte si sofferma proprio sui pensieri e sulle preoccupazioni di Niall,
permettendoci di scoprire qualcosa in più sulla sua personalità.
Bene bene, per il resto vediamo la solita simpaticissima (?) Millie e gli adorabilissimi (??) Zayn e Liam, ormai sempre più amiconi.XD
Per quanto riguarda Louis e Bree... beh, diciamo che Bree è un po' stravagante, forse troppo delle volte,
ma non preoccupatevi perché per Louis ci sono altre cose in arrivo!ù.ù
By the way, Audrey si fa sempre più vicina alla sorellina, sarà che le circostanze lo impongono, però almeno è qualcosa!
Ringrazio immensamente chi legge, segue, ricorda e preferisce!! <3 Grazie mille davvero!!
Vi invito a lasciare un commentuccio o magari dei consigli... insomma, se siete arrivate fin qui, ormai è quasi fatta!xD
Alla prossima,
                                                    Astrea_



  
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