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Autore: saku_ale    14/07/2014    2 recensioni
"Deidara camminava lentamente verso la stazione di Suna, pur sapendo che il treno delle 17.45 non l’avrebbe sicuramente aspettato. Aveva paura, sentiva quasi freddo sotto al nero cappotto, si sentiva vuoto, solo.
Svuotato."
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Akasuna no Sasori, Deidara | Coppie: Sasori/Deidara
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO TRE
 
“Deidara..” 
“..conosci il mio nome?” era sorpreso.
“Sapevo che saresti venuto qui, te l’ho già detto..ti aspettavo..” un sospiro, un brivido. Quella voce, profonda, sensuale, aveva mille sfaccettature nascoste.
 “e..perché?” domandò l’altro imbarazzato.
“Pensavo ti ricordassi di me..” Silenzio.
Deidara spalancò gli occhi. Possibile? Era convinto che quel genere di cose esistessero solo nella sua mente perversa, di certo non nella realtà.
Che si fossero già incontrati?
Lo sguardo incalzante del rosso prese alla sprovvista Deidara, il quale prendendo consapevolezza della situazione, si spostò di scatto, cercando in qualche modo di interrompere quell’intenso contatto con l’altro, qualcuno che in fondo non ricordava neppure di conoscere. Fece un lungo sospiro, e lo squadrò attentamente.
Era nel passato che sentiva di dover ricercare qualcosa che aveva apparentemente dimenticato. Un dettaglio, qualcosa che gli era sfuggito.
“Tu..” E capì.
Un sanguinoso pomeriggio nel campo di battaglia, un’ ombra sconosciuta, la sabbia.
Ecco dove aveva già sentito quella voce.

 
 
 
Sasori gli prese i capelli umidi fra le mani, scostandoli da quel viso d’angelo dalla pelle lievemente abbronzata. Sussultò. Perché gli faceva quell’effetto?
Molto probabilmente era suo nemico, ma trovandoselo davanti perfino in lui,
immortale, nasceva un cuore caldo, pulsante.
Magari s’illudeva di sentirlo, magari era stava veramente sbagliando persona.
“Riesci a sentirmi?”
Sasori prese a scuotere quel giovane disteso a terra, perdeva molto sangue.
Poteva lasciarlo morire lì? La guerra fra villaggi in quel periodo era fin  troppo aspra per i loro cuori giovani e pieni di speranza. Poi la sentì. Flebile ma spaventata, la voce proveniva dal biondo che aveva fra le braccia.
“..Chi sei?” Sussurrò.
Due enormi occhi azzurri lo fissarono, sorpresi e incantati allo stesso tempo.
“Non ha importanza..sei ferito gravemente..stai perdendo molto sangue.. ma non posso lasciarti morire così..”
Deidara non capiva, l’immagine di Sasori divenne sfocata ma continuava a percepire qualcosa dal profondo di se stesso che lo rianimava, qualcosa di immortale.
Svenne nuovamente.
Meglio così, pensò il rosso, non dovrei lasciarmi trasportare in questo modo.
Da quando prova pietà? Decise di distendere il giovane in una posizione più comoda, coprendolo e rimarginando come poteva le sue ferite. Le ferite di un essere mortale, pensò.
Avrebbe voluto portarlo con sé, conoscerlo e creare un rapporto con quella perfezione divina, con il suo animo puro e giovane.
Ma il capo era il capo, e gli ordini erano ordini. Quelli sarebbero stati giorni di guerra dove la vita umana non aveva molto significato. Una cosa voleva farla però, una piccola soddisfazione, un gesto di coraggio anche, al quale non poteva resistere.
Posò lievemente le sue labbra su quelle di Deidara, del quale al momento aveva scoperto solo il nome, ma già era sufficiente per lasciare un’impronta indelebile nella sua memoria.
“Devo andare..” gli sussurrò, e come sabbia scomparve nel vento.
 
Quando il biondo aprì gli occhi, si meravigliò di essere vivo. Dopo un attacco a sorpresa da parte dei ninja nemici, le sue tecniche esplosive non valevano più nulla e, svenendo, pensò seriamente di essere morto.
Eppure era lì.
Sì guardò attorno ripensando alla scena: quello non era il campo di battaglia.
Com’era finito in quella radura?
La testa gli doleva troppo forte per pensare, e dopo pochi minuti si addormentò per la stanchezza e la mancanza di forze.

 
 
Sasori non gli lasciò il tempo di pensare, sapeva avrebbe capito.
“Ti osservai da lontano per un po’ mentre i miei compagni partivano all’attacco, convinti che non ci sarebbero stati sopravvissuti.
E così sarebbe stato forse, se non ti avessi portato via di lì pochi secondi prima che Kakuzu ti desse il colpo di grazia. Non pormi domande: non conosco il perché. Rimasi quasi incantato dal tuo viso e dal tuo modo di combattere. Era arte, vera arte. E tu eri il migliore artista che io avessi mai visto..” continuò.
“Eri tu.. quel sangue.. mi salvasti la vita..” osservò Deidara sconcertato, cercando di ricordare quanti più dettagli possibili.
“Salvato è una parola forte.. diciamo solo che decisi non saresti morto quel giorno, non per mano mia..”
Non sapeva cosa dire. Non sapeva cosa fosse realmente successo quel giorno, faticava a ricordarlo. Anzi, a malapena ci riusciva. Ma quella voce, la sua voce, non la dimenticò. Non era in grado di dire nulla perché il suo “salvatore”, quell’incredibile burattinaio dai capelli rossi, l’aveva già conosciuto in battaglia. E aveva paura, adesso, dei suoi stessi ricordi.
Abbassò lo sguardo, imbarazzato dalla situazione.
“Io.. ho capito.. però potresti andare di là.. ora?” farfugliò imbarazzato incrociando il suo sguardo.
“Se è questo che vuoi..” rispose il rosso allontanandosi dalla vasca da bagno per uscire dalla stanza.
In pochi secondi Deidara si sollevò, accendendo la luce e rivestendosi velocemente. Legò i capelli in un alta coda e si preparò ad uscire dal bagno, sapendo cosa l’attendeva. Il cuore gli batteva forte, troppo forse, rischiando di esplodere nel momento in cui si ritrovò davanti quello sguardo intenso, aprendo la porta. Il corridoio era buio ma percepiva il suo sguardo addosso, il suo profumo nell’aria. Era meraviglioso.  
Gli si gettò così fra le braccia. riprendendo quel dolce bacio dove l’aveva bruscamente interrotto. Ogni cellula del suo corpo fremeva, di un’intensità mai provata prima. Sasori lo abbracciò, avvicinandosi a lui più che poteva, ed era ora che iniziava a perdere il controllo, a far cadere la maschera. Era stato sorpreso e tutta la sua spavalderia si era distrutta in un solo, unico, istante. Ma Deidara lo sapeva, quel rosso aveva fatto centro. Stava lentamente diventando una sua ossessione, non era in grado di dire il perché ma si sentiva incredibilmente completo con lui.

 
  
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