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Autore: Yanothing    14/07/2014    1 recensioni
Tutto questo è nella mia testa, è solo un sogno, nulla è reale, è tutto troppo effimero. La terra crolla sotto i miei piedi, devo tornare a casa, le menzogne di una vita e quel volto, quegli occhi azzurri, di quell'azzurro glaciale. Musica, birra, sigarette, la vita scivola via troppo velocemente, devo correre.
Qual'è la verità? Cosa sono? Chi sono?
Genere: Malinconico, Song-fic, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrienne Nesser Armstrong, Billie J. Armstrong, Jesus of Suburbia, St. Jimmy, Whatsername
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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L'asfalto tremolava e sbiadiva l'orizzonte che Jimmy si ritrovò davanti appena uscito da Suburbia, le strade dell'entroterra californiano erano polverose e secche, coloravano tutto con una strana tonalità arancione che a Jimmy ricordava i tramonti guardati dal tetto del supermarket, ma fermò subito quel pensiero, non era il momento adatto per farsi prendere dalla nostalgia, troppo presto per farsi rincorrere dai rimorsi. Di fatti era in macchina solo da un paio di minuti, anche se a lui stava sembrando un eternità. Pochi soldi, nulla da mangiare e nemmeno una meta ad attenderlo, pensò di spostarsi in un altro stato, di provare la brezza di varcare un confine, cosa che non era mai riuscito a comprendere, perché era una cosa che eccitava tutti in una maniera incondizionata? Passare dalla California al Nevada era veramente così emozionante? Oltrepassare un segnale stradale che segnava la fine di uno stato veramente rendeva felici le persone? Scartò l'idea di oltrepassare il confine poiché immaginava significare dispendio di denaro e tempo che lui non aveva. Pensò ai posti che meglio conosceva, San Diego, Berkeley, San Francisco, Santa Barbara, Santa Clara, Mendocino, Monterey, Los Angeles. Ecco. Los Angeles. Il posto perfetto, non troppo lontano, non troppo tranquillo, quello che gli ci voleva.
Le labbra gli si incresparono in un timido sorriso, il fatto di aver trovato una meta da raggiungere in un certo senso lo rincuorava.
Alzò il finestrino della macchina per via della leggera brezza che stava scendendo sull'Interstate 5, cominciava anche a farsi buio, l'arancione scompariva dalla vista di Jimmy dando spazio al grigio della sera, sapeva che non ce l'avrebbe fatta in tempo ad arrivare a Los Angeles e che sarebbe stata notte inoltrata, così la miglior occasione che un' interstatale potesse offrirgli gli si presentò davanti agli occhi. A meno di cento metri vide l'insegna lampeggiante di un Motel, la 'L' completamente spenta e in procinto di cadere non prometteva nulla di buono, ma dalle poche luci accese nelle varie stanze Jimmy poté intuire che la struttura era aperta e funzionante.
Prese l'uscita che portava al posteggio del motel e una volta fermata la macchina, prese qualche banconota dal cruscotto, il borsone e scese, avviandosi verso la portineria.
“Mi serve una camera, si paga giornalmente giusto?” poggiò malamente il pesante borsone e il tipo dietro una sottile lastra di vetro lo guardò col solito sguardo che si stampavano tutti sulla faccia appena vedevano Jimmy per la prima volta.
I folti capelli neri tirati insù con chissà quale quantitativo industriale di lacca, una catena al collo, jeans strappati e converse logore, tutto questo faceva da cornice a due profondi, ma intrisi di rabbia, occhi azzurri, contornati da una linea di matita nera.
“Allora?” sbottò in attesa.
“Si ragazzo, si paga giornalmente, fanno 30$ a notte, hai un documento? Sei almeno maggiorenne?”
Jimmy gli porse il documento e i soldi per una notte, il custode dalle forme tonde e gli aloni di sudore sotto le ascelle prese la chiave di una stanza e gliela passò, scrisse i dati del ragazzo su un agenda e gli ridiede il documento, si sedette pesantemente sulla fragile sedia da ufficio e riprese tra le mani il panino unto che aveva lasciato sul tavolo per servire Jimmy.
Lui lo lasciò perdere, provando per un istante ad immaginare la vita triste che poteva avere quell'uomo. Portiere notturno in uno squallido motel, cibi trasbordanti di grasso, magliette intrise di sudore, nessuna casa, nessuna famiglia, nessuno ad attenderlo al cambio del turno. Jimmy scosse la testa non appena arrivò davanti la camera che gli aveva assegnato, la 127, infilò la chiave e aprì la porta scricchiolante che a metà apertura cominciò a diventare pesante per via dei cardini arrugginiti. Trascinò dentro il borsone, abbandonandolo davanti la porta, si sedette sul letto e si prese il viso tra le mani. Non sapeva quale vita lo aspettasse, stava cominciando a convincersi che forse non era stata la scelta migliore, come avrebbe campato? Spacciando per i viali di Los Angeles, e quello veramente gli sarebbe bastato per vivere? Cosa avrebbe fatto? Alcool e sesso per il resto dei suoi giorni? In fondo aveva solo 21 anni, cosa gli impediva di divertirsi un po? Di lasciarsi alle spalle quella vita che lo aveva solamente riempito di rabbia? Nulla glielo impediva, non c'era nessun amore che lo spingeva a tornare a Suburbia, non c'era nessun tipo di affetto che lo convinceva che non fosse la scelta giusta, era solo lui, seduto su uno scialbo letto dalle lenzuola bianche, in una stanza tappezzata da carta di parati intrisa di chissà quali odori, lui e il suo passato, quello che stava cercando di lasciarsi alle spalle, quello che avrebbe volentieri dimenticato, lui e la sua vita incasinata, senza un padre, senza risposte, senza amore, solo tanta rabbia, solo tanta delusione, solo tanti quesiti, tanti dubbi, tante paure.
Sospirò e si accese una sigaretta.
Che fine aveva fatto suo padre? Perché li aveva abbandonati? Perché era andato via una notte? Era forse veramente colpa di sua madre? O forse la colpa era di Jimmy? Quando avrebbe trovato quelle risposte? Quando avrebbe smesso sua madre di riempirlo di menzogne? Quando sarebbe finito tutto quello? Solo con la morte? Solo con l'arresto del battito cardiaco? Quando?



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Il terzo capitolo è diviso in tre giornate significative, per rendervi la lettura meno pesante, poiché si sarebbe rivelata molto lunga ed impegnativa, su EFP ho preferito pubblicarli separatamente.
Rage and love.

  
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